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Autore: Lauretta Koizumi Reid    27/06/2013    1 recensioni
Bernard e Rosalie.
Una storia d’amore e di speranza che sboccia dentro un contesto di tensioni e di incertezze.
Ho deciso di ripercorrerla, passo dopo passo, petalo dopo petalo, arricchendola anche con momenti “inediti”, frutto della mia immaginazione. La fonte d'ispirazione principale è stata il manga.
Spero di donarvi una lettura piacevole!
ps: il titolo e le note iniziali sono prese dalla canzone "Last Flowers" dei Radiohead.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bernard Chatelet, Rosalie Lamorlière, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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If you take me there you'll get relief
Relief, relief, relief...

 
Se mi porti ne trarrai sollievo
Sollievo, sollievo, sollievo...

 
 
Era mattino, ormai. L’alba schiariva il cielo e iniziava a scaldare con calma la città.
Rosalie, con un lieve sbadiglio, entrò in punta di piedi nella stanza debolmente illuminata, con in mano tutto l’occorrente per medicare la ferita.

La ferita che aveva inflitto lei stessa ad un uomo per salvare il suo Signor Oscar.
 
 
Si era innamorata senza speranza di Oscar qualche anno fa, pur sapendo che il suo cuore era un inaccessibile porta di ghiaccio, si era innamorata perché le aveva salvato la vita e perché nessuno, che sapesse, resisteva al suo fascino. Nemmeno la regina, nemmeno Andrè, nemmeno la sua povera sorellina Charlotte, nessuno.

La sua vita con Oscar e con i Jarjayes era stata felice e disperata, aveva vissuto mille avvenimenti, e non da ultimo, era stata ricattata per vivere con la sua vera madre, la contessa di Polignac, l’unica persona a corte che odiasse Oscar. Ma anche una volta che l’inghippo era stato risolto e Rosalie aveva trovato il coraggio da scappare da quella matrigna, che altro non voleva se non darla in moglie ad un uomo potente, non aveva trovato invece il coraggio di tornare dai Jarjayes, ne’ di far sapere loro dove sarebbe andata.
In un pomeriggio di neve e di freddo, aveva deciso di ricominciare.
 
Un’altra volta.
 
Lontano da Versailles, dai nobili, da Oscar: la donna - uomo che non l’avrebbe mai potuta amare.
 
Al mercato della verdura si era trovata benissimo: una buona donna l’aveva presa a vivere con lei per dividere l’affitto troppo alto, e anche se i prezzi e il carovita erano ogni giorno più duri, Rosalie non aveva mai mancato di allungare una carota o una mela a un bambino che girava da quelle parti sull’orlo dello scorbuto.
Era passato poi qualche tempo e la sua vita sembrava aver trovato un equilibrio: era rassicurante svegliarsi al mattino alle cinque, ora che iniziava a fare più caldo, chiudere le parte del negozio alle sette e preparare zuppe con le verdure che talvolta cadevano per terra o avanzavano.
Non le importava che le sue mani si stessero rovinando per il lavoro: come le sembrava lontano Versailles, la regina, e Oscar! Le aveva quasi dimenticate.

Quasi. Diversi gentiluomini, ammirando la bellezza giovanile ma adulta della fanciulla, i suoi modi rassegnati ma onesti, e il suo bellissimo viso, le offrivano omaggi, dai fiori alle brioches. Ricevette persino qualche lettera d’amore, ma Rosalie, non conscia della sua bellezza, non ci fece mai troppo caso e si limitava a ringraziare con gentilezza.
Senza contare che il suo cuore era ancora troppo fragile per pensare di accoglierci qualcuno di nuovo.

Poi nell’arco di due giorni era successo di tutto: Oscar ospite da lei dopo un’ aggressione, la speranza di poter ritornare a casa Jarjayes, e poi il suo rapimento di cui ricordava poco o nulla, e  lo sparo....
 
Nella confusione generale dopo lo sparo, mentre il Cavaliere Nero era caduto di peso a terra, Rosalie, sotto shock per il gesto appena compiuto, aveva visto il signor Oscar aggredire l’uomo mascherato per impartirgli lo stesso colpo che aveva tolto, poco prima, la vista all’occhio di Andrè per sempre.
Oscar non si era incollerita in quel modo mai, nemmeno con la Polignac.
Andrè, con grandissima forza d’animo, le aveva impedito di colpire il cavaliere, perché non avrebbe lasciato mai che la sua ombra, Oscar, commettesse un gesto tanto insensato per lui.
Oscar non era mai stata tanto furiosa. Tanto passionale. Oscar voleva vendicare Andrè: il suo Andrè.
Quel possessivo, urlato dalla donna, aveva sciolto il cuore di Rosalie, ed ella non aveva detto più una parola per tutto il viaggio di ritorno a casa.
La notte era fredda, la mano con cui aveva retto la pistola bruciava, sentiva a malapena la parole di Oscar e di Andrè che tentavano di rassicurarla. Andrè aveva la fronte imperlata di sudore, perché avevano caricato il corpo inerme del Cavaliere Nero sulla carrozza. Non potevano lasciarlo lì, o sarebbe morto. L’avrebbero tenuto prigioniero per saperne di più, forse l’avrebbero salvato, e in ogni caso la sua identità era stata già svelata da Oscar.
Ma come già detto, Rosalie non sentiva. E non era perché lo sparo l’aveva insordita.
 
Era stata messa di fronte a qualcosa.
All’amore? Rosalie sapeva cos’era.
Forse non sapeva a fondo chi erano Oscar e Andrè, però quella scena le aveva finalmente chiarito tutto: Oscar e Andrè si amavano di un amore totale... a quel punto ne era certa, e mai come in quel momento la realtà dei fatti era così facile da capire... ma anche da accettare.
 
 
Rosalie tornò lentamente alla realtà.
Si avvicinò all’uomo supino nel letto e quando lo vide in viso, poco mancò che le cascasse sul piede la teiera che aveva riempito di acqua bollente.
 
Quell’uomo!
 
Ma quell’uomo era....
Era...
 
Il nome le salì repentinamente in punta di lingua come un conato di vomito.
Bernard.
 
 
...Bernard Chatelet, e faccio il giornalista a Parigi...
 
Era lui, era proprio lui!
Il ragazzo che aveva stretto tra le braccia quando la madre era morta, l’unico uomo che l’avesse trattata come quello che era, una bambina disperata che non aveva più nulla da perdere, una persona gentile dai profondi occhi che le aveva offerto aiuto. Nonostante fossero passati almeno dieci anni, lo ricordava perfettamente.
Durante la sua permanenza al mercato della verdura di Parigi, non aveva più incontrato Bernard. Quando alcuni giovani ragazzi facevano i cascamorti con lei vantandosi di essere giornalisti o letterari, freschi laureati dalle idee rivoluzionarie, Rosalie tornava a pensare a lui con curiosità e tristezza, senza però avere il coraggio di chiedere se lo conoscessero.
 
E invece altro che giornalista.
 
Era il cavaliere nero.
 
Ed era in un mare di guai.
Sarebbe morto.
 
Rosalie non riuscì a trattenere le lacrime e scoppiò in un pianto silenzioso e singhiozzante.
Piangeva perché ancora una volta la sua vita era cambiata ed il passato era tornato a fare i conti con lei.
Avrebbe mai trovato una stabilità nella sua vita? Prima era una povera e remissiva bambina, poi un’assassina mancata,  poi la sorellina adottiva di un Oscar François de Jarjayes di cui tra l’altro si era innamorata, poi la figliastra di un’ altra sporca nobile, poi una commessa gentile del reparto frutta e verdura al mercato di Parigi, poi di nuovo a casa Jarjayes...
Sentì come se tutte le Rosalie di quei venti anni si fossero unite in quella stanza semibuia.
 
Ma ora chi era? Cosa voleva? Dove sarebbe andata?
 
L’uomo aveva mugolato qualcosa nel sonno e Rosalie si era avvicinata con un sorriso, asciugandosi coraggiosamente le lacrime e cercando di dimenticare tutta quella confusione. Con il suo animo altruista e generoso, pensò che quell’uomo doveva soffrire molto più di lei.
Si era svegliato. Mugolava qualcosa.
 
- Ah, Bernard, non dovete parlare. Tranquillo, vi è già stato estratto il proiettile. - esordì Rosalie piano.
Bernard la scrutava con occhi vitrei.

Rosalie continuò a guardarlo con espressione dolce.
- Vi prego di perdonarmi, non immaginavo che il Cavaliere Nero foste voi. Pensare che mi siete stato tanto vicino quando è morta mia madre...perdonatemi!... - disse, mentre le tremava la voce.
Bernard fece finalmente per rispondere, per la gioia della ragazza, ma in quel momento entrò Oscar e litigò aspramente con l’uomo, il quale, ritrovate le forze, espresse con tutta la forza del suo odio il proprio disprezzo per i nobili, la loro assurda ricchezza contro l’assoluta povertà del popolo. Parlò di Robespierre, il suo eroe. La disputa ebbe termine poco dopo, ma Bernard era stanco e iniziò a impallidire e a tossire.
 
- Bernard! Dovete riposare! - esclamò Rosalie avvicinandosi -E poi non dovreste parlare a quel modoi!
Oscar la guardò per un attimo,  forse sorpresa che Rosalie si rivolgesse a lui con tanto coraggio, poi se ne andò.
Bernard, col sudore sulla fronte, si addormentò. Rosalie gli fece tutto ciò che doveva: cambiò la fascia e le bende, tolse i rimasugli di sangue, sistemò le coperte e invertì il cuscino dall’altra parte perché la testa di Bernard fosse più fresca. Nel sollevare quella testa arruffata e affascinante per rivoltare il guanciale, Rosalie ebbe un tuffo al cuore.
Ma soprattutto provava qualcosa’altro, da quando era entrato il signor Oscar.

Un sensazione strana e pungente dentro il petto, dietro la schiena.
Qualcosa che le dimezzava il fiato.
 
Era fastidio.
 
Possibile?- pensò la ragazza - io, ho provato fastidio quando Oscar è entrato? Io?
Eppure era così. Oscar era rientrata di nuovo nella sua vita nonostante i suoi coraggiosi e disperati tentativi di dimenticarla. Voleva ricominciare e ora stava tornando indietro. Sentiva di avere paura di ricascare di nuovo in un amore impossibile, proprio ora che di nuovo aveva avuto la riconferma che nulla della favola che aveva sognato anni fa poteva essere vero.

Guardò a lungo la mano di Bernard, adagiata sulle coperte a sfiorare la propria.
E si fermò lì per un po’.
 
  
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