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Autore: Felem    25/06/2013    7 recensioni
Londra, 1807 (Preso dal secondo capitolo).
Elizabeth accennò un lieve inchino, mantenendo gli occhi scuri puntati su di lui, in segno di sfida. David le cinse le spalle con il braccio destro e disse fiero al cugino.
- Lei è Liza, ha diciott'anni, ne dimostra appena quindici?
Elizabeth rimase seria, mentre l'ufficiale avanzò sorridendole.
- Suppongo Liza, sia l'abbreviazione di Elizabeth, lo preferisco per intero - disse per poi aggiungere con tono suadente - Ritengo non andiate fiera del fatto che sembriate più giovane. Fidatevi di me, è la cosa che più mi affascina in una donna.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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                                                                                    Capitolo VII  "Soldatini di piombo"





Il mare.

Elizabeth non lo aveva mai visto ed era emozionata all'idea di dover per la prima volta aver a che fare con una tale immensità.
La carrozza correva lungo la costa e lei sporgeva la testa fuori.

"Siete una donna incosciente."

Il profumo marino le accarezzava il volto ed assieme a lei, nella carrozza v'erano Mary, Anne, Catherine e la signora Lodge. Gli uomini cavalcavano fieri i propri destrieri, Elizabeth avrebbe tanto voluto fare lo stesso.

Catherine, con la sua chioma rossa, guardava fuori dalla carrozza. Jonathan a tratti si accostava a quest'ultima, mandandole un bacio portandosi il palmo della mano alla bocca sottile. Liza provò invidia e ribrezzo, allo stesso tempo, per la felicità che i due irradiavano. Mary continuava a studiare attenta, i gesti di Elizabeth, che non si curava tanto delle attenzioni della sorella. Anne, invece, vestita di pizzi e merletti come al solito, conversava con la signora Lodge. Elizabeth continuava ad osservare il paesaggio, lei osservava tutto ciò che la circondava, lo faceva sempre. La distesa di alberi, d'improvviso, fu sostituita dalla vastissima quantità di acqua blu, che contornava le coste inglesi.
Liza rimase a bocca aperta e per lo stupore si affacciò di scatto al di fuori della carrozza, con tutto il busto, ancora una volta.
Osservava la vastità di quel panorama, nulla prima d'ora l'aveva affascinata in una simile maniera. Si sporse, mentre sentiva le mani delle altre passeggere tirarle la gonna, si sporse troppo e rischiò di cadere, ancora una volta.
Si sporse troppo in avanti e quando fu sul punto di cadere, delle braccia forti la trattennero per il busto, Elizabeth alzò il capo cercando il volto di chi l'aveva salvata dalla propria imprudenza. Fu così che la vastità del mare, fu sostituita da quella degli occhi di Adam, che a cavallo la sorreggeva per le spalle.

"Siete un uomo pericoloso."

Non aveva cercato di ucciderla o di umiliarla con le sue maniere da villano. Non questa volta.
Elizabeth ritornò nella carrozza, che finalmente si fermò in un punto erboso, vicino la sabbia, non molto distante. Anne, come al solito, si lanciò al di fuori di essa, portandosi dietro la povera madre che faticava a seguirla ovunque. Catherine fu accompagnata al di fuori del veicolo da Adam e David e quanto Elizabeth fu, anch'essa, sul punto di scendere, una mano la trattenne per la gonna. Mary la fece nuovamente sedere ed una volta accertatasi che la famiglia si fosse allontanata dalla carrozza, chiuse gli sportelli e fissò attentamente Elizabeth, che la guardava perplessa.

- Dobbiamo parlare, Elizabeth.- Mary non la chiamava mai per nome e, quando lo faceva, l'argomento della conversazione era sempre serio.

Una volta appurato il fatto che Mary le stesse per dare una cattiva notizia, Liza decise di rimanere in silenzio, limitandosi ad annuire.

- La festa, l'altra sera, ricordi? Mi dispiace ricordarti cosa è successo...- Mary fu bruscamente interrotta da Elizabeth.

- So perfettamente cosa è successo, l'euforia del momento mi ha inebetita, è ciò mi ha spinto a danzare tanto sfacciatamente con l'ufficiale. Ti chiedo scusa.

- Liza, non devi chiedermi scusa, devo solo domandarti di "reprimere" un poco i tuoi istinti. Gli invitati erano scandalizzati, non avete rispettato le distanze e l'anziana signora Cooper era in procinto di denunciare entrambi per atti osceni in luogo pubblico. Capisci la gravità della situazione? Ti ho sempre reputato una ragazza intelligente, allora cos'è che ti ha spinta a comportarti in quel modo?

- Non lo so.

- Ti credo, è normale alle volte non saperlo. Elizabeth - di nuovo quel maledetto nome pronunciato da una così dolce donna - dimmi la verità. Cosa c'è tra te ed Adam? Giuro che non ne farò parola con nessuno.

- Assolutamente nulla, Mary! Quell'uomo mi disgusta. Mi ha promesso che dopo un ballo, non mi avrebbe mai più infastidita con la sua prepotenza. Gli ho concesso un ballo e lui ha mantenuto la sua parola.

Elizabeth divenne improvvisamente nervosa, sudava freddo e non riusciva ad incontrare lo sguardo ingenuo della sorella maggiore.

- Eppure vi allontanate sempre insieme, ogni volta che lo nomino sei accaldata o divieni rossa.

- Ripeto- disse un'ultima volta Liza prima di scendere con forza dalla carrozza - quell'uomo mi disgusta.

Si tolse le scarpe e si diresse con grazia verso la distesa blu che la precedeva. Catherine si dispose all'ombra sotto un ombrellino, che le reggeva Jonathan. Mary passeggiava col marito lungo la spiaggia bianca, che Anne carezzava con ammirazione. Il signor e la signora Lodge conversavano tra di loro della bellezza del mare e Liza si teneva lontana da quell'immensità meravigliosa eppure così pericolosa. La guardava ipnotizzata.

- Mi reco più in là, vorrei fare due passi da sola, spero non vi dispiaccia.- Disse Elizabeth alla famiglia, non vedeva l'ufficiale nei paraggi. Ciò la preoccupava e la sollevava allo stesso tempo.

Ora Liza era sola a camminare per la spiaggia, con il suo vestito color cielo. Esso era così leggero che ad Elizabeth pareva d'esser nuda. Dei violenti cavalloni s'infrangevano lungo gli scogli ed il rumore delle onde cullava i pensieri della giovane. Elizabeth si guardò intorno, assicurandosi non ci fosse nessuno nei paraggi ed osò immergere un piede nell'acqua salata. Era fredda, terribilmente fredda. Ritirò immediatamente il piede infreddolito, per poi ritentare immergendolo nuovamente. Sotto la pianta del piede avvertiva la sabbia bagnata, che pian piano rendeva accettabile la temperatura dell'acqua marina. Passo dopo passo giunse a bagnarsi fino alla vita. Si sentiva nuda, dal momento che il sottile velo che costituiva il vestito le aderiva al corpo, facendo trasparire le forme acerbe di Elizabeth.
Non sapeva nuotare.

- Vi andrebbe di nuotare?- Così le aveva urlato una voce alle sue spalle. "Maledizione! Possibile che il fato fosse contro di lei? Ogni singola volta che credeva d'esser sola, nei momenti più imbarazzanti, spuntava dal nulla l'odiosa figura dell'ufficiale, pronto ad umiliarla."

- No, grazie. Sto bene così.- Rispose Elizabeth incrociando le braccia al petto.

- Me lo dovete, dopo che vi ho salvata.- Le rispose Adam, levandosi le scarpe ed immergendosi fino al ginocchio.

- Un altro passo e sarete costretto a buttarli.- Elizabeth indicò i pantaloni di lino dell'ufficiale.

- Se preferite, li levo.- Puntualizzò lui, facendo arrossire la ragazza.

Adam si sfilò la camicia bianca, lasciando scoperto il torace perfetto. Un Michelangelo.
Elizabeth continuava a guardarlo deglutendo più volte, con scarsi risultati. L'ufficiale si avvicinò all'esile figura di Liza schizzandola con l'acqua salata.

- Cosa fate? Siete impazzito?- Domandò Elizabeth, per poi rispondere alla provocazione, agitando le mani nell'acqua e bagnando il povero ragazzo.

- Allora, nuotate?

- Io..Io non sono capace.- Ammise Liza mordendosi il labbro inferiore.
 
Adam le cinse i fianchi con il braccio, sollevandola dalla distesa d'acqua e disponendola a pancia in sotto, in modo tale che potesse galleggiare. Portò le braccia di lei intorno al proprio collo, l'acqua giungeva alle spalle di entrambi. Liza iniziò istintivamente a muovere le gambe e fu lì che si accorse di stare nuotando, aggrappata al collo di lui.
Nuotava, senza affogare, mentre era nel mare degli occhi di lui che si perdeva. L'
immensità dei suoi occhi, meravigliosa eppure così pericolosa. Lo guardava ipnotizzata.

- Non siete così tanto male.- Le disse lui, ridendo. Con una dolcezza, mai mostrata prima d'ora.

Liza gli sorrise anche lei.

- Torniamo a riva?- Non voleva affogare nel mare degli occhi di lui. Voleva salvarsi.

I due tornarono sulla sabbia, dove si sdraiarono, lasciando che i loro corpi fossero riscaldati dai raggi del sole cocente.

- Vi darò altre lezioni.

Elizabeth non disse nulla, si lasciò trasportare dal rumore delle onde.

Si alzò dalla sabbia umida e si diresse di fretta e furia dal resto della combriccola, sperando che nessuno notasse l'assenza di Adam, che in qualche modo potesse essere ricondotta a lei. Lì si accovacciò vicino a Mary, che la osservava dubbiosa. Quello sguardo indagatore, rivoltole dalla persona che più amava al mondo, la ferì più di ogni altra cosa.
La voce debole di Catherine interruppe improvvisamente quella connessione che si era creata tra lo sguardo di Mary e la delusione di Elizabeth nel vedere la sorella così diffidente.

- Elizabeth, siete completamente bagnata.- Le disse sorridendo la ragazza.

A Liza piaceva Catherine, possedeva un fascino ed una delicatezza, priva nelle maniere del fratello. Scoppiò a ridere.

- Oh, scusatemi. E' la prima volta che vedo il mare, ho cercato di..- rivolse uno sguardo incerto alla sorella maggiore - reprimere i miei istinti, ma è stato più forte di me.

- Vi invidio terribilmente. Se solo la mia fisionomia mi permettesse di abbandonarmi ai miei istinti primordiali, lo farei. Non capisco cosa vi ha spinto a fermarvi.

Il discorso si faceva interessante, tutti i presenti notarono l'affinità che cresceva tra le due. Elizabeth si avvicinò a Catherine, accomodandosi sulla sabbia vicino a lei.

- La ragione.

Adam in quel momento giunse e parve stupito nel vedere la sorella conversare con Liza.

- Fatemi il piacere. Davvero parlate di ragione in vacanza?

- Lo reputo l'unico modo per non correre rischi.- Disse Elizabeth divenendo seria ed ignorando il fatto che lì assieme a loro fossero presenti altre persone.

Anche Catherine pareva esserselo dimenticato.

- Lo reputate un modo per non correre rischi, non per essere felici.

- Cosa intendete?

- Elizabeth, supponiamo voi vi trovaste di fronte a due piatti: il vostro pasto preferito ed un cesto di frutta.- Disse Catherine prendendo in mano una mela, che le fu porta da Jonathan, lui la guardava rapito - Adesso, la ragione vi imporrebbe di scegliere la mela, perchè più salutare.- Continuò mostrandole il frutto rosso - L'istinto, la vostra parte più vera, vi suggerirebbe di gustarvi il vostro piatto preferito - Rivolse una breve occhiata a Jon, fugace, ma che Liza colse ugualmente - perchè più soddisfacente.

Catherine la fissava con gli occhi di ghiaccio.

- Ditemi Liza, voi cosa scegliete?
 
I presenti la fissavano a bocca aperta, Adam la guardava sperando in una risposta inversa di quella che Elizabeth diede.

- In tutta la mia vita, poche volte mi sono abbandonata agli istinti primordiali - guardò a lungo l'ufficiale, voleva che lui se ne accorgesse, che la sentisse - e mai mi hanno resa felice.

Si accarezzò il vestito bagnato, sorridendo.

- Mangiare una mela, celerebbe più soddisfazioni di quanto crediate.

Cahterine guardò attentamente il frutto, prima di lanciarlo ad Elizabeth, che lo colse al volo.

- E ragione sia!

Mordendo la mela rossa come il suo viso in quell'istante, Elizabeth e le donne lì presenti, ritornarono in carrozza.
Liza vedeva il sole sposare il mare, il crepuscolo, in quello spettacolo di colori e fuochi estivi. Il tremitio del disco purpureo riflesso sull'acqua salata l'estasiava. Pian piano sentiva le palpebre cederle, mentre gli altri passeggeri dormivano beatamente, cullati dai movimenti regolari della carrozza. Liza stringeva il frutto rosso tra le mani e quando gli occhi le si chiusero, gli arti cedettero e la mela lucida fu sul punto di cadere dalle sue mani delicate, una scossa la fece sobbalzare. La carrozza era ferma, tutti i presenti con lei nell'abitacolo si stropicciavano gli occhi, risvegliati violentemente da un sonno tranquillo. Gli uomini, essi a cavallo, si avvicinarono alla carrozza con volti cupi ed arrossati, un guasto alle ruote aveva fermato la corsa. Anne emise un urletto soffocato, piagnucolando come sempre, scese scocciata come non mai dal veicolo; Mary, mantenendo la sua tranquillità si diresse verso David, che con un gesto elegante la fece salire sul destriero pezzato che cavalcava, lei si accomodò dietro di lui; Jonathan pose con una tale destrezza, l'affezionata Catherine sul cavallo argenteo, davanti a lui, così per farla sentire protetta. Elizabeth scese anche lei, in tempo per vedere i propri genitori montare a cavallo ed Anne inciampare maldestramente sul proprio vestito. Il piccolo Robert, assonnato, tirò il vestito di Liza che gli accarezzò il capo e risero così tanto assieme nel vedere la povera Anne dimenarsi a terra. L'ufficiale scese prontamente dal suo cavallo bianco, avvicinandosi con aria preoccupata alla svampita Anne, che lo guardava, protraendo il labbro inferiore in avanti, con gli occhi lucidi. Elizabeth non riusciva a trattenere le risate, ma era come frustrata nel vedere Adam accarezzare il capo della sorella, con aria tutt'altro che sensuale, ma con una dolcezza incredibile. L'ufficiale l'aiutò ad alzarsi e fulminò Elizabeth con lo sguardo, fece salire Anne dietro di lui, sul cavallo bianco.

- Liza, porta tuo fratello. Sei l'unica ragazza a saper cavalcare in famiglia!- Le aveva detto il signor Lodge.

Elizabeth obbedì e montò sul mulo che trascinava la carrozza, ormai andata e destinata all'abbandono. Il piccolo Rob da dietro, le cingeva il grembo con le braccia minute ed affondava il capo nella schiena di lei. Era una scena a dir poco squallida, vedere la povera Liza cavalcare quel mulo assieme al fratello e a seguire, le coppie di giovani che montavano destrieri di razza pura. A guidare il gruppo c'erano David e Mary, quella poteva ritenersi soddisfatta nel vedere Elizabeth lontana dall'ufficiale. Quest'ultimo cavalcava, mantenendo la sua compostezza, il cavallo bianco dal pelo lucido come una perla e, dietro di lui, la dolce Anne, che posava il capo tra le sue scapole, chiudendo gli occhi. I riccioli di lei, divenuti ancor più biondi dopo una giornata sotto il sole cocente, si adattavano perfettamente all'incarnato ed ai colori di lui. Elizabeth non poteva fare a meno di fissarli, di osservare i loro movimenti. Adam a tratti ruotava il capo in modo tale da poter vedere Anne e sorrideva compiaciuto, nessun sorriso malizioso o sguardo suadente sul suo volto, solo una dolcezza tipica di un vero e proprio Gentleman.
Elizabeth ancora ricordava le parole di Mary, che pareva saperla lunga.


"Adam alle volte sa essere davvero testardo, come te del resto, ma fidati se ti dico che è un gentiluomo."

Perchè allora con lei era un villano?


Liza continuava a stringere il frutto rosso tra le mani, cavalcando il piccolo mulo, allo stremo delle forze. Verso metà del viaggio la povera bestia cedette e si fermò, rifiutandosi di andare avanti. Calava la sera ed il clima era fresco ed accettabile. Elizabeth era paonazza e continuava a spronare il mulo, maledicendolo ogni singola volta, i capelli in disordine fungevano da orribile contorno a quello che già era il suo aspetto in quel momento. Dopo vari tentativi, si limitò a posare il capo tra le orecchie della bestia ed emettere un lamento, mentre Robert accarezzava l'animale. Era bagnata, stanca ed arrabbiata. Non sapeva bene per cosa, ma quel sentimento a lei sconosciuto, risiedeva nel suo cuore e nulla avrebbe potuto allontanarlo così facilmente. A circa trenta metri da lei, riusciva ancora ad intravedere l'ufficiale, che improvvisamente cambiò direzione. Galoppava verso di lei.
Elizabeth avvertì una mano sfiorarle la spalla e subito alzò il capo con il volto interamente arrossato.

- Quindi sareste voi l'unica ragazza a saper cavalcare? - Chiese ironicamente Adam, una volta sceso da cavallo.

Anne era assonnata ed accarezzava il morbido pelo del cavallo bianco, chiudendo gli occhi ed abbandonandosi ad un sonno che prima o poi l'avrebbe colta. L'ufficiale si diresse verso Elizabeth prendendole le mani tra le sue. Liza fu come scossa da quel gesto e sentì quel sentimento che prima sostava nel suo cuore poco a poco allontanarsi. Non poté fare a meno di sorridere.

Cosa le prendeva?

Il suo sorriso fu interrotto dallo sguardo compiaciuto e dai movimenti freddi di Adam. Sapeva di avere un tale effetto su di lei. Che le aprì delicatamente le mani, prendendole la mela.

- E' stanco, sopportarvi è difficile.- Questa affermazione la lasciò basita. Andando contro ogni sua aspettativa, la ferì.

Adam diede la mela al mulo che dopo essersi nutrito e riposato, ricominciò a camminare. Elizabeth si toccava i capelli, nel tentativo di sistemarseli, il viso paonazzo era tornato ad essere pallido, come al solito, e le mani esili stringevano fino a far diventare le nocche bianche, le redini della bestia. Robert aveva ceduto al sonno ed era totalmente adagiato sulla schiena di Liza. Poco dopo scorsero in lontananza la villa ed Elizabeth ed Adam furono gli ultimi a dover riporre i propri "destrieri".
La stalla era enorme, travi di legno formavano il tetto della struttura e del fieno disposto ordinatamente era situato sul lato destro dello spazio. Tutti gli altri cavalli si riposavano accanto alle mangiatoie, privi finalmente della sella. Adam legava il suo cavallo bianco, accarezzandolo come fosse stato suo figlio, mentre Elizabeth aveva appena terminato di sbrigliare il suo "mulo da corsa".

- Lasciate che io vi aiuti.- Le aveva detto Adam, mentre ripuliva la bestia, felice più che mai, di potersi riposare.

Non era mai stanco, era impeccabile. Mentre lei, in una sola settimana, era riuscita a ridicolizzarsi in tutti i modi possibili. Qualsiasi suo movimento era goffo, almeno in quell'istante, così decise di stare ferma e di guardarlo. Lo guardava mentre muoveva quelle mani capaci, tanto da far sentire a proprio agio perfino un mulo. La sua mela era stata mangiata, aveva perso anche la ragione. Non del  tutto, quel briciolo di cervello rimasto nella sua scatola cranica le impediva di buttarsi a terra e di scoppiare in un pianto che le avrebbe reso le cose ancora più difficili. Sentiva un peso sullo stomaco. Vedere Adam ed Anne insieme le pesava, avrebbe voluto urlare, spingerlo via, dimostrarsi forte.
L'ufficiale non alzava mai lo sguardo, mentre fissava la bestia e le sue iridi azzurre si riflettevano dentro quelle scure dell'animale. I riccioli biondi erano umidi e gli aderivano al cranio. Dopo aver terminato di pulire l'animale si diresse verso Elizabeth.

- Sarà meglio rientrare.- Aveva perso quel tono suadente. Ad Elizabeth mancava.

Rientrarono insieme nella villa e trovarono la famiglia Lodge e parte degli Evans radunati attorno ad un tavolo. Jonathan tremava e stringeva una lettera fra le mani, era aperta. La ceralacca blu ormai sbriciolata, ricadeva lentamente sul pavimento. Jon la fissava, senza dire nulla ed era pallido. Mary lo guardava in attesa che leggesse la lettera, Anne sonnecchiava e Robert muoveva il suo soldatino di piombo sul tavolo attorno al quale erano radunati.
Catherine era dietro di lui e aveva gli occhi rossi, come i suoi capelli. Elizabeth si stropicciava le mani ed Adam la guardava serio e leggermente preoccupato. Liza cercava la mela: l'aveva mangiata una bestia. Le era rimasto un briciolo di ragione, che perse totalmente quando Jonathan lesse le prime righe della lettera.

Robert alzò lo sguardo, il suo soldatino di piombo cadde pesantemente sul pavimento di marmo. Per tutta la stanza non si avvertì altro che quel tonfo. 






Dalla scrittrice ai lettori: 
Cari lettori, scusate se vi ho fatto aspettare tanto per il settimo capitolo. Ora che ho l'estate libera, perchè senza debiti (yuppii) potrò dedicarmi anche alla fan fiction. Cosa conterrà quella lettera? Spero vi sia piaciuto il capitolo. Recensite in molti, come nei capitoli precedenti. Mi fa sempre molto piacere. 
Baci, Felem ♥
  
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