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Autore: LaLucions    23/06/2013    5 recensioni
vista la mia conversione alla poligamia per sposare tutti i malandrini, a Merlino piacendo, ho deciso di scrivere la storia dei loro anni a Hogwarts C:
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*flashes*
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“Compagni –disse quello con i capelli sempre scompigliati sistemandosi gli occhiali- vi annuncio ufficialmente, e Godric mi è testimone, che sta per iniziare l’era dei Malandrini a Hogwarts”.
“ci puoi giurare fratello” suggellò Sirius.
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"Rem, sei un gran coglione. Ti pare il caso di torturarti e di mentirci solo perchè hai un piccolo problema peloso?"
"amico, ha ragione, noi ti amiamo per quel fottuto lupastro che sei"
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"Animagi?! no, dico, Tosca deve averti stuprato troppo violentemente, perchè ti devi essere fottuto il cervello!"
"amico, tu saresti sicuramente un cavolo di cane rognoso. Porco Salazar,non remarmi contro, su!"
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"ragazzi, dobbiamo trovare un modo per sigillarla, così che si sveli solo a noi dannati malfattori. ci vuole una formula che racchiuda la nostra filosofia di vita, ma con stile gente"
"hemhem, se volete ascoltare il degno erede di Godric: Giuro solennemete di non avere buone intenzioni"
"per questo avrai diritto ad accedere alle mie scorte di cioccolato."
Genere: Fluff, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Remus Lupin, Sirius Black, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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*stanza delle necessità*
Non solo alle scale piace cambiare, ma anche alla stanza delle necessità a quanto pare.
Sto mettendo il mio angoletto in cima perché devo dire un paio di cose che è bene sapere prima di leggere il capitolo:
* questa storia racconta tutti gli eventi più importanti dell’amicizia Malandrina, ERGO attraversa sette anni, ERGO i capitoli non scorrono giorno dopo giorno in modo lineare ma balzano qua e là nel tempo (ve lo giuro, con un ordine sensato), ERGO niente, credo sia chiaro, questo non è il 3 settembre 1970.

** questo capitolo è un po’più lungo, lo so, ma non volevo spezzare l’evento, quindi la mia regola da ora in poi sarà che io scrivo nella lunghezza necessaria per raccontare il fatto, e lungo o corto che sia il capitolo così resterà LOL-
*** giuro è l’ultimo punto: è importante guardare gli orari che dividono le varie parti del capitolo per capirlo, perché non sono in ordine temporale, ma anche qui c’è un senso.

 
Basta ho finito, oggi ho messo due capitoli perché ne ho troppo scritti e non pubblicati,
tutti i malandrini recensori sono davvero davvero ben accetti,
 
Bene, fatto il misfatto, alla prossima.
Stay Marauder \0/




 
 
17 Novembre 1971 – ore 23 e 56 minuti, sala comune di Grifondoro.

“Quindi è questo che stavi facendo quando te ne sei andato dal dormitorio, la prima notte del primo anno!”
“Come cavolo fai a ricordartelo Sir? Comunque si, Silente doveva spiegarmi come-“
“Mitico. Mitico. È semplicemente mitico. Rem, amico, è davvero mitico.”
James Potter stava esprimendo questo difficile e poetico concetto, seduto a gambe tese sul pavimento della sala comune, un venerdì sera di metà Novembre del suo secondo anno ad Hogwarts, la schiena appoggiata alle ginocchia di Sirius, la camicia stropicciata, i capelli più arruffati che mai –forse se smettesse di passarci sempre una mano in mezzo (commenterebbe Lily Evans)- e lo sguardo puntato su Remus.
Il suddetto Remus gli stava seduto di fronte, a gambe incrociate sul divanetto rosso, proprio accanto al fuoco, un piccolo sorriso, ancora incerto, sulle labbra, un grosso libro di Incantesimi abbandonato ai suoi piedi (e pensare che dopo cena si era seduto lì pensando di studiare un po’).
Di fianco a lui c’era accoccolato Peter, il suo sedere un po’ troppo protagonista per stare comodamente sullo sgabello che si era scelto, ma la cosa non sembrava turbarlo, visto che era da 3 ore e mezza che non si muoveva di lì.
 
E naturalmente in quell’angolo della sala comune, con il divanetto vicino al fuoco e i due pouff scarlatti appoggiati al muro –muro su cui, su una delle mattonelle lì dietro, faceva mostra di sè un’incisione che recitava “Malandrini dal 1970”, praticata con orgoglio da James il primo giorno del secondo anno- in quell’angolo della sala comune, 56 minuti dopo il coprifuoco, non potevano che esserci tutti e quattro i Malandrini al completo.
Infatti, seduto su uno dei pouff, un braccio legato al collo, un po’ di graffi su quella che lui stesso insiste a definire maledettamente attraente faccia, la cravatta allentata e James quasi in braccio, c’era Sirius Black.
“L’ho già detto che è davvero mitico?” concluse il suo discorso ispirato James Potter.


 
 Cinque ore e 56 minuti prima del discorso: 17 Novembre 1971 – ore 18, parco di Hogwarts
 
“Fratello, per quel sudicio di Salazar, sei un idiota!” urlò James dietro alla sua spalla in direzione di Sirius, tenendo fra le braccia quelle che molto ragionevolmente potevano essere una decina di Caccabombe.
“Fratello, per quella donna dai facili costumi di Tosca, pensa a scappare!” gli rispose Sirius, appena dietro di lui, entrambi correndo alla velocità di un ippogrifo inpazzito giù per la discesa del parco, lanciando occhiate frequenti al portone d’ingresso del castello.
“Perché cavolo hai dato un calcio a quel dannato gatto?” urla ancora James
“amico, lo sai che odio i gatti! E quella dannata creatura si dà il caso sia il più brutto, spelacchiato e infame gatto della storia di Hogwarts.”
“nonché – aggiunse James tirando Sirius per una manica e nascondendosi con lui dietro a un cespuglio- il dannatissimo gatto del custode, che ha quasi causato, grazie a te, la confisca di 13 meravigliose Caccabombe da parte del suo altrettanto dannato padrone. Porco Gazza.”
“almeno l’abbiamo sfangata” rispose Sirius “ e in ogni caso –continuò- tutto è stato sofferto e rischiato per una nobile causa: causare disagi puzzolenti alla sala comune di Serpeverde, dovere a cui personalmente mi sento chiamato.”
“amen fratello” aggiunse James con un sorriso.
Sirius stava già per rispondere ridendo quando Jem nominò Salazar in maniera poco fine accanto a lui, e fece appena in tempo a girarsi per vedere cosa stesse guardando James dietro le sue spalle, prima che un’enorme cosa marrone lo colpisse con la forza di un troll alla spalla sinistra, e un altro paio di volte in altre parti non ben definite del suo meraviglioso corpo. Poi, buio.
 

 
Tre ore e 56 minuti prima del discorso: 17 Novembre 1971 – ore 20, sala comune di Grifondoro
 
Remus Lupin sapeva che non era una cosa di cui gioire.
Remus Lupin sapeva che se James Potter e Sirius Black erano misteriosamente spariti da ore e avevano saltato la cena, stavano sicuramente combinando qualcosa di estremamente malndrino, e ciò era male.
Ma Remus Lupin sapeva anche che aveva cinquanta pagine di Incantesimi da studiare e che la presenza dei suoi due amici avrebbe sicuramente impedito la suddetta cosa.
Dunque, non è che aveva deciso di ignorare il problema “possibile malandrinata”, questo mai, ma semplicemente di rimandarlo un po’, per sedersi sul suo divanetto a studiare.
Non aveva fatto in tempo a leggere la prima riga delle istruzioni sul modo corretto di esercitare un incantesimo di appello, quando alzando lo sguardo gli sfuggì un “Per Merlino!”.
James Potter era appena entrato dal buco del ritratto sostenendo un decisamente malconcio Sirius Black, con un braccio decisamente rotto e un bel po’ di graffi.
“stai uno schifo Sir.”
“Grazie Rem, la tua incapacità di nascondere l’attrazione che provi nei miei confronti mi rincuora sempre”
“Si può sapere cosa diamine avete combinato oggi? E mi gioco il perizoma di Tosca che c’entrano qualcosa una cinquantina di Serpeverde puzzolenti a cena.” Attaccò Remus inquisitorio.
Sirius fece un sorriso allegro, prima di scoprire quanto la cosa gli facesse male alla faccia, mentre James si sbellicava seduto per terra.
“si, abbiamo organizzato un piccolo e innocente scherzetto Rem, una cosa da nulla, davvero-“ iniziò Sirius
“prima che il coglione qui decidesse di farsi uccidere da un albero” aggiunse James.
“la questione qui è un’altra: come diavolo è venuto in mente a quella sadica di Erbologia di piantare un dannato Platano Picchiatore, ripeto, Platano Picchiatore, nel mezzo del parco, per Godric?”
 
Mentre Peter avvicinava uno sgabello per seguire l’acceso dibattito tra James e Sirius sulle motivazioni che potevano spingere un qualsiasi insegnante a piantare una cosa potenzialmente mortale nel parco, le orecchie di Remus andarono momentaneamente fuori uso.
Ci aveva pensato tutta l’estate. Quei tre ragazzi erano i suoi amici. Con loro si era sentito accettato come mai lo era stato. Erano i suoi migliori amici. Erano i suoi fratelli Malandrini.
E lui non voleva più mentire loro. Nonostante sapesse che probabilmente non gli avrebbero più parlato, disgustati, terrorizzati, delusi.
Ora però sembrava essere l’occasione. Se non l’avesse fatto ora non avrebbe più avuto il coraggio. Grifondoro. Coraggio.
 
“io lo so perché hanno piantato il Platano Picchiatore. L’hanno piantato per me.” Disse allora Remus interrompendo la discussione.
“cosa cavolo-“ iniziò Sirius
“aspetta Sir, devo dirvi una cosa, e non vi biasimerò se poi non vorrete più essere miei amici o non vorrete più parlarmi o vorrete cambiare stanza o-“
“Parla e basta idiota” lo fermò James
“bene, lo dico e basta: io, hem, sono un Lupo Mannaro.”
Ci fu un attimo di silenzio tra tutti e quattro; Sirius e James fissavano Remus, Remus fissava le gocce di pioggia fuori dalla finestra, e Peter non guardava nessuno in particolare.
Poi Sirius scosse la testa e attaccò con un “Porca di una grandissima p-“
“Sir” riflesso incondizionato di Remus
“Priscilla Corvonero?” gli suggerì Peter.
“non ci provare, sta volta lo dico: puttana.” Finì Sirius.
“Sir!” di indignò Remus. Poi, notando che James non dava segni di gioia, e nemmeno di vita, all’uso di parolacce da parte di Sirius, lo chiamò preoccupato. “James?”
Ancora un attimo di silenzio.
“ragazzi, io ve lo dico –disse alla fine James alzando lo sguardo- qui abbiamo un piccolo problema peloso, e non sto parlando dei miei capelli.”
 
Sirius si fece una grassisissima risata, seguito a ruota dallo stesso James, e anche Peter sogghignava sul suo sgabello. Solo Remus era immobile, teso.
“Non capisco. Io vi ho appena detto che sono un mostro, che sono maledetto, mi ripugno da solo, e voi non state urlando, non state scappando, non mi state odiando. Perché?”
 
"Rem, sei un gran coglione. Ti pare il caso di torturarti e di mentirci solo perchè hai un piccolo problema peloso?" disse James
"amico, ha ragione, noi ti amiamo per quel fottuto lupastro che sei.” Aggiunse Sirius
“non so se avete capito. Qui non c’è nessun “piccolo problema peloso”, io sono un mostro. UN MOSTRO OK?” finì Remus quasi urlando, con le lacrime agli occhi.
James e Sirius si fecero seri.
“L’unica cosa che ti posso dire è che sei un coglione, perché non avresti dovuto tenercelo segreto. Siamo Malandrini, ci diciamo tutto.” Iniziò Sirius
“Come hai potuto pensare che per noi sarebbe cambiato qualcosa? Malandrini, fratelli per sempre, qualunque cosa accada Rem. -continuò James- e poi, noi sappiamo benissimo chi sei tu. E non sei un dannato mostro Remus, sei uno dei miei migliori amici, una delle persone più importanti della mia vita, e diamine, potresti essere anche un fottuto unicorno per quel che mi riguarda.”
“quindi non osare crocifiggerti Rem, per noi vai benissimo così. E basta con questa luna storta.” Aggiunse Sirius.
 
 
 
Appena concluso il discorso: 17 Novembre 1971 – ore 23 e 57 minuti, sala comune di Grifondoro.

“potresti smetterla di dire la parola mitico James?”
“scusa Rem, mi fai un discorso di tre ore e mezza su come tu sia diventato un fottuto lupastro, su come Silente in persona abbia architettato un genialissimo metodo per farti venire a Hogwarts comunque, su dove cavolo sparivi tutti i mesi e sul perché tornavi sempre conciato come un cavolo di elfo domestico morente, sul dannato Platano Picchiatore, sui tuoi incontri notturni con l’infermiera -tra parentesi, questa non me l’aspettavo da te, Poppy è mia e lo sai- e io non posso dire che è piuttosto mitico?”
“Morgana dammi la forza –disse Sirius- bene, possiamo passare oltre il grande discorso di James? direi che il mio povero corpo malato ne ha passate abbastanza per oggi, quindi ora andiamo nel nostro dannato dormitorio idioti.”
“e con questo Sirius vuole dire che vuole bene a tutti noi” commentò James alzandosi.
“ah, fanculo per Salazar, diamoci un cavolo di abbraccio di gruppo e facciamola finita” disse allora Sirius alzandosi. “ e negherò di averlo mai detto”.
Remus si avvicinò sorridendo.
 
 
I manadrini allora, dopo “non essersi dati un abbraccio” salirono le scale a chiocciola verso il loro dormitorio, Sirius con un braccio attorno alla spalla di James, Peter dietro di loro, e Remus in fondo, sorridendo, pensando alla fortuna di avere degli amici come i Malandrini.
“hei Rem” lo chiamò James salendo le scale.
“che c’è James?”
“Posso chiamarti LunaStorta?”
Fortuna per la maggior parte del tempo, si intende.
  
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