«Molto
bene, possiamo cominciare con la prova del quinto capitolo!»
esclamò soddisfatto il signor Tawada, quando vide che tutti
gli studenti erano
pronti sul palco.
«Inoue,
quando vuoi cominciare, parti pure» disse l’uomo,
facendo
un cenno a Miyako. Era contento del fatto che in scena ci fossero
soltanto le
ragazze, se si escludeva un ragazzino di prima media che recitava nel
ruolo del
fratellino di Charlotte Lucas. Ma era certo che lui non gli avrebbe
creato
problemi, come invece tendevano a fare Motomiya e Yagami.
La
ragazza annuì e cominciò: «Hai iniziato
bene la serata,
Charlotte. Fosti la prima ad essere scelta da Mr. Bingley.»
Mimi
rispose con entusiasmo forse eccessivo, ma in fondo era la
sua prima battuta e il signor Tawada lasciò correre.
«Sì, ma poi lui diede
indubbiamente prova di preferire la seconda.»
«Vuoi
alludere a Jane, perché ballò due volte con lei?
Certo,
mostrò apertamente la sua ammirazione; e pareva realmente
sincero; ne era
addirittura infatuato. Ho sentito dire qualcosa, non so di preciso di
cosa si
trattasse… A proposito di Mr. Robinson»
continuò Miyako, che senza Daisuke sul
palco si sentiva molto più a suo agio.
A quel
punto intervenne Sora: «Parli forse del discorso che ho
sentito io per caso, tra lui e Mr. Robinson? Non ve l’ho
raccontato? Mr.
Robinson gli chiese se gli piacevano le nostre riunioni di Meryton e se
non gli
sembrava che ci fossero parecchie belle signore e signorine,
chiedendogli quale
fosse secondo lui la più graziosa. E lui, pronto, rispose
immediatamente: “Oh,
senza dubbio la maggiore delle signorine Bennet: è
impossibile dare un giudizio
diverso in proposito”.»
«Scommetto
che è quel che direbbe Takeru se gli si chiedesse chi
è
la più graziosa nel nostro gruppo»
commentò sarcastico Taichi, lanciando una
frecciatina al biondo minore, che arrossì, mentre Daisuke
quasi esplodeva. Come
si permetteva Takeru di pensare una cosa simile di Hikari?!? Solo lui
poteva
farlo!
«Taichi,
non ricominciare a torturare mio fratello. Quando si
sentirà pronto si dichiarerà, cosa vuoi
farci?» intervenne Yamato. Lo sguardo
di riconoscenza che Takeru gli aveva lanciato quando aveva iniziato a
parlare
si trasformò in una luce omicida quando il biondo
terminò la frase.
«Ragazzi,
smettetela. Lasciate in pace Takeru!» intervenne Jyō,
mentre i due scoppiavano a ridere.
«Perché
dovremmo? È una cosa troppo divertente!»
esclamò Taichi.
«Ti
piacerebbe se venisse fatto a te?» replicò il
ragazzo più
grande.
«Non
saprei, bisogna provare. Appena scoprirete se mi piace
qualcuno, potrete farlo» disse il ragazzo castano. Poi, come
ripensandoci,
aggiunse: «Hai mai visto Yamato sclerare perché lo
prendevo in giro riguardo a
Sora?»
«Sì,
non più tardi di mezz’ora fa» rispose
l’altro.
Taichi
imprecò sottovoce, sibilando al suo amico: «Ma
perché voi
due dovete essere così suscettibili?»
«Materiale
genetico scadente, immagino» commentò il biondo,
tornando a concentrarsi sul fratellino, che sbirciava il palco con
un’espressione
da patetico idiota. Esattamente quella che aveva lui quando guardava
Sora,
anche se nessuno si sarebbe mai sognato di farglielo notare. Nessuno
escluso
Taichi, ovviamente, che aveva uno spiccato desiderio di morte.
Intanto,
sul palco, anche Hikari continuava a distrarsi e a
lanciare occhiate alle quinte. Riusciva a scorgere tutti i suoi amici e
in
particolare Takeru. Arrossì leggermente, guardandolo mentre
parlava con Taichi.
Chissà cosa gli stava dicendo suo fratello…
Sperò nulla che avesse a che fare
con lei.
«Yagami?
Sei con noi?» la richiamò alla realtà
la voce del
professor Tawada.
«Mi
scusi?» domandò, arrossendo ancora di
più.
«La
battuta. È il tuo turno» le sussurrò
Sora, indicandole un
punto sul copione.
«Oh,
certo. Mi scusi. Ehm… Miss Bingley mi ha detto che non parla
mai molto, tranne con gli amici intimi, con i quali
però è particolarmente
cortese» lesse in
fretta la ragazza, cercando di dare un senso a quello che stava dicendo.
«Non
posso crederlo. Se avesse avuto…»
attaccò Miyako, ma già a
questo punto Hikari tornò a perdersi nei suoi pensieri.
Con la
coda dell’occhio lanciò di nuovo
un’occhiata alle quinte e
vide che Takeru era stretto nella morsa di suo fratello. Si
ritrovò a sperare
che la scena finisse presto per poter andare a salvarlo.
Purtroppo
ne avevano ancora per qualche minuto… In quel momento il
biondo si liberò e nel farlo si ritrovò voltato
verso il palco, a guardare
Hikari. Entrambi arrossirono e distolsero lo sguardo.
Nel
frattempo si era arrivati al monologo di Mary, interpretata da
una ragazza della sezione C, che Hikari conosceva di vista: «L’orgoglio
è un difetto assai comune. Da tutto
quello che ho letto, sono convinta che è assai frequente;
che la natura umana
vi è facilmente incline e che sono pochi quelli tra noi che
non provano un
certo compiacimento a proposito di qualche qualità, reale o
immaginaria, che
suppongono di possedere. Vanità e orgoglio sono ben diversi
tra loro, anche se
queste due parole vengono spesso usate nello stesso senso. Una persona
può
essere orgogliosa senza essere vanitosa. L’orgoglio si
riferisce soprattutto a
quello che pensiamo di noi stessi; la vanità a
ciò che vorremmo che gli altri
pensassero di noi.»
Yamato,
dietro le quinte, si distrasse per un momento dal suo
compito di stuzzicare Takeru sull’argomento Hikari per
riflettere su quelle
parole: era decisamente vero, in particolar modo per lui. Tutti erano
convinti
che lui fosse piuttosto vanitoso e ne trovavano la ragione nel suo modo
di
essere: era bello e lo sapeva, si curava e tendeva a non stringere
amicizia
facilmente. Per questo motivo, le persone che non lo conoscevano, erano
restie
a parlare con lui troppo a lungo, temendo che questo potesse
infastidirlo o
comunque che lui si potesse fare delle idee sbagliate.
Ma in
realtà lui era solo molto orgoglioso: non gli interessava
quello che pensavano gli altri, pretendeva soltanto il meglio da se
stesso. E stringeva
amicizia con quelli che lo capivano.
Stava
ancora pensandoci, quando sentì due mani fredde posarglisi
sugli occhi. Fece un salto, mentre sentiva la voce di Sora chiedergli:
«Indovina
chi sono?»
«Sora,
lo so che sei tu» rispose, con un tono piuttosto annoiato.
«A
cosa stavi pensando?» gli chiese lei, senza curarsi del suo
tono da asociale e liberandogli gli occhi.
«Niente,
riflettevo sul monologo di Mary a proposito
dell’orgoglio»
replicò lui, guardandola negli occhi.
«Immaginavo
che ti avrebbe colpito…» mormorò lei,
baciandolo
dolcemente sulla guancia. «Non ti preoccupare, lo sappiamo
tutti come sei fatto
e ti vogliamo bene per questo.»
Detto
questo la ragazza raggiunse il loro gruppetto, che si stava radunando
in attesa della scena successiva, Takeru ed Hikari continuando a
guardarsi e a
distogliere lo sguardo.
Yamato
sorrise e raggiunse la sua ragazza. Sì, aveva fatto
amicizia con le persone giuste.