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Autore: LeMuseInquietanti    16/02/2009    13 recensioni
perché tu non sei Dorian Gray.
Sei molto di più.
Pensando ad Oscar Wilde. Un grande uomo.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perché tu non sei Dorian Gray.    
[ L'esteta caduto in disgrazia ]





<< Signore, ha degli spiccioli per un povero mendicante? >>
Le parole che hai sempre detestato, ora deturpano le tue labbra.
Quelle labbra così rosse quando si poggiavano sulle sue.
Hai le mani devastate dai geloni, le unghie sporche, le dita intirizzite.
Abiti luridi e rattoppati. Dov’è il lusso a cui eri abituato? Te lo domandi, e non c’è neppure l’ombra di una risposta facile dietro le tue spalle. Ti guardi le scarpe impolverate, sospirando.
Il re dell’alta società ridotto in miseria a chiedere l’elemosina nei sobborghi del continente.
Accasciato ad un angolo che puzza di piscio stantio, d’amori illeciti, di tette e culi a basso prezzo è naturale riflettere, ricordare, aggrapparsi rabbiosamente alla ragnatela della memoria.
Si sente che questa non è casa tua. Desiderare un passato irrecuperabile è da sempre il peggior difetto del genere umano.
Ti manca la tua isola. Ti manca la fama e la gloria.
E manca lui, soprattutto.
Non puoi smettere di odiarlo. Né riesci a smettere di amarlo.
Lui è caduto, s’è sporcato, sospinto come te nell’abisso.
L’ignominia, l’onta che sarà associata al tuo nome nei secoli a venire.
Tu che ambizioso e folle com’eri, ambivi alla corona d’alloro, rivendicavi il ruolo del grande letterato occupato a contemplare la bellezza che scaturisce dal genio di quei manichini dai mutevoli sguardi e dalle anime grette che popolano la terra ormai da millenni.
L’esteta miseramente caduto in disgrazia.
Una condanna indelebile. Atti impuri contro natura.
Aver amato lo ha condotto alla peggiore delle carceri.
Damnatio Memoriae per il grande Esteta.
Sdegno per il suo errore.
Errore per gli altri, ti correggi, per te solo l’ennesimo tentativo, il più potente e riuscito, per vivere pienamente ogni attimo, caricarlo d’assoluto. Bere dalla coppa d’un fiato e lacerare ogni velo del pregiudizio.
A discapito di se stessi, della propria posizione sociale.
Ti guardi intorno, e sai che nemmeno la puttana più brutta adesso ti concederebbe un sorriso. Nemmeno se potessi pagarla, in quella città sei parte integrante di quella casta comunemente riconosciuta come “la feccia della società”.
Ripensi ai pranzi epici, alla musica delle giovani debuttanti dalle dita inguantate che scivolavano sul piano, agli sguardi languidi e ardenti con cui si fermavano ad ammirare la curva perfetta delle tue labbra, al loro rossore diffuso lungo le gote. Al collo eretto e pallido che non sosteneva il capo, quelle teste nobili e profumate che si abbassavano vinte dalla finta sorpresa degli occhi dell’Esteta.
Stravagante, esuberante, carismatico, colto, bello.
Artista.
Attributi riferiti alla tua persona abitualmente da chiunque potesse godere della tua compagnia. L’amante del bello caduto in disgrazia ora è portatore sano del peggiore dei morbi. Come un vessillo nero che porta la notizia della fine, adesso sei l’emblema dell’orrido, del macabro, sei un fantasma sbiadito che si rotola nel fango.
Sporco fuori, macchiato dentro in eterno.
Per occhi che non erano quelli di tua moglie.
Per labbra che non erano quelle delle tue amanti.
Per un amore che sfuggiva alla logica e che nemmeno Dorian Gray aveva mai sperimentato nelle sue avventure.
Perché tu non sei Dorian Gray.
Sei molto di più.
Lui è la tua ombra, ma non indossa il tuo volto, e soprattutto, non contiene il tuo animo.
Non ha desiderato quanto te, non ha conosciuto quanto te.
Non ha amato quanto te.
E soprattutto, non soffrirà quello che ora stai patendo. Vago cammini tra bordelli, bettole e osterie trascinandoti con sdegno nonostante il gelo che penetra oltre lo schermo del cappotto frusto.
Debole, malato, sai che ti resta davvero troppo poco.
Ma anche ora che vivi in incognito, in un paese che detesta quell’isola nebbiosa, ricettacolo di poeti folli e signorotti violenti, qualche miserabile, uno qualsiasi che non ha nulla che tu potresti, nella tua posizione attuale, deprecare o ridicolizzare, ha colto nei tuoi occhi, nelle tue parole qualche scintilla non ancora soffocata dell’uomo che sei stato e quasi stupito, ironico, divertito ha esclamato ai compagni << guardatelo, l’Esteta >>
Già, l’Esteta tra i miserabili, derelitto ma con classe.
Qualche volta, seduto sulle pietre fredde del molo, guardie il fiume che scorre lento, e sapendo che presto avrai muta l’armonia del giorno, ti viene voglia di spiccare un salto, e di finirla, un viaggio nel flusso del tempo e dello spazio, tra topi di fogna e stelle immortali. Nel nero manto della notte, nel silenzio dell’infinito.
Ma lo trovi troppo poco poetico.
Meglio naufragare nei ricordi, fino a impazzire, tra discorsi lasciati a metà, accuse e recriminazioni, tua moglie, gli occhi dei tuoi bambini, le mani del tuo Lord, lo chiami così, e tremi ripensando a quelle serate in cui l’Esteta si dissolveva e rinasceva Oscar, o forse, Oscar si fondeva con l’Esteta e nasceva una chimera dalle fattezze umane e divine al contempo, potere troppo grande per poter essere trattenuto nelle sue mani.
Meglio ricordare e sorridere, ripensando alla figura spazzata via dall’ignominia, che aveva creato.
Meglio prendere la vita con amara ironia, e impedire al capo di voltarsi, ogni volta che qualcuno, con l’accento inglese bisbiglia notizie sulla madrepatria.
Meglio fingere di aver scordato ogni dolore.
Dimenticarsi il proprio nome.
Mendicare per perdere anche l’ultimo briciolo di dignità, due spiccioli per campare, per farsi pestare i piedi. Tra sputi, offese e sguardi pietosi. Avanti, a viso alto e fiero.
E rimanere nudi di fronte al mondo, spogliati di ogni cosa.
Senz’altro da dichiarare se non il proprio folle genio che s’ostina a non voler morire.
FINE



U.U
Che dire, mi è sempre dispiaciuto per il tragico finale della vita di Oscar Wilde.
Un uomo tanto geniale e acclamato dal pubblico e dall'alta società che ha perso ogni cosa per la storia con Lord Douglas.
Quando il pregiudizio è più forte dell'ammirazione verso il genio artistico.
Spero vi sia piaciuta questa mia, desideravo da secoli di scriverla >,<
Lascerete un commentino, vero??? vi preeego XD
Maria
  
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