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Autore: Phoenixstein    26/06/2013    8 recensioni
«Dillo ah- a qualcuno e ti uccido.» soffiò Mickey. Non voleva parlarne, cazzo. Non era gay. “Non sono gay” si ripeté, rabbioso, mentre si faceva fottere da Ian Gallagher.
/// GALLAVICH WEEK - Day 4: DIFFERENT WORLDS /// aka "Gallavich as Kurtofsky"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Gallavich Week - Giugno 2013'
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Gallavich Week. Day 4 (June 26th) - Different worlds

(Now is the time for supernatural themes, gender bending, and crossovers with other shows, movies, books, etc. Go ahead and make them vampires, werewolves, wizards, tributes…)

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E qui, un altro ringraziamento va a Federica,

perché quando mi ha suggerito “Gallavich as Kurtofsky”

ha avuto la migliore idea di sempre

e spero di non averla delusa
(comunicazione di servizio: la cover di oggi arriverà più tardi... sorry xD)

Dedico la os a quelle persone speciali che sono
le mie "fellows". Perché Kurtofsky e Gallavich
vanno a braccetto :') Ahrrr.

 

 

THe  secret of mckinley

 

 

 

Si accertarono che lo spogliatoio del McKinley fosse davvero deserto prima di iniziare a dar sfogo a quella loro torbida passione che tirava ad ogni ora del giorno e della notte.

«Mi arrapa troppo sapere che lo facciamo mentre a due corridoi di distanza i professori sono seduti alla loro riunione del cazzo…»

«Hmf, come parli sporco, Milkovich.» disse Ian Gallagher, premendolo contro la parete in un bacio mozzafiato. Si era arrogato quel diritto da poco, e ora intendeva sfruttarlo il più possibile. Fino a un paio di giorni prima, infatti, Mickey non si era mai lasciato baciare sulla bocca. Una serie di avvenimenti aveva poi fatto prendere alla loro relazione una piega diversa. Ian aveva cominciato ad uscire con uno molto, molto più grande di lui che, a detta sua, non aveva paura di baciarlo. Mickey, che a parlare di sentimenti proprio non ci riusciva, gli aveva fatto capire allora che poteva farlo anche lui, se quello voleva. E gli aveva stampato un bacio sulle labbra sperando che Ian chiudesse con il terzo incomodo.

E così era andata. Anche perché, in fondo, il rosso non teneva a nessuno quanto a quel teppista scurrile e pericoloso. Era irrimediabilmente attratto da lui e ormai era convinto non si trattasse solo di intesa sessuale. Ad ogni modo… se solo la gente avesse saputo che il terrore della scuola, Mickey Milkovich in persona, si faceva sbattere da lui un giorno sì e l’altro pure!

«Ti odio quando mi getti addosso gli slushie.» gli mormorò Ian con il mento solleticato dal suo respiro affannato.

«Ma tu sei la checca della scuola. Devo gettarti addosso gli slushie, capisci?» spiegò tranquillo Mickey, come se fosse una cosa perfettamente normale. E poi tirò il labbro inferiore dell’altro in un morso che non lasciava spazio all’attesa. «Scopami.»

Ian divampò sul posto quando Mickey glielo ordinò con quel suo sorrisetto da “sfondami pure, che tanto non mi lamento”. E lo sollevò lì da dove si trovava, tirandolo su dal culo e trasportandolo goffamente con i piedi a pochi centimetri da terra. Soffocarono le risate perché non volevano essere sentiti e finirono fra le docce a toccarsi prima sopra i vestiti e poi a calarsi in tutta fretta i pantaloni.

«Non lo dirai mai a scuola?» domandò Ian, carezzando la nuca di Mickey col fiato e preparandolo con due dita.

«Cosa?» bofonchiò l’altro, chinandosi.

«Che sei gay…» disse il rosso, facendosi spazio dentro di lui con quanto più tatto possibile.

«Dillo ah- a qualcuno e ti uccido.» soffiò Mickey. Non voleva parlarne, cazzo. Non era gay. “Non sono gay” si ripeté, rabbioso, mentre si faceva fottere da Ian Gallagher.

 

 

 

Due giorni dopo, al cambio della seconda ora, Ian fece tappa all’armadietto, prese in giro suo fratello Lip e Mandy che limonavano ostruendo la fila per il distributore di bevande e poi tirò dritto verso l’aula del professor Foster. Questo almeno finché Mickey non gli passò accanto correndo insieme ai suoi amici idioti, Azimio & company. Una spinta ben assestata, a sorpresa, e Ian urtò contro la triste fila di armadietti chiusi facendo un fracasso assordante. Sgomento, si abbassò per raccogliere i libri che gli erano scivolati di mano e alzò lo sguardo in direzione di Milkovich. Quello si girò a guardarlo con la sua bellissima faccia da schiaffi e tese le mani davanti a sé mimando di sparargli un colpo di rivoltella.

«Ehi, tutto bene?» Mandy era arrivata ad offrire il suo conforto al migliore amico, sperando non si fosse fatto male. «Mio fratello è veramente un coglione, ci parlerò io.» disse, preoccupata, appoggiando la mano sulla spalla di Ian.

«Lascia stare, M. Tanto non smetterà.»

«Fratellino, quello è uno spostato…» aggiunse Lip, offrendo la sua cola a Ian «…senza offesa, Mandy. Non puoi continuare a farti trattare così.»

“Già, uno spostato. Peccato che mi piaccia.” pensò il rosso, sorseggiando la bevanda. «Sentite, sto bene. Era solo una spinta.»

«Che si ripete ogni giorno. E quando gli gira, sono anche slushie in faccia!»

«Lip, sul serio, lascia perdere.» tagliò corto l’altro, risoluto come non mai. Aveva deciso che più tardi avrebbe rivelato a suo fratello come stavano realmente le cose fra lui e Mickey. Adesso, però, aveva lezione.

 

 

 

Sveltina in bagno mentre gli altri sono in mensa?

 

No.

 

Non hai mai detto no.

 

C’è sempre una prima volta.

 

Non dire stronzate.

 

Non vorrei che ci beccassero. Sai, sarebbe un disastro se si venisse a sapere di te.

 

Te la sei presa per prima?

 

Credo che dopo tutto quello che condividiamo sia ora di smetterla con le tue prepotenze.

 

Fanculo, Gallagher.

 

Certo. Ma non con te.

 

Ian aveva deciso di provocarlo, in attesa di una reazione che portasse Mickey a scontrarsi una volta per tutte con quello che provava. Non poteva permettere che il bullo lo nascondesse per sempre; era frustrante per entrambi, il doppio per quello dei due che doveva sorbirsi granite in faccia e spintoni. Poteva perdonarlo, ma il perdono andava meritato. Ian spense il telefono prima che il professore si accorgesse che non stava seguendo una singola parola di quello che spiegava e che era piuttosto impegnato a mandare messaggi. Di tutti i ragazzi nel mondo, sicuramente più disponibili, meno testardi e non così codardi, proprio con Mickey Milkovich si doveva invischiare? Beh, sì. A quanto pare, al cuor non si comanda. Innervosito da quella situazione paradossale in cui si era cacciato, iniziò a pregare che la giornata finisse al più presto prima di farlo precipitare in una crisi di nervi.

Suonò la campanella e immaginò che molto probabilmente avrebbe di nuovo incrociato il suo amante/persecutore in corridoio. Non aveva intenzione di farsi spintonare ancora e preferiva che l'altro si schiarisse un po' le idee prima del loro prossimo incontro, quindi strinse fra le braccia i libri e raggiunse l’armadietto a passo svelto, deciso a tornare in classe il prima possibile. Nell’aprirlo, però, un biglietto che era stato infilato nella fessura dello sportello scivolò sul pavimento. Ian lo raccolse e si guardò attorno per accertarsi che Mickey non fosse nei paraggi. Aprì il foglietto e…

Mi dispiace. Non ti faccio più niente, giuro, ma se scopro che ti fotti un altro, lo picchio a sangue.

Ora fai sparire questo bigliettino di merda o finiamo nei guai. Mi sono beccato un richiamo disciplinare perchè ho mandato a fanculo la vecchia e la sua spiegazione su "checazzoneso".

Ian scosse la testa e si ritrovò a sorridere. Magari non erano paroline romantiche, magari non c’era un briciolo di gentilezza e chiunque altro sarebbe stato spaventato da quella brutalità, ma per lui che ormai conosceva bene quella adorabile testa di cazzo, il messaggio nascosto era arrivato forte e chiaro. Mickey era geloso, ma tipo geloso da morire. Ed era uscito prima dall’aula beccandosi un richiamo disciplinare (l'ennesimo - gli avrebbe chiesto di stare attento, non voleva che fosse sospeso di nuovo!), solo per andare a infilare il biglietto nel suo armadietto. Questo non era segno di quanto ci tenesse a lui? Sì che lo era, e Ian non poté fare a meno di sentirsi accaldato e felice. Una sensazione che di lì a poco avrebbe classificato come "sintomo d'amore"... Ad ogni modo, non ci pensava affatto a “far sparire quel bigliettino di merda”. Con molta simpatia l’avrebbe rinfacciato a Mickey al momento opportuno, per ricordargli quanto in realtà fosse preso da lui… Riflettè anche sul modo di ringraziarlo, più tardi.

Ancora non riusciva a crederci. "Mi dispiace", gli aveva scritto. Provò ad immaginare la sua espressione corrucciata mentre scribacchiava in fretta parole che evidentemente non aveva mai dedicato a nessuno. Ian si crogiolò nella certezza di essere speciale per l'altro, e che quello fosse il suo goffo tentativo di dimostrarlo. Alzò gli occhi dal foglio, mordendosi le labbra per l'eccitazione, e trovò in fondo al corridoio lo sguardo di Mickey fisso su di lui. Era colmo di agitazione, della paura di non aver fatto abbastanza; lo vedeva anche da lontano e lo trovò perfino tenero. Chiuse l'armadietto e provò il forte desiderio di urlare con soddisfazione, in mezzo a tutti, che Mickey Milkovich era suo.

 

 

 

 

   
 
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