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I ricordi di Piton
-parte seconda-
Rivelazioni
La pioggia continuava a tamburellare, insistente, e
il silenzio veniva ogni tanto interrotto dal rombo cupo di un tuono. I due
ragazzi, nel prato, si fissavano negli occhi. Uno sguardo era preoccupato ma allo
stesso tempo furioso, secco, gelido; l’altro era timoroso, spaventato… forse
gli si poteva leggere nel profondo degli occhi un rimorso, misto, però, ad una
leggera soddisfazione.
“Ecco…” cominciò Karl. S’interruppe immediatamente,
fissandosi le scarpe nere, inzuppate d’acqua e fango.
“Allora?” lo esortò duramente Piton, gli occhi
socchiusi.
Karl afferrò le estremità del mantello e lo strinse a
sé, tremante dal freddo.
“Bé… io so quello che è successo la sera della festa
con Lily Evans” dichiarò, fissando ora con profondo interesse l’incresparsi del
lago.
Piton si irrigidì leggermente, ma continuò a
possedere un pieno controllo di sé.
“Ah” sbottò. “Mmm… spero che tu abbia tenuto la bocca
chiusa.”
Karl sospirò e poi annuì.
Piton si rilassò, afferrò il cappuccio del mantello e
se lo tirò fino a lasciargli scoperto solo il naso adunco e la bocca sottile.
“Se è tutto qui, puoi andartene. Io devo aspettarla”
mormorò, cercando di mostrare coraggio e indifferenza, ma il battito convulso
dei denti tradiva il suo gelo e la sua tremenda voglia di correre nella Sala
Comune dei Serpverde e stendersi davanti alle fiamme scoppiettanti del
caminetto.
Karl pestò per terra coi piedi, imbarazzato, lo
sguardo che vagava da ogni parte, escluso il viso del suo compagno di Casa.
“In realtà, non è tutto qui. Io… ecco… devi sapere
che, la sera della festa, quando ti ho visto cambiato, non ho potuto fare a
meno di…provare una certa invidia… e, come nasconderlo?, un improvviso odio”
spiegò Karl, sempre evitando lo sguardo di Piton. Quest’ultimo era immobile,
sembrava quasi che non respirasse; le orecchie tese, il cuore che batteva
incontrollabile, attendeva le parole che sarebbero uscite dalla bocca di Karl e
che avrebbero potuto cambiare ogni cosa.
“Così” continuò il ragazzo, “sapendo che eri, anzi,
che sei, innamorato di Lily Evans, ho
versato delle gocce di un Filtro d’Amore nel bicchiere dal quale ha bevuto la
Evans” confessò. “In questo modo sapevo che, una volta che tu ti fossi illuso,
l’improvvisa verità ti avrebbe fatto soffrire in un modo certamente peggiore di
quello che ti avrebbe procurato un amore non corrisposto fin dall’inizio.” Terminò
la spiegazione e deglutì rumorosamente.
Piton ormai prendeva sempre più le sembianze di una
statua di marmo.
Harry, che aveva assistito alla scena nascosto sotto
al Mantello fianco a fianco con Ron, non riusciva a spiegare nemmeno a se
stesso che cosa provava. Fino a poco fa era stato disgustato dal fatto che
Piton potesse essere innamorato di sua madre, e ancora di più dal fatto che
fossero andati a letto insieme e che Lily avesse quindi fatto capire il suo
totale ricambio. Però era saltata fuori all’improvviso questa dichiarazione di
Karl e, nonostante tutto, Harry non poteva fare a meno di provare una fitta
allo stomaco, simbolo di pena e compassione, nel vedere quel ragazzo brutto e
incappucciato che, almeno una volta nella vita, aveva sperato di essere amato
da qualcuno.
Ron non aveva detto niente, anzi, sembrava quasi che
non respirasse nemmeno; il suo sguardo saettava da una persona all’altra.
“Vattene.”
La voce tremula di Piton usciva dalla fessura del
mantello.
“Ma…” tentò Karl.
“Vattene” ripeté il giovane Piton. Questa volta la
voce era più decisa.
“Senti…” continuò l’altro.
“Vattene!” sbraitò Piton, tirando fuori la bacchetta
dal mantello con una rapidità impressionante.
Karl arretrò.
“D’accordo, d’accordo…”
Fece dietrofront e, lanciandosi ogni tanto un’occhiata
alle spalle, rientrò nel castello.
Piton si avvicinò alla riva del Lago Nero e si
inginocchiò. Strappò dei ciuffi d’erba e li lasciò galleggiare sulla superficie
scura. Ormai era bagnato fradicio, la pioggia insisteva e i lampi squarciavano
il cielo.
La povera figura abbassò il capo e lì rimase,
immobile.
Di colpo l’atmosfera cambiò e si ritrovarono nella
Sala Comune dei Serpeverde, nei Sotterranei. Piton era seduto sul divano, la
testa appoggiata alle mani, lo sguardo perso. Aveva ancora i vestiti zuppi,
quindi Harry si rese conto che il ricordo al quale stava assistendo doveva
essere accaduto poche ore dopo la rivelazione nel parco.
Ad un certo punto la porta dell’ingresso nella Sala
Comune si spalancò ed entrò Karl, bianco come un lenzuolo, con l’aria di chi
deve fare una cosa importante che preferirebbe evitare.
Si avvicinò lentamente al divano sul quale era seduto
Piton, di spalle; gli girò intorno e gli si sedette accanto.
Piton sembrò svegliarsi da una specie di trance, si
voltò di scatto e si accorse di chi aveva al suo fianco; fece per alzarsi, ma
Karl lo trattene per un braccio, il volto sempre cadaverico.
“Lasciami stare” mormorò Piton con una smorfia.
“No, senti…non sono venuto per scusarmi o roba
simile. Io…ecco…ho sentito una cosa dalle ragazze di Grifondoro” borbottò Karl.
Piton si irrigidì nuovamente, mentre il suo sguardo
vagava per la stanza, in cerca di qualcuno in ascolto.
“Mmm…non so come dirtelo, ma…”
“Ma??? Sbrigati” gracchiò Piton.
Karl sospirò profondamente.
“Lily Evans aspetta un figlio.”
Gli occhi neri di Piton si spalancarono, fissando la
bocca dalla quale erano appena uscite quelle parole sconvolgenti.
EHILààààààààààà!!!QUANTO TEMPO CHE NON
AGGIORNAVO!!!ACCIDENTI, NN CE L’HO PROPRIO FATTA…SPERO RIUSCIATE A PERDONARMI…KISSES!!!
=)
lyrapotter: anche io non apprezzo molto le ff in cui
i personaggi sono troppo diversi da quelli originali…quindi sono contenta di
non far parte di uno di questi!!e grazie mille…
lilica: ma grazie infinte anche a teeeee!!!!!!! =)
LadySnape: purtroppo davvero non ce l’ho fatta ad
aggiornare presto…sorry…comunque spero che anche questo capitolo ti sia
piaciuto!!!e thanks!!!!!!!^^
(_*Lily*_)