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Autore: sophie97    26/06/2013    1 recensioni
"L’uomo contava annoiato i petali che conponevano la corolla di un fiore appena colto dal prato. Era bello, dai colori vivaci, brillanti, in netto contrasto con l’atmosfera in cui era immerso. Era l’unico su quel prato, era solo e se non fosse stato raccolto da lui probabilmente qualcuno lo avrebbe calpestato, ponendo violentemente fine alla sua breve e fragile vita. [...]".
Seconda classificata al Clessidra Contest indetto da Domil B.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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Pochi minuti dopo la battaglia era terminata. I Persiani sopravvissuti erano fuggiti alle navi, ancorate nella baia poco distante dal loro accampamento. Alcuni Ateniesi li avevano inseguiti fino alla fine e poi erano tornati indietro.
La battaglia era vinta.
Ma per vincere la guerra bisognava precedere i nemici nel ritorno alla patria. Se avessero attaccato Atene, momentaneamente priva della parte migliore dell’esercito, tutti gli sforzi compiuti fino a quel momento sarebbero stati inutili.
La città sarebbe stata rasa al suolo e data al fuoco, i cittadini resi schiavi, i bambini uccisi.
Dovevano correre, adesso. Solo correre e sperare.
I guerrieri greci si diressero in fretta verso l’accampamento prima di puntare alla grande città.
Ayios rimase indietro rispetto al suo gruppo di pochi passi, intento a rimettere a posto la spada, ma fu un errore. Non si era accorto di un avversario persiano che, a quanto pareva nascostosi dietro ad un masso per fuggire alla battaglia, lo osservava da poco distante.
Questo uscì dal suo nascondiglio all’improvviso, con un balzo felino, ritrovandosi a pochi centimetri dall’oplita.
Ayios si voltò e lo guardò in volto, stupito da quella comparsa. Ma non ebbe il tempo di chiedersi il “come” e il “perché” di quanto fosse successo, che il persiano già lo aveva trafitto con la sua spada lucente.
Cadde a terra il greco, gli occhi spalancati dal dolore e dalla meraviglia nei confronti di un gesto che in quel momento non si sarebbe mai aspettato.
Osservò confuso gli occhi del suo assassino chiedendosi perché lo avesse colpito, così, una volta finito lo scontro.
Rimase disteso, mentre le forze lo abbandonavano ogni attimo che passava più velocemente.
Il pensiero volò veloce ad Atene, al piccolo Costas, alla moglie che lo attendeva speranzosa e che mai l’avrebbe rivisto. Pensò ai suoi compagni, ai soldati, che come lui avevano dato tutto per combattere questa guerra e salvare le loro case.
Pensò alla battaglia di pochi minuti prima e alla marcia verso la città che si stava preparando ad affrontare prima di essere colpito a tradimento.
Guardò ancora quell’uomo negli occhi, mentre i suoi sensi perdevano nitidezza, i suoni diventavano ovattati e le immagini sfuocate.
Aprì il palmo della mano scoprendo quel piccolo fiore rosa che lo aveva accompagnato e sostenuto durante il combattimento.
Era appassito. Così come stava appassendo la sua giovane vita di soldato.
Tuttavia Ayios sorrise.
Ora sapeva che i Greci avrebbero vinto quella guerra. Ne era sicuro.
Ma non poteva certo sapere che la battaglia nella quale aveva speso la propria vita sarebbe stata ricordata ancora a millenni di distanza dalla sua fine, catalogata nei libri di storia come “La battaglia di Maratona, 490 a.C.”.
Non solo quattro parole e un numero, ma molto di più.



FINE

  
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