Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: LeMuseInquietanti    12/01/2008    4 recensioni
Severus odia il Natale. Gli ricorda lei. lei e le sue risate. Adesso che Harry Potter è a scuola, al primo anno, detesta completamente perfino l'idea delle feste. Ma se il preside gli dice di vegliare sui bighellonaggi notturni del novello Grifondoro, soprattutto dopo aver ricevuto in dono il mantello dell'invisibilità, se lui credendo di vedere gli occhi di LEi, si imbatte in Harry, non può che seguirlo in una stanza sconosciuta dove uno specchio sonecchia solennemente. Cosa vede Severus ( un po' scontato dopo i doni della morte, ma... vabbè ) e come reagisce? se volete, leggete la mia shoot! ps... è un po' lunga ^^ Maria.
Genere: Generale, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Lily Evans, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                            Lo Specchio delle Brame

Ciao!! Spero vi piaccia… è una shoot abbastanza lunga ambientata nel 1991, se volete date un’occhiata!

 

 

Natale. La neve cadeva offuscando la pece dei tetti, accavallandosi sulle scale e poggiandosi con gravità addosso ai grossi abeti che sussurravano inquieti poco lontano dal grande Castello addormentato. Si sveglia senza esitazione, nonostante quello fosse uno dei rari giorni in cui crogiolarsi nel caldo limbo tra vita e morte non sia un peccato incolpato dalle severe regole del preside Silente. La puntualità conta molto, al castello, e Severus lo sa bene. La esige dai suoi studenti, se la chiedeva sin da bambino perché essere sempre in tempo vuol dire mostrarsi impeccabili. Superiori. E si crede che il tempo non speso si possa poi recuperarlo, lui ci crede per lo meno. Severus sospira debolmente e si allaccia con fretta la cravatta al collo. Il suo sguardo indugia sulla superficie spettrale dello specchio. Scorge i suoi occhi, neri, foschi, lontani. Cozzano contro il bianco innevato che avviluppa il mondo intorno. E lui è nero. Veste di nero perché la vita ha perso ogni parvenza di colore ormai da molto tempo. Sono anni che non sa apprezzare la bellezza dell’arcobaleno. Semplicemente non esiste per lui tutto ciò che non è ombra. Perché lui è solo un’ombra. Distante, pallida, silenziosa. È meno di un fantasma.

Osserva la camera fredda, dalle pareti di pietra in cui sono ammassati i suoi averi: calderoni, libri, fiale di ogni colore, eppure non vi altro che grigio e nero lì dentro.  E un grande stendardo verde smeraldo. Verde. Il cuore trabocca fiele. Batte un pugno sulla superficie dello specchio, desolato. Per un attimo è un animale rapace, inferocito, rabbioso.

Un altro natale senza di lei.

La mattina passa lentamente, tra le quattro pareti della stanza. Non vuole uscire, non vuole vedere nessuno. Non ha bisogno di visite. Non necessita di regali. Che idiozia, i regali! A cosa serve dimostrare il proprio affetto con degli stupidi oggetti inanimati? Non ce l’ha con i regali, quel giorno ogni cosa gli da fastidio. Il perché è scontato. Le mattine di Natale ad Hogwarts erano diverse, quando lui e Lily erano amici. Come poteva descriverle?

L’immagine di una giovane studentessa bella come un bocciolo di rosa in fase di fioritura, quel sorriso che le si accaniva sul volto, un’arma letale verso il resto del mondo, i suoi grossi occhi verdi, pozze colme dell’Anatema che Uccide gli baluginò in mente. Come diceva sempre, la sua Lily?

<< è magico Sev! >>. Già. Per lei ogni cosa era meravigliosa. Anche il grugnito di Potter poteva rivelarsi un’eccitante fonte di stupore. Anche se per anni lui aveva creduto che fosse un distaccato, pacato disgusto.

lily durante le feste era sempre di buon umore. Lo costringeva a svegliarsi sempre agli orali meno appropriati per vedere la brina dell’alba sulle foglie aghiformi degli abeti. Lo costringeva a dar gli auguri a Vitious e al guardiacaccia Hagrid, che riempivano la Sala Grande con grandi decorazioni festose. Insomma, tutte quelle cose disgustose che lui odiava con tutto se stesso. Ma per lei, questo ed altro, gli diceva il suo cuore rumorosamente. Ticchettava inarrestabile. Al galoppo.

Quel natale 1991 era freddo e artefatto, nonostante fosse perfetto sotto ogni punto di vista per crear meraviglia nei cuori degli uomini. Nevicava, le decorazioni abbondavano, le carole natalizie echeggiavano da un’ala all’altra del castello, i fantasmi si divertivano a far visita agli studenti più malvagi di notte secondo un’antica usanza magica che un babbano impiccione aveva descritto in un romanzo, poco più di un secolo prima. Era tutto perfetto, ma un grosso specchio sembrava riflettere e disperdere ogni barlume di gioia, di allegria almeno per il professore di Pozioni.

Severus si accasciò sul letto, e fece apparire un album che aveva riposto solo un’ora prima nascondendolo nel nulla. Aveva le occhiaie violacee sulla pelle color cera. Non aveva dormito troppo. In effetti ogni notte ripercorreva la sua vita seguendo la crescita lenta e sapiente della bellezza di Lily. Quelle istantanee che lui gli scattava per farla ridere, o per darle il tormento quando andavano a scuola, adesso erano il bene più prezioso che possedesse. Nonostante dicesse a Silente, quel pazzoide che tutti ritenevano geniale, di non amarla più, qualcosa gli diceva che Lily gli mancasse intensamente. Il suo ricordo gli ardeva nel cuore, e i tizzoni continuavano a bruciare, la fiamma ad accrescersi ogni qual volta gli capitasse di scontrarsi con il bislacco figurino tutto pelle e ossa che tutti ritenevano un eroe. Harry Potter, o come tutti lo conoscevano a scuola << il figlio di James e Lily… quello che era sopravvissuto da Tu sai Chi >>. Non è di certo un granchè  averla fatta franca. Severus odia quel bambino. Se lui non fosse nato, se Lily non avesse maledettamente amato suo figlio, se lo avesse lasciato morire, adesso il mondo sarebbe nelle mani di Voldemort e non ci sarebbero festività con cui allietarsi. Però lui non avrebbe scoperto di essersi votato al Maestro sbagliato, inseguendo la gloria, la fama fuggendo da lei… non avrebbe più dovuto scappare, l’avrebbe strappata a quell’idiota di Potter e le avrebbe consegnato ogni angolo del suo cuore.

<< risparmiati le parole >> gli aveva detto lui, quando avevano litigato l’ultima volta. Severus adesso aveva trent’anni, e da quindici anni quelle dannate parole lo assillavano giorno e notte. A causa di quella maledizione, non aveva esitato ad attaccare il principio dei suoi mali, l’eroe del mondo magico, così lo aveva bombardato con domande che per il degno figlio di Lily, sarebbero dovute sembrare degli affronti all’intelligenza.

Ma Harry non aveva nulla di lei. Solo quella dannata somiglianza nello sguardo.

Lo trovava un bambino sgraziato, vanaglorioso, esaltato dalle attenzioni che il mondo magico gli rivolgeva. Ma erano solo i suoi pensieri, costantemente bollati dalle occhiatacce penetranti di Silente. Anche quel giorno, quando il preside, con la scusa di porgere al giovane professore i suoi migliori auguri, gli sussurrò evidenziando con divertita ironia che il figlio di Lily non era tornato dai Dursley per Natale. Era il primo anno del bambino, e Severus non avrebbe potuto odiarlo di più.

<< ed io cosa dovrei fare, preside? >> replicò cinico, alzando le spalle. La mano dalle lunghe dita di Silente si poggiò sulla spalla destra di Piton, e un sorriso gli riscaldò le labbra da un po’ gelide.

<< dagli un’occhiata. Credo potrebbe mettersi nei guai >>

<< tanto per chiarirci, Albus: io non sono una balia! Se il salvatore del mondo magico vuole spaccarsi la testa, lasciamolo fare! Dopotutto se è scampato a Voldemort cosa vuoi che siano un paio di punti? >>

<< hai notato la bellezza dei suoi occhi? Credo che infrangerà molti cuore, tra qualche tempo, come i suoi genit… >>

Severus sbattè la porta in faccia a Silente, strillandogli buon Natale dall’altro capo, stizzito. Diamine! Perché voleva sempre riportargli in mente lei??? Come se le notti insonni non bastassero, adesso cospiravano tutti contro la sua sanità mentale. Si diresse allo specchio, appannato, e l’immagine di un uomo la cui bellezza stava sfiorendo come la neve rosa dal sole, gli rispose con cenni identici ai suoi. Gli occhi di Lily facevano impallidire perfino le superfici riflettenti. Erano una forza della natura. Con lei era Natale tutto l’anno.

<< e tu Sev? Come ti senti a Natale? >> gli domandava.

Gli bastava fissarla un attimo per risponderle senza esitazione << come tutti i giorni >>.

Non c’era meraviglia nei giorni di festa. La festa semplicemente non finiva mai. Era la monotonia a dargli una folle voglia di ridere. Perché tutti i giorni di monotonia erano meravigliosi, accanto a lei.

Chiuse gli occhi solo per un po’. Aveva sonno. Sperò solo di sognarla, in quel giorno di neve.

 

Dormendo in maniera sregolata, si ritrovò improvvisamente desto di notte. Aprì gli occhi febbrile, e si rese conto di aver passato gran parte del Natale senza farsi vedere in giro. Ora le quote dei gemelli Weasley, che scommettevano nelle sue propensione verso le Arti Oscure a danno di bambini o ibridi magici, dovevano di certo essere salite alle stelle. Si stiracchiò, tentando di costringersi a dormire solo per altri sessanta minuti. Mancava così poco al 26 dicembre. Almeno, raggiungendo quella data, avrebbe smesso di assillarsi con i ricordi. Albus Silente doveva essere in pensiero. Aveva fatto male a cacciarlo, in fono lui gli passava vitto e alloggio, seppure lo tenesse in cattività in quella landa di tristezza, di realtà, di vita vera. Non c’era alcun marchio nero a legittimare la sua spocchia verso il mondo adesso.

Decise di farsi perdonare, cominciando a passeggiare per i corridoi in modo da raggiungere il gargoyle più famoso tra le statue della scuola, celando l’accesso alle stanze private di Silente. Probabilmente ora il vecchio pazzoide stava intrattenendo i quadri con una brillante disputa filosofica. Oppure anche lui piangeva, per Ariana e Aberforth. Ma questo non lo riguardava, così andò dritto fino al corridoio a destra del dormitorio di Grifondoro, con passi veloci, perché non voleva intercettare studenti, non voleva vedere persone superflue. Si sentiva maledettamente solo, ma ormai quel ruolo d’ombra gli calzava a pennello, e non sapeva privarsi della gravità con cui lo schiacciava, lo lacerava, lo distruggeva. Il dolore però riaccendeva il viso di Lily nella sua mente. A volte, temeva di scordarlo. Sarebbe stato come tradirla, l’ennesima volta. Perdere la parte più pura del suo animo. Quella che aveva esitato ad uccidere, a incantare persone oscure, quello che urlava, mentre il marchio nero si gonfiava sopra le sue vene bluastre e strillava di gioia e dolore alla caduta dell’Oscuro signore. Ma poi udì un rumore espandersi nel corridoio. Severus alzò gli occhi al cielo, comprese che avrebbe perso tempo nel ricercare un Grifondoro uscito senza permesso dopo il coprifuoco. Infatti i suoi occhi videro il ritratto della Signora Grassa aprirsi di lato, e per un attimo solo, due occhi smeraldo risplenderono alla luce delle fiaccole accese ma già morenti. Un capogiro lo colse. Il sudore, le lacrime, il tremore, parvero assalirlo. Non poteva essere Lily, lei non avrebbe mai accettato di diventare uno spettro. O forse, e per un attimo il suo cuore traboccò di speranza, lei aveva scelto di attendere suo figlio lì, ad Hogwarts? Dei piedi sporgevano dal nulla. O era una fantasma, cosa assurda si disse, oppure un mantello dell’invisibilità, ancora più impossibile, convenne Severus.

Eppure il colore biancastro del suo viso malaticcio assunse toni purpurei, e Severus si disilluse con velocità, decidendo di seguire la speranza e di lasciare a marcire la ragione, incarcerandola in qualche angolo della mente. Doveva crederci, e forse… ma parlarne avrebbe portato male.

I piedi camminavano incerti, come se non conoscessero la strada. Non facevano rumore, né ombre si stagliavano contro il pavimento, sembravano eterei, ma allo stesso tempo solidi, massicci. Voleva saperne di più, ma non poteva far rumore. Avvicinarsi alla fonte della sua curiosità doveva essere un atto silenzioso e lento. Preciso.

<< la precisione in Pozioni è il segreto >> gli ripeteva lei, quando prendeva con cui si era accaparrata le simpatie di Lumacorno. I professori andavano fieri di Lily Evans la Grifondoro Mezzosangue.

Lui l’adorava. L’adora.

Senza rendersene conto, ecco una mano spuntare dal nulla. Poteva essere la sua? << Alohomora >> udì. Una vocina ancora titubante. Per nulla melodiosa, si disse. Comprese che quella sagoma mezza trasparente non fosse la sua lei. Era l’incubo peggiore. Harry James Potter stava infrangendo le regole della scuola a Natale. Degno di suo padre. Sacrilego, in memoria della retta madre. Disgustoso, per Piton.

Voleva andarsene, ma aveva fatto un giuramento con Silente. E non era un voto infrangibile, era lealtà a tenerlo legato al professore. Lui aveva cercato di salvare i Potter, non di annientarli. E così doveva seguire Harry, senza fiatare, provvedere alla sua incolumità quando il cuore grondava sangue e gli sussurrava di strangolarlo. Nessuno avrebbe visto. Nessuno avrebbe saputo.

Quando potè aprire il pomello incantato e scorgere la grande sala spoglia in cui Potter aveva deciso di bighellonare, non seppe chiudere la bocca normalmente, come entrando in stato comatoso. Harry stava singhiozzando di fronte ad una grande superficie riflettente. Uno specchio vecchio e lavorato. Un cimelio di Silente forse. Piton si chiese se stesse piangendo per quanto fosse brutto, ma un pallone gonfiato come lui non sapeva sottovalutarsi.

<< mamma… papà >> sussurrò Harry, accarezzando lo specchio come se sul serio ci fossero due visi, poco dietro di lui << vi amo >>

Severus strisciò silenzioso verso il centro della stanza, con la veste scura svolazzante ed invisibile. Cosa vedeva Potter? Aveva le visioni? Si avvicinò allo specchio, e osservò scetticamente la superficie argentea e…

<< Severus, ma a cosa pensi? >>

Un bisbiglio ritornò a galla, dalla marea di discorsi stupidi, intelligenti, sognanti, depressi, amichevoli tenuti con la sua compagna di Pozioni. La sua migliore amica. La donna della sua vita. L’ombra del suo cuore. La luce della sua esistenza. L’amore e la morte.

Lily brillava nella luce dei suoi quindici anni. era come l’ultima volta in cui l’aveva scorta lieta. Gli si era aggrappata al torace, lo stringeva con affetto. E lui, come sempre, rosso in volto, stupito, al contempo scioccato e felice, si lasciava abbracciare. Come al solito era lui quello debole. La donnetta della situazione. Il remissivo. Il colore sconfiggeva di nuovo il nero.

<< Lily >> boccheggiò, scordandosi perfino che Harry potesse udirlo. Dopo un attimo la ragazza cambiò forma, divenne donna. Una donna con in braccio un neonato. Era stata l’ultima immagine che aveva rubato dalla vita di Lily. Si ricordava di averla spiata, una sera di undici anni prima. Era bellissima, e reale come allora. E distante più che mai, seppure fossero divisi solo da Harry. E dallo specchio. La Lily della realtà gli era passata accanto allora, senza vederlo, senza percepire la sua presenza. Invece nello specchio lo salutò, allegra e naturale come al solito. E gli sorrise. e attese che lui, tra le lacrime, ricambiasse. Poi indicò Harry, quello grande e il neonato. Due esseri differenti, uniti solo dal sangue della Mezzosangue che aveva vinto la morte nonostante tutti si ostinassero a compiangerla. Proteggi Harry, gli disse con gli occhi verdissimi. Proteggi l’ultima parte di anima che ti resta. Proteggi il mondo magico, Sev. Io ti ho perdonato da tempo ormai. Perdonati Sev. Perdonati e ama Harry come fosse tuo figlio.

Severus annuì, sorridendo tra le lacrime. Harry osservava il suo viso disilluso, inconsapevolmente. Quando si era sfilato il mantello dell’invisibilità? E da quando ne possedeva uno? Gli venne solo voglia di abbracciarlo, di ficcarsi con lui nello specchio e di raggiungere lei. Ma sapeva che quella era solo una fantasticheria irrealizzabile.

Quattro occhi verdi lo fissavano. Bellissimi, identici. Sinceri. E lui non capì più niente. Si smaterializza, sa che a Natale non ci sono protezioni che reggono. Tutti hanno diritto di muoversi come vogliono al castello. E lui vuole solo spaccare ogni cosa.

Uno schiocco veloce, una lacrima traditrice e si ritrovò sulla poltrona soffice di uno studio conosciuto quanto le sue tasche.
Una scrivania colma di cianfrusaglie a dividerlo dal suo peggior nemico.
Dal suo migliore amico.
Il suo unico alleato, colui che mai aveva smesso di credere nel ragazzino dai capelli unti che era. L’unico che aveva capito perché avesse accettato pozioni, per restare aggrappato al passato, tra i calderoni bollenti che profumavano di lei. L’unico che sapeva perché volesse ad ogni costo allontanarsi dalle segrete, perché il fantasma di Lily era sia una benedizione che una maledizione, e non riusciva a capire quale lato dovesse far vincere sull’altro.
<< Potter è fuori dal dormitorio>> esordì l’uomo, alzando gli occhi foschi, incrociando le pozze azzurre schermate solo dagli occhiali a mezza luna del preside Albus Silente.
<< lo sospettavo. Certe volte mi sento nei panni della Cooman>> replicò il preside, pacato.<< a giudicare da come mi osservi, deve aver scoperto qualcosa di inaspettato. >>
Piton si alzò di scatto. Tremava dalla testa ai piedi. Sussultava come un epilettico.
<< cosa ti prende, Severus? >>
Con le lacrime agli occhi scagliò la sedia contro il pavimento, poi avventò gli oggetti sulla scrivania del preside e li gettò per terra, non gli interessava di far danni che non sarebbe stato in grado di risarcire. Gli interessava solo distruggere ogni cosa in quella stanza, ogni elemento reale. Perché nessuno gli aveva detto che c’era un mezzo per restare in contatto con lei? Con la donna che amava, nonostante la morte? Perché Silente lo trattava alla stregua di una marionetta, e lo trattava come un bambino? Lui era grande dal giorno in cui aveva distrutto la vita di un’innocente famiglia di Godric’s Hollow, undici anni prima.
I mangiamorte si erano saziati allora, ridicolizzando e schernendo quella dolce creatura indifesa, quella donna battagliera che non aveva preteso nient’altro che la felicità. Che aveva preferito perire per amore, piuttosto che per viltà. E lui, invece aveva sofferto costantemente senza poterla vedere. Per undici lunghissimi anni.
Così lui buttava all’aria i convenevoli di Silente, e le stronzate con cui lo avrebbe rassicurato per l’ennesima volta, e ogni parvenza di alleanza a quel mostro serpentesco senza cuore che riusciva ad uccidere anche senza muovere un dito, solo con un discorso.
Era maledetto, e la sua dannazione doveva scaraventarsi come l’anatema che uccide su chiunque lo amasse. Su Silente, perché non ancora si convinceva che fosse un fallito, in realtà.
<< prego, serviti pure! Pare che faccia bene allo spirito, far saltare in aria i miei oggetti>> disse pacato Silente, con le mani serrate elegantemente. Gli occhi di Severus si riempivano di angoscia ogni volta che si rendeva conto di comportarsi in maniera ridicola

<< come vedi, tu e Potter non siete poi così diversi>>continuò il Preside, allegro.
<< LA SMETTA!! >> gridò Piton, lanciando un grosso tomo di difesa contro le arti oscure per terra, con un tonfo assordante seguito dalle strida dei quadri appesi alle pareti, svegliati dal fracasso.
<< NE HO ABBASTANZA!>>  continuò strillando e lasciando cadere qualche lacrima.
<< pure noi>> gracchiò Phineas Nigellus con la voce roca per il repentino risveglio.
Piton lo scrutò truce e scagliò contro la cornice un pesante vassoio d’argento con un colpo di bacchetta.
<< su, calmati Severus. Vedo che stai tremando! Cosa ti ha turbato?>>
<< quello specchio! Ecco cosa! >> strillò continuando a prendere a calci tutto ciò che gli sbarrasse la strada << e poi… diavolo, LEGGA LA MIA MENTE! IO NON LE DIRò NULLA!>>
<< non sono un tipo da usare questi mezzucci. Se vuoi rispondimi, io non leggerò i tuoi segreti. Ma per caso hai visto lei, lì dentro?>>
Piton roteò gli occhi è si accasciò per terra.
Ora piangeva senza vergogna.
<< la vedeva anche Potter. >>
<< per Grifondoro! Sa dello specchio delle brame! >> Silente riusciva sempre ad afferrare la realtà tra un singhiozzo e l’altro senza scomporsi nonostante la voce tradisse il suo ribrezzo << non ti sarai mica tradito? Cioè, lui sa che lo hai seguito? Non si fida di te, non ancora>>
Piton buttò all’aria un ennesimo oggetto<< sa dire solo questo?? Mi faschifo, Albus! Si è servito di Lily non solo allora, ma l’ha uccisa stanotte,come ha fatto Voldemort , una seconda volta, più atrocemente di quanto l’Oscuro signore abbia mai fatto! Usa la sua immagine per farci del male! Che razza di preside è uno del genere? >>
<< se ti accomodi>> sospirò Silente, facendo apparire una piccola sedia dal nulla << ti posso assicurare che non ho potere sullo specchio. Riflette solo il desiderio più intimo di chi lo osserva. E da quanto desumo, tu e Harry bramate la stessa cosa, >> Piton tremando si accucciò sulla sedia appena comparsa. Gli occhi improvvisamente lucidi apparivano colmi come pozze di speranza << sul… dice sul serio? >>
<< lo giuro, Severus. Comunque sia, questo potrebbe essere un insegnamento per te.>> sentenziò il preside, giocherellando con una penna finita accanto a lui durante la crisi distruttiva del professore di pozioni.
<< ah si? E quale sarebbe? Che sono così idiota da credere che Lily possa trovarsi ancora qui, almeno a Natale? >>
Gli occhi di Silente trafissero quelli saccenti e disillusi dell’uomo nascosto sotto le mille maschere di cera con cui viaggiava da anni Severus Piton.
<< il tuo cuore non è rinsecchito e arido come tu credi. È là sotto, dietro il ferro arrugginito e insanguinato del mangia morte, oltre le piccole rughe che mostrano le sofferenze che hai dovuto sopportare fino ad ora. È là e nessuno potrà impedirgli di battere e di amare. Di amarla anche se ha scelto un altro, anche ora che riposa in un mondo di cui ignoriamo il nome e le fattezze, solo le persone nobili d’animo possono superare le barriere della paura ed amare oltre ogni ostacolo>>
Piton abbassò il capo. Di nuovo, le lacrime gli rigavano le guance rasate male. << cosa volevi dirmi? >>

<< nulla preside. Solo buon Natale. Vorrei andare a letto, se lei è d’accordo>> disse senza mostrarsi per nulla lieto
<< domani andrò a prelevare Potter, e gli parlerò dello Specchio, spero che riuscirai a nascondere  sempre il tuo affetto per lui sotto la maschera di disprezzo che stai indossando con risoluzione. È difficile, fingersi diversi. Perfino Lily lo ha capito. Mi parlava spesso di essersi sbagliata nel averti cancellato dalla sua vita.
Lei in fondo ti amava >>

Severus lasciò cadere un singhiozzo << mi spiace per averle distrutto l’ufficio>> sobbalzò, ancora con il capo fisso sul pavimento<< ma non volevo sul serio… >>
<< lo so. Prendi un po’ di queste api frizzole, ti faranno bene>>
<< no grazie >>
<< suvvia, potrebbe essere l’ultima volta che ci capiterà di assaggiarne un pezzo, ed ogni cosa è più saporita, se la si sta per assaggiare con il timore che sia l’ultima occasione >>
Piton se ne ficcò una in bocca per assecondarlo << quindi no è possibile che io possa imbattermi nella copia di Evans, giusto?>>
<< assolutamente no, purtroppo >> replicò pacato il preside
<< bene>>. Resta in silenzio e prende un’altra caramella. << come mai andrà da Potter di persona?>>
Silente scuote il capo<< deve capire, devi capire, che lo specchio ammalia, incanta, si impadronisce della nostra ragione. Ma il desiderio consuma l’animo, lo disgrega, senza che si ottenga alcun frutto da tante pene. Lily vi ama, ma non può più dimostrarvelo, con sorrisi o parole. Non voleva restare, in fondo. Della morte non bisogna aver paura. >>

Piton si alza e lo fissa truce << io non ho paura!>>
E in un attimo scompare.
Non prima di scorgere il sorriso raggiante del preside.

Quando riapre gli occhi le è accanto.
Il cimitero gracchia di una risata silenziosa ed afona, avvolgendolo nel manto scuro della notte ma senza turbarlo.
Lui non ha paura.
Lily e  James, gli sono accanto. Il cimitero sembra un posto piacevole, accanto a quei due. Godric’s Hollow è sempre stato un bel posto, in cui avere natali felici.
Le loro tombe sembrano serene, come se non volessero vendetta, guerra o cos’altro, solo la pace nel mondo magico. Solo un amore per loro figlio.
Lui è l’unico che può darglielo.
<< oh, Lily. Lo faccio per te. Ti ricordi come è stato difficile imparare a volerci bene? Ogni cosa sembrava contro di noi, eppure noi l’abbiamo superata. Anche se per seguire il tuo destino io e te ci siamo divisi, cadendo ognuno in una trappola mortale, il filo dell’amicizia non è stato reciso, può essersi sfilacciato, indebolito, ma non distrutto. Perché io ti tengo legata in un mondo che è immune al tempo o ai capricci dell’essere umano.
Un limbo sconosciuto a chi non è capace di amare perché è talmente enorme la sua potenza che gli scettici non saprebbero nemmeno immaginarsela.
Un posto coperto dalle mie maschere, nascosto alle cicatrici o agli occhi dei curiosi. Un luogo in cui posso dimenticare che il tuo amore respirava per un altro e posso perfino amare tuo figlio.

Lo sai, l’ho capito stasera: amo Harry come se fosse figlio mio, dolce creatura, perché dal tuo ventre si è originato. Anche se all’apparenza, posso odiarlo per lo stesso motivo.
Ma l’equilibrio è talmente instabile e cangiante, e stretto ed impercettibile che nessuno potrà scoprire qual è la verità.
Mia Lily, su questa tua tomba rosa dagli acquazzoni e dalle lacrime di coloro a cui tu concedesti il tuo cuore, affido il mio destino e le mie lacrime.
Tormentami se scorderò la retta via.
Appari di notte, se il mio coraggio vacilla.
Sorridimi se sarò in grado di agire senza sbagliare
Uccidimi, se fallirò e lascerò svanire i progetti di Silente
Sei il mio angelo custode, l’unica di cui mi sia potuto innamorare. E come tuo fedele, seguirò per tutta la vita la dottrina che tu mi hai insegnato: coraggio estremo ed intelletto saldo. Ed amore, su tutti i sentimenti e le ragioni.
Lily, ti amo e non posso dirti perché, o per come, è così e basta, e devi accettarlo e commiserarmi. O magari sorriderne e arrossirne, e scherzare sul fatto paradossale che un ragazzo come me, che pronuncia Mezzosangue ogni cinque secondi, sia rimasto intrappolato in un amore irrealizzabile proprio da una donna come te.
Sei morta a vent’anni, e da venti anni hai tutto me stesso.
Mi sento quasi una madre, per Harry, nonostante lo abbia sempre trattato con sufficienza. Ma non volevo che capisse. A tempo debito saprà.
Lily, aiutami tu, perché la mia unica paura è quella di smarrire la tua mano inconsistente come un’ombra eppure così pesante da sentirmela sul groppo dal momento in cui sei andata via. Perdonami, è stata tutta colpa mia, perdonami almeno tu, perché io non potrò mai farlo. Mi odio, e se non fosse per quanto ho promesso, ora sarei già un cadavere che scivola lungo il Tamigi, come conviene ai suicidi colpevoli.
Ma non posso abbandonare ora la vita, sarebbe come uccidere te di nuovo. Con le mie mani. Con le mie scelte sbagliate.
Scusami Lily, prego che tu capisca e che mi possa perdonare.
Ti prego Lily.

Piton si alza dall’erba bagnata su cui si era seduto e bacia la lapide gelida della tomba della sua piccola amata. Che strano, qualcuno deve aver portato dei gigli freschi, sicuramente è opera di Silente. Anche lui ne fa apparire alcuni e li posiziona in mezzo ai due consorti, alla donna che ama e all’uomo che è stato degno di sposarla.
Si alza e sorride.
La luna è ancora in cielo, ma presto spunterà il sole e spazzerà via le lacrime, e la speranza abiterà in lui. Nonostante non potrà mai fingere di aver dimenticato l’unico sentimento che non l’ha ancora trasformato in mostro, si alza e si promette di non angosciarsi più. Combatterà per Lily, perché lui non ha paura di cadere, né di vincere.
Combatterà per Silente e per Harry, le uniche persone che in qualche modo si prendono cura di lui spronandolo ad essere una persona migliore.
Ma lo farà seguendo le regole, perché non deve perdere la partita.
Voldemort non è sconfitto, è molto debole, ma lui sa che risorgerà. Sa anche che presto cadrà, se gioca bene le sue carte. Ha scartine in abbondanza, ma deve accontentarsi e usare l’ingegno.
<< buon natale Lily >> mormora con la voce roca, ma gli occhi li mostra fieri e colmi di speranza.
Da quanti anni non prova una sorta di felicità nell’animo?
Non se lo ricorda più. Non vuole nemmeno saperlo.
Il signore oscuro cadrà, per mano del bambino nato sul finire del settimo mese.
Il figlio di Lily e James , figlio della sua rabbia e del suo amore.
Sorgerà il prescelto e salverà il mondo dalle tenebre.
E porterà alla vita anche l’anima di Severus, è una promessa.
Si incammina verso il castello con un sorriso, stringendo in mano un grosso, splendido giglio bagnato delle sue lacrime.

 

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: LeMuseInquietanti