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Autore: Alone_    29/06/2013    10 recensioni
“Credi che abbia deciso io di innamorarmi di lui?” mormoro con tutta la tristezza che provo.
Poi ammutolisco di colpo, portandomi una mano alle labbra, scioccata dalle mie stesse parole. Non posso averlo detto davvero!
Sul volto del ragazzo si inseguono centinaia di emozioni fino a che uno stupore sconsolato non riesce a prendere il sopravvento.
“No” geme voltandomi bruscamente la schiena. “No!”
Vedo il tremito incontrollato che gli scuote le spalle e desidero con tutta me stessa di tornare indietro nel tempo per cancellare quelle parole. Ma è troppo tardi.
La voce del ragazzo suona innaturalmente piatta.
“Dimmi che ho capito male” riesce a mormorare. “Non puoi fare sul serio”
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Torno a casa con mille buste dopo il pomeriggio di shopping con Selena, e mi avvio verso casa intorno alle sette passate.
Suono il campanello ma la nonna non mi apre.
A quanto pare anche lei si diverte più di me a fare spese.
Prendo le chiavi, apro la porta ed entro. Vado in cucina per bere un tè caldo. Adoro il tè, ne bevo sempre una tazza al giorno.
Vado di sopra e mi appoggio sul letto, fino ad addormentarmi per una mezzora.
Quando il telefono di casa squilla fino a farmi sobbalzare.

“Pronto?” rispondo con tono svogliato. Il mio viso perde subito espressione, e i miei occhi diventarono subito preoccupati.

“La signorina Starr?”

“Si, sono io”

“Sono il dottor John Loren, la chiamo dall’ospedale. Si tratta di sua nonna..”
Deglutisco a vuoto per poi ricacciare indietro le lacrime, la nonna è tutta la mia famiglia, la mia vita.

L’avvocatessa Sandra mi porta fino all’ospedale. Ferma la macchina nel parcheggio e entriamo. Ho gli occhi lucidi e con me anche Selena e Ian. Ho tanta paura.

La nonna è in rianimazione da qualche ora.

“Mi dispiace tanto” dice Sandra abbracciandomi.

Io rimango impassibile, non riesco minimamente a pensarci.
La sola idea mi toglie il fiato. Stringo forte con la mano il ciondolo dei miei che ho intorno al collo.
Sul viso di Sandra appare un’espressione addolorata.
Sto sopportando tutto in silenzio, a fissare le lancette dell’orologio in sala che fanno tic tac. Sembra che riesca solo a sentire quello, nonostante il brusio dei visitatori.

“Tieni Win” esclama Ian porgendomi una tazza di caffè, proveniente dal distributore automatico.

Accenno un lieve sorriso per poi bere il caffè. E’ mezzanotte passata.

“Dove dormirai?” chiede Sandra.

“Qui, non me ne vado fino ad avere notizie della nonna.” esclamo non levando lo sguardo dalla parete bianca di fronte a me.
Sandra sospira, infondo si è sempre presa cura di noi, quindi credo che abbia una soluzione.

Esce fuori per fare qualche telefonata.
Fortunatamente riesco ad addormentarmi verso le quattro sulla sedia scomoda della sala d’attesa, appoggiata alla spalla di Ian.

“Winter” mi sveglia Sandra. Sono sicuro notizie dai medici.

“Il peggio è passato ma devi essere forte cara. I dottori non temono più per la sua vita, però Marianne è in coma.”  spiega e mi avvolge in un caloroso abbraccio.

“Il motivo credono che sia solo la caduta, però devono fare altri esami” dice. Contrago le labbra, mordendomele nervosamente.

I miei occhi piano, piano si addensarono di lacrime.
Selena mi strinse forte a sé, mentre continuo a piangere bagnandole tutta la maglietta comprata nel recente pomeriggio.


“Che procedura è?” chiede Selena.

“I medici dicono che il ricovero della nonna durino un paio di settimane” replico con tono neutro, cercando almeno di renderlo così.

“Sandra mi ha dovuto trovare un’altra sistemazione finché nonna non si riprenderà” mi agito molto nervosamente.
Non sono affatto entusiasta di lasciare Londra, non voglio trasferirmi da degli sconosciuti.
Ma non ho scelta.
E’ tutta colpa del documento d’ordinanza, ne ho visti talmente tanti in vita mia che ho smesso di ribellarmi.
E’ abbastanza deprimente lasciarci ancora una volta nella stessa situazione.

“Sel..” sussurro. Abbasso lo sguardo, cercando di essere il più chiara possibile.

“Quando i servizi sociali ritengono che dobbiamo cambiare aria ci trasferiamo, e se dobbiamo prendere delle decisioni, sono loro a suggerircele.
Quindi finché la nonna rimane in ospedale, io me ne vado in quella stupida città di Manchester, e devo farmelo piacere” dico seria.

Sel mi guarda con aria perplessa, cerco di ignorarlo.
A volte sembrava che viviamo in due mondi diversi. Lei non riesce a capirmi, per quanto io lo voglia.

“Ma è una sistema che fa schifo!” insiste Selena scuotendo la testa.

Sel è così semplice e piena di vita che a volta mi fa tenerezza.

“Sarà solo per un paio di settimane” cerco di confortarla.

“Mi telefonerai tutti i giorni e vedi di tornare presto sennò me la vedrò io con questa famiglia di Manchester, ok?” mi punta un dito contro.

Mi viene da ridere.
E’ da un po’ di giorni che non rido ormai.
Prende un DVD e lo spinge nel lettore. The Twilight Saga, il primo.
Adoriamo quel film, adoriamo tutta la saga,  per noi è un classico.
Ci stendiamo sul letto di camera sua, ci impegniamo a fingere che tutto vada bene.
Lo abbiamo visto così tante volte, ma non importa.  Rimaniamo così tutto il pomeriggio, con le mani intrecciate.

La luce inizia a calare e così torno a casa, come mio solito attraverso la scala che mette in comunicazione le nostre due finestre.
Preparo le valigie, infondo ho capito che starò via per un bel po’ di tempo, ma non volevo far preoccupare Sel.
Mi porto tutte le cose che abbiamo comprato oggi pomeriggio, una foto mia e di mia nonna, una foto mia e di Sel, e poi una tutti insieme, anche con Ian.
Metto in una sacca tutti i miei libri, che saranno una cinquantina.
Finita di preparare la valigia, mi metto il pigiama e mi addormento pregando che vada tutto bene con l’immagine di nonna in mente.

Mi sveglio con la tristezza al culmine, vedo tutto grigio, non voglio partire, ma devo farlo. Vado sotto la doccia, dove ci resto per venti minuti abbondanti.
Esco, mi vesto e mi asciugo i capelli, al naturale.
Scendo sotto la valigia e la lascio alla porta. Torno in cucina e mi faccio un buonissimo tè caldo.
Come mio solito lavo il bicchiere, mi stiracchio per bene e prendo un gran respiro.
Testa alta e petto avanti anche tra mille pianti, questo mi ripeteva sempre nonna.
Sandra arriva e così entro in macchina con tutte le valige.

Mentre fuori dal finestrino dell’auto scorrono veloci le immagini della campagna tinta d’ogni sfumatura di verde e giallo e intristita dalla pioggia, 
non smetto un secondo di mordermi il labbro.
Provo solo rabbia, perché devo fare tutto ciò?
E’ da più di un ora che non smetto di tamburellare le dita sul bracciolo del sedile.
Non riesco a levarmi dalla testa l’ultima visita alla nonna, l’ho sempre vista forte e sicura, e ormai sono giorni che giace incosciente sul lettino di quel maledetto ospedale.
I medici non hanno ancora capito la causa dell’accaduto, del suo stato.
La nonna è tutta la mia vita.


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Eccomi qui, di nuovo.
So di essere in ritardo, anche perchè a dire la verità volevo pubblicarlo ieri, ma a casa sono venuti i muratori e mi è stata tolta la connessione.
Comunque spero che vi piaccia e ringrazio con tutto il cuore le 4 recensioni per il primo capitolo e ringrazio anche chi ha messo
la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate.
Se potete, lasciate una recensione, così da darmi autostima a continuare questa storia..

Un bacio,
-Ma
  
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