Hallo!!! Questo è il
secondo capitolo, appena scritto, non appena ho letto le recensioni! Vi
assicuro che non mi aspettavo che il primo piacesse e ho parecchi dubbi su
tutto quello che la mia mente escogita ultimamente…Spero di non deludere
nessuno! Comunque sia…Viel Danke!!!
Hilf Mir fliegen… Zwei
Jenes, das erschreckt, ist nicht das Dunkel
aber das, was es darstellt....
Aprii gli occhi ma
subito dubitai di esserci veramente riuscito. Tutto attorno a me era buio. Non
ricordavo nulla. Non sapevo chi ero, cosa stessi facendo prima di allora.
Niente. Solo buio. Fuori e dentro di me. Improvvisamente qualcosa apparve. Una
figura. Accanto a me. Voltai il volto e capii. Tom.
Presi un respiro
profondo, cercando di calmarmi. Sapevo benissimo cosa sarebbe accaduto fra
breve. Accadeva sempre la stessa cosa, ogni volta. Ogni volta. Da quando avevo
6 anni, nulla era cambiato.
Mio fratello era
piccolo, sei anni per la precisione. Ed io ero come lui. Non avevo bisogno di
guardarmi, anche se adesso ero in grado di farlo. Eravamo io e lui. Soli.
Contro il nulla.
Rabbrividii. Per
l’ennesima volta mi ripetei che non avrei mai più dovuto litigare con Tom. Ogni volta la stessa storia, ed il peggio doveva
ancora venire.
Iniziammo a camminare,
io e lui, mano nella mano, attraverso il nulla.
Sapevo che ben presto
avrei fatto a Tom la fatidica domanda e lui, come le
precedenti migliaia di volte, avrebbe risposto. L’identica cosa.
“Tomi…” piagnucolai,
non potendo far nulla, il me stesso del sogno era recidivo nel volermi far soffrire...
Tom sorrise, tenendomi
sempre per mano, si voltò verso di me.
“Dimmi”
“Che cosa hai risposto
a mamma e papà?” domandai nonostante, dentro di me, urlavo per fermarmi. Poi
cercai di tapparmi le orecchie per non sentire. “Non rispondere, Tom!” pregai ancora dentro di me.
“Che sarei andato…”
Il mio “io” bambino
guardava il fratellino stupito.
“Ed io?” chiese.
“Tu non puoi venire con
me…”
Urlai.
Ma era inutile. Il
sogno non si sarebbe mai interrotto, se non alla fine. Dopo che lui mi avrebbe…
Urlai ancora. Questa
volta il nome di mio fratello. Con tutta la forza che avevo in corpo.
Disperatamente. Sperando, illudendomi, che questa volta, lui non mi avrebbe
abbandonato in mezzo al buio… Allein.
Dann wird alles gut
Sbarrai gli occhi di
colpo. Intorno a me, la stanza era immersa nel buio. Mi guardai attorno,
cercando di capire dove mi trovassi. Osservai il posto attentamente.
Giacevo su un divano,
in quello che sembrava un soggiorno. Una coperta mi avvolgeva, scaldandomi.
Lasciai che il mio
sguardo vagasse ancora per la stanza. Non avrei saputo dire il motivo, ma non
avevo paura. Nonostante fossi in un luogo a me ignoto.
Guardai il soffitto,
poi il tavolino di fianco a me, un altro divano, l’enorme televisore. Tutto
rigato dalla luce che dal lampione della strana penetrava all’interno,
attraverso le persiane.
Non sapevo come avessi
fatto ad arrivare lì, e nemmeno chi mi ci avesse portato. Ma non mi importava
al momento.
La casa dormiva
quietamente. Poi d’improvviso, la stessa sensazione del pomeriggio. Mi portai
una mano alla testa. Non dovevo lasciarmi dominare da tutto quel dolore, quella
tristezza.
“Neeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeein!”
Qualcuno dietro di me,
urlò. Mi voltai spaventata e capii che era lui. Il ragazzo che avevo visto alla
statua di Otto.
Era sdraiato, anche lui
su un divano, la coperta che aveva addosso era identica alla mia ma a causa del
suo muoversi agitato, oramai celava ben poco del suo corpo.
Si scosse ancora. La
coperta cadde.
“Toooooooooooom!”
Mi alzai gettando tutto
all’aria e mi avvicinai rapidamente a lui. Ovviamente stava avendo un incubo
spaventoso. Non sapevo cosa fare per calmarlo.
Lo toccai. Parlai.
“Ist
nur ein Alptraum…”
E’ solo un incubo…mormorai, tenendogli la mano destra.
Lui parve calmarsi,
strinse la mia mano. Aprì lentamente gli occhi.
“Ein
Alptraum?” domandò, come se dalla mia risposta
dipendesse la sua vita.
“Ja.”
Lo rassicurai, sorridendo. “ Dann wird
alles gut. Du schläfst jetzt…”
Andrà tutto bene. Ora dormi… ripetei fra me e me, cercando di convincermi.
Lui sorrise. “Danke…” sussurrò prima di addormentarsi.
Zusammen
Mi ero svegliato, o
almeno sembrava così. Una ragazza, pensai, la strana ragazza di oggi. Era lei.
Mi aveva parlato ed io le avevo creduto. Chissà perché poi. Non sapevo nulla di
lei. Ma, coincidenza o meno, questa volta, io e Tom
eravamo insieme. Il buio era alle nostre spalle.
Die Süße braucht keine Gründe
Il ragazzo del divano
adesso dormiva sereno, un bellissimo sorriso sulle labbra. Non sentivo più
paura ne angoscia. Tirai un sospiro di sollievo.
Mi alzai lentamente,
per non svegliarlo. Tornai al mio divano.
Notai la mia borsa per
terra, sul pavimento. Non ebbi nemmeno il tempo di pensare, ero talmente
sconvolta da ciò che era appena accaduto che mi ritrovai il pacchetto in mano,
senza sapere come ci fosse arrivato.
Lanciai un’altra
occhiata alla stanza. Niente balcone.
“Schwanz…”
mormorai sottovoce, poi tornò il silenzio. Unico rumore, il suo respiro sereno.
Mi voltai. Non potei fare a meno di sorridere, vedendolo così.
Feci qualche passo
nella sua direzione e mi accorsi che non avevo le scarpe e nemmeno il cappotto.
Uscire così sarebbe stato considerato un suicidio per qualsiasi persona
normale. Ma io, non ero mai stata una persona normale.
Raccolsi la coperta che
aveva fatto cadere e lo coprii, facendo il più piano possibile.
“Torno subito”
mormorai, come se avesse importanza. Lui sorrise ancora.