Silenzio spezzato
I |
l buio regnava oltre quella
porta. Alice era in grado di scorgere solo alcune ombre, che riusciva
parzialmente ad illuminare grazie alla flebile luce del lumino. Avanzò di
qualche passo, e tastò con la punta delle dita la corteccia dell’albero più
vicino. Era ruvida, eppure la ragazza fu pervasa da una piacevole sensazione.
Prese a respirare a pieni polmoni, all’interno dei quali filtrava ossigeno
purissimo. Riusciva ad avvertire odori mai provati prima, e Alice si sentì libera
davvero. Si tolse le scarpe e sentì l’erba punzecchiare piacevolmente i piedi
nudi. Per Blu invece era diverso, perché il gatto veniva “da fuori”, non aveva
vissuto sempre segregato in quella camera, anche se non rivedeva quel mondo da
anni ormai.
“Blu, andiamo” ordinò Alice, una
volta essersi rimessa le scarpe. Il fedele animale eseguì gli ordini, e i due
presero a camminare senza conoscere la loro destinazione.
Nonostante questo, padrona e
animale riuscirono in poco tempo a giungere in città. Si sentivano schiamazzi
in sottofondo, ma Alice non vedeva altro che desolazione. Ogni finestra era
chiusa, così come le porte. Sembrava non esserci anima viva, eppure quel
silenzio era rotto da un leggero vocio che la ragazza non riusciva a
rintracciare.
“Blu” sospirò Alice accorgendosi
di aver perso di vista il gatto.
“Blu!” esclamò nuovamente, sempre
senza superare il tono del parlato. E poi un miagolio.
“Mi hai spaventato!” lo riproverò
lei, aspettando inutilmente che si avvicinasse. La padrona gli fece cenno di tornare,
ma il gatto si ficcò nuovamente nell’angolo da cui era sbucato. Alice si
avvicinò, e fece in tempo a vedere Blu sparire in quel lungo e stretto
corridoio. I due edifici che formavano l’angusto passaggio erano vicinissimi
l’un l’altro, e se Alice non fosse stata davvero magra, non sarebbe mai
riuscita a passare. Nonostante questa sua caratteristica, la ragazza incontrò
ugualmente qualche difficoltà, tant’è che giunta a metà tragitto si sentì
mancare il fiato. Si pentì di essere fuggita, iniziò a respirare più velocemente,
ma le mura impedivano ai polmoni di gonfiarsi a pieno. E l’ansia aumentava, e
una singola lacrima le scivolò dal suo occhio blu. Poi sentì un rumore che la
fece tornare lucida. Era ancora viva, anzi, lo era per la prima volta. Alice
realizzò allora che un passaggio stretto non potesse impedirle di assaporare la
sua libertà, così risucchiò lo stomaco il più possibile e continuò ad avanzare,
passo dopo passo. L’ultimo mezzo metro lo superò con un repentino balzo, e la
giovane finì a terra, così come gli occhiali. Guardava il suolo, che sembrava
brillare di rosso. Strisciò verso le lenti, le inforcò e si rialzò. E rimase
esterrefatta da ciò che vide.
Avevo detto che avrei scritto di
più, in parte è vero, perché l’ho fatto, ma non era quello che avevo in mente… Ma stavolta perché mi sono organizzato il lavoro, e
dal prossimo capitolo ci sarà una differenza abissale…
Quindi, preparatevi!