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Autore: risakoizumi    25/06/2013    2 recensioni
La mia breve vita è stata un susseguirsi di momenti di gioia e infelicità.
La sofferenza è quella che ricordo meglio e che è stata al centro delle mie giornate per lungo tempo.
Una volta ero soltanto l’ex ragazza di Sam dal cuore spezzato e che nessuno sopportava.
Adesso mi sento una persona diversa.
Sono più forte, sento che niente può distruggermi. Sono padrona della mia vita. La triste e collerica ragazza di La Push si è trasformata in una persona nuova.
Osservo il ragazzo che sta in piedi accanto a me. I suoi occhi sembrano sorridermi, come sempre.
"Sei pronta?" mi chiede, prendendomi per mano.
"Sì". Ricambio la sua stretta sicura e familiare.
Il momento è arrivato, ma non ho paura. Santo cielo, sono Leah Clearwater! Dovrebbero essere loro ad avere paura di me!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leah Clearweater, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Di solito sono una persona dalla risposta veloce, non mi lascio mai prendere in contropiede; tuttavia devo ammettere che questa volta sono rimasta spiazzata. Un Figlio della Luna? Un licantropo?
<< Com’è possibile? I licantropi si sono estinti >> sbotto aggrottando la fronte.
<< Estinti? >>. Alexander ride e abbassa la mano tesa. << Io pensavo che i mutaforma fossero estinti. Non ne ho mai incontrati >>.
<< Solo perché non ne hai mai incontrati tu, non vuol dire che non esistano >>.
<< Potrei ribattere la stessa cosa sulla tua teoria sull’estinzione della mia specie >>.
<< Non è una teoria. La mia fonte è certa >>. Inizio a irritarmi.
<< Era certa, vorrai dire. Hai un esemplare di licantropo per di più magnifico e tremendamente bello - è il tuo giorno fortunato - proprio davanti a te >> dice allargando le braccia come per farsi ammirare. Ripercorro velocemente il suo corpo con lo sguardo. Purtroppo devo ammettere che non è niente male. Anzi.
<< Ok, l’imbarazzo non è una tua prerogativa >>. Abbassa le braccia sospirando.
<< Così come la modestia non è una delle tue qualità >>.
Ride. Sembra che si stia divertendo un mondo. Dopotutto chi non si divertirebbe nel ritrovarsi nudo in un vicolo buio circondato da puzzolenti resti vampireschi e con un essere sconosciuto di un’altra specie di fronte? Io sono molto divertita, davvero. Sto ridendo a crepapelle.
<< Non ti credo >> affermo, guardandolo severamente.
Ha quasi le lacrime agli occhi dalle risate. E’ idiota, non c’è altra spiegazione. << Non credi che io sia un licantropo? >> chiede con tono offeso. << Io invece credo al fatto che tu sia un mutaforma. La nostra relazione è iniziata da pochi minuti e già abbiamo problemi di fiducia >>. Scuote la testa facendo muovere i suoi ribelli riccioli neri, con espressione falsamente affranta.
<< Ti ho forse dato conferma del fatto che io sia un mutaforma? >>.
<< Sì. Me ne ha dato conferma la tua frase da donzella offesa: “Solo perché non ne hai mai incontrati tu, non vuol dire che non esistano” >>. Imita la mia voce in maniera terribile. Metto le braccia lungo i fianchi e stringo le mani in pugno; mi sto davvero innervosendo.
<< Forse è stata una pessima idea venire a salvarti >>.
<< Grazie >>. La sua espressione è cambiata radicalmente. Prima aveva una faccia da schiaffi e strafottente, adesso è serio: mi sta lanciando uno sguardo riconoscente e sembra molto sincero. << Credo che se non fossi arrivata tu sarei ridotto molto peggio … >> aggiunge, toccandosi il collo pieno di sangue raggrumato.
Il suo improvviso cambio di comportamento mi lascia stordita. Le mie dita si rilassano istintivamente e l’irritazione scompare. << Prego. E’ il mio compito sbarazzarmi dei succhiasangue >> dico con un pizzico di orgoglio.
<< Allora forse siamo dalla stessa parte >>. Sorride alzando solo un angolo della bocca.
<< Forse >>.
<< Credo che sia ora di bruciare questi resti se non vogliamo che si ricompongano. Hai un accendino? >> chiede guardando a terra e dando un calcio a una mano.
Annuisco e cerco il mio zaino con lo sguardo. E’ proprio dove l’ho lasciato quando mi sono trasformata. I miei vestiti sono ovviamente a brandelli, come sempre del resto. Mi avvio verso lo zaino, lo apro e gli lancio l’accendino con velocità volutamente eccessiva, ma lui lo prende al volo con una mano.
<< Bel lancio >>.
Mentre il licantropo si occupa dell’incenerimento dei resti di vampiro, io tiro fuori una maglietta e un paio di pantaloni e li indosso. Quando sono ormai vestita, lui ha finito di bruciare i succhiasangue e sta venendo dalla mia parte.
Mi guarda imbronciato, con il labbro inferiore più sporgente rispetto a quello superiore. << Ti sei vestita. Peccato ... >>. Senza pensarci gli do un pugno sulla pancia: lo centro, ma non si fa male. Ride per l’ennesima volta.
<< Non ti hanno insegnato che non è educato picchiare la gente?  A quanto pare qui non sono l’unico maleducato >>.
<< Adesso ne sono sicura: ho fatto un torto al mondo venendo in tuo aiuto >>. Inizio a incamminarmi per uscire dal vicolo, con lo zaino in spalla.
<< Ehi aspetta! >>.
Lo ignoro. Sento che m’insegue.
<< Ok, la cosa a te non fa alcun effetto, ma io sono senza vestiti. Non è che in quello zaino avresti qualcosa … >>.
<< Sparisci >> dico secca.
Sento qualcosa vibrare dietro di me. << Pronto? >>. Bene si è fermato a parlare al cellulare. Che si faccia portare i vestiti da qualche suo amico.
<< Chi parla? >> chiede la voce proveniente dal telefono.
<< Sono Alexander. Cerchi la mutaforma? E’ una mia intima amica, non ha potuto rispondere perché doveva rivestirsi … >>. No! E’ il mio cellulare! Mi giro, il licantropo è a tre passi da me: lo raggiungo e gli strappo subito il cellulare dalla mano. L’avevo dimenticato, mi sarà caduto a terra quando mi sono trasformata.
<< Seth? >> quasi urlo mettendolo all’orecchio.
<< Leah! >>. Mio fratello fa un sospiro di sollievo, gli sto causando un sacco di attacchi di ansia ultimamente. << Chi ha risposto al tuo cellulare? Dovevi … rivestirti? >> chiede stupito.
<< Lascia perdere, era solo un cretino >>. Lancio un’occhiataccia a quel ragazzo. Lui ghigna.
<< Eh? Avevi il cellulare spento. Forse ti è caduto quando ti sei trasformata. Cos’era quel coso ringhiante? Sei scappata? Sei ferita? >>.
<< Ti racconterò tutto più tardi, devo ancora trovare un posto in cui dormire. Io sto bene, non preoccuparti per me >>.
<< Ok ma stavolta mi devi promettere che mi chiamerai >> borbotta imbronciato.
<< Te lo prometto >>.
<< Mmm >>.
<< A dopo >>.
<< Va bene >>. E’ poco convinto.
<< Ciao Seth >>.
<< Ciao sorellona … vestiti più velocemente la prossima volta e salutami Alexander, chiunque egli sia >>. Pronuncia il nome del licantropo scandendolo bene e lentamente, con ironia. Alexander mi fa segno di ricambiare il saluto, ma io lo ignoro. Stacco la chiamata e poso il telefono nello zaino scuotendo la testa.
Quello sfacciato è appoggiato al muro con le braccia incrociate dietro la testa e mi guarda divertito. I suoi occhi blu sembrano brillare.
<< Come osi rispondere al mio cellulare? >> lo aggredisco.
<< Io ti stavo inseguendo per dartelo, tu però mi hai detto di sparire! Il cellulare suonava così ho risposto. Pensa se l’avessi bruciato per sbaglio, tuo fratello – è tuo fratello, no? - si sarebbe preoccupato per te, dovresti ringraziarmi per averlo recuperato. A proposito perché non me l’hai salutato? >>.
Lo guardo allibita. Lui continua imperterrito a parlare. << Quindi io sarei un cretino? Bene, bene ho come l’impressione che tu stia iniziando a odiarmi. Faccio questo effetto alle persone appena mi incontrano, ma ti assicuro che poi tutti finiscono per innamorarsi di me >>.
<< Tu sei pazzo. Non preoccuparti non correrò questo rischio. Grazie per l’avvertimento >>.
Intanto il tanfo di bruciato sta diventando sempre più penetrante e insopportabile, mi lacrimano gli occhi. Faccio una smorfia e prendo una maglietta larga e un paio di pantaloncini e li lancio bruscamente in faccia al licantropo. Si veste velocemente ma noto comunque che è molto più ferito di quel che sembrava: è sporco di sangue anche sulla schiena e ha degli schizzi sulle braccia. I vestiti gli stanno stretti, tuttavia è fortunato: se non avessi rubato qualche indumento a mio fratello, gli sarebbe andata peggio. Esco da quel maledetto vicolo e mi fermo in mezzo alla strada. Alexander è alle mie calcagna. Siamo entrambi scalzi e mi maledico: avrei dovuto portare un paio di scarpe in più.
Sto per dirgli di non seguirmi ma mi anticipa. << Per essere una ragazza non combatti per niente male … >>.
<< E’ un complimento o un insulto? >>.
<< Un complimento >>. I suoi occhi grondano di curiosità. Vorrei andarmene ma con lo sguardo mi tiene inchiodata.
<< Piangi? >> chiede notando che mi sto asciugando gli occhi.
<< Sì, sono commossa per il tuo complimento >> dico sarcastica.
Un sorriso furbesco mette in mostra i suoi denti perfetti. << Lo sapevo … stai già cadendo nella trappola dei miei magnetici occhi blu … o del mio sorriso splendente. Hai già superato la fase dell’odio >>.
<< Che cosa hai dentro quella scatola cranica? >>.
<< Tanta, tantissima, materia grigia >>.
<< Bene “Mister tanta, tantissima materia grigia” è stato davvero un onore incontrarti, ma adesso io dovrei andare >>.
<< Dove? >>.
<< Non credo che siano affari tuoi >> ribatto a quella domanda sfacciata.
Le sue labbra si piegano di nuovo verso l’alto. Un’unica fossetta compare sulla sua guancia destra. << Ho sentito che non hai un posto in cui dormire. Potrei procurartelo io, per sdebitarmi. Vieni con me >>.
<< E tu ti aspetti che io vada con uno sconosciuto che si trasforma in una specie di … >> mi interrompo per qualche istante alla ricerca delle parole per definirlo << … mostro su due zampe per farmi portare in un posto in cui dormire? >> chiedo scettica.
<< Bè … si >>.
<< Cos’è? Un tentativo di approccio? Perché in tal caso vorrei mettere le cose in chiaro già da adesso. Tu non mi piaci >> dico puntandogli il dito contro.
<< Ehi ehi chi ha parlato di approcci? Forse sei carina – sai non riesco a capirlo bene, sei troppo sudicia – mi piace scherzare ma non sono interessato. Volevo solo essere gentile! >> si difende.
Sbuffo.
<< Allora accetti la mia offerta? >>.
Lo guardo impassibile.
<< Un mio … amico, ha un hotel, non voglio portarti a casa mia o cose del genere, davvero! >>.
<< Ok >> acconsento a malincuore. Alla fine che potrebbe succedermi? Che cosa potrebbe essere peggiore di incontrare sei succhiasangue?
<< Bene! Andiamo! >> esclama entusiasta.
Io invece lo seguo senza un briciolo di entusiasmo. Decido di approfittare della situazione per saperne di più su questo strano tizio. << Allora sei davvero un licantropo? >>.
<< Certo che sì! Ancora non ne sei convinta? >>.
<< No >>.
<< Vuoi che mi ritrasformi per dimostrartelo? >>.
Mi fermo di scatto, lo trattengo per la maglietta e indico verso l’alto. << Non c’è la luna piena >> lo accuso diffidente, socchiudendo gli occhi.
<< Lo so >>.
<< Allora non dovresti darmi qualche spiegazione? Che razza di figlio della luna sei? >>.
<< Io posso trasformarmi quando voglio >>.
Lo guardo perplessa.
<< Potresti lasciare la maglietta per favore? Se vuoi che mi rispogli basta chiedere >>.
Mollo la presa e si rimette a camminare. Lo seguo pensierosa.
<< Mostro io … Non è che tu sia esattamente la personificazione della bellezza >> borbotta a stento udibile.
<< Ehi! Ti ho sentito >>.
<< Il super udito ti funziona anche da umana? Buono a sapersi per il futuro >>.
<< Ottimo, adesso che lo sai puoi tenere le stupidaggini per te >>.
<< Tutti questi insulti mi fanno intuire sempre di più che io già ti piaccio >>.
<< Hai un pessimo intuito allora. Piuttosto, vuoi spiegarmi come funziona? >>.
<< Cosa? >>.
<< La faccenda della luna. Perché tu riesci a trasformati quando vuoi? >>.
<< Perché è’ il mio dono >>.
<< Dono? >> chiedo perplessa.
<< Che cosa sai dei licantropi? >>.
Esito. << Vi trasformate con la luna piena. Siete immortali e il vostro morso è velenoso, può infettare gli umani. La storia dell’argento è una leggenda e credevo che foste estinti >>.
Lui annuisce. << Tutto giusto. A parte l’estinzione ovviamente >>.
<< Ce ne sono altri? Oltre a te, intendo >>.
<< Sì >>. Il suo viso assume un’espressione grave, per un istante. Poi torna rilassato.
<< Quindi cos’è questa storia dei doni? >>.
<< Alcuni di noi hanno dei doni, proprio come i succhiasangue. La natura non poteva fare differenze. Grazie al mio dono io riesco a trasformarmi quando voglio. Perché non rispondi tu a qualche domanda, invece? Io credevo che i mutaforma fossero estinti … le donne mutaforma poi pensavo che non fossero mai esistite >>.
<< Non mi hai fatto nessuna domanda >>.
<< Siete in molti? >>.
Annuisco. << Siamo due branchi e si aggiungono nuovi componenti molto spesso ultimamente >>.
Alexander fa un fischio d’ammirazione. << Anche donne? >>.
<< No, io sono l’unica >>.
<< L’unica in due branchi? >>. Ridacchia. << Sarai contesa allora >>. Certo, non immagini quanto. C’è la fila per uscire con me.
<< Dunque vi trasformate in lupi >> dice.
<< Sì. Ci scambiano per licantropi >>.
Fa una smorfia. << Che insulto. Degli innocui lupacchiotti scambiati per potenti creature della notte come noi … >>.
<< Dopo averti visto direi che siamo noi quelli che ricevono un insulto >> ribatto piccata.
<< Che permalosa >>. Perché me lo dicono tutti?
<< Sei sempre così odioso con gli sconosciuti? O è una caratteristica di voi licantropi? >>.
<< E’ una tattica che uso per conquistare le donne, funziona sempre. E’ più forte di me, non riesco a non usarla quando sono in compagnia di qualcuno appartenente al gentil sesso >>.
<< Mi dispiace rivelarti la verità sulla tua tattica: non sta funzionando. Anzi, è pessima. >>.
<< Sei solo l’eccezione che conferma la regola >> scherza con tono allegro.
<< Ok non voglio insistere . Sai, è come dire ai bambini che Babbo Natale non esiste: non puoi pretendere che lo accettino subito >>.
<< Io sono un conquistatore, fidati: le mie tecniche funzionano. Non mi sto impegnando con te perché non ho quel tipo di scopi >>.
<< Questo è un classico: dopo un fallimento voi uomini fate finta che non vi importi >>.
<< Ti mostrerò presto che basta uno schiocco delle mie dita per far cadere una donna ai miei piedi >>.
Alzo un sopracciglio, dubbiosa.
<< La prenderò come una sfida >> aggiunge Alex sorridendo furbescamente.
Proseguiamo in silenzio per un po’ e i miei pensieri ripercorrono gli avvenimenti degli ultimi giorni. Devo ancora realizzare il fatto che io sia andata via da casa, quasi non mi sembra vero: l’ho sognato per così tanto tempo che mi ero abituata a farlo rimanere quel che era, cioè un sogno; e invece ora sono a San Francisco, ho dato una bella lezione a tre aggressori, ho combattuto contro alcuni succhiasangue e ora sto camminando per le strade deserte di quella città con un licantropo che pretende persino di essere un donnaiolo. Chi l’avrebbe mai detto? La vita è davvero strana e imprevedibile: una serie di eventi che si succedono uno dietro l’altro e che ti cambiano. Passiamo il tempo a domandarci cosa sarebbe successo se avessimo fatto una cosa piuttosto che un’altra. Che cosa sarebbe successo se non avessi deciso di venire in questa città? Che cosa sarebbe successo se noi, i Quileute, non fossimo mai diventati dei mutaforma? Quest’ultima domanda mi perseguita.
Alexander interrompe i miei pensieri. << Non è prudente andare in giro da soli di notte >>.
<< Sono un essere sovrannaturale, penso che non ci sia nessuno più al sicuro di me nel girovagare in giro da solo >>.
<< Non parlo di pericoli umani. Parlo dei succhiasangue >>.
Scrollo le spalle. << Non mi spaventano i succhiasangue. Io li uccido >>. Poi mi viene in mente una cosa. << Eri tu prima? >>.
<< Eh? >>.
<< Quando c’erano quei tre uomini che volevano aggredirmi … eri tu che mi guardavi? >>.
<< Sì. Stavo passando da lì, e ho sentito tre uomini minacciare una ragazza: allora mi sono arrampicato sul palazzo per osservare la situazione. Stavo per intervenire quando quella ragazza li ha stesi nel giro di pochi minuti. Quasi non credevo ai miei occhi >> mi guarda di sottecchi.
<< Mi dispiace che tu non abbia potuto fare l’eroe con qualche ragazza >>.
<< Sarebbe sicuramente diventata una mia fan e si sarebbe gettata tra le mie braccia ringraziandomi per averle salvato la vita >>.
<< Invece hai visto me e non ti sei neanche degnato di palesarti. Non è carino spiare la gente >>.
<< Mi sarei presentato volentieri ma ho percepito la presenza di un gruppo di succhiasangue, il richiamo era troppo forte >>.
<< Farti uccidere da sei succhiasangue è il tuo hobby notturno? >>.
<< Già >>.
<< Hai uno strano modo di impiegare il tempo >>.
Scrolla le spalle. << Eccoci arrivati >>.
Il Golden Gate Bridge si staglia imponente davanti a noi. Migliaia di imbarcazioni sono attraccate alla riva da questa parte della sponda, mentre in lontananza le luci della baia brillano più luminose delle stelle che le sovrastano nel cielo.
<< Bella vista, vero? Da questa parte >>.
Ci dirigiamo verso un palazzo nero di almeno venti piani che si affaccia su due strade: occupa almeno lo spazio di otto ville per ogni lato della strada. Forse anche di più, non riesco a capirlo molto bene.  Le luci di quasi tutte le finestre sono spente. I vetri sono tutti riflettenti tranne quelli della porta girevole centrale che sono trasparenti -ce n’è una per ogni lato della strada. Accanto a ogni porta ci sono due uomini vestiti di nero, con un lungo cappotto e indossano persino gli occhiali. I due accanto alla porta verso la quale ci stiamo avvicinando fanno un cenno di riconoscimento al licantropo, che ricambia. Un’elegante insegna luminosa sopra ogni porta girevole indica che siamo arrivai al “ Tom’s hotel”, cinque stelle. Alexander entra con passo sicuro, io lo seguo dopo qualche secondo. L’ambiente che ci accoglie all’entrata è ricercato, raffinato e, con mia sorpresa, classico: il pavimento è di un lucido marmo pregiato; diverse piante attorniano le pareti della hall. Ci sono tappeti, mobili antichi, poltrone e tavoli Luigi XV, un enorme lampadario di cristallo, cornici da parete ovunque e persino degli affreschi sul soffitto. Quasi non credo ai miei occhi. Delle scale partono dai lati della hall, con la ringhiera dorata ricca di decorazioni floreali, e si incontrano al centro, in alto. Sotto il punto in cui si incontrano, in basso, al nostro stesso livello, c’è la reception. Gli ascensori sono accanto alle scale. In quel momento la hall è deserta, ci sono solo alcuni dipendenti. Due di loro, ai lati di ogni scala, fanno un cenno di saluto al licantropo.
<< Alexander! >> esclama invece l’uomo sulla trentina della reception che stava leggendo un giornale. Alexander gli sorride e gli si avvicina e quello sgrana gli occhi vedendo com’è vestito.
<< Jack, sei fortunato! Avrei potuto beccarti mentre sonnacchiavi … il capo ti avrebbe licenziato >>.
<< Spiritoso. Lo sai che svolgo sempre bene il mio lavoro. Come sei conciato? >>.
<< E’ una lunga storia >>.
Jack sposta lo sguardo su di me, soffermandosi sul mio abbigliamento, sul mio viso e fa una smorfia.
<< Signorina, desidera? >> chiede con voce professionale.
<< E’ con me >> dice prontamente Alexander.
<< Dovevo immaginarlo >> si lamenta l’uomo scuotendo la testa. << Avete lo stesso look di chi è stato lontano dalla civiltà per un bel po’. Sei sempre il solito Alex >>.
Alex ride e io alzo un sopracciglio. << Jack mi serve una stanza per questa signorina >>.
Jack sbuffa. << Vuol dire che non la porti nella tua come al solito? >>.
Intervengo io. << Cosa? Non mi porti nella tua come al solito? >> chiedo con tono falsamente dispiaciuto.
<< Se proprio insisti … >>.
<< Scordatelo >>.
<< Jack, dalle una stanza >>. L’uomo ridacchia, mi fa un occhiolino e poi mi porge una chiave con un badge magnetico.
<< Ultimo piano e sinistra >> dice con un sorriso.
<< Grazie >>. Vado verso l’ascensore, seguita da Alexander e premo il pulsante. Dopo qualche secondo arriva e si apre: è tutto rosso con un enorme specchio al centro. Ho davvero una pessima cera. Entriamo e premo il numero venti.
<< E’ un bel posto >> dico mentre le porte si chiudono e l’ascensore inizia a salire.
<< Ti aspettavi forse un tugurio? >>.
<< Una cosa del genere >>.
<< Sono felice di averti sorpreso >>.
<< Vieni con me fino all’ultimo piano? >>.
<< Certo >>.
L’ascensore si apre su un lussuoso corridoio, tappezzato con della carta da parati rossa con disegni floreali dorati. Delle eleganti applique si accendono appena mettiamo piede in corridoio: il pavimento di marmo è talmente lucido che quasi ci vedo il mio riflesso.
<< Da questa parte >> dice Alexander.
 Lo seguo fino a una porta che si trova all’estremità sinistra di quel piano; inserisco il badge, la apro e accendo la luce: quella non è una stanza, è una suite.
<< Accidenti! >> esclamo, lasciando cadere lo zaino su una sedia.
Sono in un enorme soggiorno quadrato, con le pareti rosse, i divani bianchi, tappeti, tavolini con vasi dall’aspetto fragile e costoso. Anche la suite è classica, mi sembra quasi di essere stata catapultata in un romanzo dell’ottocento. Nella parete di fronte alla porta d’ingresso ci sono due enormi vetrate coperte da voluminose tende rosse e panna che immettono sicuramente in un terrazzino. A destra, oltre un arco, c’è la camera da letto. Nella stessa parete in cui si trova il letto c’è una porta che da su un bagno con mattonelle color cipria.
Alexander è appoggiato vicino alla porta d’ingresso con le braccia incrociate. << E’ di tuo gradimento? >> chiede facendo evidentemente una domanda retorica.
<< Abbastanza. Dopotutto non è stata una cattiva idea venire in tuo soccorso >>. Faccio un mezzo sorriso.
<< Allora sai anche sorridere >>.
<< Non dovresti andare a dormire? >>.
<< Mi stai cacciando? Così spezzi il mio cuore >>. Si tocca teatralmente il petto in corrispondenza del cuore.
Piego la testa di lato, lanciandogli un’occhiataccia.
<< Va bene … me ne vado. Se hai bisogno di qualcosa sono proprio nella stanza accanto >>. Sogghigna.
<< Questo sì che mi fa sentire davvero al sicuro >>.
Esce dalla stanza. Lo seguo e tengo la porta con una mano, pronta per chiuderla.
<< Allora buonanotte. E grazie >> dico.
<< Grazie a te, mia salvatrice >>.
Sto per chiudere la porta, ma lui la blocca con una mano.
<< E ora cosa c’è? >> chiedo.
<< Non mi hai detto il tuo nome >>.
<< Uhm… vero. Mi chiamo Leah >>.
<< Mmm … un nome piuttosto insignificante >> dice con atteggiamento provocatorio.
Aggrotto le sopracciglia. << Ridammi i vestiti, ingrato >>.
<< Come vuoi >>. Si toglie la maglietta e i pantaloni senza farselo ripetere due volte. Io non sbatto ciglio e incrocio le braccia al petto. Me li porge.
<< Buonanotte Alexander. Sei troppo esibizionista >>.
<< Perché dovrei nascondere qualcosa da ammirare? Chiamami Alex, gli amici mi chiamano così >>.
Sbuffo alzando gli occhi al cielo. << Ma noi non siamo amici, ci conosciamo da soltanto due ore >> obietto.
<< Hai ragione, dopo che hai visto il mio corpo dobbiamo per forza essere di più, l’amicizia non ti basterebbe …  >> scherza avvicinandosi lentamente. Gli sbatto la porta in faccia senza pensarci due volte.
<< Buonanotte … Leah >> dice ridacchiando da dietro la porta.
<< Buonanotte … Alex >>.
Sento i suoi passi, se ne sta andando. << Smettila di guardare il mio lato b dallo spioncino! >> sussurra mentre si allontana, sicuro di essere sentito grazie al mio udito lupesco. Scuoto la testa sorridendo: questa è stata una delle giornate più incredibili della mia vita. Mi svesto e faccio una doccia: la vasca è enorme, sembra quasi una piccola piscina e c’è persino l’idromassaggio. Dopo parecchio tempo decido finalmente di uscire dalla vasca e di asciugare i capelli. Indosso il mio pigiama e mi siedo sul divano. Ricordo di dover chiamare mio fratello, così prendo il cellulare dallo zaino e compongo il numero. Al primo squillo risponde.
<< Sono basito. Meravigliato. Stupito. Mi hai chiamato. Quasi mi commuovo >>.
<< Non fai ridere >>.
<< Credevo che non sapessi usare il cellulare >>.
<< Seth, ho bisogno di dormire su un letto, quindi se non hai niente di importante da dirmi … >>.
<< Aspetta! Non puoi svignartela anche questa volta. Voglio che mi racconti tutto >>.
Faccio un sospiro profondo, mi sdraio sul divano e mi preparo per una lunga conversazione. Chissà, magari mi toccherà anche prendere appunti sulle migliaia di domande che dovrò fare ad Alex.

Nota!
Mi scuso per il ritardo ma questo non è un bel periodo per chi è alle prese con la sessione estiva :D
Grazie per aver letto!
 
Grazie Kristen ;)

   
 
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