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Autore: hangover    25/06/2013    8 recensioni
[...] "E tu cosa mi dai in cambio se scendo?" Chiese Harry con un pizzico di malizia nello sguardo.
"Ehm...un bacio?"
"Uno non mi basta. Ne voglio almeno mille."
"Mille? Ma mille baci una persona non puó darli neppure se passasse tutta la vita a non fare altro!"
"Iniziamo da ora. Chi ti dice che non avrai tutta la vita per darmi i restanti 999?"
Contenuti Larry e Ziam con accenni Zouis. Se il genere non vi piace, state alla larga.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Niall:
Non sapevo se era stata una buona o una cattiva idea accettare un passaggio da quel tipo. Si era offerto molto gentilmente di riaccompagnarmi a casa dopo aver fatto una mezz’ora di buon sesso. Ed io aveva accettato. Salutai i miei amici e salii in macchina con lui, chiedendomi se fosse stato carino invitarlo a casa mia a bere qualcosa. Si, insomma, come facevano nei telefilm americani: passaggio a casa, pomiciata, e poi di nuovo sesso.
Il veicolo in cui entrammo io ed il ragazzo, Drew disse di chiamarsi, profumava di arancia e la pelle che ricopriva la carrozzeria era lucida e liscissima.
“Allora, dove ti porto, bellezza?” aveva detto sorridendo amabilmente.
“Vai a South Kengsington. Da lì in poi ti indicherò io la strada” rispose distrattamente, troppo preso ad osservare gli interni di quell’affascinante automobile. Il ragazzo doveva avere un paparino che aveva parecchia grana in banca. Buon per me: se me lo fossi fatto amico avrei ricevuto molti regalini costosi.
Guidò tra le strade quasi deserte di Londra. Erano le due meno un quarto del mattino e non mi sorprese il fatto che la stragrande maggioranza dei cittadini fosse a casa a dormire. In teoria, anche io sarei dovuto trovarmi al letto tra le braccia di Morfeo. Ma nella pratica, mi risultava troppo difficile rinunciare a lunghe serate ed a brevi scopate.
“E così tu vai ancora al liceo, eh?” mi chiese Drew guardandomi di sfuggita.
“L’ultimo anno, grazie al cielo” risposi in modo piatto.
“Dopo sai già cosa studiare al college?” fece lui interessato o forse semplicemente per non proseguire il viaggio nel più assoluto silenzio.
“Non so nemmeno se voglio andarci al college” esclamai non nascondendo le mie intenzioni di dedicarmi all’ozio per il resto dei miei giorni.
“Wow, non sei molto ambizioso” costatò il ragazzo rivolgendomi un’altra occhiatina fuggevole per non distrarsi troppo a lungo dalla guida. Mi diede fastidio quel commento. Come se lui potesse permettersi quei commenti sarcastici solo perché il papino gli aveva comprato una macchina che costava più di casa mia. Così, ignorai la sua insinuazione e guardando fuori dal finestrino, mi resi conto di essere molto vicino all’incrocio che precedeva la via in cui io abitavo. E: “Ci siamo quasi” mi limitai a dire, facendo un cenno con il capo verso la strada. “Abiti da queste parti, eh?” domandò lui con un tono che mi piacque ancor meno del suo commento precedente. Non seppi mai perché, ma quel tipo mi dava l’impressione di essere uno di quei snobettini del cazzo che fanno riunioni con i loro amici altrettanto ricchi sfondati, mangiando caviale e compatendo chi il caviale non può permetterselo nemmeno se lavorasse incessantemente per dei mesi. “Si, dopo quest’incrocio. Si chiama...”. Ma prima che potessi concludere la frase, sentii uno squillo provenire dal cruscotto. L’iphone nuovo di zecca del piccolo lord stava squillando, facendo vibrare tutto l’abitacolo. “Scusami un momento.. pronto?” fece lui, allungando la mano per prendere l’apparecchio, senza rendersi conto che in quel momento io sarei stato ad un passo dalla morte.
Nel preciso istante in cui quello stronzo distolse lo sguardo dalla guida per rispondere alla chiamata, dall’incrocio arrivò a tutta velocità un’utilitaria probabilmente guidata da un ubriaco. La sola cosa che sentii fu un enorme boato e dopo la spiacevole sensazione della lamiera che mi tagliava le gambe. Avvertii anche una lacrima uscita a stento dai miei occhi socchiusi per il dolore. Sulla mia pelle soffiava solo il vento notturno e nel silenzio più assoluto, attesi, avvolto nell’ombra, che arrivasse qualcuno ad aiutare me e quel figlio di puttana che rimase tutto intero. L’unica cosa che gli si era rotta, era la sua preziosa auto dal prezzo incalcolabile, che forse valeva più della mia stessa vita.
 
 
Louis:
Se quel pomeriggio era iniziato male, quando arrivò Harry a casa mia, divenne decisamente meglio. Eravamo stretti tutti e due sul mio letto, ignorando la voce di mia madre che ci chiedeva ogni due minuti se ci serviva qualcosa dal supermercato.
“Bè, potresti dirle che ci servono i preservativi..” aveva commentato Harry mordendomi il labbro. Gli tirai un buffetto sulla spalla, prima di scoppiare in un risolino isterico. “Che c’è? Io sono per il sesso sicuro” commentò lui ridacchiando. Era assolutamente meraviglioso guardarlo ridere, tant’è che indugiai qualche secondo sulle sue labbra contorte in un’espressione divertita con una voglia tremenda di leccargliele e baciargliele. E così feci: in silenzio, posai la mia bocca sulla sua, sentendo la morbidezza di quel labbro sotto il mio tocco. Perfetto, assolutamente perfetto. Mugolò quando la mia mano si insinuò sotto la sua maglietta sottile che copriva la  carnagione chiarissima e mi spinse ancora più verso di se quando capì che la mia attenzione alla nascente erezione nei pantaloni non era casuale. “Spogliati, Lou. Adesso” disse con la voce roca vicinissimo al mio orecchio. Mio Dio, quel ragazzo aveva il potere di farmi eccitare anche solo respirando. Ma “Prima tu..” risposi maliziosamente, allontanandomi leggermente dal suo corpo. Obbedì e si levò la maglietta lasciando scoperto il petto e mettendo in evidenza la peluria che congiungeva il pube all’ombelico. Lo baciai, ancora e ancora, e notai la sua testa riversarsi da un lato per far passare la mia lingua sul suo collo teso. Anche io mi levai la maglietta ed avvertii il tocco delle dita fredde di Harry su un fianco. “Giuro di non aver mai visto nulla di più bello..” commentò guardando le linee che disegnavano il mio ventre. Ridacchiai, baciandolo sulle labbra. “Ah, non ti sei mai guardato allo specchio?” fece, causando una sua sonora risata. Il suono più bello del mondo.
Ma ad interrompere quella soave melodia fu un altro rumore, molto più fastidioso: il ripetitivo squillo del mio telefono. “Non rispondere” disse Harry con gli occhi socchiusi e le labbra appiccicate al mio collo. Intanto l’apparecchio non smetteva di squillare. “Sembra urgente” commentai a giudicare dall’insistenza degli squilli: di solito, chi mi cercava, sapeva che se non ero intenzionato a rispondere non lo facevo e dunque poteva fare squillare il cellulare quanto voleva. Ma quella volta, lessi il numero sul display.
Zayn.
E “Pronto?” dissi con voce squillante, ignaro della notizia. Dall’altro capo del telefono, ci fu solo un istante di silenzio, poi: “Lou?” sentii dalla voce di Zayn bassa, priva di quell’allegria che era tipicamente sua.
“Si, Zay, dimmi!” lo invogliai ad andare avanti. Sentii un sospiro, un singhiozzo e capii che c’era qualcosa che non andava. Così: “Cos’è successo?” domandai sentendo delle goccioline di sudore freddo colarmi sulla fronte. Con la coda dell’occhio, notai che Harry si era immobilizzato e mi fissava, come se temesse un’esplosione da parte mia.
Di nuovo, un attimo di silenzio. Sentii una voce in lontananza, dall’altro capo del telefono che esclamava: “Zayn, vuoi cazzo dirgli cosa è successo?”. Sembrava Liam. E tremolava, cosi come faceva la voce ridotta ad sospiro di Zayn quando mi disse che Niall era in coma e che non si sapeva se si fosse risvegliato.
Non realizzai subito. Le parole del mio amico mi apparvero come una sciocchezza, una menzogna, una notizia da niente. Mi venne spontaneo stringere la mano di Harry, che intanto mi guardava con aria molto più preoccupata di prima. La gola sembrava aver perso tutte le sue funzioni: non riuscivo a parlare, ad ingoiare, a gridare il dolore che lentamente si faceva spazio dentro di me, che si espandeva come un cancro e che alimentava di più il terrore che quelle parole mi stavano dando.
“Q..quando?” riuscii ad articolare a fatica, mentre iniziavo a sentire delle lacrime pungermi prepotenti ai lati degli occhi. Le trattenni, solo per non fare preoccupare ancora di più Harry.
“Stanotte. Quello stronzo che lo ha accompagnato..ha fatto un incidente e Nialler era con lui..” disse Zayn, alternando ad ogni frase un singhiozzo. Non trovai il coraggio di rispondere. Sentire il mio amico piangere come un bambino mi aveva del tutto privato di ogni forza. “Oh, Lou, ti prego..vieni all’ospedale...è il St. Peter a Kensington”.
Piangevo anche io. Le spalle che sussultavano ad ogni singhiozzo, Harry che non capiva nulla di ciò che stava succedendo, Zayn che tirava su con il naso e tanta, tanta paura. “Arriviamo, Zay” conclusi prima di chiudere il telefono e mettermi la testa tra le mani.
“Lou? Che cosa ha detto?” mi chiese Harry toccandomi la spalla. I suoi occhi divennero ancora più incuriositi quando iniziai a lamentarmi, alternando singhiozzi a sillabe sconnesse. Non ci credevo. Nialler, il mio Nialler, con la vita appesa ad un filo per un maledetto incidente. No, non mi ero mai sentito più unito alla vita di quel momento. Non ero neppure in grado di spiegare al mio ragazzo cosa fosse accaduto. “Con calma. Respira” mi rassicurò lui, con un sorriso appena accennato. Feci come disse: un respiro profondo e con la voce spezzata per il pianto gli spiegai tutto: “Niall. È in ospedale. Ieri ha fatto un incidente ed ora no-non è certo se..”. Mi interruppi dando sfogo alle lacrime che uscirono non appena fecero lo stesso quelle parole dalla mia bocca. Lui mi osservava, stranito: era comprensibile, visto che non mi aveva mai visto crollare in quel modo. Mi asciugava le lacrime che cadevano come cascate sul mi viso arrossato e contratto in un’espressione di dolore. Sentivo la sua mano toccarmi delicatamente e cercare di lenire quella sofferenza improvvisa e del tutto inaspettata. “Andiamo in ospedale” se ne uscì ad un certo punto, balzando in piedi con aria trionfante. Era l’idea migliore ed era anche quello che avevo detto a Zayn pochi minuti prima. Ma poi la razionalità tornò a farsi sentire: come ci saremmo arrivati? I mezzi pubblici erano troppo lenti ed avremmo impiegato un’eternità. Chiamare Liam per un passaggio mi sembrava da matti: non avrebbe lasciato da solo Zayn in ospedale. E allora? Come avrei fatto?. L’ultima cosa che volevo in quel momento era rimanere in casa mentre il mio migliore amico era steso su un letto con dei tubi in gola, che combatteva incessantemente contro la morte. Sicuramente non si sarebbe accorto della mia presenza, ma io voleva andare. Volevo offrire una spalla in più su cui piangere a Liam e Zayn, rendermi conto di persona i danni che erano stati causati al mio Nialler. Le mie ginocchia erano lungi dall’essere forti: le sentivo tremare nonostante fossi seduto e sapevo che se mi fossi alzato all’improvviso sarei caduto per terra. “Come facciamo ad arrivarci?” chiesi mentre sentivo la disperazione farsi sempre più prepotente. Harry camminava avanti e indietro davanti a me, grattandosi nervosamente la testa. Io lo seguivo con lo sguardo, speranzoso che trovasse una qualsiasi soluzione.
“Bè, a piedi o con un autobus ci metteremo parecchio. In più è anche l’ora di punta e sulle metropolitane ci saranno folle di lavoratori che tornano a casa..” fece con la fronte aggrottata. Lo stesso identico ragionamento che avevo già fatto io poco prima.
“E allora? Che facciamo?” reclamai nuovamente, ormai perdendo tutte le speranze nel trovare un modo per raggiungere quel cazzo di ospedale nel minor tempo possibile. Ad un certo momento, Harry ebbe come un’apparizione.
“Lou, c’è una macchina disponibile?” mi chiese con gli occhi verdi illuminati di nuova luce.
“Ehm, si, mamma ha usato quella di mio fratello per andare al supermercato” gli risposi facendo mente locale: “quindi la sua è in giardino” conclusi.
“Bene..” lo sentii borbottare impegnato a fare delle congetture strategiche. Ma appena mi chiese se fosse stata disponibile un’auto, iniziai a temere il peggio.
“Harry, che cosa hai intenzione di fare?” domandai nervosamente, sperando che la risposta non fosse quella che temevo.
“Prendiamo l’auto di tua madre ed andiamo” disse lui con ovvietà, come se prendere un veicolo senza permesso per lui fosse la normalità. Tra l’altro, nessuno di noi due possedeva la licenza per guidarla.
“Haz, non se ne parla nemmeno..” tentai di dissuaderlo, nonostante ciò che aveva proposto sembrasse essere di gran lunga la cosa migliore.
“Lou, vuoi andare in ospedale, si o no?” chiese bloccandosi improvvisamente dalla sua camminata nervosa.
“Si, ma non ho la patente..” risposi tremolando leggermente.
“Io so guidare, però” mi rimbeccò Harry, incrociando le braccia.
“Ma nemmeno tu hai la patente!” esclamai, tentando di farlo ragionare in modo reale.
“E allora? Non avere la patente non significa che non io sia in grado di guidare”  replicò come se stesse dimostrando che due più due fa quattro ad un gruppo di idioti.
“Harry, ti prego. Ci manca solo che ti mettano dentro per una cazzata del genere” dissi, ormai quasi sull’orlo di una crisi isterica.
Poi, mi fece alzare e mi posò le mani sulle spalle, guardandomi dritto negli occhi. “Lou, ascoltami bene. Lo sai che ti amo e che non farei nulla che potrebbe ferirti. Fidati di me, ok?” sussurrò serio, così serio da farmi sciogliere il cuore.
Mi convinsi. Dopotutto, peggio di quello non poteva andare e: “le chiavi di scorta sono al piano di sotto. Andiamo.” Dissi passandomi una mano sulla fronte.
“Tranquillo, passeremo da una strada poco trafficata. Non ci vedrà nessuno” sorrise il mio ragazzo abbracciandomi forte per farmi sentire ancora più calmo.
“Hazza?” lo chiamai all’improvviso.
“Mmh?” fece lui, prima di baciarmi la fronte.
“Grazie. Ti amo” gli dissi a bassa voce, temendo che i muri potessero sentirci ed essere gelosi di quello che io provavo per quel ragazzo.
 
 
Pochi minuti dopo, eravamo in auto, io teso come un pezzo di legno, e lui che sembrava padroneggiare la situazione molto bene.
“Da Niall ci arriveremo. Fosse l’ultima cosa che faccio” esclamò prima di ingranare la marcia e partire.
 
 
 
 
Liam:
“Ancora è tutto stazionario. Non ci sono stati cambiamenti significativi.”
Quella frase l’avevo sentita almeno cinque volte nell’arco di un’ora: Niall era stabile, non migliorava e nemmeno peggiorava. Il medico ci aveva spiegato che non sapevano cosa sarebbe accaduto al suo risveglio, se mai questo fosse avvenuto.
Ci disse anche che c’erano buone probabilità che Niall sarebbe rimasto offeso per tutta la vita. Ed ogni volta che una qualsiasi persona con un camice usciva dalla stanza del reparto di rianimazione dove era ricoverato il mio amico, avevo un tuffo al cuore. Temevo che potessero darci notizie brutte, così come avevo la speranza di sentire: “Tranquilli, il vostro amico sta bene”.
Sua madre era in quella stanza ormai da ore. Non aveva né mangiato né bevuto nulla. Quando ci chiamò per informarci dell’accaduto, la signora Horan non piangeva. Forse non si era resa conto di ciò che era accaduto o semplicemente non esistevano lacrime per esprimere il suo dolore.
Zayn al mio fianco aveva lo sguardo vago, acquoso, come di chi non prova altre emozioni se non la sfiducia nella vita. Discretamente, gli accarezzavo la mano, per fargli sentire che io c’ero, che non l’avevo abbandonato. Aveva fumato già dieci sigarette da quando eravamo arrivati in quella corsia di ospedale che odorava di alcol, dove passavano decine di infermiere che trasportavano barelle e carrelli pieni di medicine. Lo avevo visto cadere in ginocchio, piangere con la bocca spalancata per il dolore: io ero testimone della sua parte più fragile venuta fuori in circostanze orrende.
“Liam?” mi chiamò ad un tratto, voltandosi dalla mia parte e scoprendo le occhiaie nere che gli contornavano gli occhi.
“Che c’è?” domandai accennando un mezzo sorriso, quasi come se volessi sdrammatizzare una tragedia.
“Ce la farà?” mi chiese con aria tanto disperata quanto speranzosa.
“Si, ce la farà. Lo farà per noi, perché deve farci da testimone quando ci sposeremo, ricordi?” ironizzai con l’intento di strappargli un ghigno, un minimo segno che gli ricordasse di essere vivo.
La sola cosa che ottenni fu un sospiro, rumoroso. Si, Nialler ce l’avrebbe fatta. Sarebbe tornato ad essere il nostro amico. Quello che mangiava senza ingrassare, che amava scherzare e che soprattutto amava noi, i suoi migliori amici
 
 
 
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Ma ciao <3
Avete temuto una mia morte,eh?
Si, in effetti sono scomparsa per un po’ (prendetevela con gli esami -.-)
E sono tornata con questo capitolo un pochino alternativo. Che ne pensate?

Baci e alla prossima <3

  
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