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Autore: Panny_    24/06/2013    2 recensioni
«MORINAGA! COSA CAZZO MI SUCCEDE?!» urlò Souichi, mostrandogli la pancia. «sto male da quando l’abbiamo fatto l’ultima volta! Mi hai drogato neh? Tipico di te, dato che la prima volta l’ho fatto con te sotto effetto di un eccitante!»
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«COME SONO FINITI I MANDARINI?» urlò Souichi, attirando il pubblico.
«Mi dispiace signore, li abbiamo finiti ieri e il nuovo carico deve ancora arrivare»
«MA IO VOGLIO DEI MANDARINI!» sbraitò lui, da risposta.
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«No... no tu non sei un mostro... Tu sei una persone incredibile.... un uomo che aspetta un bambino... è qualcosa di... di... »
«Orribile...» concluse il biondo, dandosi un pugno sulla pancia.
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I caratteri dei personaggi potrebbero cambiare nel corso della storia, negli avvertimenti aggiungerò anche l' OOC quindi vi pregherei di non scrivere nelle recensioni "Morinaga/Souichi è troppo OOC" o roba simile.
Grazie dell'attenzione. I capitoli nuovi verranno pubblicati ogni lunedì.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Mpreg, Tematiche delicate
Capitoli:
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Nient'altro che noi-Capitolo 12

Kunihiro e Masaki li accompagnarono all’aeroporto, salutandoli e augurando loro di stare in salute e chiedendo di venire a farli visita quando i piccoli sarebbero nati.
Il viaggio in aereo fu interminabile, soprattutto per il "paziente" senpai.
Per tutto il tragitto non fece altro che sbuffare, mangiare, tamburellare le dita sul finestrino, dare pizzicotti a Morinaga e accarezzarsi la pancia, insomma, non stette un minuto fermo.
Immaginate in Tetsuhiro che voglia di farlo smettere era cresciuta... ma doveva aspettare pazientemente.
Quando l’aereo arrivò a destinazione, il senpai quasi urlò un forte “Finalmente!”, mentre il kohai si limitò a scendere e prendere i bagagli.
Tomoe e Kurokawa li aspettavano all’uscita dell’enorme struttura. Quest’ultimo, intimorito, si era messo dietro a Tomoe... era abbastanza coraggioso, ma quando si trattava del fratello di suo marito, aveva ancora molta paura...
Souichi, non vedendoli, li chiamò. Alla fine se li ritrovò davanti...
«Tomoe!» gridò il senpai, abbracciando il fratellino.
«Souichiiii!!! Kanako!!!» fu la pronta risposta del ragazzo.
«Nii-Chaaaan!» urlò Kanako, abbracciandoli entrambi.
«Dai, Kurokawa, vieni qui...» ridacchiò il senpai, vedendolo allontanarsi da loro. Dopo aver ricevuto un’occhiataccia da parte di Tomoe, con la coda tra le gambe, si avvicinò. Il senpai stranamente gli sorrise e gli diede la mano, stringendola abbastanza forte.
«Fratellone! Come stai? Anzi, come state?» domandò il piccolo Tatsumi, avvicinandosi per accarezzare la pancia del fratello.
«Uhm, il dottore, prima di partire, ci ha detto che stanno in gran forma, e anche io sto bene... poi mi ha detto di rivolgermi a un certo dottore suo conoscente per fare ulteriori visite... Ho la raccomandata e il nome di questo tizio in borsa... »
Improvvisamente si sentì un forte brontolio di stomaco e calò un silenzio piuttosto imbarazzante.
«Mi sa che i piccoli hanno tanta fame... » commentò Morinaga, il quale finalmente parlava: avevano dato a lui l’incarico di prendere borse e borsoni... portare due valigie e tre borsoni non era stato affatto facile...
«Uhm, vero... » ridacchiò il senpai, accarezzandosi la pancia.
«Morinaga-kun, ti aiuto a sistemare i bagagli in macchina... dai pure a me qualcosa... » si offrì gentilmente Kurokawa, prendendo due borsoni e una valigia.
«Ti ringrazio tantissimo!»
Dopo la tanto attesa riconciliazione e una volta arrivati a casa dei due, ancor giovani, sposi, parlottarono di diverse cose: viaggio, bambini...
Dopo un po’ di riposo e uno spuntino, si misero nuovamente in cammino per raggiungere il nuovo domicilio.
Distava circa due isolati dalla casa di Tomoe, era piuttosto vicina.
Arrivati, si trovarono davanti una piccola villetta di due piani, molto graziosa. Era colorata di un fresco bianco e la porta di ciliegio, quella d’entrata, risaltava tra quel candido bianco.
Souichi sbarrò gli occhi: passare da un appartamento di tre stanze a una piccola villetta a San Francisco era un grande passo.
Probabilmente anche i bambini, sentendo la loro mamma felice, erano contenti: iniziarono a scalciare senza ritegno e senza fermarsi un attimo.
Varcando la porta d’entrata, un odore di nuovo e di lavanda stuzzicò i nasi dei nuovi abitanti.
«L’abbiamo arredata noi, anche se la stanza dei bambini l’abbiamo solo rinfrescata con una mano di vernice... non abbiamo scelto un colore unico... abbiamo chiamato un nostro amico e, grazie alle sue doti artistiche, abbiamo dato vita a un vero e proprio giardino in una stanzetta... è venuto un autentico capolavoro!» intervenne Tomoe, mentre Kurokawa annuiva a tutto quello che suo marito diceva.
L’uomo ancora doveva abituarsi al senpai a pochi metri di distanza, e ogni volta che quest’ultimo si avvicinava, la paura di essere malmenato lo assaliva e si scostava, anche se poi pian piano ritornava stabile.
Fecero il giro della casa: era davvero grande e ben organizzata: due bagni, cucina, salotto, quattro stanze da letto e un ampio giardino arricchito con una fontana abbastanza maestosa e dei giochi per bambini, quali: altalena, dondoli a forma di cavalluccio e nuvola, uno scivolo.
La cosa più bella di quel giardino era un gazebo in ferro battuto con il telo bianco panna. I supporti facevano da palo a dei fiori arrampicanti, sembravano rose... avevano un dolce profumo, non molto forte. Sotto il gazebo c’era un mini salottino in bambù: due divanetti e un tavolino.
Morinaga guardava tutto in completa stupefazione, non credendo a tutto quello che gli si trovava davanti.
Si era limitato a guardare tutte le stanze che per ora avevano visto, anche se Tomoe aveva insistito per rimandare la visione della stanza da letto dei futuri genitori e dei piccoli all’ultimo, come se fosse quello il pezzo grosso della situazione.
Rientrati in casa, salirono la rampa di scale a chiocciola, scalini di marmo con passamano in legno di ciliegio.
Ritornarono al secondo piano. In fondo al corridoio, una stanza. La porta era pitturata di bianco con cuoricini azzurri e rosa. Accanto, a destra, una porta in legno di ciliegio con vetri cattedrali colorati incastonati in una “finestrella”.
«Quella pitturata è la porta della stanza dei pargoletti, quella in ciliegio è della... vostra stanza... quale volete vedere per prima?» domandò Tomoe che aveva fatto loro da guida fino a quel momento.
«Io... non saprei... MORINAGA! Scegli tu...» gli ordinò il senpai, impuntandosi senza alcun motivo.
«Ehm... quella dei bambini... » scelse il moro, riflettendoci un po’ su.
«Bene, allora vediamo prima la nostra.» decise il senpai, lasciando che la faccia di Morinaga assumesse un’espressione interrogativa.
Tomoe invece nascose una risata sotto i baffi: il suo fratellone non era cambiato poi così tanto.
Con estrema lentezza, Tomoe spalancò la porta della stanza.
All’interno c’era un arredamento pazzesco, estremamente moderno. Le pareti erano rosse , anche se i contorni della testiera del letto, dei comodini e dei mobili bassi erano grigio metallizzato.
L’armadio era a quattro ante, non molto maestoso ma molto spazioso.
«T-Tomoe... » sussurrò Souichi, guardandosi attorno.
«Abbiamo conciato così la stanza perché... rende l’atmosfera più... calda... » il fratellino del senpai si mise a ridere, non molto forte, ma era comunque inevitabile vedendo la faccia rossa del fratello maggiore.
La smise di ridere quando si trovò con un bernoccolo appena sganciato da parte del fratellone.
«Nii-san!»
«Tomoe... potevi evitare di dire quelle cose! Comunque... è molto bella... a proposito, quanto ci verrà a costare questo gioiellino di casa?» domandò il senpai, già pronto a sentire cifre esorbitanti.
«Niente. È un regalo da parte mia e di Kurokawa... spero vi sia piaciuto davvero... » rispose il ragazzo, abbracciando il braccio del suo compagno di vita.
«EEEH? NON CI CREDO!» urlarono in coro Kanako, Tetsuhiro e il Senpai.
«Credeteci... uhm, passiamo alla stanzetta dei piccoli? Spero che vi piaccia... poi andremo a scegliere insieme l’arredamento, ok?» propose solare il ragazzo staccandosi dal marito e aprendo la porta della stanzetta, l’ultima che era rimasta da vedere.
Il senpai, vedendola, si commosse. Cercò di nascondere le lacrime di gioia, ma non ci riuscì facilmente.
Era ancora vuota, ma sapere che era dei suoi bambini gli fece una certa sensazione allo stomaco. Anche i piccoli, come se avessero capito che si trovavano nella loro stanzetta, cominciarono a dare calci e pugni al pancione del senpai.
Morinaga prese un fazzoletto e gli asciugò le lacrime, mentre Kanako prese gli sposi e li trascinò fuori dalla stanzetta, lasciando i futuri genitori nella cameretta.
«Mori... naga... qui... cresceranno i nostri piccoli... » sibilò il senpai, sorridendo e toccando il muro, puntando gli occhi sul meraviglioso murales.
«Sì... proprio così... ti piace questa cameretta?» domandò Tetsuhiro, abbracciandolo.
«Tanto...» sussurrò il senpai, per poi alzare il volto e, timidamente, baciarlo sulle labbra, lasciando, dapprima, stupefatto il moro, per poi trascinarlo nel bacio.
«Qui ci vuole un bel brindisi!» propose Kurokawa.
«Io brindo... con del succo di frutta!» urlò all’uomo, il quale era sceso a prendere lo spumante e i bicchieri.
Scesero tutti e brindarono all’inizio di una nuova vita.
A stappare la bottiglia fu Morinaga, il quale versò il contenuto in soli tre bicchieri, per poi versare il succo in due; uno per il senpai e uno per sé.
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Dopo il trasferimento da una casa all’altra, passò un altro mese. Nella stanzetta dei piccoli ora c’erano: due fasciatoi, un armadio colmo di pannolini e tutine tutte nuove, un lampadario con aereoplanini e fatine attaccati vicino,una tenda azzurra e una rosa, un passeggino per gemelli e molte altre cose. Mancavano solo le culle.
«Morinaga... sai, mi piace tanto vivere qui...» sussurrò il senpai, sedendosi sul divano. Il pancione era cresciuto ancora, diventando enorme. I mal di schiena erano frequentissimi, anzi, all’ordine del giorno.
Il bagno veniva quasi sempre occupato dal senpai, fortunatamente ce n’era un altro.
I bambini, come aveva spiegato il dottore che aveva consigliato loro il ginecologo di qualche mese prima, cominciavano a muoversi di meno per il poco spazio.
I piedi erano costantemente gonfi e il carattere sempre più lunatico.
«Anche a me piace tanto, senpai... dai, dammi i piedi che te li massaggio...» disse il moro, sedendogli accanto e prendendo la crema per fargli il massaggio.
«Ti devono fare santo, Morinaga...» rispose il senpai, gemendo di piacere per quelle mani che gli davano piacere.
«Senpai, oggi andiamo a comprare le culle con Kanako, Kurokawa e Tomoe? Ci sono rimaste solo quelle da prendere... anche perché stasera devo andare a lavoro...» proferì il moro, continuando a massaggiargli i piedi indolenziti.
«Sì, alle due, dopo pranzo... Kanako è andata a un colloquio di lavoro e Kurokawa e Tomoe sono a lavoro... a proposito, dopo una settimana che hai trovato lavoro ancora non ho capito bene che cosa fai...»
«Beh, mi hanno assunto in uno studio scientifico... sono la mano destra di un vecchio scienziato... Sai, ha detto che se continuo a lavorare come faccio ora, non passerà molto che mi darà una promozione... Faccio del mio meglio...»
«Insomma, un po’ come me e te in Giappone... L’importante è che non te lo porti a letto o non ti farò mai conoscere i piccoli e ti caccio di casa.» esternò il senpai, serio.
«Ma chi se lo porta a letto... L’unico che porto tra le coperte sei tu, e lo sai bene...» rispose Morinaga, riflettendo un po’ sulle parole dette.
Mesi e mesi passati col nuovo senpai, l’avevano portato a ragionare meglio.
Se, per esempio, avesse detto “non lo porto a letto perché è vecchio e decrepito” avrebbe cominciato con il fraintendere tutto e alla fine lo avrebbe fatto stressare solo.
Lui amava solo Tatsumi Souichi, nessun altro.
Anzi avrebbe amato anche altre due persone... i loro piccoli.
«Sei bello... ah!» gemette il senpai, sentendo una fitta al ventre.
«Cosa c’è, senpai?»chiese allarmato, accarezzando il pancione.
«Nulla... credo siano i piccoli che fanno casino... aahm...» secondo gemito, seconda fitta.
«Sicuro?»
«Sicuro...»

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come avete -forse- inteso, ci avviciniamo alla fine della storia... 
beh, oltre a ripetervi che gli errori li correggerò alla fine, vi auguro buona lettura e spero che sia ben gradito :3
A lunedì prossimo con "Nient'altro che noi"! :3
_Panny
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