I
primi
giorni non furono semplici semplici.
Per
quanto
avessero più uomini al loro servizio, gli Oasis si
dimostrarono abbastanza
capricciosi.
Volevano
il
caffè, la birra, il pranzo e il letto pronto agli orari che
inventavano loro,
diversi ogni giorno. Volevano che lo studio di registrazione (un nome
molto
elegante per un magazzino in disuso, ma Sally sarebbe stata
in grado di
vendere cactus ai beduini) aperto quando volevano loro, e solo per loro.
Volevano
le
loro t-shirt da quattro soldi pulite in due ore.
Se
la tirano
un po’ troppo per essere un gruppo al primo album.
Di tutti quelli che lavoravano lì,
solo Sal sapeva chi davvero lei fosse. E se il pomeriggio lavorava in
studio,
la mattina era la barista Joe. Per fortuna il gruppo la sera usciva,
così
poteva andare a dormire presto, o avrebbe dormito sul bancone.
Lavorava
e
basta, ma ogni giorno si ripeteva che ne valeva la pena. Le importava
proprio
raccogliere il suo gruzzoletto per prendere un aereo e andare via da
lì, e
basta.
Via
da
quella realtà che non le era mai appartenuta, straniera
ovunque andasse. Un
giorno sarebbe partita, avrebbe cercato seriamente lavoro, avrebbe
messo
radici. Non sapeva dove o quando, ma era certa che era quello che le
spettava
fare.
Era
passata
ormai una settimana, quando quella sera come al solito
rientrò in
magazzino stanca e pronta per coricarsi.
Non
ne
poteva più dello stress. Quel pomeriggio aveva dovuto
prendere il furgoncino
per andare in città a comprare la birra preferita di Liam,
come se l’avesse
divertita girare conciata com’era per la città.
Inoltre aveva dovuto cercare
una cartina di quel posto, sconosciuto ai turisti e dimenticato
dall’uomo e
provvedere a comprare ciò che mancava in dispensa.
Mai
più,
pensò, mentre lasciava le scarpe
all’ingresso.
Stava
per
entrare nello stanzone che usava come appartamento e mangiare un panino
in pace
quando sentì un rumore.
Un
suono.
Una chitarra.
Qualcuno
stava suonando.
Bè,
non che
le dispiacesse. Le avrebbe fatto compagnia durante la cena, sempre che
non si
fosse fatta scoprire. Attraversò la grande sala dove spesso
i gruppi si
svaccavano, e aprì pianissimo la porta che dava sulla stanza
dove dormiva.
Un
ragazzo
che doveva avere non troppi anni più di lei era curvo sulla
sua chitarra, e
suonava lentamente, come a cercare una nota.
Sembrava
molto concentrato. Jo rimase a fissarlo dal suo spiraglio della porta
semi-socchiusa. Solo quando lui alzò il volto si
ricordò che era il fratello
del cantante. Cosa ci faceva ancora lì?
Il
ragazzo
sembrò rinunciare a trovare la sua nota, perché
riprese a suonare una delle
canzoni che in quel periodo sentiva spesso eseguire dal gruppo. Era una
melodia
molto dolce, e il testo iniziava con Sitting on qualcosa.
Non
che si
potesse fermare ad ascoltarli, non ne aveva il tempo ma forse quella
sera
avrebbe avuto un’esibizione solo per sé. Si
sentì bene.
E
lui
canticchiava, suonando piano. Ripercorreva il testo, ricordava le note
e
proesguiva tranquillo, dimentico di tutto in un universo personale. La
canzone
si interruppe di colpo, e lo sentì esclamare
“Cazzo!”
Mi
ha vista pensò,
e spaventata richiuse
la porta di colpo.
Seguì
silenzio.
-C’è
qualcuno?- chiese la voce, al di là del muro.
Cazzo,
cazzo, cazzo.
Dei
passi.
Che
faccio?
Istintivamente,
aprì la porta. Tanto valeva manifestarsi.
Il
tipo era
lì, a pochi passi da lei. Era la prima volta che guardava
uno degli Oasis negli
occhi. Come prima impressione non l'avrebbe definito il
classico bello e
dannato (un altro Stuart Sutcliffe, per intendersi), ma le piacque
quello
sguardo sveglio. Ed era un ragazo con una chitarra , il che valeva
tutta la sua
stima.
-Ehm…-graaaande
commento Jo. Ora sì che si è capito qualcosa.
-E
tu che ci
fai qui?-le chiese.
Suonava
male
“Io qui ci dormo?”
Forse
sì.
Meglio non dirlo.
-Dormo
qui
la sera.-Jo, non capisci un cazzo.
-Ah.-
La
guardò
sorpreso, e aggiunse, con un cenno alla chitarra: -Ti…da
fastidio?-
-Oh,
NO!-
Jo
si
interruppe, perché nella foga non aveva tenuta bassa la voce
e la risposta le
era venuta naturale. Non doveva farsi riconoscere. Riprese a usare toni
bassi:-Mi fa piacere. Mi fa compagnia. Resta pure se vuoi.
Lui
scrollò
le spalle. –Sei… il nipote della bionda, no?
-Ah-ha.
In
un angolo
della stanza si trovava un piccolo frigo, che aprì e da cui
estrasse un panino.
-Quanti
anni
hai?
-Quin…Sedici!
-Ah!
Anch’io
alla tua età lavoravo.Ti piace qui?
-Sì,
dai. E
poi di solito ascolto buona musica.
L’altro
sorrise. –Non mi ricordo il tuo nome.
-Joel!
E
tu..?
-Sono
Noel.-
Gli porse la mano.
Jo
pregò che
la sua fosse abbastanza rovinata da non sembrare femminile, e strinse
la destra
del chitarrista. Quindi si sedette per terra, la schiena appoggiata al
muro,
seguito dall’altro che riprese la chitarra e si
accomodò vicino alla parete
opposta.
-Ti
piace
anche quello che suono?
Jo
scrollò
le spalle ( sembrava una cosa molto da ragazzo) e deglutì il
primo morso. –Sì.
Ma non capisco perché ti sei interrotto.
-Non
so come
andare avanti. Ehi Joel, ne capisci di musica?
Che
domanda
difficile. Sembrava una prova.
-Credo
di
sì. Cioè, mi piacciono i Beatles e conosco tutti
i loro album. Son sul quel
genere lì.
-Io
e te ci
capiamo. Magari puoi darmi qualche consiglio.
-Sal!
Jo
entrò nel
bar, vestita da Jo, radiosa in volto. Erano le sei di mattina e il
mondo era ai
suoi piedi.
-Ehi,
piccola!
-Sal,
non
hai idea di cosa mi sia successo!
-Calmati,
non mi va di sentire la gente agitata a quest’ora. Prendi il
caffè con me?
-Si
si si
okay, ascolta, non hai idea!
Che
le
importava del caffè?
Andò
avanti
a parlare, anche se Sally non aveva chiesto nulla. –Ieri sera
si è fermato a
suonare al capanno Noel,Noel Gallagher, il chitarrista…
Abbiamo parlato tutta
la sera di musica!
Sally
sorrise all’entusiasmo della ragazza. Sembrava emanare luce
con quell’aria
stupita e gioiosa insieme, gioiosa di aver trovato qualcuno con cui
parlare
della sua passione. Nessuno ascoltava musica, lì.
-Jo,
calmati.
-Ma
è
fantastico! Lui ne sa un sacco! Abbiamo parlato tutta sera dei Beatles
e della
loro musica!
-Jo,
ricorda
che sei un ragazzo.
-Io
non…
-Fa
così
perché ai suoi occhi sei giovane e inesperto, non fidarti
troppo di lui…Non sa
chi sei.
Non
le
importava.
Prese
il
caffè pensando a quanto era stato bello parlare con
qualcuno, sentendosi se
stessa sotto quello stupido cappellino da baseball.
Il
primo del
gruppo a entrare nel bar fu Liam, alle nove, e sembrava lievemente
ubriaco. Strafatto,
sentenziò Jo tra sé e sé, in
piedi dietro il bancone, i capelli castani
raccolti in una coda.
-Una
birra-chiese il giovane.
-Sì
signore.
-Signore?-
Liam scoppiò a ridere. -Ma se avrai la mia età!
-Suonate
oggi?-chiese Sally.
-Non
lo so,
decide il capo lì.-Liam continuava a fissare Jo.-Vuoi venire
a sentirci?- Le
chiese.
La
bionda
scoppiò a ridere e con fare pacato si intromise:-Non dire
sciocchezze. Tuo
fratello ha espressamente chiesto un clima di concentrazione per voi,
nessuna
distrazione. Solo uomini.
Adorava
Sally anche per quella capacità di indovinare i clienti e
difenderla sempre,
evitandole situazioni imbarazzanti.
-Saresti
stata una bella distrazione-ammiccò il ragazzo, prima di
lasciarsi cadere su
una sedia.
La
ragazza
si sentì a disagio, colpita da quello sguardo
invadente. Sussurrò a Sally
che sarebbe andata a sistemare le camere, e si allontanò in
fretta dal bar.
I
clienti la infastidivano. Quelli dai complimenti gratuiti e dagli occhi
indiscreti. Quelli che prendevano a fissarla finché lei non
guardava altrove.
Ecco
a cosa
pensava mentre puliva le scale dell’albergo sopra il bar, a
quanto rischioso
fosse a volte per le ragazze fare lavori in cui erano continuamente
esposte a
gente come Liam Gallagher.
Hi,
everybody!
Mi
rendo conto di aver pubblicato questo capitolo molto presto e la
verità
é che volevo completare il primo e dare più
un'idea della vicenda.
Non
voglio che sia banale, believe me. E'una storia che mi é
venuta in
mente qualche mattina fa lungo il tragitto per andare in
università e volevo
proporvi una fiction che non durasse molti capitoli ma potesse essere
interessante. Grazie a chi ha letto o addirittura già
recensito, conto di
finire questa fiction prima di Agosto e spero di avere vostri pareri :)
Al
momento trovo molto difficile capire se i personaggi restano nei loro
binari e
cerco di evitare di creare degli Out of Character.So che difficilmente
viene
spontaneo scrivere una recensione, perciò sappiate che
apprezzo moltissimo chi
perde dei minuti per scrivermi qualcosa. E ovviamente anche il fatto
che siate
arrivati fin qui a leggere mi lusinga molto.
Grazie
guys
Spero
di ritrovarvi al capitolo 3 :)
buona settimana!