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Autore: boobearandhiscurly    27/06/2013    16 recensioni
"Non so se si dedide di chi innamorarsi, chi finisce per prendersi un piccolo pezzo del tuo cuore con sè quando se ne và. Se qualcuno me lo avesse chiesto, non penso che avrei scelto Harry Styles, e non so se lui avrebbe scelto me. Ma stando qui, guardando indietro attraverso la lente cristallina del senno di poi, mi piacciono le mie scelte."
A fic based off The Fault In Our Stars, an absolutely lovely novel by John Green.
(Traduzione dell'omonima fic, "Catch me, I'm falling")
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Chapter 10

 
 
Erano passate le 10 e 30 quando finalmente smontammo le tende, con la ridarella (da parte di tutti) e non del tutto sobri (dalle parti di Niall, Zayn e Danielle). Avevo accettato di riportare Harry di nuovo all'ospedale, le sue proteste sulla sua capacità di poter tornare a casa da solo bocciate da tutti i coinvolti.
 
Strisciammo dentro ad un taxi, uno sbadiglio che si estendeva lungo tutta la mia faccia mentre mi allacciavo la cintura di sicurezza, stringendomi nella mia giacca mentre Harry diceva al tassista l'indirizzo.
 
Si appoggiò di nuovo contro il sedile, lanciandomi un sorriso sbilenco mentre cominciavamo a dirigerci verso l'ospedale, la casa perpetua di Harry.
 
"Non ti stanchi mai di dormire in un letto d'ospedale?" Chiesi, una domanda che mi tormentava da un po'. Un sacco di pazienti terminali predispongono cure al di fuori dell'ospedale, così da poter morire nel confort della propria casa.
 
"E' il mio letto ora." Rispose, dandomi un sorriso con tanto di denti.
 
"Quindi davvero preferisci vivere lì?" Io amavo il mio letto, sfatto com'era, e non potevo immaginare come sarebbe stato dormire con il trambusto fluorescente della vita ospedaliera ogni singola notte. Una delle mie parti preferite del giorno era starmene rintanato nella mia stanza, tirandomi le coperte fin sopra la testa e sapendo che mi trovavo in un luogo in cui il mondo non poteva trovarmi.
 
"Non hai idea di quante volte io abbia avuto questa conversazione con mia madre."
 
"Sai, non credo che abbiamo parlato molto di tua madre, ancora." Risposi, scherzando solo a metà.
 
Lui emise un rumore lugubre. "Se sapevo che avessi intenzione di farmi discutere dei miei sentimenti avrei camminato fino a casa!"
 
Mi misi a ridere, una risata stanca che suonò molto meno sobria di quell'unica birra che avevo bevuto. "Tu? Che cammini per tornare a casa? Sarebbe stato più simile a un viaggio."
 
"Ce l'avrei fatta alla fine." Rispose lui petulante, appoggiandosi alla portiera e lanciandomi uno sguardo di sbieco. "Mia madre è carina. Non comincia ancora a capire, ma ci prova."
 
"Hai cercato di spiegarglielo?" Chiesi, gradendo il modo in cui la radio ronzava in sottofondo, il motore rombante attraverso le mie ossa, l'odore stantio del taxi sopraffatto dall'odore di Harry.
 
Si strinse nelle spalle, battendo i piedi contro il suolo. "Non credo di volere che lei sappia. E' meglio così."
 
"Perchè?" Volevo capire, ma non ci riuscivo. Mi sembrava che tagliarla fuori rendesse solo le cose molto più difficili per lui.
 
"Perchè è più facile per lei pensare di potermi aiutare." Rispose, gli occhi puntati sul tappeto, ombre che scivolavano attraverso i suoi lineamenti e che lo rendevano impossibile da leggere.
 
"Magari potrebbe farlo se solo tu glielo permettessi." Offrii, ma forse aveva ragione. Forse non doveva capire il cancro nello stesso intimo modo in cui chi vi è affetto fa, forse avrebbe potuto proteggerla, farle credere nella possibilità di acquistare più tempo anche solo per un po' più a lungo.
 
"No." La sua voce raggiunse l'apice, difensiva e cruda.
 
Allungai una mano sul sedile grigio, spingendo le mie dita tra le sue. Va tutto bene. "Sì, lo so."
 
"Allora, di cosa voleva parlare Zayn?" Mi chiese, in un classico cambio di argomento da Harry Styles.
 
"Le risonanze metaforiche del mangiare la glassa prima della torta." Risposi, lasciando che riportasse indietro la conversazione verso un territorio più facile. "Ha pensato che fosse il simbolo della dolcezza dell'infanzia, seguita dalla torta più sconvolgente della vita adulta. Io ero per la teoria del carpe diem, in cui mangiare la glassa per prima rappresenta la comprensione del fatto che bisogna godere delle parti migliori della vita mentre si può, dal momento in cui un intero cupcake non è mai una certezza."
 
Lui sbuffò, stringendo la mia mano, la leggerezza tornata nel suo tono. "Sei pieno di merda."
 
"Potrei mentirti?" Chiesi, una risata che risalì prima che potessi comprimerla di nuovo indietro. Non ero mai stato così, tutto risate e occhioni dolci. Ma poi, immagino di non essere stato un mucchio di cose prima di incontrare Harry. Non ero mai stato infelice della mia situazione, ma se morire era come cadere, allora la mia vita era come galleggiare. Era come se fossi stato alla deriva, in attesa di qualcosa che mi trascinasse giù e mi facesse sentire qualcosa.
 
"Forse mi piace solo la glassa, coglione."
 
"Non scegliere i tuoi comportamenti in base alle loro risonanze metaforiche? Sono deluso Harry, lo sono davvero."
 
Lui mi guardò solamente per un attimo, sporgendosi in avanti, chinandosi così che la sua testa si appoggiasse contro la mia spalla. "Penso di compensare la mia mancanza di metafore con un eccesso di riccioli."
 
Io mugugnai sotto il mio respiro. "Forse. Ci dovrò pensare."
 
Si strofinò la testa contro la mia spalla. "Louehhh."
 
Scivolò fuori dalla sua cintura di sicurezza e posò il capo sul mio grembo, lasciando che i suoi occhi si chiudessero. La tenerezza rannicchiata nel mio petto di fronte alle sue buffonate, la mia mano prese a fermarsi tra i suoi capelli. "Non è un po' pericoloso?"
 
"Forse." Rispose, senza aprire gli occhi. "Sai che altro è pericoloso?"
 
Avere sentimenti? "No, non lo so."
 
"I tumori maligni al cervello." Ridacchiò a questo, e mi chiesi se magari avesse un po' bevuto quando non stavo guardando. Anche se, facendo correre le mie dita assentemente tra i suoi capelli, ero abbastanza sicuro che questo fosse solo Harry che si comportava da Harry.
 
"Questo è stato carino, comunque." Disse dopo un lungo momento, una nota di serietà che s’insinuava nella sua voce. "Questo è quello che mi piace di te Lou, rendi tutto bello."
 
"Non hai molto senso, Haz." Risposi, i capelli morbidi aggrovigliarti introno alle mie dita, il finestrino fresco dove avevo appoggiato la guancia.
 
"Sto cercando di dirti grazie." Rispose, cacciando fuori l'ultima parola, la stanchezza che rendeva tutto un po' sfocato ai bordi. Stavamo di nuovo andando alla deriva in quel posto nella fortezza di coperte, dove tutto era Harry e Louis e tutto era ok. "Per essere carino."
 
"Grazie." Risposi sinceramente, volendo dirgli solo quanto lui significasse per me, ma con la paura di forzarlo. Zayn aveva ragione, Harry era fragile, e non avrei potuto far ricadere il peso dei miei sentimenti su di lui. Aveva bisogno che io fossi lì per lui, non che lo amassi.
 
"Mi porterai da qualche altra parte domani?" Chiese, colpendomi il ginocchio con l'indice.
 
"Dove vuoi andare?" Chiesi.
 
"New York."  Rispose senza esitazione. "New York, New York."
 
"Hai intenzione di pagare tu i nostri biglietti aerei?" Lo presi in giro, dandogli un leggero colpetto all'orecchio mentre un piano si era formato nella mia mente. Non avrei potuto portare Harry a New York, ma avrei potuto portare New York a Harry. Le grandi città erano facili da portare attraverso l'Atlantico con un po' d’ingegno.
 
"Yep. I viaggi internazionali sono a buon mercato questi giorni."
 
"Stanno praticamente regalando voli." Concordai, alzando lo sguardo mentre il taxi accostava a lato della strada, arrivando alla nostra destinazione. "Siamo arrivati, love."
 
Harry si tirò su, scuotendosi e facendo un grande sbadiglio. "Sono stanco."
 
"Il sonno combatte il cancro." Gli ricordai, aprendo la portiera mentre lui si slacciava la cintura di sicurezza.
 
"Come potrei dimenticarlo?" Rispose, arrampicandosi su di me e poi sul marciapiede. Indugiò sulla soglia, una mano sulla porta e l'altra spinta in profondità in tasca. "Allora, ti vedrò domani?"
 
"Ti passerò a prendere alle 22," Sorrisi. "Dormi il più possibile. Se ti addormenti durante la mai sorpresa, non ti perdonerò mai.”
 
"Beh, sono curioso adesso." Rispose, un sorriso pigro arricciato sul suo viso, i contorni delle guance bagnati nella luce blu proveniente dall'ospedale. Aspettai che mi salutasse, ma rimase solo in piedi, così, per un lungo momento, come se qualcosa lo tenesse fermo.
 
"Mandami un messaggio quando sei tornato nella tua camera." Dissi, metà perchè volevo essere sicuro che rientrasse incolume, e metà per riempire il silenzio che sembrava aver risucchiato tutta l'aria dai miei polmoni.
 
"Se non muoio lungo la strada, certo." Scherzò, rabbrividendo un po' nella brezza di Febbraio.
 
"Questo non è assolutamente divertente." Risposi, cercando di apparire in disapprovazione ma incapace di trattenere un sorriso.
 
"Si, lo è." Sembrava quasi angelico mentre se ne stava lì, per quanto possa suonare stupido, nel suo cappotto trench mezzo scomposto sul suo maglione rosso, i ricci grandi e disordinati, la pelle pallida leggiadra nella notte fluorescente. Non parlai, tutte le frasi che volevo dire impacchettate nel mio petto e bloccate in bocca. Ti amo. Voglio toccarti. Mi piace il modo in cui mangi i cupcakes.
 
"Buona notte, Louis." Disse alla fine, mettendosi dritto in piedi ma mantenendo ancora il mio sguardo, incantevoli occhi verdi scintillanti anche nel bagliore pallido.
 
"Buona notte, Harry." Risposi, guardandolo mentre si voltava e scompariva nella luce.
 
 
xx
 
 
 
   11:10 Harry
   Ce l'ho fatta senza morire
 
   11:11 Louis
   Ben fatto!
 
   11:11 Harry
   11:11, veloce, esprimi un desiderio!
 
 
 
Fissai lo schermo, sapendo cosa desiderare senza nemmeno pensarci.
 
 
 
   11:11 Louis
   Fatto.
 
   11.12 Harry
   Che cosa hai desiderato?
 
   11:12 Louis
   Beh, se te lo dico non si realizzerà.
 
   11:12 Harry
   Maledetto!
 
   11:12 Louis
   Non dovresti essere a dormire?
 
   11:13 Harry
   Sei tu quello che mi tiene sveglio.
 
   11:13 Louis
   Buonanotte Haz.
 
   11:13 Harry
   Buonanotte Lou.
 
 
 
Infilai il mio telefono in tasta, la verità che stava bruciando un buco nel luogo in cui si trovava il mio cuore. Alcuni desideri, non importa quanto ben conservati, non potevano avverarsi.
 
Ma questo non m’impediva di desiderarli.
 

 
 

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Catch me, I'm falling

Scusatemi il ritardo pazzesco ma me ne stanno accadendo di tutti i colori, e sono di fretta anche adesso...
In ogni caso grazie a tutte quelle che continuano a seguire questa storia, spero che anche questo capito vi sia piaciuto :)
Promettendovi un prossimo agiornamento più rapido, ci vediamo al prossimo capitolo! E se avete qualcosa per la testa, sapete dove trovarci!
Un abbraccio,
Cri
  
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