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Autore: Lady R Of Rage    25/06/2013    4 recensioni
Una nuova scuola elementare sta per essere aperta in un quartiere povero di Los Angeles.
Questa notizia è una gioia per i bambini, ma una minaccia per la malavita. Una malavita che non ha scrupoli, nè pietà.
Non basta essere benefattori, per essere al sicuro. Non basta lo status, per ottenere la salvezza.
Non basta essere i Black Eyed Peas, per sfuggire alla vendetta.
Genere: Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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L’attentato
 
Alcuni assistenti finirono di sistemare un enorme fondale, decorato con porporina argentata; altri disponevano verso il pubblico gigantesche casse acustiche.
Gli spettatori rumoreggiavano, ebbri dall’emozione. Di lì a poco, i Black Eyed Peas sarebbero saliti su quel palco, e avrebbero cominciato a cantare per loro.
Ai quattro cantanti non importava, certo, che il ricavato della performance non arrivasse mai nelle loro mani: quello che per i quattro amici contava era soltanto il bene dei bisognosi del quartiere.
Quello che non sapevano, era che per qualcun altro contava un’altra cosa: la loro fine.
 
-Will non è arrivato?- domandò Fergie, chiudendo con un laccetto la scarpa col tacco.
La bellissima vocalist era più affascinante del normale: indossava un top argentato, brillante come una nova, jeans ricoperti di lustrini dello stesso colore, e magnifiche decolleté dal vertiginoso tacco.
-No, ancora non si è fatto vedere.- rispose Taboo. Stava cercando da dieci minuti di chiudere il gancio che fissava i due pezzi della sua corazza di plastica nera, e ancora non vi era riuscito. Sotto aveva due strani gambali dello stesso materiale, seguiti dal pezzo forte: un paio di sbalorditive sneakers lucenti, con il suo nome scritto sulla lingua a caratteri cubitali, provenienti dalla sua collezione di ottocento paia di scarpe alla quale teneva quasi quanto un membro della propria famiglia.
-Dammi qua.- Apl si impadronì del gancio, e prese a tirarlo verso la chiusura con le sua muscolose braccia. Era vestito di pelle dalla testa ai piedi, e gli occhiali da sole blu parevano due grossi mirtilli.
-Ha mandato un messaggio, ha detto che farà tardi. Proprio non capisco che accidenti…-
-Non serve far congetture, sono qua.- intervenne una quarta voce.
Will era apparso sulla porta dei camerini, già in uniforme. E con “uniforme” si intendeva ovviamente la tuta che indossava, simile a quella di un soldato, ma completamente nera, tranne che per gli inserti argentei sui polsi, sui fianchi e sul collo. Quello che però attirava l’attenzione era però il gigantesco cerotto che gli copriva buona parte della fronte.
Come Will fu nella stanza, tre voci lo subissarono di domande: dov’era stato, cosa era successo, e soprattutto cosa aveva fatto alla testa.
Ma Will sapeva bene che non era assolutamente il caso di divulgare l’incidente con l’iamauto: oltre a non voler spaventare o preoccupare gli amici, preferiva che la storia del mattone rimanesse nascosta, per non coinvolgere il resto del gruppo in quella faccenda poco gradevole.
-Niente di che… è successo in macchina, ma non è grave, il cerotto è solo per farla chiudere. Ora la priorità è andare su quel palco e fargliela vedere.- disse cercando di non pensare al fatto che, nonostante la quantità esagerata di disinfettante che ci aveva versato sopra, la testa continuava a fargli male.
Gli altri convennero che aveva ragione: i fan cominciavano a rumoreggiare.
Will allungò la mano mezzoguantata; dopo pochi attimi altre tre mani, di diversa consistenza, dimensioni e colore, si unirono a quella.
Erano pronti a incominciare.
 
-Signore e signori, vi presentiamo… i Black Eyed Peas!-
La voce del presentatore fu sommersa da un coro di ovazioni. Alcune ragazze presero a tirarsi convulsamente la maglietta, pronunciando come ipnotizzate il nome di Will.
Poi, i quattro apparvero sul palco, agitando i pugni, mentre dalle casse si diffondeva la ben nota musica di The Time.
Will intonò la sua parte, con lo sguardo trasognato e la testa ferita ben nascosta dal casco. Le ragazze presero a urlare come delle ossesse, sbracciandosi e tormentandosi le magliette. Qualcuna azzardò perfino una proposta di nozze.
Quando toccò a Fergie, però, cominciarono i guai.
Mentre la donna portava il microfono alla bocca, ci fu un movimento nelle prime file, e ad un tratto si vide un uomo spuntare dal pubblico e scalare il palcoscenico.
L’uomo era alto e sottile, e indossava degli occhiali scuri. Gli spettatori rumoreggiarono mentre si avvicinava a Fergie. Questa, cercando di ignorare la sensazione di paura che le serpeggiava lungo la schiena, continuava imperterrita a cantare.
-And I-I swear this… this is true… and I o-owe it all…- a quel punto la voce le si bloccò nella gola, mentre l’uomo le si avvicinava sempre di più.
La sua paura non era immotivata: aveva infatti scorto, sporgente dalla tasca della giacca dell’uomo, il cane di una pistola.
Non perse tempo a chiedersi come avesse fatto un uomo armato a entrare nello stadio: cominciò ad arretrare verso le quinte, mentre lo sconosciuto continuava ad avvicinarsi a lei, la mano pericolosamente vicina alla tasca.
Per fortuna, pochi attimi dopo, Fergie poté riprendere a respirare: due uomini della sicurezza avevano raggiunto l’uomo dai due lati, e lo avevano indirizzato verso le uscite, lontano da Fergie e dagli altri.
Will, vedendo l’amica bloccarsi, le lanciò uno sguardo che significava “cosa succede?”.
Lei rispose con un secondo sguardo, che doveva indicare “va tutto bene”, ma che divenne veritiero solo quando l’uomo armato sparì dalla sua vista.
Prese un profondo respiro,  e riprese a cantare, tranquilla.
Nessuno si accorse che l’uomo, ormai fuori dalla portata del gruppo, aveva impugnato il cellulare e parlava a bassa voce con chissà chi.
Dopo The Time, cantarono Boom Boom Pow e Just Can’t Get Enough. Il pubblico era impazzito, e ormai tutti, non soltanto le ragazze scatenate, si erano abbandonati a salti e urli.
Improvvisamente, un urlo diverso si diffuse nell’aria. Era un urlo di dolore.
Fergie si voltò, e rabbrividì: Apl era a terra, sdraiato sullo stomaco, il viso deformato in un’espressione di dolore. Sopra di lui un grosso riflettore, caduto dal tetto del palco, lo schiacciava a terra, rischiando di soffocarlo. Taboo era apparso al suo fianco, più pallido del normale, con i capelli scompigliati e la corazza irrimediabilmente aperta.
Will, che al momento dell’urlo si trovava lontano, corse verso il luogo del disastro abbandonando il microfono; nella corsa perse il casco, che ruzzolò sulle travi mostrando il cerotto sulla testa.
-Non riesco a respirare…- ansimava Apl, cercando di liberarsi dall’enorme faro che lo schiacciava.
-Shhh… non muoverti, adesso ti tiriamo fuori. Sta calmo.- provava a dire Will, visibilmente preoccupato.
Taboo era chino sulla vittima, e gli accarezzava il capo dolcemente. –Tranquillo, amico. Non è niente.- disse tentando di calmarlo. Insieme a Will e Fergie provò a spingere via l’ingombro, ma era troppo pesante per le loro braccia, e dopo pochi secondi tornò a ruzzolare sulla schiena di Apl, che in chiaro debito d’ossigeno muoveva braccia e gambe come una tartaruga rovesciata.
-Fa male, fa male!- gridava Apl senza controllo. –Sto soffocando, toglietemelo di dosso!-
Un secondo tentativo di spinta, per sua fortuna, andò a buon fine, grazie all’intervento di alcuni forzuti uomini della sicurezza che sollevarono il riflettore e lo spinsero via.
Era il caos. Will si premeva una mano sulla testa, gemendo; Taboo imprecava contro la corazza, che gli si era impigliata in un braccio; Apl era sdraiato per terra, incapace anche solo di muoversi.
Fergie, invece, era rimasta abbastanza lucida da notare un particolare poco assonante.
-Guardate.- esclamò indicando i cavi che sostenevano il faro caduto.- Qui è stato segato di netto.-

Angolo della Cuin
Ciao mondo! Eccoci al secondo capitolo!
Cavolo, la trama si infittisce... ne succederanno di tutti i colori, questo è certo.
Cosa accadrà adesso? Chi sarà il colpevole di tutti questi attentati?
Stay tuned!
MiticaBEP97
  
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