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Autore: _Juliet98    25/06/2013    4 recensioni
" Gli inglesi dicono ' fall in love', e credo che non esista termine più adatto. Fall, cadere. Quando ti innamori non è semplice, ti ribalti, non ti addormenti senza pensare a lei. Quando ti innamori passi le giornate a sperare di sentirla. Quando ami faresti pazzie, davvero. Amare è cadere. E' cadere e sperare che ci sia qualcuno a prenderti. Io mi sento così: che mi hai fatto Juliet? "
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Joe Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3.



Juliet’s pov
 
Non mi piaceva il modo in cui mi squadrava quel ragazzo. Non ne aveva il diritto. Non era uno sguardo curioso, bensì uno sguardo indagatore. Mi sentivo spogliata da quello sguardo, mi infastidiva e non poco.
<< Devo.. Ehm, devo tornare a lavoro. Ciao. >> dissi velocemente.
Non c’era nessuna emergenza e potevo prendermi benissimo una pausa, -odiavo i giorni come quelli: erano piatti, non c’era nessun paziente a distrarmi dai miei pensieri- ciò che infatti avevo deciso di fare, ma poi era arrivato Joe e aveva distrutto i miei piani. Non volevo essere guardata in quel modo, e così avevo trovato una scusa.
Lui accennò un sorriso beffardo e disse: << Non sai mentire. >>
Mi voltai a guardarlo << Come, scusa? Non sono qui a perder tempo, devo tornare a lavoro. >> dicendo questo, entrai e lanciai un’occhiata furtiva dietro le mie spalle e vidi che mi guardava ancora.
Speravo che non avrei più dovuto vederlo. Chi era lui per guardarmi così? Come si era permesso? E soprattutto cos’aveva intuito? Forse che ero sul bordo di un precipizio e che non riuscivo a fare nessun passo indietro, ma solo moltissimi in avanti? Aveva capito che ero distrutta? Aveva capito che ero sotto effetto di tranquillanti che rubavo all’ospedale? Aveva capito che il mio viso era solo una maschera che usavo davanti agli altri e che anzi che avere un’ espressione impassibile, avrei voluto passare il tempo ad urlare per la morte di Lucas?
La morte di Lucas.
Sei mesi e non l’avevo ancora accettata.
Queste erano cose che si vedevano nei libri o nei film o, nel peggiore dei casi, alle altre persone: perdere l’amore della propria vita e non riuscire più a vivere. Non avrei mai potuto pensare che sarebbe successo a me. Non avrei mai, mai potuto pensare che Lucas sarebbe potuto morire. Non avrei mai potuto pensare di non poter più passare la notte con l’amore della mia vita, di non poterlo più sentire, baciarlo e toccarlo. Quando si ama, non si pensa a niente di brutto: è un po’ come vivere in un universo parallelo, dove tutto è felice. Amando si vola.
Quando si ama, ma si ama davvero, i fili della vita dei due innamorati si intrecciano, si congiungono senza più sfilarsi. Quando un filo viene tagliato, inevitabilmente anche l’altro fila inizia a sfilarsi, e a non riuscire a finire la propria corda della vita da solo. Io sentivo il mio filo già sfilarsi ogni giorno, ogni ora e ogni minuto. Sempre.
Entrai la mano nella tasca del camice e sfiorai la scatolina dei tranquillanti. Anche adesso pensavo al suicidio, adesso che ero al lavoro. Buffo, vero?
Salvavo le vite degli altri, mentre io desideravo morire.
Sapevo già dove nascondermi per ingerire quegli ultimi tranquillanti rimasti: nel bagno dei medici. Mi sarei puntata rintanare lì prendere i tranquillanti e lasciarmi morire. Avrebbero iniziato a sospettare dopo un quarto d’ora minimo, avevo tutto il tempo di prenderli e di far sì che le pillole facessero effetto.
 Se il mio tentativo sarebbe andato male, mi avrebbero trovata moribonda e forse non sarebbero stati in grado di salvarmi, perché, credevo, che ci avessero messo molto tempo a capire che avevo ingerito dei tranquillanti.
Ovviamente avrei nascosto bene la scatolina, così che ci arrivassero solo dopo.
 Interessante.

 
<< Basta. >> esordì Lucas nella mia testa.
<< Sta’ zitto. >>
<< Non  posso sentirti pensare queste cose. >>
<< Allora esci dalla mia testa! >>
<< Non voglio. E non vuoi nemmeno tu. >>
<< Sto male, Lucas. Permettimi di raggiungerti, ti prego. Non puoi salvarmi sempre. >>
<< No. >>
<< Lucas non puoi intervenire ogni volta. Il pensiero del suicidio mi frulla sempre in testa. Fino a quando riuscirai a non farmi prendere le lamette, i tranquillanti o qualunque cosa che possa farmi male? Eh, fino a quando? >>
<< Fino a quando non sentirò nella tua testa un pensiero che dice: “voglio vivere” . >>
<< ESCI FUORI DALLA MIA TESTA. ORA. >>
<< Juliet, ti prego.. >>
<< Esci. Ora. >>
 

 
Din din. Il cercapersone iniziò a squillare, segno di un’emergenza.  Perché proprio adesso? Perché proprio adesso che avevo finalmente deciso, e avevo pensato ad un piano che, finalmente, mi avrebbe portato a Lucas?
Con un enorme macigno in cuore, ripresi la mia maschera ed andaia salvare, o perlomeno cercare di salvare un’altra vita, mi stupii non appena vidi chi era.
 Joe Jonas.



Ed eccomi di nuovo tra voi, mie care lettrici. Scusate l'attesa, davvero, ma ho avuto un sacco di cose da fare. E mentre molte si lamentano che hanno un "blocco dello scrittore" e non sanno andare avanti con la scrittura, io ho fin troppe idee e non so riodinarle! Non potete avere idea di quante volte ho cancellato queste capitolo, per farne uscire qualcosa di leggibile, per lo meno. Non ci sono riuscita molto ahahah.
Comunque, bando alle chiacchere, grazie mille a chi recensisce e chi mette la storia tra le preferite/seguite/ricordate e grazie anche a chi legge e basta. Grazie mille ancora. Un enorme bacio

  
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