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Autore: Caleido    28/06/2013    1 recensioni
Ed eccomi qui. Mi chiamo Hana. No, non "Hannah" o "Hanna" o simili. Hana. In giapponese vuol dire "fiore". E mia madre ha una passione per il Giappone. E' lì che lei e mio padre si sono conosciuti. Nessuno dei due è giapponese, se ve lo steste chiedendo. (...) Comunque, questo non ci interessa. Io mi chiamo Hana e ho sedici anni. Quest'anno io e la mia famiglia, che oltre a me e ai miei sopra citati genitori comprende mio fratello minore Peter (niente nome giapponese per lui), un gatto di nome Toulouse e due criceti dagli originalissimi nomi di Cricio e Criceta, ci siamo trasferiti nell'Ohio. E oggi è stato il mio primo giorno al liceo McKinley. Per essere stato un primo giorno non è stato poi così male. Io non sono una delle persone più espansive del mondo, capiamoci. Non rivolgo la parola e se mi viene rivolta rispondo a monosillabi. (...) Non trovavo la mia classe di storia, così ho chiesto indicazioni a una ragazza. E' stata molto carina. Si chiama Marley. Mi ha accompagnata alla classe, e abbiamo chiacchierato un po'. Mi ha chiesto se vorrei far parte del Glee club.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Ryder Lynn, Ryder Lynn, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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GIORNO 21: Meno un giorno all’apocalisse

Il giovedì è stato un giorno inaspettato e triste. Meno triste di quanto non sarebbe stato il venerdì, ma più imprevedibile.
Ma facciamo un passo indietro, perché di mezzo c’è stato anche il mercoledì, che mi sento in dovere di citare perché ho ricevuto un’altra dedica da Ryder. Stavolta si è svolta nell’Auditorium, mentre non c’era nessuno. Ha cantato la sua canzone preferita, ovvero “I’ll be” di Edwin McCain. E’ stato di nuovo molto dolce, e solo col senno di poi mi sarei resa conto che tutta questa dolcezza era troppa per me. Ero come una persona che non mangiava carboidrati e improvvisamente si rimpinzava di marshmallows, caramelle zuccherate, zucchero filato, marzapane, cioccolato, meringhe e panna. Stavo perdendo un tantino il contatto con il mio cervello, ma mi sentivo così al sicuro e felice che non avrei nemmeno ascoltato il Grillo Parlante, sempre che lo avessi avuto. Ma andiamo con ordine.
Il giovedì è arrivato e mi sono sistemata nella maniera più carina possibile: vestito color indaco, scarpe col tacco (con un paio di scarpe basse in borsa, perché conoscendomi non avrei retto i tacchi più di due ore, sempre che queste le avessi trascorse da seduta), trucco fatto dalla mia mami, capelli meno boccolosi del solito, lenti a contatto (con gli occhiali in borsa, perché nemmeno queste le avrei rette per troppo tempo). Ryder mi ha portato un mazzo di giacinti lilla rendendomi felice come una pasqua, perché sono i miei fiori preferiti. E, poiché avevo detto che non volevo oggetti di gioielleria, mi ha regalato una scatola per il bentoo (tipico pranzo a sacco giapponese, per chi non lo sapesse) con Death the Kid, che è il mio personaggio anime preferito (dell’anime Soul Eater, per chi non sapesse neanche questo). Io, invece, gli ho regalato una poesia, perché aveva detto che non voleva altro da me. E così, siamo andati al matrimonio.
Che non c’è stato. Non ho ben capito come abbiano fatto tutti quanti ad essere così neutrali di fronte a questa cosa. E’ così all’ordine del giorno che la sposa scappi dai matrimoni? Evidentemente sì. Perché si è deciso di fare comunque il ricevimento. Non so voi, ma io l’ho trovata una cosa tristissima. Vero è che ci siamo divertiti dopo, ma festeggiare mentre un pover’uomo era stato lasciato non mi pareva il caso, all’inizio. Ma non ho protestato e così si è fatta comunque festa.
Al che mi è toccato fare la mia sorpresa. Perché quello che finora ho taciuto è che mi ero esercitata nel canto con Blaine dal lunedì. Avevamo detto al prof Schue che avrei cantato al matrimonio, e mentre io volevo cantare qualcosa di semplice quanto più semplice si potesse, dato che non avevo avuto tempo di esercitarmi a dovere, Blaine aveva insistito che cantassi una canzone di Jessie J. Jessie J? Seriamente? Con quattro giorni di pratica scarsi? E Jessie J sia. Visto che doveva essere una canzone che avesse a che fare con l’amore, ho optato per Abracadabra. Così, dopo il duetto Klaine (yep, ho conosciuto il famoso Kurt Hummel, e devo dire che non avevo mai visto Blaine così raggiante) Blaine ha introdotto il mio numero musicale. Al che tutti sono rimasti a bocca spalancata. Per la sorpresa, s’intende. Con le labbra viola e le unghie blu per l’agitazione (sì, psicosomatizzo così) sono salita sul palco. Mi sono schiarita la voce e, nel silenzio più imbarazzante e più assoluto, ho balbettato:
- Ehm.. questa canzone è per.. mmh.. R-Ryder Lynn. – E la musica è partita.
Ryder mi fissava con espressione ancora sorpresa e piacevolmente meravigliata (state notando i miei progressi nell’interpretazione delle espressioni umane?) e ad un certo punto ho smesso di sentirmi in imbarazzo. Glee è essere chiunque tu sia e voglia essere senza doverti sentire a disagio. Quindi che importa se non sono magra come potrei, se non ho l’agilità di Kitty o la voce di Marley? Rapidamente mi sono liberata dei tacchi e ho dato voce (in tutti i sensi) alla mia rinnovata autostima.
E ho spaccato. Sul serio. Erano tutti in pista, e ad un certo punto sono scesa dal palco e mi sono intrufolata in mezzo a loro, piroettando qui e lì, fino a ritrovarmi, a fine canzone, esattamente dove volevo trovarmi: tra le braccia di Ryder. Ho sorriso e gli ho intrecciato le braccia al collo per poi baciarlo con un’enfasi davvero non da me (e che altrimenti avrei anche criticato) facendo applaudire il pubblico.
Mentre gli altri si complimentavano con me, ho notato che Jake chiamava Ryder da una parte per dirgli qualcosa. E allora il mio orecchio bionico è entrato in funzione. Chiariamoci, io non sono una che spia. Mi sento in colpa ad aver ascoltato quello che in realtà non avrei dovuto sentire. Ma in quel momento il mio istinto mi ha detto che avrei fatto bene ad ascoltare. Ed ecco la loro discussione:
Jake: - Amico, grazie a te stasera farò tardi.
Ryder: - Cosa?
Jake: - Be’, Marley ha voluto fare le cose con calma e lo abbiamo fatto, e va bene, ma tutto questo romanticismo è… Ho preso una stanza per noi, nel caso in cui… Credo che succederà.
Ryder: - Non è pronta per questo! È solo al secondo anno e sta ancora affrontando i suoi problemi alimentari.
Jake: - Marley non è come le altre ragazze. Credo di amarla. E credo che stia abbassando la guardia tanto da permettersi di ricambiare. Ti ho promesso che non le avrei fatto del male? Be’, io mantengo le promesse.
Ryder: - Bene, mi fido.
Jake: - Ma tu e Hana.. insomma, lo so che state insieme da poco. Ma.. ne avete parlato?
Ryder: - No, non ne abbiamo parlato. Ma Hana.. lei è davvero diversa. Non ho mai conosciuto nessuno come lei. Non manderò tutto a monte mettendole fretta. Possiamo aspettare.
Perciò da un lato sono contenta di avere ascoltato. Non mi aspettavo questa superficialità da Jake. Nel senso: capisco come si possa sentire, ma pensavo che avrebbe capito che Marley non è quel tipo di ragazza. E’ più probabile che faccia sesso prima io, che ho ricevuto il mio primo bacio nemmeno una settimana fa, che non Marley, che è l’ingenuità fatta adolescente. Le parole di Ryder, invece, mi hanno resa davvero fiera di lui. E di essere la sua ragazza. Perciò quando, ad un tratto, dopo un duetto di Finn e la sua ragazza-non-ragazza-fidanzata-quasi-moglie-mai-sposata o quello che è, che devo dire ha una voce che ha eclissato in un istante qualsiasi esibizione avessi mai visto, tutti sono spariti si-può-immaginare-dove, sono andata da Ryder e l’ho preso per mano, per poi condurlo in pista. Di nuovo l’ho baciato, stavolta con più tenerezza che enfasi, e gli ho sussurrato un “grazie”. Era riferito alle sue parole di poco prima, ma si poteva anche interpretare come un ringraziamento per le cose che aveva fatto per me quella settimana.
Abbiamo continuato a ballare finché non sono tornate tutte le coppie-scoppie (persino Artie con una ragazza bionda che mi era vagamente familiare, parente della Pillsbury) e anche oltre, e io pensavo che più felice di così non avrei potuto essere.
Be’, avevo ragione.

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Nota dell'autore: Chiedo umilmente perdono per avere ritardato così tanto nella pubblicazione! Spero davvero di riuscire a  rifarmi! Grazie per la pazienza di chi mi legge ancora (:
   
 
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