The
life and lies of Ladymarie
Malinconica. Amara. Rompiscatole, Ironica. Anacronistica.
Innamorata perennemente dell’arte in
ogni sua forma.
Curiosa circa le regole del mondo, certa di non poterle
scoprire.
Come lacerare il velo di Maya? A volte si dice che sia
meglio non tentarci, eppure questo è il suo pensiero fisso.
Abissale la differenza tra essere e dover essere, le capita di cadere
in letargo nel mezzo del punto zero. Ama mescolare le varie correnti
filosofiche senza appartenere pienamente a nessuna. Kantiana
“gnoseologicamente” parlando.
Crede che l’anima non sia altro che una
manifestazione del cervello, ha una estrema fiducia nelle
capacità di questo organo, è sicura che il genere
umano sia incapace per il momento di sfruttarne le infinite
potenzialità.
Poco meno ottimista di Leopardi.
Convinta riguardo la dottrina leopardiana-schopenauheriana
del dolore/gioia/ennui
Qualcuno ha avuto il coraggio di dire che attraversa la
materia.
Innamorata del Vecchio Continente, della storia, della
letteratura. A volte atea. A volte, codarda come sono, ritorno
agnostica. Ancora un tantino illusa riguardo l’esistenza di
un Ente superiore nei momenti di crisi. Ma quando torna savia, rinnega
l’errore e si batte fortemente contro
l’oscurantismo e il perbenismo della Mater Ecclesia.
Sacra vestale dei poeti maledetti e di Bukowski.
Vorrebbe vivere al Vittoriale, e pavoneggiarsi come seguace
dell’Estetismo.
Vorrebbe recarsi al Pantheon di Parigi e inginocchiarsi
davanti alla tomba di Hugo, il cui unico sbaglio è stato
forse far sposare Cosette e Marius.
Lei è dalla parte di Eponine, lei è
sempre stata dalla parte di Eponine. Ma le piace pensare che, in
virtù del finale tragico, il vero grande amore nei
Miserabili sia proprio quello tra Eponine e Marius.
Amore immortale che lei, e solo lei, vede in suddetto libro.
Vorrebbe passeggiare nella Parigi dei secoli scorsi con il
cappello frigio e il tricolore che saetta nel vento cantando la
Marsigliese. Anche farsi decapitare l’avrebbe trovato
divertente.
Vorrebbe dipingere quadri metropolitani impressionisti nei
locali dove tette culi e reazioni fisiologiche sono
all’ordine del giorno.
Occhio critico sul mondo, eticamente corretta, evade grazie
al suo lettore cd scassato che risale al vecchio secolo affondato
nell’abisso.
Asfittica, convinta che il male del secolo sia la mancanza
di ossigeno.
Ossigeno naturalmente è una metafora.
Persevera nel vizio dell’alcolismo, prediligendo
sostanze ambrate che infuocano la gola. E vodka, non è da
sottovalutare il suo fascino bolscevico.
Ha ideali anacronistici che niente e nessuno
potrà realizzare o attualizzare, tantomeno lei.
Perdutamente innamorata del passato, intrappolata in una
ragnatela di ricordi.
Mangerebbe cioccolata bianca e pizza fino a scoppiare.
Divorerebbe romanzi fino a esplodere.
Scrive storie tragiche, tendenzialmente chilometriche.
Incapace sostenitrice dell’ermetismo. Contempla ma
non tocca.
Seguace ideale del Carpe Diem, le manca il coraggio per
agire.
Paradossale connubio tra perfetto e piuccheperfetto.
Il presente la lascia indifferente, le capita spesso di
militare nell’imperfetto.
Resterebbe ore a contemplare la misera condizione umana, e
spesso la si può vedere nel suo mondo di carta e inchiostro
con gli occhi lucidi. Piange perché è debole. O
forse non lo è davvero.
Convinta che l’esistenza sia una gabbia di specchi
in cui smarrire il proprio sguardo.
In bilico tra santi e falsi dei persegue solo la ricerca del
vero.
Illusa, delusa, s’incanta
nell’incontrare persone disincantate.
Facilmente perde la testa per la bellezza malinconica,
vedere i diari intimi di Baudelaire per una descrizione accurata.
Feticista della lingua italiana.
Ama anche i computer, quelli con msn e word installati, si
capisce.
E venera l’amore ideale e tragico. Il lieto fine
non è ammissibile, in un mondo dove vice la regola del
determinismo.
Indignata per la crisi economica, oltraggiata dalle
baggianate della religione.
Le piacciono solo i parroci di buon cuore i vescovi corrotti
dei romanzi.
Le piace Dante, la Divina Commedia, Farinata.
La musica che fluisce rabbiosa nelle cuffie le trasmette
un’energia molesta che si converte facilmente in pensieri e
parole.
S’innamorerà di un comune stronzo che
le riempirà la mente di altre follie e insieme
naufragheranno in un abisso melmoso fatto di sogni di latta. E
soffocheranno, certo.
Le piacerebbe vivere tra mostre, esibizioni, presentazioni
letterarie, caffè intellettualoidi e librerie in una
città in continua evoluzione.
Un giorno, terrà per bene la destra e
saprà perfino mettere la retromarcia. Parliamo di
automobili, eh.
Non passa dal piano logico all’ontologico con
superficialità.
Scrive sempre di lei pur parlando d’altri.
Tiene malamente i segreti. È solo sbadata, non si
è ancora appurato quanto lo sia realmente.
La sua ingenuità è in continua
espansione, come l’universo.
Tutto è relativo, ma tutto fa assolutamente
schifo.
Un giorno sarà neurologa, e vi leggerà
nella mente rivoltandovi come calzette vecchie linde di bucato.
Crede che gli occhi siano lo specchio dell’anima.
Le piace indugiare morbosamente nella descrizione dello
sguardo, delle labbra, di una parola non detta.
La metafisica l’affascina, ma è
nichilista, alla resa dei conti.
Ha sempre desiderato di cadere intrappolata in un silenzio
imbarazzante.
I complessi sono il suo mestiere. È talmente
paranoica che alla voce paranoia dell’enciclopedia troverete
la sua foto. È anche timida, non si fa mancare niente.
La sua autostima è pari al tasso di
natalità dei paesi industrializzati. Sotto zero.
È maledettamente irata con la chiesa,
perché assilla e monopolizza le menti del mondo intero.
“La chiesa non è fuori di noi, ma
è qui, nella nostra testa”, è una sua
frase abituale.
Vorrebbe credere nell’illusione del libero
arbitrio ma persegue la dottrina del determinismo.
Stanca di descriversi in terza persona per parere
più importante.
La sua unica religione è la letteratura.
La sua unica arma, una biro nera.
Malinconica. Amara. Rompiscatole, Ironica. Anacronistica.
Maria.
Se qualcuno volesse diventare mio amico, il mio contatto msn
è:
hermionem@hotmail.it