Gallavich Week.
Day
4 (June 26th) - Different worlds
(Now
is the time
for supernatural themes, gender bending, and crossovers with other
shows, movies,
books, etc. Go ahead and make them vampires, werewolves, wizards,
tributes…)
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E
qui, un
altro ringraziamento va a Federica,
perché
quando mi ha suggerito “Gallavich as Kurtofsky”
ha
avuto
la migliore idea di sempre
e spero di non averla delusa ♥
(comunicazione di servizio: la cover di oggi arriverà più tardi... sorry xD)Dedico la os a quelle persone speciali che sono
le mie "fellows". Perché Kurtofsky e Gallavich
vanno a braccetto :') Ahrrr.
THe secret of
mckinley
Si
accertarono che lo spogliatoio del McKinley fosse davvero deserto prima
di
iniziare a dar sfogo a quella loro torbida passione che tirava ad ogni
ora del
giorno e della notte.
«Mi arrapa
troppo sapere che lo facciamo mentre a due corridoi di distanza i
professori sono
seduti alla loro riunione del cazzo…»
«Hmf, come
parli sporco, Milkovich.» disse Ian Gallagher, premendolo
contro la parete in
un bacio mozzafiato. Si era arrogato quel diritto da poco, e ora
intendeva
sfruttarlo il più possibile. Fino a un paio di giorni prima,
infatti, Mickey
non si era mai lasciato baciare sulla bocca. Una serie di avvenimenti
aveva poi
fatto prendere alla loro relazione una piega diversa. Ian aveva
cominciato ad
uscire con uno molto, molto più grande di lui che, a detta
sua, non aveva paura
di baciarlo. Mickey, che a parlare di sentimenti proprio non ci
riusciva, gli
aveva fatto capire allora che poteva farlo anche lui, se quello voleva.
E gli
aveva stampato un bacio sulle labbra sperando che Ian chiudesse con il
terzo
incomodo.
E così era
andata. Anche perché, in fondo, il rosso non teneva a
nessuno quanto a quel
teppista scurrile e pericoloso. Era irrimediabilmente attratto da lui e
ormai
era convinto non si trattasse solo di intesa sessuale. Ad ogni
modo… se solo la
gente avesse saputo che il terrore della scuola, Mickey Milkovich in
persona,
si faceva sbattere da lui un giorno sì e l’altro
pure!
«Ti odio
quando mi getti addosso gli slushie.» gli mormorò
Ian con il mento solleticato
dal suo respiro affannato.
«Ma tu sei
la checca della scuola. Devo gettarti addosso gli slushie,
capisci?» spiegò tranquillo Mickey, come
se fosse una cosa perfettamente normale. E poi tirò il
labbro inferiore dell’altro
in un morso che non lasciava spazio all’attesa.
«Scopami.»
Ian
divampò sul posto quando Mickey glielo ordinò con
quel suo sorrisetto da
“sfondami pure, che tanto non mi lamento”. E lo
sollevò lì da dove si trovava,
tirandolo su dal culo e trasportandolo goffamente con i piedi a pochi
centimetri da terra. Soffocarono le risate perché non
volevano essere sentiti e
finirono fra le docce a toccarsi prima sopra i vestiti e poi a calarsi
in tutta
fretta i pantaloni.
«Non lo
dirai mai a scuola?» domandò Ian, carezzando la
nuca di Mickey col fiato e
preparandolo con due dita.
«Cosa?»
bofonchiò l’altro, chinandosi.
«Che sei
gay…» disse il rosso, facendosi spazio dentro di
lui con quanto più tatto
possibile.
«Dillo ah-
a qualcuno e ti uccido.» soffiò Mickey. Non voleva
parlarne, cazzo. Non era
gay. “Non sono gay” si ripeté, rabbioso,
mentre si faceva fottere da Ian
Gallagher.
Due giorni
dopo, al cambio della seconda ora, Ian fece tappa
all’armadietto, prese in giro
suo fratello Lip e Mandy che limonavano ostruendo la fila per il
distributore
di bevande e poi tirò dritto verso l’aula del
professor Foster. Questo almeno
finché Mickey non gli passò accanto correndo
insieme ai suoi amici idioti,
Azimio & company. Una spinta ben assestata, a sorpresa, e Ian
urtò contro
la triste fila di armadietti chiusi facendo un fracasso assordante.
Sgomento,
si abbassò per raccogliere i libri che gli erano scivolati
di mano e alzò lo
sguardo in direzione di Milkovich. Quello si girò a
guardarlo con la sua
bellissima faccia da schiaffi e tese le mani davanti a sé
mimando di sparargli
un colpo di rivoltella.
«Ehi,
tutto bene?» Mandy era arrivata ad offrire il suo conforto al
migliore amico,
sperando non si fosse fatto male. «Mio fratello è
veramente un coglione, ci
parlerò io.» disse, preoccupata, appoggiando la
mano sulla spalla di Ian.
«Lascia
stare, M. Tanto non smetterà.»
«Fratellino,
quello è uno spostato…» aggiunse Lip,
offrendo la sua cola a Ian «…senza
offesa, Mandy. Non puoi continuare a farti trattare
così.»
“Già, uno
spostato. Peccato che mi piaccia.” pensò il rosso,
sorseggiando la bevanda.
«Sentite, sto bene. Era solo una spinta.»
«Che si
ripete ogni giorno. E quando gli gira, sono anche slushie in
faccia!»
«Lip, sul
serio, lascia perdere.» tagliò corto
l’altro, risoluto come non mai. Aveva
deciso che più tardi avrebbe rivelato a suo fratello come
stavano realmente le
cose fra lui e Mickey. Adesso, però, aveva lezione.
Sveltina
in bagno
mentre gli altri sono in mensa?
No.
Non
hai mai detto
no.
C’è sempre
una prima volta.
Non
dire
stronzate.
Non vorrei che ci beccassero.
Sai, sarebbe un
disastro se si venisse a sapere di te.
Te
la sei presa
per prima?
Credo che dopo tutto quello che
condividiamo sia
ora di smetterla con le tue prepotenze.
Fanculo,
Gallagher.
Certo. Ma non con te.
Ian aveva
deciso di provocarlo, in attesa di una reazione che portasse Mickey a
scontrarsi una volta per tutte con quello che provava. Non poteva
permettere che il bullo lo nascondesse per sempre; era frustrante per
entrambi, il doppio per quello dei due che doveva sorbirsi granite in
faccia e spintoni. Poteva perdonarlo, ma il perdono andava meritato.
Ian spense il telefono prima che il
professore
si accorgesse che non stava seguendo una singola parola di quello che
spiegava
e che era piuttosto impegnato a mandare messaggi. Di tutti i ragazzi
nel mondo,
sicuramente più disponibili, meno testardi e non
così codardi, proprio con
Mickey Milkovich si doveva invischiare? Beh, sì. A quanto
pare, al cuor non si
comanda. Innervosito da quella situazione paradossale in cui si era
cacciato,
iniziò a pregare che la giornata finisse al più
presto prima di farlo
precipitare in una crisi di nervi.
Suonò la
campanella e immaginò che molto probabilmente avrebbe di
nuovo incrociato il
suo amante/persecutore in corridoio. Non aveva intenzione di farsi
spintonare
ancora e preferiva che l'altro si schiarisse un po' le idee prima del
loro prossimo incontro, quindi strinse fra le braccia i libri e
raggiunse
l’armadietto a passo
svelto, deciso a tornare in classe il prima possibile.
Nell’aprirlo, però, un biglietto che era
stato infilato nella fessura
dello sportello scivolò sul pavimento. Ian lo raccolse e si
guardò attorno per
accertarsi che Mickey non fosse nei paraggi. Aprì il
foglietto e…
Mi
dispiace. Non
ti faccio più niente, giuro, ma se scopro che ti fotti un
altro, lo picchio a sangue.
Ora fai sparire questo bigliettino di merda o finiamo nei guai. Mi sono beccato un richiamo disciplinare perchè ho mandato a fanculo la vecchia e la sua spiegazione su "checazzoneso".
Ancora non riusciva a
crederci. "Mi dispiace",
gli aveva scritto. Provò ad immaginare la sua espressione
corrucciata mentre scribacchiava in fretta parole che evidentemente non
aveva mai dedicato a nessuno. Ian si crogiolò nella certezza
di essere speciale per l'altro, e che quello fosse il suo goffo
tentativo di dimostrarlo. Alzò gli occhi dal foglio,
mordendosi le labbra per l'eccitazione, e trovò in fondo al
corridoio lo sguardo di Mickey fisso su di lui. Era colmo di
agitazione, della paura di non aver fatto abbastanza; lo vedeva anche
da lontano e lo trovò perfino tenero. Chiuse l'armadietto e
provò il forte desiderio di urlare con soddisfazione, in
mezzo a tutti, che Mickey Milkovich era suo.