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Autore: lightoftheday    20/09/2004    1 recensioni
Jennifer è l’emblema della donna normale: non è belllissima, non è intelligentissima, non ha niente che la renda speciale o particolare. Ha quasi trentun anni, un lavoro stabile da segretaria, una vita senza scossoni, quella che ha sempre desiderato. Almeno finché il destino non ci mette del suo…
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Monaghan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon inizio di settimana a tutti!

Lo sai che hai proprio ragione, Artiglio del falco d'argento? Personalmente io l’avrei preso a schiaffi mi fosse capitata una cosa del genere, ma effettivamente bisognerebbe sempre guardare il lato positivo della faccenda!

Volevo ringraziare, fra gli altri, Yarel, che mi ha lasciato una recensione che, devo ammetterlo, mi ha lusingata molto. Effettivamente ho sempre notato che questo sito è un po’, se così si può dire, a compartimenti stagni: di solito ci si chiude un po’ nel proprio genere e si da poco spazio ad altro. Io stessa devo ammettere di essere piuttosto chiusa, non è cattiveria, o menefreghismo, è che proprio non conosco certi argomenti e non riesco ad entrare nelle storie, per quanto ci siano degli scrittori e scrittrici bravissimi anche in quelle sezioni e questo non lo metto assolutamente in dubbio.

Per quanto riguarda le ingenuità, Yarel, nessuno è perfetto! Alcune sicuramente sono distrazioni, altre devo ammettere che le lascio volutamente anche se so che magari sono veri e propri insulti alla lingua italiana ben scritta. A mia difesa posso dire che non ho l’ardire di diventare una scrittrice un giorno, non scrivo queste storie con quest’intento, d’altra parte ho il mio stile e me lo tengo stretto perché ci sono affezionata!

Buona lettura, Mandy

 

Capitolo 28

Brufoli veri e fittizi

 

La mattina dopo, quando si erano svegliati a casa di Dominic, Jennifer aveva appurato che era abbastanza tardi, dato che erano già passate da un pezzo le otto del mattino. In fretta si era data una sistemata, non aveva avuto il tempo di tornare a casa sua né per dare da mangiare a Sploffy né per cambiarsi, si era dovsduta rassegnare all’idea di dover andare a lavorare con sotto al vestito il costume da bagno.

Dopo averla accompagnata al lavoro, Dominic aveva preso un altro cappuccino e si era comprato un giornale. Arrivato a casa sua si era messo sul divano e si era messo a leggere qualche notizia. Era un po’ che non leggeva un quotidiano, anche se seguiva le notizie al telegiornale non ci prestava mai particolarmente attenzione. Dato che aveva la mattinata completamente libera, aveva deciso di comprarsi un quotidiano e rimettersi “in pari” con il mondo, solo che dopo un po’ che leggeva gli era passata la voglia. A volte era meglio crogiolarsi nell’ignoranza piuttosto che apprendere che il mondo fa così tanto schifo, dall’altra parte si sentiva un po’ in colpa per quel menefreghismo nei confronti del resto della popolazione mondiale che ostentava. Certo, era un comportamento comune quello di girare la testa dall’altra parte davanti a certi orrori, questa però non era certo una giustificazione.

Mentre era perso in questi pensieri si era sentito per un momento stanco. Aveva chiuso per un momento gli occhi con l’intenzione di rimanere così per qualche minuto.

Era stato il trillo del suo cellulare a svegliarlo, Dominic aveva risposto con voce decisamente assonnata. Mentre diceva pronto si era sporto per guardare che ore segnasse l’orologio, con sua sorpresa vide che erano quasi le tredici. Dall’altra parte silenzio.

- Pronto?- aveva ripetuto, dall’altra parte sempre silenzio.

- Insomma, c’è qualcuno di là o sto parlando con l’aria?- aveva detto scocciato, dato che dall’altra parte c’era sicuramente qualcuno.

- Scusami, cercavo Penny.-

Per poco non era scoppiato a ridere in faccia a quel tipo, evidentemente era l’appiccicoso che aveva fatto il filo a Penny per tutto il pomeriggio precedente.

- No, mi dispiace, nessuna Penny qui.- gli aveva risposto.

- Ah, scusami, ciao.- Dall’altra parte avevano subito riattaccato.

Dominic aveva appoggiato il cellulare sulla poltrona accanto al divano, ridacchiando aveva appoggiato entrambe le mani dietro la sua nuca e si era sdraiato nuovamente guardando il soffitto, sorridendo tra sé e sé. Si era fatto indubbiamente una bella dormita, evidentemente doveva averne proprio bisogno.

Il cellulare aveva ricominciato a squillare, Dominic aveva allungato una mano e aveva notato che nuovamente era un numero sconosciuto.

- Sì?- aveva detto aprendo la conversazione.

- Eh no, allora vuol dire che ho proprio il numero sbagliato. Scusami ancora.-

Dominic rise, evidentemente il tipo di prima aveva ritentato nella speranza di aver sbagliato lui a digitare.

- Mi dispiace, mi sa che questa Penny t’ha fregato!-

- Mi sa anche a me… scusami ancora, eh! Ciao!-

- Ciao.- aveva chiuso Dominic.

Nuovamente era tornato a sdraiarsi con le mani dietro la nuca, nuovamente dopo qualche secondo il cellulare aveva ripreso a squillare, nuovamente un numero sconosciuto. Dominic sbuffò, rispose.

- Senti, ho capito che t’ha rimbalzato di brutto, ma qui non ti risponde nessuna Penny, quindi non mi richiamare più!-

Dall’altra parte una risata cristallina, indubbiamente di donna. - Dominic… sei tu?-

Per qualche secondo era rimasto in silenzio, poi era riuscito a dire qualcosa. - Si, ma chi è?- aveva chiesto, conscio di aver fatto una discreta figura di merda. Per di più quella voce, nonostante non avesse la benché minima idea di chi fosse la proprietaria, era molto intrigante.

- Sono Cleo, come stai?-

Chi accidenti fosse questa Cleo proprio non se lo ricordava, gli sembrava veramente brutto però chiederle di punto in bianco chi era, soprattutto perché era palese che lei credeva che lui si ricordasse perfettamente di lei. Non ci fu bisogno di chiedere tuttavia, fu lei che comprese che quel silenzio era quello di una persona che non aveva idea di con chi stesse parlando.

- New York, il diciotto maggio, al party dell’ABC…-

Dominic si ricordò immediatamente, del resto non è che avesse avuto altre avventure l’ultima volta che era stato nella Grande Mela, gli sarebbe mancato il tempo.

- Ah, scusami, lì per lì non ho fatto mente locale. Certo, Cleo… sto benissimo, tu?- le rispose, mentre si chiedeva com’è che avesse fatto ad avere il suo numero privato.

- Anch’io sto bene. Sai, ho pensato che dato che sono a Los Angeles per questi prossimi giorni, magari potevamo vederci. Adesso sono nella mia stanza d’albergo, sono appena arrivata e sono piuttosto stanca. Potremmo vederci addirittura stasera se non hai altri impegni. Ti va di cenare con me?-

In un secondo Dominic rifletté su quella proposta. Quella sera era impegnato di sicuro anche se non c’era un vero e proprio appuntamento, con Jennifer. L’aver pensato subito a quell’eventualità, al fatto che sembrava tutto in un certo senso prestabilito, gli fece prendere una decisione immediata.

- Sarebbe fantastico. In che albergo stai?- le chiese subito.

La loro conversazione si era protratta per poco ancora, giusto il tempo sufficiente a prendere un appuntamento. Subito dopo Dominic aveva telefonato a Jennifer per dirle che non poteva andare a prenderla dopo il lavoro perché gli erano capitati degli impegni di lavoro improvvisi e lei si era dimostrata comprensiva come sempre.

 

Quando Dominic l’aveva chiamata, Jennifer stava pranzando con Patricia, che in quei giorni con lei era stata un po’ strana. Aveva percepito che ci fosse qualcosa che non andava, aveva pensato che le cose con Ethan non andassero bene, ma non aveva chiesto per discrezione. Patricia era diversa da lei, era una persona che parlava dei suoi guai solo di sua spontanea volontà, altrimenti era perfettamente inutile anche solo provare a scucirle qualcosa.

Quando il suo cellulare aveva trillato, aveva letto il nome che lampeggiava sul display e sorriso, mentre rispondeva si era momentaneamente dimenticata del filo che stavano seguendo i suoi pensieri.

Patricia aveva capito che doveva essere Dominic al telefono e non era riuscita a reprimere una smorfia di disappunto della quale, fortunatamente, l’amica non si era accorta; mentre la loro conversazione andava avanti aveva capito che Dominic le stava tirando un pacco, cosa della quale la informò in ogni modo subito dopo aver chiuso la comunicazione Jennifer stessa.

- Accidenti, stasera lo bloccano al lavoro. Io non capisco, insomma, non credevo che fare l’attore comportasse impegni improvvisi, invece a lui capita spessissimo. Forse sono io che non ci capisco un accidenti di come vanno queste cose, che ne so. Mi sa che ha ragione Susy quando dice che non sarebbe un mondo per me!- disse ridacchiando.

Chi deve scoparsi stasera? - Di che si tratta, te l’ha detto?- Le due domande erano state formulate nello stesso momento nella sua testa, Patricia ovviamente aveva finito per rivolgerle la seconda.

- No, non me l’ha detto di preciso. Ma non è che m’interessi molto, tra l’altro credo che a lui non piaccia parlare molto del suo lavoro, quindi evito sempre di chiederglielo, se poi vuole lui dirmi qualcosa, quello è un altro discorso. Mi da sempre l’impressione che sia faticoso parlarne per lui, credo che gli dia come una sorta di spossatezza mentale. Una volta mi ha detto che il suo lavoro indubbiamente gli piace, ma che ci sono una serie di cose, diciamo di contorno, che sono abbastanza noiose e faticose.-

Immagino che scoparsi qualsiasi donna gli capiti a tiro e ci sta sia molto stressante, pensò Patricia con un’espressione sul viso che trasmetteva il suo stato d’animo, Jennifer immediatamente le chiese cosa ci fosse. Patricia dette l’altra versione, che comunque era una cosa che veramente pensava, anche se in quel momento poteva apparire come una cosa detta tanto per non dirne un’altra.

- Questo è proprio un discorso del cazzo Jen, scusa se te lo dico, ovviamente sia ben inteso che non ce l’ho con te. Da quello che ho capito, in questo periodo Dominic sta facendo promozione, giusto?-

Jennifer aveva annuito, quindi Patricia aveva ricominciato a parlare.

- Ecco, quindi è tutto un apparire in televisione, un servizio fotografico, interviste ai giornali, farsi vedere alle premiere, feste varie, come mi dicevi tu stessa. Allora un operaio che lavora per otto ore al giorno in una fabbrica a, forse, un quindicesimo del suo stipendio, cosa dovrebbe fare? Andare da uno psichiatra a vita? Insomma, guardiamo in faccia la realtà, anche rispetto a me e a te, senza andare a prendere il caso estremo di un operaio, che vita fa uno come lui? Non ha un problema che sia degno di essere chiamato tale, e se ce l’avesse stai pur sicura che troverebbe una fila di persone pronte a risolverglielo. Che non mi venga a dire che si annoia e si stanca, vorrei tanto vederlo alle prese con il mio capo, o col tuo…-

Jennifer aveva accennato un sorriso, pensando a Dominic alle prese con il commercialista per cui lei lavorava, poi era rimasta qualche secondo in silenzio, pensando alle parole dell’amica. Aveva indubbiamente ragione, ma in mente aveva anche le immagini di tutte le volte che Dominic le era sembrato perso e sinceramente bisognoso di un appoggio.

- Scusami Jen, non volevo essere stronza con te, lascia stare quello che ho detto…- aveva detto Patricia vedendo che Jennifer non le rispondeva e che sembrava essersi fatta pensierosa.

- Non hai bisogno di scusarti, hai perfettamente ragione.- le aveva risposto sorridente. - Se posso spezzare una lancia a favore di Dominic però, credo che sia perfettamente cosciente del fatto che c’è di peggio, tra l’altro me lo dice in continuazione che c’è di peggio… alla fine penso che ognuno abbia i suoi problemi e che se anche rapportati a quelli degli altri sono forse meno gravi, sempre problemi sono, e con una loro dignità.-

Patricia le sorrise, trovando che anche nel suo ragionamento non ci fosse nulla di sbagliato. Jennifer era sempre così, cercava di capire tutti e tutto, sempre nel tentativo di trovare il buono nelle persone. Peccato che quella volta stava cercando del buono in una persona che, Patricia ne era ormai tristemente sicura, l’avrebbe fatta soffrire e anche molto. Prima o poi i nodi vengono al pettine, sempre.

- Hai ragione anche tu. Dai, non ne parliamo ancora. Piuttosto, dato che sei libera stasera e pure io, ci organizziamo per un’uscita o qualcos’altro?-

Jennifer sorrise e annuì. - Si, dai, chiamo anche Susy… è un sacco di tempo che non ci vediamo tutte e tre insieme, vero? Facciamo una cena a casa mia e una seduta di chiacchiere, almeno ci rimettiamo in pari!-

Non che a Patricia sorridesse tanto l’idea di passare una serata a chiacchiere con Susan, ma accettò ugualmente. Anzi, in un certo senso era anche curiosa di sentire cosa aveva da raccontare quella vipera…

 

***

 

Straordinariamente Dominic era arrivato agli studi dove avrebbe dovuto rilasciare un’intervista e posare per un servizio fotografico prima sia di Penny che di Henry, il suo assistente personale. Aveva guardato l’orologio notando che erano le tre del pomeriggio passate da poco, per altro faceva un gran caldo e stare lì ad aspettare lo indisponeva un po’. Quando era arrivata Penny non l’aveva vista arrivare, gli era arrivata alle spalle e la prima cosa che aveva fatto, senza nemmeno salutare, era stata pizzicargli il sedere, gesto che aveva fatto schizzare letteralmente Dominic che proprio non se l’aspettava. Si era trovato davanti Penny e aveva risposto al suo sorriso, per poi lamentarsi.

- Ti pare questa l’ora? No dico, devo stare ad aspettarvi io, vi faccio cacciare a calci nel culo, te e quell’altro…!- le aveva detto fingendo di essere arrabbiato.

- Ma vai a cagare.- gli aveva risposto lei, usando la solita parlata “fine” che la caratterizzava. - E poi sei tu che sei in anticipo, dobbiamo essere lì alle tre e mezza, che poi sono sempre le quattro come minimo, se sei rincoglionito che te la prendi a fare con me e con Henry?-

Dominic l’aveva guardata un po’ contrariato. - Ma non erano le tre?-

- No, proprio no…- gli aveva risposto Penny guardandolo seria, più che altro guardandolo sul collo.

- Che c’è?- le aveva chiesto incuriosito da quello sguardo indagatore.

- Ti sei fatto la barba, te la sei fatta davvero male, ma te la sei fatta! Che è successo, che devi fare?-

Dominic si era messo a ridere, Penny lo beccava sempre, capiva al volo che se faceva determinate cose era per un motivo ben preciso. In effetti il dover uscire con quella Cleo lo aveva messo leggermente in ansia, non avrebbe saputo spiegarsi il perché, forse perché se la ricordava estremamente sicura di se e voleva fare una buona figura. Da quel poco che si ricordava, dopo un grosso sforzo per non pensare solo al lato sessuale della faccenda, Cleo era una tosta, ma in modo diverso da quello che poteva essere il modo in cui lo era Penny: forse era un po’ più fredda nel perseguire quello che voleva. Insomma, non è che avesse impiegato molto quella volta a New York a dirgli che abitava lì vicino e che la loro serata avrebbe potuto proseguire in modo molto diverso. Certo, poteva essersi fatto un’impressione sbagliata, poi c’era sempre quel dubbio che gli era rimasto in testa da quando l’aveva chiamato all’ora di pranzo, cioè su come avesse fatto ad avere il suo numero privato. Magari gliel’avrebbe chiesto.

- Esco con una tipa stasera, allora ho pensato che magari era carino se mi presentavo in ordine, poi ho anche il servizio fotografico e allora ho colto entrambe le occasioni. Magari il mio illimitato esercito di fans apprezza, hai visto mai.-

Penny aveva scosso la testa. - Soprassedendo alla cazzata dell’esercito di fans, che poi se ci sono un esercito di ragazzette rincoglionite e anche un po’ arrapate, certo te la sei fatta proprio male. Guarda, te ne sei lasciata un po’ qui e qui. - gli aveva detto indicandogli con un dito due punti sul suo collo.

Aveva sortito l’effetto di farlo preoccupare che si vedesse molto, tanto che Penny aveva cercato di rassicurarlo. Alla fine aveva dovuto tirare fuori dalla borsa uno specchietto e fargli vedere.

- Cazzo, ma sono proprio deficiente!- aveva commentato vedendo che Penny aveva ragione.

- Ti dico che non si vede, non ti preoccupare.-

- Tu te ne sei accorta!- aveva ribattuto sempre mentre si preoccupava guardandosi.

- Ma io ho l’occhio lungo! E poi io fossi in te mi preoccuperei di più di quel brufolo che ti sta spuntando sotto il naso.-

- Anche la lingua ce l’hai lunga…- aveva osservato ridacchiando. - In ogni modo per il brufolo ci posso fare ben poco, e comunque ne sta spuntando uno anche a te!-

Penny si era ripresa lo specchietto e si era guardata il viso con aria critica e preoccupata insieme.

- Dove cazzo me l’hai visto?- aveva chiesto non vedendo niente di lontanamente somigliante sul suo viso.

Dominic si era messo a ridere, prima discretamente, poi sempre di più, fino a che Penny non aveva distolto lo sguardo dallo specchietto e l’aveva guardato inferocita, dato che aveva capito che la stava palesemente prendendo per in giro, e c’era anche riuscito.

- Brutto stronzo!- gli aveva detto assestandogli uno schiaffo su un braccio, Dominic si era piazzato una mano sul punto dove lei l’aveva colpito ma non era riuscito a smettere di ridere, aveva quasi le lacrime agli occhi. Penny per un po’ gli aveva tenuto il muso, poi non era riuscita a non farsi contagiare da quella risata, in effetti doveva ammettere che la situazione aveva davvero del comico.

 

***

 

La serata con Cleo, che poi aveva scoperto essere il diminutivo di Cleopatra, era stata tutto sommato piacevole.

- Penso che molti genitori abbiano un disastroso senso dell’umorismo ad affibbiare nomi tanto ridicoli ai figli, non trovi?- gli aveva chiesto quando gli aveva raccontato che il suo vero nome era Cleopatra, Dominic aveva subito pensato a Penny, che di cognome faceva Lane. Suo padre era stato un fan dei Beatles in gioventù, così aveva deciso di darle un nome intonato alla sua passione. Fortunatamente in America non tutti conoscevano quella canzone, “Penny Lane”, così ogni tanto se la cavava. Lui che era inglese si era accorto immediatamente della cosa, quando gliel’avevano presentata aveva cercato per educazione di non scoppiarle a ridere in faccia, riuscendoci a malapena.

Effettivamente Cleo era come la ricordava: oltre che molto bella era una donna estremamente decisa e anche con poco senso dell’umorismo, cosa che a lui magari non era piaciuta tantissimo. In altre circostanze sarebbe stato un deterrente sufficiente a far sì che la cosa cadesse immediatamente, tuttavia anche quella volta non c’era voluto molto ad arrivare al punto cruciale della serata, tanto che Dominic si era sinceramente chiesto cosa l’avesse invitato a fare a cena.

Ma non poteva chiedergli direttamente se gli andava di andare a letto con lei? Insomma, si sarebbero risparmiati almeno un’ora e mezza buona di cazzate.

Fortunatamente l’attività successiva era stata del tutto appagante, tanto che quando lei aveva rinnovato l’invito dicendo che per lavoro tra due settimane sarebbe stata nuovamente in città, lui le aveva detto che poteva tranquillamente chiamarlo. Aveva anche dimenticato della faccenda del numero, del resto alla fine non è che gli importasse molto o che fosse una cosa importante, forse era stato lui stesso a darglielo e se n’era dimenticato.

 

Quella mattina molto presto, tornando a casa, si era soffermato a pensare che Cleo era proprio il classico tipo che si divertiva ad andare a letto con gente come lui per dire di essersi fatta un attore, la cosa era decisamente squallida vista in questi termini, tuttavia non era quasi sempre così? Una sorta di mutuo scambio in cui ognuno da quello che può e prende quello che vuole.

Ormai ci aveva fatto l’abitudine, in tante occasioni era sicuramente un gran bel mutuo scambio e anche quella volta era stato certamente piacevole, solo c’era qualcosa di fondo che rovinava il quadretto, forse il fatto che alla fine dei conti tutto ciò risultasse abbastanza squallido.

Appena era arrivato a casa sua si era fatto una doccia, sarebbe tornato volentieri a letto e ci aveva provato, solo non era riuscito a dormire. Tanto per fare qualcosa aveva acceso il computer con l’idea di scaricare la posta elettronica, cosa che non faceva da un bel po’, anche perché matematicamente, ogni volta che accendeva quel computer, dopo un po’ che lo usava si bloccava. Era un po’ vecchiotto effettivamente, però aveva sempre funzionato bene o quasi fino a che non ci aveva fatto installare quel programma per scaricare le foto dalla sua nuova macchinetta digitale.

Jennifer gli aveva detto che era un sistema operativo non molto compatibile con il programma, lui non aveva nemmeno capito di cosa lei gli stesse parlando, poi il computer aveva cominciato a bloccarsi.

Quella mattina il pc era sembrato clemente, Dominic aveva fatto i suoi giri in internet senza problemi e la cosa l’aveva rassicurato, tanto da fargli venire voglia di aprire un po’ di foto che aveva fatto. Da quando ce l’aveva si era portato dietro quella macchinetta digitale dappertutto e aveva scattato foto a qualsiasi cosa lo colpisse, nel computer però aveva salvato solo quelle che aveva fatto a Jennifer quella mattina in cui si era messo in testa di farle un servizio fotografico alla Blow Up.

Le aveva aperte distrattamente, dapprima aveva sorriso, poi quel sorriso si era trasformato in una smorfia di disappunto, quasi come se il fatto che quelle foto lo rendessero felice lo infastidisse. Dopo nemmeno molto il computer s’era bloccato senza possibilità di fare niente, a Dominic non era rimasto che staccare la corrente e lasciarlo stare. Quasi quasi era anche meglio così.

Me ne devo prendere uno nuovo, pensò, allontanando altri pensieri che anche lontanamente riguardassero Jennifer. Era tornato a letto ed era riuscito a dormire finalmente.

   
 
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