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Autore: Arsa_dArt    30/06/2013    1 recensioni
"E io mi sento così.
Un nulla, un niente, né una virgola né un punto, solo un apostrofo, una parentesi nella vita di qualcuno, forse neanche quella.
Una macchiolina sbiadita su un foglio di carta pasticciato, una briciola nell’Universo, un granello di polvere sulla giacca di un viandante.
E mi sento così solo, solo, solo."
Un John che dialoga con la sua anima, mettendo a nudo i suoi pensieri.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Irene Adler, John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una storia scritta in un momento di dolore.
All'inizio è volutamente ambigua per lasciare spazio ai sentimenti del lettore. L'ultima parte è stata invece modificata per adattarla al personaggio.
La storia vede come protagonista John Watson che si confronta con la sua anima e mette a nudo i suoi sentimenti per Sherlock. 
Dedicata alla donna che mi sostiene nelle sventure e condivide con me i momenti disagio. Grazie. 
I personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà della BBC, di Steven Moffat e Mark Gatiss.
Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

PAIN


Dolore. Rabbia. Rassegnazione.
No, ancora più dolore.
Sono un miscuglio di sentimenti, la mia anima è un turbine, un tornado,
un mare in tempesta, un monsone, un ciclone…
....non riesco neanche più a riconoscere quello che ho dentro.
Rabbia, dolore, rassegnazione…
No….ancora più dolore…

 

Tutto è cominciato ieri pomeriggio.
Dopo una settimana in cui tutto sembrava andare per il meglio,
in cui pensavo che si stesse per avverare il mio più profondo e intimo desiderio,
in cui ho conosciuto persone che ciconsideravano  un “noi”.

Ma non c’è e non ci sarà mai un “noi”, vero?
Non c’è e non ci sarà.
Sarebbe troppo bello se si avverasse…ma le stelle che esaudiscono desideri e le fatine magiche non esistono in questo mondo.

Ma se sei tu che non vuoi un “noi”, perché illudermi?
Perché far finta che ti importi qualcosa quando non è vero?
Quando il tuo unico pensiero è il lavoro?
Perché coinvolgermi e chiedermi consiglio, come se fossi importante e contassi qualcosa?
Perché?

Perché preoccuparti di mostrare al mondo e far vedere a me quanto sei capace, quanto sei intelligente,
quanto sei dannatamente bravo in quello che fai?
Perché lanciarmi frecciatine e stuzzicarmi se non ti interesso? Perché?
Spiegami! Perché illudermi? Perché?

Ma devo smetterla con questa pantomima.
La colpa non è tua.
E’ solo ed esclusivamente mia.
Mia e del mio stupido cuore.
Maledetto sia il giorno in cui ho deciso di seguirlo facendo tacere la ragione.
Perché la colpa è mia e solo mia.
Tu non centri! E come potresti?
Sono io che ho creduto nelle tue parole.
Sono io che sono affogato nel tuo sguardo, nel tuo profondissimo sguardo, che mi fa innamorare ogni volta;
lasciato catturare da quei bellissimi, maledettissimi occhi profondi .
Sono io che mi sono lasciato incantare dalle tue parole, dai tuoi gesti, dai tuoi sorrisi.
E mi sono perso.
Maledetto sia il giorno in cui ho deciso di buttarmi a capofitto in questa situazione e crederci davvero.
Maledetto sia quel giorno, perché adesso non ho più la forza per risalire.

 

XXXXXXXXX

 

 

Credere davvero che ci potesse essere un “noi”.
Ma non c’era, non c’è e non ci sarà mai.
MAI MAI MAI .
Devo imprimerlo nel cervello per smettere di soffrire.
MAI MAI MAI.
Ma allora perché fa così male? Perché?
Non riesco più a concentrarmi, a mangiare, sto male e piango…e sai perché?

Perché tu occupi in maniera invadente i miei pensieri…
Chi ti ha dato il permesso di entrare?
La colpa è mia…mia, mia, solo mia.

E so che domani mattina, quando mi sveglierò e troverò il tuo broncio ad accogliermi, io ricadrò nell’inferno.
Perché sarò un soldato fuggito dalla guerra.
Ma dall’amore non riesco a salvarmi.
E’ una tragedia…non riesco a far riemergere da questo dolore neanche me stesso.

 

XXXXXXXXXXXXXX

 

 

Ieri sera mi hai fatto male, sai?
Una pugnalata al cuore avrebbe procurato meno dolore…

Ma tu come puoi saperlo…tu non lo sai…
Tu eri lì con LEI.
Parlavi con LEI.
LEI flirtava con te.
E io ero lì…ero invisibile ai tuoi occhi, in quel momento, vero?
Contava solo LEI.
La sua bellezza, la sua perfezione, la sua astuzia…la sua intelligenza.

A volte mi chiedo cosa io rappresenti per te.
Un coinquilino? Un collega? Un amico?
Cosa sono per te?
Sono solo quello che ti aiuta a risolvere un caso,
sono solo quello che si appunta le tue mirabolanti azioni per farle conoscere al pubblico, quello che va a farti la spesa…nient’altro.

E io mi sento così.
Un nulla, un niente, né una virgola né un punto, solo un apostrofo, una parentesi nella vita di qualcuno, forse neanche quella.
Una macchiolina sbiadita su un foglio di carta pasticciato, una briciola nell’Universo, un granello di polvere sulla giacca di un viandante.
E mi sento così solo, solo, solo.

  
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