Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Shichan    24/06/2013    3 recensioni
Semplicemente ci sono persone che sono poco adatte alla guerra.
[RivaillePetra implicito][Spoiler volume 8]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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I personaggi non mi appartengono.
La scena si colloca nel volume 8, dopo che Rivaille ed Eren sono rientrati dallo scontro con il gigante femmina.
Avevo voglia di scrivere su Petra, ma non so muovere le donne come lei e ho detto “ok, facciamo dal punto di vista di Rivaille”.
Ma Petra è un personaggio così bello che ovviamente non mi piacerà mai quello che scrivo su di lei

 

 

Senza che se ne accorga, un dito tamburella sul tavolo in legno, in un tic nervoso che non gli è mai appartenuto tanto da essere un’abitudine. Lo sguardo è fisso sulla superficie consunta da mani e oggetti posati senza attenzione, a volte troppo di fretta per potersene occupare; pulita, però.
Lo rendono meno desolato tre oggetti: una lampada ad olio al centro, un vassoio che ospita ancora la teiera, e due tazzine compresa la sua.
Rivaille siede scomposto: le gambe, anziché sotto il tavolo, si allungano lateralmente e dà il fianco al bordo di legno. Dal viso non trapela nulla – solo un misto di impazienza e seccatura, niente di diverso dal solito in realtà.
Jaeger, seduto al suo stesso tavolo, è in silenzio da un po’ e quello è ben strano, visto quanto logorroico sa essere quando vuole; può indovinare cosa gli si agita dentro, con un po’ di ingegno, non tanto per una spiccata sensibilità né per empatia. Semplicemente ci sono persone che sono poco adatte alla guerra.
Non tanto in termini di forza, velocità, capacità di combattimento; nemmeno di mentalità, quella si plasma, in un soldato – e se non lo fa un superiore lo fa il tempo, lo fa la morte o peggio ancora la paura.
Lo sa perché l’unica che ora saprebbe rivolgere a Eren la gentilezza dovuta ad uno come Jager non c’è; di lei non è rimasto niente: non l’eco della voce che rimproverava Aruo, non la mela che di nascosto – di ritorno dal procurarsi rifornimenti per tutti – dava ad Eren con un modo di viziarlo tutto suo, non il modo in cui la sua mano tremava leggermente nel prepararsi a combattere, non importava quante volte la impugnasse.
Di lei non è rimasto lo sguardo accondiscendente che rivolgeva in risposta al suo evidente pessimo carattere. Non c’è, da nessuna parte, un corpo da piangere.
Non c’è un ultimo guardarsi negli occhi, non c’è il ricordo di parole pronunciate in punto di morte, non c’è alcun formicolio in memoria di una mano stretta nella propria; non c’è la sensazione dell’ultimo respiro che scivola fra le labbra.
Lui ha rivolto gesti del genere a molti dei suoi sottoposti, ma non alla sua squadra.
Non a Petra, che rispettava come soldato proprio perché in fondo non aveva un animo abbastanza crudele per essere davvero tale. O per essere simile a lui.
Jaeger guarda il tavolo, e ci scommette Rivaille a cosa pensa, se solo lui fosse diverso – se molte cose lo fossero – gli direbbe che sì, per la vita di un fottuto ragazzino la sua squadra è andata completamente a puttane e che l’avrà lui il peso di quelle vite sulle spalle.
Ma non è quel tipo di uomo, Rivaille.
Non è quello il tipo di superiore che è stato e che è ancora, tanto che persino Petra era riuscita a scorgere in lui il barlume di umanità che lo aveva reso meritevole ai suoi occhi.
Gli resta solo quello, di lei: il poco di umano che ancora ha.

   
 
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