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Autore: Maria_A    27/06/2013    2 recensioni
Guardo l’automobile acquisire velocità e allontanarsi sul lungo viale per imboccare la strada principale.
Tiro un sospiro di sollievo. Finalmente sono libera. Libera da quelle mura fredde e inospitali, dalle inespressive assistenti sociali e dall’atmosfera cupa dell’orfanotrofio in cui ero rimasta rinchiusa per sei interminabili mesi. Non mi ha di certo aiutato,quell’atmosfera, a sconfiggere i demoni del mio passato.
"Tu devi essere Misaki". Dicendo questo mi fà segno di seguirlo lungo il viale.
Che individuo bizzarro, penso avviandomi dietro di lui con passo incerto.
Prima ff che pubblico su efp. Spero vi incuriosisca almeno un po' xD
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti, Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Guardo l’automobile acquisire velocità e allontanarsi sul lungo viale per imboccare la strada principale.
Tiro un sospiro di sollievo. Finalmente sono libera.
 Libera da quelle mura fredde e inospitali, dalle inespressive assistenti sociali e dall’atmosfera cupa dell’orfanotrofio in cui ero rimasta rinchiusa per sei interminabili mesi. 
Non mi ha di certo aiutato,quell’atmosfera, a sconfiggere i demoni del mio passato.
Semmai ha incrementato lo stato di apatia in cui verso da ormai un anno. Per i miei zii ero diventata un peso morto e non vedevano l’ora di liberarsi di me. Per questo hanno colto l’occasione al volo, appena si è presentata. 
Dovendosi trasferire,si sono  è rivolti all’assistente sociale che seguiva il mio caso e hanno convenuto, assieme a lei, che non avevano abbastanza denaro per prendersi cura di me e per pensare al trasloco considerando che lo zio aveva da poco perso il lavoro. Ero abbastanza grande da cavarmela anche da sola. Purtroppo però a sedici anni, essendo ancora minorenne, non hanno potuto sbattermi direttamente fuori di casa, così mi hanno rinchiuso in quel lurido edificio  dove non c’era privacy nemmeno in bagno. 
Non sentirò di certo la loro mancanza, considerando il modo in cui mi guardavano ogni volta che eravamo nella stessa stanza, con disprezzo, come se fossi un’estranea. 
Il fatto curioso però è che hanno iniziato a farlo dopo la morte dei miei, come se me ne facessero una colpa. Non che io non mi senta terribilmente in colpa, essendo l’unica sopravvissuta.
Ma quest’ultimo sentimento non è che una parte della disperazione che mi attanaglia le viscere, che mi toglie il respiro ogni volta che ripenso a quella sera. E una compagna costante che assieme alla solitudine e alla totale mancanza di prospettiva futura mi rende uno zombie vivente, apatica e insensibile agli stimoli esterni.
 Un burattino nelle mani di assistenti sociali e direttori scolastici che mi spostano a piacimento da un luogo all’altro. E appunto in una scuola che sono finita questa volta, un collegio per l’esattezza: la Cross Academy. 
A quanto pare c’era un accordo tra i miei genitori e il preside della scuola: una volta compiuti i sedici anni avrei dovuto iniziare a frequentare quel collegio, uno dei più costosi del paese frequentato dai pargoli dell’elité di Tokyo. Mi domando come abbiano fatto i miei genitori a permettersi la mia iscrizione. Non che fossimo poveri, ma eravamo persone comuni. Ed eravamo felici di ciò che avevamo..
Scuoto la testa per scacciare quei pensieri dolorosi che minacciavano di tornare e mi concentro su dove mi trovo: sono davanti a un immenso cancello tutto ghirigori che da su un ampio giardino ben curato. In lontananza intravedo le sagome di alcuni imponenti edifici. Ho scordato di specificare che siamo in piena notte.
Tutto è immerso nell’oscurità più totale. Non c’è  anima viva.
Quelli dell’orfanotrofio avevano fretta di liberarsi di me. Appena hanno ricevuto la lettere mi hanno fatto preparare i bagagli e sloggiare. Non ho nemmeno salutato i miei compagni. Non che ci tenessi particolarmente comunque, non ho mai stretto amicizie in quel luogo. Sono una persona particolarmente asociale, e il cipilio cupo che ho imparato ad assumere mi da un’aria vagamente inquietante che tiene le persone distanti. Mi piace la solitudine, l’isolamento, chiudermi in me stessa e dimenticare il mondo. Non sono sempre stata così ovviamente, ma d’altronde sono le esperienze che formano il carattere no? E non posso dire di aver avuto esperienze troppo gradevoli ultimante. 
Ma basta piangermi addosso.
Siccome non si è fatto vivo nessuno, cosa che non mi sorprende vista l’ora, stringo gli spallacci dello zaino e con passo tranquillo mi avvio verso il cancello rigorosamente chiuso, come se mi aspettassi che si apra davanti ai miei occhi per magia. Ma ovviamente rimane immobile. Mi guardo attorno in cerca di un citofono o un battente. Niente. Cerco di aprirlo con le mani, ma niente. Rimango a fissarlo imbambolata per qualche minuto, come in tranche (cosa che mi capita spesso), poi mi siedo appoggiando la schiena al cancello. Se proprio non si farà vivo nessuno mi sa che trascorrerò la notte qui fuori. Oppure potrei andarmene, non vedo cosa ci possa trovare in me il preside da curarsi e se mi faccio viva o meno. Certo, il fatto che conosca i miei genitori mi ispira un vago interesse, ma niente più.
 Andarmene, trovare alloggio sotto qualche ponte per passare la notte, poi quel che sarà, sarà.Allettante..
Sto quasi per alzarmi quando sento dei passi avvicinarsi lungo il viale acciottolato.
Il cancello comincia ad aprirsi cigolando costringendomi a rimettermi in piedi.
Più si avvicina, più riesco a distinguere la figura che avanza velocemente  verso di me.
Alta, sembra molto grossa, ma guardando meglio è avvolta in una specie di lunga coperta. In una mano regge una lanterna che illumina fiocamente un viso attraente anche se non più tanto  giovane. L’uomo- almeno credo che lo sia (non si riesce a capire bene a causa della coperta che nasconde le curve del corpo)- porta degli occhiali che riflettono la luce della lanterna e impediscono di vedere gli occhi. Infine una folta chioma bionda ricade sul viso ed è raccolta dietro la nuca  da una coda.  
L’uomo si ferma di fronte a me, piegato in due e respirando a fatica, come se avesse appena corso una maratona. 
Lo osservo senza curiosità, aspettando che si riprenda.
“Fiuuuu che fatica ho fatto!”. Esclama tra un sosprio e l’altro.
“Tu devi essere Misaki” dice poi rivolgendomi un largo sorriso.
Annuisco .
“Che bello, come sono felice! È un bel po’ che ti aspetto!” a questo punto comincia a battere le mani come un bambino e giurerei che, se non fosse privo di forze, sarebbe in grado di mettersi a saltellare.
“Benvenuta alla Cross Academy  Misaki”. Dicendo questo mi fà segno di seguirlo lungo il viale.
Che individuo bizzarro, penso  seguendolo con passo incerto.



Angolo autrice:
 
Saaalve! Finalmente mi sono decisa a pubblicare 
una storia. Lo so, ce ne sono di simili su Vampire Knight,
ma farò del mio meglio per scostarmi il più possibile e 
renderla più originale :D
Mi scuso per gli errori grammaticali >.<
Nella speranza che l'intro vi piaccia, un bacio! :*
   
 
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