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Autore: Sad Angel    07/01/2008    1 recensioni
Bill ha litigato con Tom. Preoccupato scappa alla statua di Otto Von Bismarck dove incontra una strana ragazza che da quel momento entrerà non solo nella sua vita, ma anche in quella degli altri Tokio Hotel
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Jenes, das erschreckt, ist nicht das Dunkel aber das, was es darstellt

Hallo!!! Questo è il secondo capitolo, appena scritto, non appena ho letto le recensioni! Vi assicuro che non mi aspettavo che il primo piacesse e ho parecchi dubbi su tutto quello che la mia mente escogita ultimamente…Spero di non deludere nessuno! Comunque sia…Viel Danke!!!

 

Hilf Mir fliegen   Zwei

 

Jenes, das erschreckt, ist nicht das Dunkel aber das, was es darstellt....

Aprii gli occhi ma subito dubitai di esserci veramente riuscito. Tutto attorno a me era buio. Non ricordavo nulla. Non sapevo chi ero, cosa stessi facendo prima di allora. Niente. Solo buio. Fuori e dentro di me. Improvvisamente qualcosa apparve. Una figura. Accanto a me. Voltai il volto e capii. Tom.

Presi un respiro profondo, cercando di calmarmi. Sapevo benissimo cosa sarebbe accaduto fra breve. Accadeva sempre la stessa cosa, ogni volta. Ogni volta. Da quando avevo 6 anni, nulla era cambiato.

Mio fratello era piccolo, sei anni per la precisione. Ed io ero come lui. Non avevo bisogno di guardarmi, anche se adesso ero in grado di farlo. Eravamo io e lui. Soli. Contro il nulla.

Rabbrividii. Per l’ennesima volta mi ripetei che non avrei mai più dovuto litigare con Tom. Ogni volta la stessa storia, ed il peggio doveva ancora venire.

Iniziammo a camminare, io e lui, mano nella mano, attraverso il nulla.

Sapevo che ben presto avrei fatto a Tom la fatidica domanda e lui, come le precedenti migliaia di volte, avrebbe risposto. L’identica cosa.

“Tomi…” piagnucolai, non potendo far nulla, il me stesso del sogno era recidivo nel volermi far soffrire...

Tom sorrise, tenendomi sempre per mano, si voltò verso di me.

“Dimmi”

“Che cosa hai risposto a mamma e papà?” domandai nonostante, dentro di me, urlavo per fermarmi. Poi cercai di tapparmi le orecchie per non sentire. “Non rispondere, Tom!” pregai ancora dentro di me.

“Che sarei andato…”

Il mio “io” bambino guardava il fratellino stupito.

“Ed io?” chiese.

“Tu non puoi venire con me…”

Urlai.

Ma era inutile. Il sogno non si sarebbe mai interrotto, se non alla fine. Dopo che lui mi avrebbe…

Urlai ancora. Questa volta il nome di mio fratello. Con tutta la forza che avevo in corpo. Disperatamente. Sperando, illudendomi, che questa volta, lui non mi avrebbe abbandonato in mezzo al buio… Allein.

 

Dann wird alles gut

Sbarrai gli occhi di colpo. Intorno a me, la stanza era immersa nel buio. Mi guardai attorno, cercando di capire dove mi trovassi. Osservai il posto attentamente.

Giacevo su un divano, in quello che sembrava un soggiorno. Una coperta mi avvolgeva, scaldandomi.

Lasciai che il mio sguardo vagasse ancora per la stanza. Non avrei saputo dire il motivo, ma non avevo paura. Nonostante fossi in un luogo a me ignoto.

Guardai il soffitto, poi il tavolino di fianco a me, un altro divano, l’enorme televisore. Tutto rigato dalla luce che dal lampione della strana penetrava all’interno, attraverso le persiane.

Non sapevo come avessi fatto ad arrivare lì, e nemmeno chi mi ci avesse portato. Ma non mi importava al momento.

La casa dormiva quietamente. Poi d’improvviso, la stessa sensazione del pomeriggio. Mi portai una mano alla testa. Non dovevo lasciarmi dominare da tutto quel dolore, quella tristezza.

Neeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeein!”

Qualcuno dietro di me, urlò. Mi voltai spaventata e capii che era lui. Il ragazzo che avevo visto alla statua di Otto.

Era sdraiato, anche lui su un divano, la coperta che aveva addosso era identica alla mia ma a causa del suo muoversi agitato, oramai celava ben poco del suo corpo.

Si scosse ancora. La coperta cadde.

Toooooooooooom!”

Mi alzai gettando tutto all’aria e mi avvicinai rapidamente a lui. Ovviamente stava avendo un incubo spaventoso. Non sapevo cosa fare per calmarlo.

Lo toccai. Parlai.

Ist nur ein Alptraum…” E’ solo un incubo…mormorai, tenendogli la mano destra.

Lui parve calmarsi, strinse la mia mano. Aprì lentamente gli occhi.

Ein Alptraum?” domandò, come se dalla mia risposta dipendesse la sua vita.

Ja.” Lo rassicurai, sorridendo. “ Dann wird alles gut. Du schläfst jetzt…” Andrà tutto bene. Ora dormi… ripetei fra me e me, cercando di convincermi.

Lui sorrise. “Danke…” sussurrò prima di addormentarsi.

 

Zusammen

Mi ero svegliato, o almeno sembrava così. Una ragazza, pensai, la strana ragazza di oggi. Era lei. Mi aveva parlato ed io le avevo creduto. Chissà perché poi. Non sapevo nulla di lei. Ma, coincidenza o meno, questa volta, io e Tom eravamo insieme. Il buio era alle nostre spalle.

 

Die Süße braucht keine Gründe

Il ragazzo del divano adesso dormiva sereno, un bellissimo sorriso sulle labbra. Non sentivo più paura ne angoscia. Tirai un sospiro di sollievo.

Mi alzai lentamente, per non svegliarlo. Tornai al mio divano.

Notai la mia borsa per terra, sul pavimento. Non ebbi nemmeno il tempo di pensare, ero talmente sconvolta da ciò che era appena accaduto che mi ritrovai il pacchetto in mano, senza sapere come ci fosse arrivato.

Lanciai un’altra occhiata alla stanza. Niente balcone.

Schwanz…” mormorai sottovoce, poi tornò il silenzio. Unico rumore, il suo respiro sereno. Mi voltai. Non potei fare a meno di sorridere, vedendolo così.

Feci qualche passo nella sua direzione e mi accorsi che non avevo le scarpe e nemmeno il cappotto. Uscire così sarebbe stato considerato un suicidio per qualsiasi persona normale. Ma io, non ero mai stata una persona normale.

Raccolsi la coperta che aveva fatto cadere e lo coprii, facendo il più piano possibile.

“Torno subito” mormorai, come se avesse importanza. Lui sorrise ancora.

 

 

 

 

  
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