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Autore: Dridri96    27/06/2013    4 recensioni
"Domani mi proporrò volontaria e non farò niente per evitare tutto questo. Non farò niente per oppormi. È così. È sempre stato così.
Sono sempre stata costretta ad essere feroce. "
Tiger è una ragazza del distretto 1, una favorita. Il suo unico scopo è partecipare agli Hunger Games, questo è il suo destino da quando è nata.
E' la più spietata, la migliore in combattimento, sempre assetata di sangue. Tutto a causa della bestia che è dentro di lei.
Riuscirà a domarla?
Che gli Hunger Games abbiano inizio.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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CAPITOLO 7

 
 








Ben presto due pacificatori vengono a prendermi e vengo caricata, assieme a tutti gli altri, in un’auto spaziosa e lussuosa. In pochi minuti siamo già in stazione. Io e Trevor non ci rivogliamo la parola e saliamo a bordo, ignorando i giornalisti che urlano i nostri nomi e ci fanno domande.
Non appena le porte si chiudono alle nostre spalle, il treno parte e io sospiro, sollevata. Questo treno mi porterà lontana da mia madre, mi concentro su questo pensiero per vedere il lato positivo dell’intera faccenda.
Faccio fatica a mantenere l’equilibrio e per non cadere mi appoggio ad una parete.
Il nostro viaggio durerà al massimo tre ore. Dopotutto il nostro distretto è vicino a Capitol.
Adele ci sta spiegando dove si trovano le diverse stanze e non appena indica la mia me ne vado senza dire una parola.
    ̶  Che maleducata!  ̶  esclama disgustata alle mie spalle, così chiudo una porta scorrevole per non sentirla.

La mia camera è decisamente spaziosa per essere su un treno: il letto è matrimoniale, il finestrino ampio mi permette una visuale su tutto ciò che scorre di fuori, l’armadio contiene così tanti vestiti che nessuno riuscirebbe ad indossarli tutti in una sola vita.
Ciononostante tutto questo sfarzo non mi stupisce. Nel Distretto 1 quasi tutti gli abitanti possono permettersi un’abitazione confortevole e lussuosa.
Mi tolgo il vestito, finalmente, e mi slaccio il reggiseno. Un biglietto cade ai miei piedi, e quando lo vedo sento la gola chiudersi. Come ho fatto a dimenticarmene?
Lo afferro e stringo la mano a pugno. Non ho il coraggio di aprirlo, di leggere cosa mi ha scritto Valerie. Non mi sento pronta. Non adesso. Oggi ho avuto già abbastanza cose a cui pensare, e mi aspetta ancora una giornata intensa. Così lo lascio sul letto. So che qualsiasi cosa ci sia scritta, probabilmente parole di conforto, mi renderà triste e malinconica. Non voglio peggiorare l’orribile umore che ho in questo momento.

Mi dirigo in bagno e mi faccio una doccia calda. Mi godo la confortevole e rilassante sensazione dell’acqua che scorre sul mio corpo per quasi un’ora: le gocce che ticchettano sulla mia pelle sciolgono i miei muscoli tesi. Le ferite provocate da mia madre non le sento nemmeno. Anzi, è già tanto se il mio tatto funziona ancora, di solito non percepisco più nulla quando sono drogata, ma come aveva detto anche mia mamma, non mi ha dato la solita quantità.  
Mi lavo il corpo con un bagnoschiuma profumato che sembra quasi rinvigorire la mia pelle, poi mi sciacquo i capelli con due tipi diversi di shampoo. Sulla confezione c’è scritto che, applicati assieme, renderanno i miei capelli lisci e luminosi. Inoltre si asciugheranno in fretta. Sono simili a quelli che ho a casa, solamente di un’altra marca.

Mi domando cosa stanno facendo gli altri tributi in questo momento. Per molti di loro è tutto nuovo, con queste tecnologie si apre un nuovo mondo. Dev’essere bello sorprendersi per così poco. Anche se sono poveri, scommetto che la loro vita non è stata peggiore della mia. Probabilmente avrei preferito soffrire la fame, piuttosto che venire picchiata, insultata e trasformata in ciò che odio ogni singolo giorno. Magari se fossi al loro posto  non direi così, nessuno può dirlo. A me è capitata questa vita, ci sarà un motivo.
Non appena esco dalla doccia, esce del vapore dalle pareti ai miei lati, che mi asciugano in pochi secondi. Mi avvolgo il corpo con un asciugamano ed entro in camera. Apro l’armadio e scelgo una semplice maglia grigia che mi lascia una spalla scoperta, con dei pantaloni abbastanza aderenti. Nelle tasche, inserisco il biglietto. Lo leggerò in un altro momento, non appena ne sentirò il bisogno.

Poi mi butto sul letto, chiudendo gli occhi. Non ho intenzione di fare altro per il resto del viaggio.
Mi addormento e rimango così fino a quando qualcuno non viene a svegliarmi.

    ̶  Hey  ̶  sussurra Trevor sbucando con la testa nella mia stanza. Lo osservo sollevando un sopracciglio e lo lascio entrare. Anche lui si è cambiato e ora indossa una camicia azzurra, con le maniche corte sbottonata fino a metà petto, in modo da lasciar notare il suo fisico, e dei pantaloni eleganti neri.
Avanza e si siede affianco a me.
    ̶  Cavolo, Adele parla un sacco. Ho cercato di fare il carino e ascoltarla, ma non ne potevo più, così me ne sono andato pure io, dicendo che dovevo cambiarmi per stasera  ̶ . Classico di Trevor: non è mai maleducato.
    ̶  Presentati con questa camicia e non ti lascerà nemmeno scendere dal treno  ̶  dico tirandomi su e mettendomi seduta, osservando il suo abbigliamento. Devo ammettere che si è impegnato più di me per apparire come un giovane bel ragazzo. Quasi mi vergogno per il mio poco impegno. Voglio dire, ho indossato la prima cosa che ho visto...
    ̶  Dici che è troppo?  ̶  domanda chiudendosi qualche bottone. Scuoto la testa alzando gli occhi e sospirando.
    ̶  Dico semplicemente che sei un ragazzo di bell’aspetto  ̶  spiego distogliendo lo sguardo, imbarazzata.
    ̶  Anche tu  ̶  sussurra, e quando lo guardo vedo le sue guance colorarsi di rosso.  ̶  Non nel senso che sei un ragazzo! Cioè, volevo dire... sei di bell’aspetto pure tu, ma come lo sono le ragazze! Non volevo...  ̶  aggiunge arrampicandosi sugli specchi. Mi metto a ridere e scuoto la testa.
    ̶  Ho capito, Trev! Scommetto che con risposte come queste farai colpo all’intervista  ̶  dico immaginandomi la scena e trattenendo altre risate.
    ̶  Scommetto che anche tu farai colpo, andandotene via alla prima domanda senza degnarti di dare una risposta  ̶ . Ci guardiamo e scoppiamo entrambi a ridere. Forse siamo bravi a combattere, ma sicuramente non sappiamo presentarci bene ad un pubblico. Mi immagino il possente e forte Trevor balbettare davanti a Mark durante le interviste e non riesco a fare a meno di sorridere.

    ̶  Prima tua mamma è venuta a salutarti?  ̶  domanda dopo qualche secondo di silenzio.
    ̶  Se con “salutarti” intendi “augurarti la morte” allora sì  ̶  rispondo con un sorriso amaro ed ironico, ma Trevor abbassa lo sguardo, dispiaciuto.  ̶  E i tuoi?  ̶  domando a mia volta.
    ̶  Oh sì! Cioè, mi hanno augurati di vincere, non di morire... Sai, anche se speravano tanto che venissi scelto quest’anno, mi vogliono bene. È solo che...  ̶
    ̶  La società fa vedere loro gli Hunger Games come un onore? Sì, lo so  ̶  concludo al posto suo, e lui sorride.
So che i suoi genitori gli vogliono bene. Sperano solamente che il loro amato figlio torni a casa vincitore, come eroe. Anzi, ne sono convinti. Tutti ne sono convinti, nel nostro distretto.
    ̶  Dov’è Wade?  ̶  domando curiosa. Pensavo che ci avrebbe fatto un bel discorso introduttivo, mostrandoci gli errori commessi durante la mietitura. Invece niente, di lui nemmeno l’ombra. Forse, visto che veniamo allenati da quando siamo piccoli, adesso non ci aiuterà più e dovremo cavarcela da soli. Nonostante capisca da sola che tutto questo va a nostro svantaggio, dentro di me esulto alla sola idea. Sarebbe bello non averlo tra i piedi.
    ̶  Credo sia nella palestra del treno a tirare qualche pugno. Sai, vorrebbe essere al nostro posto, ma non ne avrà mai più l’occasione. Per lui tutto questo è frustrante, poverino  ̶  Mi volto verso Trevor e lo vedo stringere la mascella e le mani a pugno, trattenendo la rabbia.

    ̶  Okay, non importa...  ̶  cerco di dire per lasciar cadere l’argomento, ma a quanto pare lui non vuole.
   ̶  Sì che importa, invece! Mi puoi spiegare cosa c’è di bello in tutto questo? Cosa c’è di divertente? Pensano davvero di avere una bella vita?  ̶  urla alzandosi in piedi di scatto e posizionandosi davanti a me. Corro verso la porta e la chiudo, in modo da non essere sentiti.
    ̶  Trevor, calmati  ̶  sussurro avvicinandomi a lui, ma non vuole ascoltarmi.
    ̶  Non mi calmerò finché tutto questo non sarà finito, Tiger! Cioè mai! Non fino a quando Panem sarà governata da imbecilli come Snow, Wade e tua madre!  ̶  scatto verso di lui e cerco di tappagli la bocca, ma mi allontana. Ho paura che qualcuno possa sentirlo, che ci siano delle telecamere a controllarci. Aveva tutta la vita per sfogarsi, perché non l’ha fatto prima? Perché non l’ha fatto ieri, quando eravamo da soli al confine del distretto? Qui sicuramente verrà sentito da qualcuno, che magari farà finta di niente, ma... lo riferiranno subito a Wade, e lui non gliela farà passare liscia.
Ora faranno di tutto per non farlo vincere. Non posso permettere che si rovini con le sue stesse mani.

 Non appena si rende conto di avermi spinta via si avvicina a me.
    ̶  Scusa, ti ho fatto male? Mi dispiace, so che hai già i tuoi... “danni” dopo ieri sera  ̶ . Muovo una mano come per scacciare le sue parole.
    ̶  Non importa, tranquillo, non sento nulla  ̶ . Non potevo scegliere parole meno adatte. Vedo la rabbia impadronirsi del suo sguardo in modo ancora più feroce.
    ̶  Ti ha drogata, vero?  ̶  domanda stringendo i denti. Cerco di negarlo, ma è tutto inutile: ricomincia ad urlare insulti verso Capitol a pieni polmoni e non so cosa fare per farlo tacere.
    ̶  Trevor, calmati adesso! Ti stai mettendo nei guai da solo!  ̶  esclamo in preda al panico. Ho il cuore in gola e non riesco a pensare. Non mi viene in mente niente che possa calmarlo.
    ̶  E cosa possono fare? Uccidermi? Che lo facciano! Non c’è punizione che possa spaventarmi, visto che la mia vita mi ha già punito fin troppo! La morte non mi fa paura, non dopo aver passato la vita a combattere, a ferire dei poveri ragazzi, a soddisfare le loro inutili richieste di ferocia, dopo essermi fatto trasformare in quello che volevano che diventassi. Guardare la ragazza che amo venire fatta a pezzi ogni giorno è stata una punizione più che sufficiente  ̶ . La sua voce stizzita si abbassa fino a diventare un sussurro così debole che non sono sicura di aver sentito bene.

Ci guardiamo in silenzio, mentre lui inizia a respirare più lentamente. Sono così sconvolta che non riesco a muovere un muscolo.
Non ha detto il mio nome, ma è ovvio che stava parlando di me. Vorrei dire qualcosa, spezzare questo silenzio imbarazzante, ma la mia gola è totalmente chiusa. Certo, siamo sempre stati amici, ma questo va decisamente oltre.
Questo cambia tutto. Come affronterò ora i giochi? Anzi, come li affronteremo? Sono disposta a sacrificarmi per fare vincere lui? E se fosse tutta solamente una tattica per vincere? Se stesse sfruttando i miei sentimenti? Come posso pensare una cosa del genere? Trevor non lo farebbe mai. Anche se, forse... Gli Hunger Games cambiano le persone, non devo dimenticarmelo.
Perché ha detto quella frase? Perché l’ho lasciato entrare in camera, perché non l’ho fatto tacere prima? Perché ci siamo proposti volontari? Cosa voleva dire il suo sguardo durante la stretta di mano?
Rimaniamo uno di fronte all’altro, incapaci di agire in qualsiasi modo. Lui prende un respiro profondo per parlare, mentre sussurro:
    ̶  Io... ̶  senza sapere davvero cosa dire.
Ma in quel momento Adele entra senza bussare e ci chiama: il treno è arrivato a Capitol City.
Trevor viene preso a braccetto da Adele, che senza farsi notare tasta i muscoli delle sue braccia con sguardo sbalordito.

Io rimango da sola, in piedi al centro della mia stanza. Tutto questo silenzio è davvero pesante, dopo quello che è successo.
Non posso fare a meno di essere sollevata per l’interruzione di Adele, poi, però, ci penso meglio. Io non ho risposto. Trevor si è praticamente dichiarato e io non gli ho dato nessun cenno che possa fargli capire se provo anche io qualcosa per lui. Rimarrà con questo dubbio fino a quando non ne riparleremo, e chissà se ne avremo mai più l’occasione.
Adesso capisco che avrei decisamente preferito che Adele non ci interrompesse: così avrei dovuto dare una risposta a Trevor su due piedi e avrei scoperto, assieme a lui, che cosa provo. Nemmeno io lo capisco, è tutto così confuso nella mia mente... Non ho mai amato, l’unico sentimento diverso dall’odio che ho provato è stato l’amicizia. Non so che differenza ci sia tra l’affetto per un amico e l’amore e mi sento così patetica per questo.
Scuoto la testa: non devo pensarci adesso. So che più rimuginerò sui miei sentimenti, più mi allontanerò dalla risposta che so essere già dentro di me, nascosta da qualche parte.
Stringo il biglietto che ho in tasca, come se potesse infondermi coraggio, e raggiungo gli altri, pronta a scendere dal treno. 


Angolo Autrice:

Okay, faccio in fretta che ho pochissimo tempo u.u Che mia mamma sta già urlando che devo andare a mangiare D:
Allora, questo capitolo l'ho modificato migliaia di volte e spero non faccia schifo, perché sinceramente non mi convince :/ ma lascerò che siate voi a giudicare C:
E, a proposito... 7 RECENSIONI?!
Ma io dico sapete cosa vuol dire tornare a casa dopo la mia festa di compleanno e vedere tutte quelle recensioni?! Sembrava vi foste messe d'accordo per farmi un regalo C: (ci siete riuscite u.u)
Ora scappo davvero, o mia mamma mi uccide. *Feel like Tiger*

Vorrei aver più tempo per ringraziarvi tutti, ma davvero, VI ADORO!
Voglio dire, seguite la storia in 15 *-* sidkoapfhdf *vomita arcobaleni*

Baci ;*


DriDri DI FRETTA

  
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