Do not pity the dead, Harry, pity the living.
Above all pity those who live without love. By returning you may ensure that
fewer souls are maimed and fewer families are torn apart. If that seems to you
a worthy goal, then we say goodbye for the present.
Harry Potter and the Deathly Hallows, J.K. Rowling
Erano passate da poco le
cinque, lentamente la notte andò scemando, lasciando il posto ad un nuovo
giorno: il sole si affacciò oltre i monti ed una leggera brezza iniziò a
cullare il mare.
Uno sbuffo d’aria fece
spalancare i vetri della piccola finestra che fu invasa dai profumi di erbe
selvatiche e salsedine; dietro la tenda rossa, ancora succube del sogno, una
ragazza dormiva placidamente. La casa venne scossa da un rumore di zoccoli, una
mano pelosa scostò la tenda ed una voce maschile risuonò tra le esili mura: “Cassandra,
l’alba ha da molto lasciato il posto al giorno, sei in ritardo e ti consiglio
vivamente di alzarti dal letto - passarono alcuni minuti ma la ragazza non dava
cenno di volersi svegliare – bene, sei tu che mi ci hai costretto!”
Il fauno sollevò il
secchio che aveva adagiato accanto al giaciglio e ne svuotò il contenuto sulla
povera sventurata. Un’ondata di acqua gelida colpì la sfortunata ragazza che,
colta alla sprovvista, si ritrovò a capitolare dal letto finendo tra le zampe
del fauno sogghignante: “Sono felice che tu ti sia decisa a svegliarti, ti
consiglierei di guardare fuori dalla finestra, ti accorgerai che sono passate
le sette da un bel po’ e che quindi… SEI IN RITAAAAARDO!!! Voglio vederti fuori
di qui tra un quarto d’ora, altrimenti ti rispedirò da dove sei venuta,
intesi?”
La ragazza si alzò
immediatamente: “Sì maestro!”
Il fauno allora si voltò
uscendo dalla tana, la ragazza ritrovatasi sola iniziò a cercare i suoi abiti,
ma questi sembravano essere spariti, poi guardando meglio il baldacchino, si
accorse che sopra di esso erano adagiati dei panni, li sollevò e li indossò;
solo dopo, mentre lavava le ciotole della colazione alla fonte, specchiandosi,
si accorse di quanto queste vesti fossero diverse: il chitone che indossava non
era più lungo come il precedente, ma un eteromàschalos che dal blu oltremare sfumava fino all’azzurro,
presentava due lunghi spacchi laterali ed era fissato ad entrambe le spalle con
due spille dorate nel cui centro brillavano due zaffiri, ai piedi indossava
sandali di cuoio uniti a due fasce di pelle scura che le circondavano gli
stinchi, dei polsini di pelle finemente decorati, ornavano le braccia ed i
capelli erano legati da un’alta coda, tenuti insieme da in fermaglio guarnito da
piccoli lapislazzuli verde acqua. Sistemò le scodelle e, dopo avere chiuso il
piccolo uscio della casa, raggiunse il fauno che l’aspettava sull’altura di
fronte alla dimora; appena l’udì correre si girò e, trovandosela ritta davanti
a sé, disse: “Bene Cassandra, oggi inizia il tuo primo giorno di allenamento,
cominceremo con la corsa intorno all’isola: consiste in due giri del perimetro
dell’oasi, il secondo percorso terminerà in riva al mare. Tutto chiaro?”
La
ragazza fece un segno di assenso con la testa ed il fauno iniziò a correre
seguito a ruota da Cassandra. Sin dal principio la ragazza si accorse di far
fatica a stare dietro al maestro, però il suo orgoglio le impedì di darlo a
vedere; dopo il primo giro era sfinita, ma non un gemito, non una richiesta di
tregua uscirono dalle sue labbra.
Terminato
il secondo giro Phil andò cercare del cibo tornando con dei tuberi e qualche
fungo, Cassandra, anche se con una certa riluttanza, consumò il pasto in
silenzio. Terminato il pranzo, il fauno fece segno alla ragazza di alzarsi, la
quale obbedì immediatamente; si fermò a filo con l’acqua del mare e, giratosi,
disse: “Entra in acqua e sdraiati.”
La
ragazza eseguì il comando sdraiandosi sopra l’acqua, in quel momento il fauno
riprese a parlare: “Bene, ora chiudi gli occhi -aspettò che la ragazza
compiesse il gesto e riprese- lascia che il mare entri dentro di te, tu sei il
mare, i pesci sono i tuoi occhi, i coralli il tuo corpo e le stelle marine le
tue orecchie, tutto è acqua, non esiste nulla al di fuori di questo. Lascia che
tutto sfumi intorno a te, non esiste più nulla.”
Cassandra
seguì le istruzioni del maestro: l’acqua s’impadronì del suo corpo, rendendolo
etereo, ora i suoi occhi potevano vedere oltre la coltre azzurra, banchi di
pesci multicolori danzavano al ritmo delle correnti, le rosee meduse
oscillavano elegantemente, i coralli si piegavano da una parte all’altra come
se stessero seguendo una lezione di aerobica, tutto era perfetto, l’equilibrio
regnava sovrano in quel mondo sommerso, Cassandra si sentì pervadere da una
moltitudine di emozioni e sorrise, il primo vero sorriso da quando era
approdata in quel mondo, istintivamente le sue mani andarono a toccare il cuore
che batteva all’impazzata, un potente fascio di luce si sprigionò dal suo
petto, l’avvolse a la sbalzò via.
Riaprì
gli occhi lentamente, le dolevano i muscoli delle gambe e delle braccia, provò
a muovere le mani e sentì la sabbia sotto di lei, si diede un’occhiata intorno:
si trovava sulla spiaggia di Troia, le gambe venivano bagnate a tratti dalle
onde ed i capelli erano intrisi di sabbia, poi allungando lo sguardo si accorse
di una figura che entrava in una grotta li vicino, d’istinto la seguì cercando
di non farsi notare, si avvicinò quel tanto che le bastò per assistere alla
scena che si stava consumando all’interno; la ragazza che aveva visto era
completamente diversa da come se la immaginava, al posto dei capelli aveva
conchiglie colorate di tutte le dimensioni, il vestito era fatto di alghe verdi
e a mala pena le copriva il corpo, camminava sugli scogli completamente scalza
senza sentire il minimo dolore, si avvicinò ad una conchiglia dalla quale
provenivano degli strani rumori, l’aprì rivelandone l’interno madreperlato, gli
strepitii erano in realtà i vagiti di un neonato avvolto in una coperta rosa.
La ragazza portò il fagotto fuori dalla grotta cullandolo dolcemente, rimase
ferma per alcuni minuti, poi si sentirono delle voci, la ragazza depose il
fagotto sulla spiaggia e sparì tra i flutti del mare. Una coppia si avvicinò
alla riva guidata dal pianto assordante, appena vide il fagotto rosa, la donna
lo prese tra le braccia e, mostrandolo a quello che doveva essere suo marito,
disse: “Guarda Priamo, gli dei hanno ascoltato la mia supplica, una bambina, mi
hanno donato una splendida bambina!”
Il
marito sorrise: “Pare che tu abbia ragione, moglie mia, che nome vuoi dare a
questa bambina?”
La
donna sembrava indecisa, poi una leggera brezza iniziò a soffiare ripetendo
costantemente la parola Cassandra.
“Cassandra, si chiamerà
Cassandra!” disse la donna sorridendo. Il marito le mise un braccio intorno
alle spalle: “Inizia a fare freddo e la notte sta calando, penso sia ora di
tornare a palazzo, che ne dici?”
“Sì hai ragione, poi
guarda, penso che la piccola abbia fame!”
Appena i due si voltarono,
la ragazza fu avvolta dall’oscurità, improvvisamente due occhi viola intenso,
bucarono il velo oscuro che avvolgeva la ragazza: “E’ inutile che ti nascondi
Cassandra, prima o poi ti scoverò, ed allora per te non ci sarà scampo…
ahahahah!”
“Nooooo!!!” gridò la
ragazza aprendo gli occhi di scatto, era di nuovo sulla riva dell’isola di
Philottete, immersa nell’acqua e con i Sai stretti in mano, il fiatone ed i
muscoli tesi.
Phil corse verso di lei
incurante dell’acqua che gli arrivava sopra l’ombelico: “Tutto bene Cassandra?
Cosa hai visto?”
La ragazza si girò verso
il fauno: “Due occhi viola… occhi viola… una voce familiare….mi ha detto che è
inutile nascondermi, che mi troverà anche in capo al mondo e mi ucciderà!!”
Il fauno la fece sedere
sulla spiaggia e le diede un bicchier d’acqua poi prese le armi dalle mani
della ragazza ed iniziò ad esaminarle: “Mmmm…. ottima
fattura… lame affilate… e questa scritta? sembra… sì è proprio greco, vediamo… dalle
differenze prendiamo le nostre forze, interessante, vediamo l’atro… anche
la morte può essere una grandiosa avventura, sagge parole. Cassandra
tieniti strette queste armi, sono molto potenti.”
La ragazza si voltò: “Ma
io non le voglio, non le so governare, e questo stupido tatuaggio che brucia
solamente, mi è d’intralcio, perché a me, perché!!! Sai spiegarmi questo Phil?”
“Perché sei speciale e sei
l’unica che ci può salvare.”
Poi si alzò in piedi e si
diresse verso un cespuglio, scostò i bassi rami e tirò una leva nascosta,
improvvisamente il sotto bosco iniziò a mutare creando una piccola porticina di
legno e foglie, il fauno l’attraversò facendo segno a Cassandra di seguirlo,
appena attraversata la soglia davanti agli occhi increduli della ragazza si
stagliava infinito un campo di addestramento.
Il fauno vedendo la ragazza così sorpresa
sorrise: “Cassandra qui ci alleneremo ogni giorno, ora posizionati nel cerchio
centrale, bene: questo si chiama cerchio di addestramento è la ruota del
maestro, questo cerchio sarà il tuo mondo, tutta la tua vita finché non ti dirò
il contrario, non esisterà nulla al di fuori di esso…”
“Ma la donna e la mia
missione…”
“Non c’è niente al di
fuori di esso, la donna non esiste finché io non dirò che esiste! Quando la tua
perizia con i Sai aumenterà passerai ad un cerchio più piccolo, a ogni nuovo
cerchio il tuo mondo si contrae portandoti sempre più vicino al tuo avversario,
sempre più vicino alla vendetta…”
“Mi piace questa parte!”
“Cominciamo!”
Cassandra si mise in
posizione di combattimento con i Sai saldi tra le mani, iniziò a muoversi
sguaiatamente fino a fermarsi, Phil le si avvicinò e, con un semplice tocco
della sua spada, la disarmò.
“Riproviamo -la spada e i
Sai si toccarono- lenta, attacca lentamente… attacca… lenta, ancora… lenta… proviamo,
lenta e… così bene! Brava, così va bene…”
“Grazie!”
“Attacca!... bene! E’ ora di bere!”
“Maestro, so di essere
una ragazza, ma non abbiate pietà di me, trattatemi come se fossi uno dei
vostri allievi, come Achille, Ettore, Giasone…”
“E sia! Se così vuoi così
sarà!”
Mentre la ragazza
eseguiva degli esercizi su una pertica fatta di corde, Phil fumava la pipa,
appena ebbe finito si avvicinò: “Allora?”
Phil vomitò una nube di
fumo: “Perfetto! Rifallo!”
Le ore passavano ed il
buio era sceso, il fauno stava tranquillamente leggendo un libro con le zampe
poggiate sulla schiena di Cassandra che, con piedi e mani su alcune casse,
stava facendo delle flessioni attenta a non bruciarsi con le candele
posizionate sul pavimento sotto di lei.
I giorni passavano e la
ragazza migliorava a vista d’occhio: sapeva parlare e scrivere perfettamente in
Greco antico e le sue abilità con le armi erano in continuo miglioramento.
Phil, sbattendo la frusta
per terra gridava: “1-5-
Cassandra immediatamente
eseguiva con i Sai le mosse suggerite dal maestro.
“6-4-
“e… affonda! -la lingua
di cuoio colpì con forza la ragazza- troppo affondo!”
Cassandra stringeva il
ginocchio al petto ed un’altra frustata le colpì il sedere, perse le staffe e
corse verso il fauno con le armi levate, venne bloccata dalla spada ed un
coltello le venne puntato alla gola: “Lezione numero 1: mai attaccare per
rabbia –annusò il suo chitone- Lezione numero 2: vieni con me…”
Cassandra si annusò a sua
volta: “Che c’è!”
Il fauno la trascino in
una piccola grotta: “Questa è una piccola fonte termale, lavati e dammi i
vestiti… grazie, appena finito il bagno li troverai asciutti e puliti!”
Vapori caldi avvolsero il
corpo nudo della ragazza, chiuse gli occhi ed alcune immagini le si
affacciarono alla mente… una bambina che faceva il bagno con la sua mamma, la
stessa bimba che correva tra le bancarelle del mercato, poi entrava in un
tempio ed usciva adolescente, faceva il bagno alla fonte con le sue dame di
compagnia, cantava accompagnata dalla lira del cantastorie, si innamorava del
cantastorie ritornato Dio, poi… la maledizione, la gente che la vedeva passare
bisbigliava: “Ecco la principessa matta; è matta, matta vi dico; ahahah la
lunatica che fa la cartomante, poveri genitori tanto carina eppure tanto
disgraziata!”
Il Dio tornava e le
chiedeva pietà, perdono, ma lei sgretolata nell’anima si voltava di spalle e se
ne andava… poi di nuovo quegli occhi viola, questa volta però appartenevano ad
una donna che aveva lunghi capelli neri terminanti con punte di fuoco tenuti
insieme da un pugnale, portava un vestito attillato di pelle nera ornato da
spuntoni di metallo, al fianco sinistro pendeva una spada dal manico di drago
ed ai piedi portava stivali alti, anch’essi di pelle nera. Il viso era tatuato
con il sangue ed un ghigno faceva bella mostra sulla sua bocca: “Me la pagherai
principessa, ti ucciderò! Morirai, morirai, ovunque tu sarai! Verrò a cercarti
anche in capo al mondo! Nasconditi, nasconditi pure, io ti scoverò! Che tu sia
maledetta! Maledetta!” urlava mentre veniva trascinata nel buio… la ragazza
aprì gli occhi, si rivestì in fretta e raggiunse Phil raccontandogli tutto ciò
che aveva visto, compresi gli eventi del primo giorno.
“Quella che hai visto è
Ippolita, colei che devi sconfiggere, mentre per il resto hai avuto visioni
della tua infanzia, hai scoperto di non essere in realtà la principessa di
Ilios, però sappi che i tuoi genitori ti hanno amato, fin dal primo momento che
ti hanno visto!”
“Lo so Phil, lo so, ed
anch’io gli voglio bene, però voglio scoprire chi sono veramente, se c’è un
posto che posso chiamare casa!”
“Tutto a tempo debito,
prima devi essere allenata perfettamente.”
“Giusto, allora qual è la
Lezione numero 3?”
“Arrivare alla Lezione
numero 4!” rispose il fauno.
La ragazza alzò gli occhi
al cielo e scosse la testa, non sarebbe mai cambiato.
Erano di nuovo uno di
fronte all’altro, le armi pronte al combattimento, i nervi tesi, la mente
libera, si guardarono un attimo… poi… via! Le lame si incrociarono producendo
suoni metallici, i piedi si muovevano elegantemente al ritmo della musica
prodotta dalle spade, inizialmente Phil sembrava essere in vantaggio, poi
Cassandra affondò e, con una mossa fulminea, disarmò il maestro facendo volare
la sua spada e prendendola al volo.
“Ahahahah!”
disse lanciando l’arma di nuovo al maestro.
Si rimise in posizione
d’attacco: “Ancora?”
Il carretto correva lungo
la strada ciottolata: “Maestro perché stiamo andando in città?”
“Per sapere qualcosa su
Ippolita, non credo che se ne sia stata con le mani in mano tutto questo
tempo!”
“Capisco” si limitò a
rispondere la ragazza, il fauno le sorrise: “Non preoccuparti nessuno ti
riconoscerà!”
Dalle bancarelle
multicolori uscivano profumi intensi, l’odore di stoffe appena tinte, il
profumo della frutta e della verdura appena colte, l’aroma delle spezie
d’oriente, le fragranze dei gioielli d’oro e d’argento, i due si aggiravano per
il mercato cercando di captare spezzoni di conversazioni, si fermarono davanti
ad una bancarella di stoffe dove un uomo stava minacciando con un coltello un
bambino.
“Ladro! Ladro!” gridava
l’omaccione, tutto macchiato di tinte colorate.
“I… io… non… non ho
rubato niente! Ve lo giuro signore!” piagnucolava il bimbo
“Menti! Ti ho visto con i
miei occhi, e ora la pagherai, ti taglierò la mano!”
“Nooo!”
gridò il bambino, in quel momento una lama si posizionò sotto il mento
dell’uomo ed una finta voce maschile disse: “Lascialo stare! Hai sentito? Lui
non ha rubato niente!” l’uomo lasciò la prese ed il bambino fu libero: “Grazie
signore!” disse prima di fuggire tra la folla.
L’uomo, coperto da un
largo cappuccio, sorrise e se ne andò, però fu fermato dall’omaccione: “Dove
credi di andare tu! Kritolaos vieni qui!” urlò e da dietro la tenda del banco
uscì un ragazzo alto almeno due metri con una spada sguainata: “Che c’è papà?”
L’omaccione sorrise:
“Vedi amore di papà, qualcuno qui ha bisogno di una lezione!”
Il ragazzo sorrise e si
lanciò contro l’incappucciato che estrasse un’altra lama ed iniziò a
combattere, dopo poco tempo l’avversario era steso al suolo, purtroppo però
egli chiamò i rinforzi e sei ragazzoni comparvero davanti allo sconosciuto e si
lanciarono contro di lui. Lo straniero era davvero abile, saltava
tranquillamente sulle tende, faceva capriole in aria e, in pochi secondi anche
gli altri sei raggiunsero l’amico, ghignò: “C’è qualcun altro? C’è nessun altro
che vuole sfidarmi?”
Improvvisamente venne
strattonato con forza e trascinato sul carretto che parti a tutta velocità,
lasciando un gran polverone dietro di sé.
“Allora? Che te ne pare?”
disse orgogliosa la ragazza, il fauno ignorandola, continuò a fumare e a spegnere
con la frusta le candele dei due candelabri posti sul tavolaccio di legno.
“Phil, ho salvato il
bambino, steso sette bestioni…” una frustata colpì il braccio della ragazza che
iniziò a sanguinare.
“Sei una stolta, salvare
un ladruncolo e combattere due ebeti, ti
da il diritto di essere chiamato eroe?”
“Stai attento!”
Il fauno sorrise: “Sei
una vanesia Cassandra, un penoso pagliaccio, un eroe è un servitore del popolo
non un uomo in cerca di fama come te, un buffone, fa ciò di cui c’è bisogno…”
“…e ora c’è bisogno di un
eroe, non vi ho chiesto io di allenarmi, ma sono venuta qui per imparare a
combattere come voi, per avere la vostra forza, il vostro coraggio, e ora se
tento di usarli mi frustate per fermarmi? Voglio dirvi una cosa, sono stanca
delle vostre lezioni, delle vostre prediche, sono stanca di aspettare che voi
mi diciate che sono pronta! Ho ancora i miei conti da saldare, devo trovare una
nuova vita, credevo mi poteste aiutare, ma mi sbagliavo!” la ragazza si girò e a grandi falcate si
diresse verso l’uscita della sala.
“Cassandra! -la ragazza
si fermò- en garde! -si girò e guardò il fauno- scegli l’arma”
Si concentrò ed evocò i
Sai, si diresse verso il maestro e si posizionò di fronte a lui, pronta per
iniziare il duello… un cucchiaio, Phil estrasse un cucchiaio dalla borsa che
aveva a tracolla, si avvicinò alla ragazza: “Ippolita ha invitato tutti i più
spietati signori della guerra in un ricevimento nel suo palazzo, se vuoi
renderti utile puoi unirti a loro come spia!” disse dando un colpo con l’utensile
all’arma della ragazza.
“Credo di non aver capito
bene, maestro!” rispose rialzando l’arma
“Sei piena di ardore
Cassandra e la tua abilità sta aumentando, ma per entrare nel mondo di Ippolita
devo insegnarti qualcosa che va oltre le tue possibilità…”
“A sì, e cosa sarebbe?”
“Charme!” disse il fauno
muovendo con eleganza il cucchiaio.
“Sarebbe a dire?”
“Ahahah… convinci
Ippolita che sei un guerriero e una gentildonna di rango e ti lascerà entrare
nella sua cerchia!”
“Io… una gentildonna… qui
ci vorrà un bel po’ di lavoro!”
Prese un boccata di fumo
e la sputò fuori: “Sì…”
Note:alcuni elementi sono
tratti dal film “La maschera di Zorro”
SALVE A TUTTI!!!! Scusate
per il ritardo ma il V superiore crea molti problemi e quindi non so quando
arriverà un altro capitolo… non preoccupatevi è già in fase di scrittura e
spero che presto sarà completo!!! COMUNQUE AUGURI A TUTTI!!!! SCUSATE ANCORA
PER IL RITARDO E… ENJOY THIS CHAPTER!!!!
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Il ritrovamento di
Cassandra
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Cassandra vestita per la
festa da Ippolita senza capelli blu