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Autore: Phoenixstein    25/06/2013    2 recensioni
Ian cercò di mantenersi lucido. Si chiese che razza di idiota si mettesse a rapinare un poveraccio come il signor Gutierrez che tirava a malapena avanti e non dava mai fastidio a nessuno. Mentre l’anziano tirava fuori alla rinfusa le banconote e le sigarette, il rosso con le mani alzate non distoglieva lo sguardo da quello elettrico del delinquente. Dietro la gomma scadente plasmata in qualche fabbrica cinese, due occhi freddi, lucenti, saettavano su di lui.
/// GALLAVICH WEEK - Day 3: DIFFERENT BEGINNINGS /// aka "di mezzo ci son sempre pistole"
Genere: Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Gallavich Week - Giugno 2013'
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Gallavich Week. Day 3 (June 25th) - Different beginnings

(Slight AUs where Ian and Mickey either met or get together in a different way than shown in the show. No crossovers allowed).

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 Aloha!

Siamo tutti d'accordo che il tema di oggi era forse quello più difficile?

Ecco, e infatti con Ceci non siamo riuscite a trovare una canzone adatta :(

MA (c'è sempre un "ma"), a fine storia troverete un bonus ahahah

 

 

 

 

Cocksucker

 

 

 

Luglio era alle porte. Nella piccola tabaccheria Smokeila faceva abbastanza caldo da essere assolutamente necessaria la presenza di un ventilatore. Purtroppo il climatizzatore sarebbe stato un lusso che al momento il vecchio signor Gutierrez non poteva permettersi, e restava il fatto che lì dentro quasi non si respirava e rischiava di restarci secco. Certo, il fatto che l’ambiente fosse anche poco illuminato aumentava il senso di claustrofobia. Ian Gallagher aveva promesso al proprietario, in cambio di tabacco e cartine, che gli avrebbe prestato un ventilatore e riparato la finestrella in alto che si era bloccata, ovviamente chiusa.

L’affare era sembrato al signor Gutierrez piuttosto accettabile. Quel ragazzo aveva catturato la sua simpatia fin dal primo momento. Si assicurò solo che il compenso in natura non superasse certi limiti: «Non più di cinque buste di tabacco, rosso!»

Fortuna? Destino? Fatalità? Qualcosa, diciamo qualcosa, volle che i piani non filassero liscio come dovuto…

Proprio mentre Ian stava attraversando la strada con la visuale semi-coperta dalle pale bianche del ventilatore, un tizio con una assurda maschera di gomma fece irruzione nel negozio. Il giovane Gallagher, in un impeto di coraggio che sperava di portare nell’esercito, abbandonò il ventilatore sul marciapiede e si parò alle spalle del rapinatore. «Ehi, amico…» esordì, senza un piano prestabilito. Oh, dannata mania di improvvisazione!

Quello si voltò mostrando un variopinto volto da clown, grottesco e spaventoso, e gli puntò contro una Colt 2000, proprio sotto il naso. «Svuota la cassa e dammi due stecche di Marlboro Rosse, svelto.» abbaiò poi, rivolgendosi al proprietario che tremava dietro il bancone. Quasi settant’anni di pelle palliduccia che a veder del sangue gli sarebbe venuto un infarto.

Ian cercò di mantenersi lucido. Si chiese che razza di idiota si mettesse a rapinare un poveraccio come il signor Gutierrez che tirava a malapena avanti e non dava mai fastidio a nessuno. Mentre l’anziano tirava fuori alla rinfusa le banconote e le sigarette, il rosso con le mani alzate non distoglieva lo sguardo da quello elettrico del delinquente. Dietro la gomma scadente plasmata in qualche fabbrica cinese, due occhi freddi, lucenti, saettavano su di lui. Erano azzurri, tendevano al grigio, lasciavano trapelare agitazione e… e…?

Ian decise che non gli avrebbe permesso di farla franca. No, il signor Gutierrez non meritava un affronto del genere. L’adrenalina fece dimenticare al giovane Gallagher che aveva una pistola puntata in faccia e, approfittando di un momento in cui lo sguardo del rapinatore si era spostato rapidamente sul bancone, gli tese uno sgambetto. Non fosse mai che il trucco più vecchio del mondo funzionasse? Macchè. Il tizio mascherato barcollò solo un istante ma rimase in piedi e stavolta, ringhiando per la rabbia, premette la canna della pistola proprio contro la cassa toracica di Ian. «Bello scherzo. Vuoi morire oggi, testa di cazzo?»

Il malcapitato Gallagher vide quegli occhi stringersi, ridursi a due fessure annerite dall’irritazione, e questo lo fece rabbrividire. Fra l’altro il timbro di quella voce non gli suonava del tutto sconosciuto… Cercò di fare mente locale, per quanto un’arma che premeva con insistenza sullo sterno e una minaccia incattivita glielo consentissero. Temeva che il palpito irragionevole del suo cuore si propagasse per qualche stramba legge fisica attraverso la canna della pistola e arrivasse dritto al braccio del rapinatore. Non voleva fare la figura del poppante, ma la situazione era senza dubbio poco piacevole. Il delinquente indietreggiò in fretta verso il signor Gutierrez per appropriarsi del suo bottino senza distogliere l’attenzione da Ian che si era divertito a fare il paladino della giustizia. «Arrivederci, succhiacazzi!» ghignò, sventolando la busta con l’esigua refurtiva.

Succhiacazzi. Il tempo di ripetersi in testa il colorito epiteto e Ian si lanciò all’inseguimento dello sconosciuto. Succhiacazzi. Quasi sempre, quelli che dicono succhiacazzi ad altri sono i primi ad esserlo… Preso di spalle, il tipo mascherato rovinò a terra e il rosso su di lui eliminò il pericolo della pistola strappandogliela di mano e gettandola lontano. La Colt roteò sul marciapiede mentre i due lottavano come se ne dipendesse della loro vita. Ansimavano e si aggrappavano alla pelle dell’altro come se volessero strapparla via. Fra un graffio e un pugno, fra un ringhio e un “figlio di puttana”, la faccia di clown saltò via. L’elastico la teneva ancora legata al collo sudato ma ora i lineamenti di Mickey Milkovich erano scoperti.

“Porca puttana, Mickey Milkovich.” pensò Ian, panico alle stelle, ormai convinto di aver firmato la propria condanna. Rimase ancora per qualche secondo a cavalcioni di quell’avanzo di galera. Lo vedeva con le sue labbra belle, carnose, dischiuse e bagnate e con il petto ansante per lo sforzo e la frustrazione di essersi fatto fregare. Gli occhi. Oh, degli occhi non c’era nemmeno da parlarne. Una furia distruttiva intrappolata dentro, ecco cos’avevano. C’era qualcosa in lui… Ian si convinse di essere un coglione senza rimedio perché i suoi muscoli non accennavano a muoversi e liberare il corpo dell’altro. Non volevano. Ma si costrinse a farlo, prima che il ragazzo più pericoloso del suo quartiere si accorgesse dell’erezione che gli stava praticamente sbattendo in faccia. Nello sciogliere quel loro azzardato avvinghiamento, Ian sentì… No, non era possibile. Si disse “Sto impazzendo. Sono pazzo”. Era un visionario o quello che aveva sentito era reale? Il pacco di Mickey Milkovich che aveva malaugaratamente strusciato con la coscia era...? Cioè, sul serio? Non ebbe nemmeno il tempo di domandarselo che quello si rimise in piedi, si calò la maschera sul viso, raccolse refurtiva e pistola e sibilò: «Ian Gallagher, sei un uomo morto.»

“Merda merda merda. Come diavolo fa a sapere il mio nome?” Il rosso ebbe lo scottante presentimento di essersi cacciato in guai seri…

O forse no?

Nel frattempo, in mezzo a quel trambusto, qualcuno s’era anche fottuto il ventilatore.

 

 

 

 

 

 

Nota:

Non so se sono riuscita a chiarirlo ma ad un certo punto... avete presente quando Ian va a prendere la pistola da Mickey, fanno a botte e finiscono con Mickey che ha il cavallo dei pantaloni in faccia ad Ian? Invertite et voilà!

ah, comunque, il bonus (che io ADORO asdjhgjrhtykejruiasn) è questo:

hey i just met you

and this is craaaaaaaazy

but here's my fan

so shot me maybe

Credits to Ceci (che ha un sacco di pazienza con me questa settimana)

 

 

 

-Phoenixstein
   
 
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