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Autore: firelight_96    26/06/2013    2 recensioni
Flavia ha 17 anni ed è una liceale. Nutre una profonda passione, quella per la danza. La sua è una vita semplice, normale e soprattutto monotona.
Uno dei suoi talloni d'Achille è la timidezza che la condiziona in tutto ciò che fa e la spinge a considerare se stessa un inetto. Avrebbe gettato la spugna se solo non avesse incontrato...
Riuscirà a superare questo problema? E soprattutto: chi sarà il pennello che l'aiuterà a dipingere la tela della sua vita?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Ero appena uscita da scuola e, nonostante fosse la fine di Settembre, c’era un sole che spaccava le pietre.
Era stata una giornata molto pesante: interrogazione a tappeto di latino, compito in classe di inglese , chimica e ben due ore di matematica.
Tornai a casa distrutta. Buttai la cartella sul divano, salutai i miei e incominciai a mangiare progettando un sonnellino pomeridiano.
Non appena mi stesi sul divano vibrò il telefono. Un messaggio. Aprii

 
‘Scimmia, ci vediamo oggi pomeriggio alle 16.30 e non fare ritardo! :P ‘
 

Un numero che non conoscevo.
 
‘Chi sei?’ chiesi di rimando, anche se avevo un vago sospetto.
 
‘ Alessandro, dovresti ritenerti onorata’
 
‘Sì, certo, proprio onorata’ dissi tra me e me.
Un momento.
 Stop.
 C’era qualcosa che non mi tornava: Chi aveva dato il mio numero a quel caprone? E soprattutto : come osava chiamarmi scimmia? Da quando tutta quella confidenza? Lui che non mi aveva mai rivolto parola?
Ahimè credevo d’avere la risposta alla prima domanda: Antonella. Non poteva essere stata altro che lei. La conoscevo bene ormai e sapevo cosa aveva intenzione di fare, quella furbacchiona. Non mi ero mai fidanzata e la mia migliore amica, quando si mostrava la ben che minima occasione, organizzava inciuci tra me ed altri ragazzi di sua conoscenza ma io mi ero sempre tirata indietro. Se sperava che tra me e quella zucca vuota nascesse qualcosa, stava sbagliando di grosso.
Questa volta l’aveva combinata grossa. Sapeva benissimo che Alessandro mi stava antipatico e non l’avrebbe passata liscia.
Mi venne un sorriso nel pensare che la mia migliore amica si facesse in quattro per trovarmi un’ anima gemella anche se, a dirla tutta, osservando i risultati, non era molto portata nel fare Cupido.
Erano ancora le 14.00 ma quello stupido mi aveva fatto passare la voglia di dormire. Decisi di chiamare Antonella e insieme organizzammo di andare a prenderci un caffè, per passare il tempo e soprattutto, per chiacchierare.
Arrivai al bar e Lella era già lì seduta, come sempre circondata da molti ragazzi che non le davano un attimo di tregua. Aveva sul viso una smorfia infastidita che si sciolse non appena il suo sguardo mi scorse. Così cacciò via tutti, mi abbracciò come sempre e ci sedemmo l’una di fronte all’altra bevendo il caffè.
Iniziammo a parlare del più e del meno, della scuola, di Lorenzo, di Sara e le sue avventure e… di ragazzi, come sempre.
Non appena toccammo quest’ultimo argomento, la mia mente raggiunse quel Caprone che avrei visto da lì a poco e subito mi precipitai a dire – come ti sei permessa?-.
Antonella mi guardò stranita – A cosa ti riferisci, scusa?-
-Sai benissimo a cosa mi riferisco!- risposi, con una smorfia da finta offesa.
-Non so proprio di cosa tu stia parlando- .
- Numero di telefono, caprone, ti dice niente?- .
-Non ho dato io il tuo numero ad Alessandro!- rispose con la faccia da vittima, ruolo che in quella circostanza proprio non le si addiceva.
- Sì sì, come no!- dissi sorridendole divertita.
Il tempo passò in un batter d’ occhio. Era da tanto che non dedicavo del tempo alla mia migliore amica e mi sentii molto in colpa. Lei non l’avrebbe mai fatto. Mi invitò a dormire a casa sua ed io non le feci finire di formulare la domanda che subito risposi
-Certo, ci vediamo stasera.- Così la salutai, schioccandole un bacio sulle guancia e porgendole un sorriso a trentadue denti.
Prima di sparire in quell’angolo della strada che portava a casa sua, Lella si girò gridandomi
-Flavia , dimenticavo: buttati che è morbido!- terminò facendomi l’occhiolino. Non feci neanche in tempo a contestare che già era sparita.
Guardai l’orologio. Erano le 16.00. Decisi d’incamminarmi. Magari, se fossi arrivata prima, avrei potuto incominciare a lavorare ed ero più che sicura che, non appena mister Tuttofare si sarebbe presentato, non sarebbe stato nient’altro che d’ intralcio al compito per casa che ci avevano assegnato e avrebbe rallentato il tutto.
Quando arrivai, iniziai a frugare nel borsone alla ricerca delle chiavi. Solo cinque minuti dopo ricordai che erano in possesso del principino e non potevo far altro che aspettarlo, così mi sedetti sulle scale.
Per fortuna il Caprone non si era fatto attendere molto, al contrario di ciò che avevo pensato. Appena arrivò, mi salutò a stento e lo guardai infastidita. Colse il mio sguardo d’accusa e si precipitò nel dire – Ti avevo detto di non fare ritardo, non di presentarti un’ ora prima, scimmia!’ .
Quello era davvero il colmo. Stavo per scoppiare ma decisi di fare la persona civile e optai nell’ ignoralo completamente.
Inserii il cd nello stereo, alzai il volume al massimo e mi sdraiai a terra. Alessandro mi guardò stranito e disse –Scimmia, cosa ti salta in mente? Dobbiamo lavorare, non riposarci. Per quello ci sarà tempo più tardi.-
-Oh che bravo ragazzo volenteroso. Taci, sdraiati, chiudi gli occhi e ascolta la musica.- dissi
-Ma andrà a finire che mi addormenterò- ribatté sempre più stranito.
-Se ti concentrerai, non accadrà nulla di tutto ciò. Ora ascolta quello che ti dico: Antonio ci aveva detto di ascoltare la musica, giusto? Quindi facciamolo.- .
Finalmente decise di ascoltarmi, si sdraiò al mio fianco e chiuse gli occhi.
-Senti la musica? Ora immagina la coreografia che ci ha insegnato Antonio!- dissi interrompendo il silenzio.
Dopo qualche minuto, Alessandro gridò –Ci sono!- e balzò in piedi.
Incuriosita aprii gli occhi e lo vidi ballare, lo faceva in modo ridicolo,incominciò ad imitare Sara, come se volesse rompere quel muro di ghiaccio che si era creato tra noi sin dal primo giorno e, stranamente, riuscì nel suo intento.
Scoppiai a ridere, risi di gusto come non facevo da fin troppo tempo. Mi scesero le lacrime dalle grasse risate. La risata fu contagiosa.
Sì butto per terra e si rialzò solo quando le risate finirono, circa un quarto d’ora più tardi.
Quando si riprese, si alzo, mi porse la mano e mi aiutò a tirarmi su. Poi con aria seria incominciò a dire – qui, potremmo velocizzare il tutto per poi…-
-Concludere rallentando l’ultimo pezzo. – risposi. – sai, credevo fossi un Caprone più stupido-.
-Ed io credevo che fossi una Scimmia stronza. Mi sono ricreduto.-
-Davvero?- risposi con una punta d’incredulità.
-Sì, sei solo una scimmia!- scoppiò a ridere.
Scoppiai a ridere anche io. Per una giornata il mio corpo, immerso dal buio del tunnel, aveva scorto uno spiraglio di luce, forse c’era ancora una piccola speranza di salvataggio, forse.
 

Erano le nove. Ero tornata a casa, avevo fatto la doccia, avevo preso il pigiama ed il cambio che avrei messo il mattino successivo. Mi ritrovai davanti alla porta di casa di Lella con l’indice appoggiato sul campanello mentre pensavo a quello che era accaduto poco fa con Alessandro.
-Amore caro, non sono sorda, ora puoi togliere l’indice dal campanello per favore?- mi disse non appena aprì la porta.
Inizialmente non capii a cosa si stesse riferendo, poi seguii il suo sguardo puntato sul campanello e lo tolsi imbarazzata. Mi ero persa nei miei pensieri, con lo sguardo nel vuoto e non mi ero accorta che il mio dito continuava a pigiare incessantemente quel bottone.
Quella notte non dormimmo neanche per mezz’ ora. Fummo troppo impegnate nel parlare di quello ch’ era accaduto il pomeriggio.
-Ti piace?- mi chiese Antonella
-Certo che no!- risposi senza pensarci neanche un nanosecondo. Lella mi conosceva abbastanza bene da sapere che stavo dicendo la verità. – Non è il mio tipo ma, durante tutto il tragitto di casa non ho fatto altro che darmi della stupida per aver tirato conclusioni troppo affrettate. Lo consideravo scorbutico ed arrogante ma, oggi pomeriggio, mi ha dimostrato il contrario.- .
Dopo poco mi raccontò di uno dei suoi ammiratori che, tempo addietro , aveva raggiunto la sua scuola e con la musica ad alto volume le aveva dedicato una canzone a ‘mo di serenata sotto la finestra e dell’intervento dei carabinieri subito dopo.
Accendemmo il pc, facemmo la videochiamata con Lorenzo che, alle due di notte era ancora pimpante come se fosse pieno giorno ed in fine, guidati dalla fame, ci recammo in cucina, mangiammo della frutta ed il nostro stomaco, ancora non sazio, ci spinse nell’ optare per una spaghettata, abbondante.
Arrivammo in camera sazie, divertite e stanche morte.
Ci addormentammo alle sette del mattino.
Sul pavimento.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve ragazzi!
Lo so, sono stata abbastanza veloce a terminare questo capitolo mah , sapete com’è, è estate e non sapevo cosa fare.
Flavia è alle prese con un ragazzo, Alessandro, che a pelle proprio non le piace ma si dovrà ricredere… cosa ne pensate? Vi piace Alessandro? Potrà mai nascere del tenero tra loro?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo. Spero d’essere altrettanto veloce nell' aggiornare.
Alla prossima :D
  
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