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Autore: Subutai Khan    30/06/2013    0 recensioni
Mai sentito parlare di Bokurano, vero? Lo immaginavo. Siete un branco di irrispettosi dei veri capolavori.
Beh, questa grave lacuna sta per essere colmata. In salsa Ranma, chiaramente, perché le cose troppo semplici non ci piacciono.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Tatewaki Kuno, Ukyo Kuonji
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Bokurano 1/2'
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6 marzo 1989.
“Com’è andata a scuola, cari i miei ragazzi? Ranma, quante finestre hai sfasciato oggi?”.
Casa Tendo. Pranzo. Tutto normale, tutto tranquillo, tutto banale.
No, l’ultima no. E neanche la prima in realtà.
È il pranzo del giorno dei giorni.
Tanto per cominciare a scuola neanche ci siamo andati. O meglio, ci siamo rimasti dieci minuti, poi è successo uno dei soliti casini e ci siamo spostati in massa.
Non più di tre ore fa io e Akane eravamo davanti al Nekohanten.
E poi è spuntato Jun Kukkoh, Katoh... quel tizio lì.
Al mio fianco sinistro Akane rimane impassibile con la sua scodella di riso in mano. Penso stia pensando quello che sto pensando io. Mangia lenta non tradendo la minima reazione, ma so benissimo che dentro di lei si sta scatenando il peggior maremoto emozionale della sua vita.
Quasi rimpiango quando stava male perché l’avevo fatta imbufalire con una parola o un gesto di troppo.
La picchetto lievemente sulla spalla. Ho bisogno di un suo consulto.
Si volta senza dire una parola.
“Pensi che dovremmo...”.
“A me non cambia nulla”.
“Akane, è una faccenda importante. Non credi...”.
“Te l’ho detto, è indifferente. Se vuoi dirglielo diglielo”.
“Scusa, vorresti sul serio tenerglielo nascosto? Devono sapere”. Accolgo con un sospiro di sollievo interiore l’arrivo dell’irritazione, perché come a volte riesce a irritarmi Akane proprio nessuno. Con un calcio mi getta, per qualche secondo, in tempi più felici di questo.
È gelida, glaciale nel rispondermi: “Non è necessario, invece. Quel che noi dovevam sapere lo sappiamo, gli altri non c’entrano nulla”.
“Si può sapere cosa complottate?” si intromette Nabiki. Se hai fiutato possibilità di guadagno fai portare il tuo intuito dal meccanico, si dev’essere guastato.
Decido, in un impeto di autodistruzione, di ignorarla. Akane fa lo stesso. Sai Nabiki, i tuoi metodi non funzionano più su di noi. Non da quel momento.
“Beh Ranma, se davvero ci tieni a spezzare tutti i loro cuori e ammucchiarne i rottami uno sopra l’altro fai pure. Io non intendo partecipare”. E ciò detto si alza, portandosi via la ciotola.
“Figliolo... cosa sta succedendo? State cominciando a preoccuparmi, voi due”. La voce di Soun è profonda e spaventata come non credo di averla mai sentita.
Mi lascio sfuggire gli occhi al cielo. Cosa mi frullava per la testa? Come ho potuto non pensare a una situazione come questa?
Appoggio le mani sul tavolo, stringendone il bordo. Spero scioccamente di ricavarne forza in qualche modo.
Sarà la cosa peggiore che abbia mai fatto. E di cose non belle ne ho combinate parecchie.
“Gente, ho un annuncio da fare. Vi prego di sedervi comodi e di non interrompermi per nessun motivo. Sarà già abbastanza difficile così”.

Busso alla porta della sua camera, dove so per certo che si è rifugiata.
“Andate via, non voglio vedere nessuno”.
Tsk. Ti pareva.
“Sono Ranma”.
Un attimo di silenzio.
“... entra”. Chissà perché sospettavo questo sviluppo.
Mi faccio avanti.
Lei è stesa sul letto, gli occhi piantati verso il soffitto. A vederla così si potrebbe pensare che è solo preda di una delle sue solite crisi del cavolo. Non presenta il minimo segno che possa far realmente capire cosa si sta agitando là dentro. E qui dentro.
“Allora, baka? L’hai detto?”.
Un sospiro.
“Sì, l’ho fatto”.
“E...”.
“Come vuoi che abbiano reagito? Le tue sorelle si stanno guardando in faccia fisse come due baccalà, tuo padre ha semi-allagato la cucina e il mio ha cominciato a prendere a testate il muro”.
“Dovete sempre farvi notare, voi Saotome”.
“Buon sangue non mente. E non voglio neanche pensare a quando mia madre rientrerà dal suo viaggio...”.
Copro parte della distanza che ci separa. Sento freddo e vorrei...
La osservo per lunghi momenti mentre lei, molto poco educatamente, mi evita.
Akane, santi kami. Sfogati. Reprimere tutto ti farà scoppiare.
“Non puoi continuare così. Se dopo neanche mezza giornata ti sei indurita in questo modo... non oso pensare a come sarai ridotta fra una settimana. O fra un mese”.
“Chissenefrega. Potrei non essere neanche più qui, fra un mese”.
“D’accordo, ma il discorso è comunque valido. E poi, perdona se mi tocca fare il maestrino della situazione, ma si parla anche di un combattimento. Non puoi permetterti di presentarti così disturbata, perderesti. Se vuoi posso...”.
Si alza di scatto, fa i tre passi che ci separano e mi guarda con gli occhi ingolfati di lacrime.
Non posso dire che mi faccia piacere, ma in uno strano modo è comunque un passo avanti.
“Cosa vuoi fare tu? Allenarmi? Insegnarmi a... uccidere un altro essere umano? Taci Ranma, farai un favore a entrambi”.
E alè. Bentornata, stizza.
“Akane, non ti permetto di comportarti come una bambina viziata. Stammi bene a sentire: se ti credi una ragazzina speciale perché oh, nessuno può capire quello che sto passando ti pregherei di fissarmi dritto nelle palle degli occhi e di dirmelo ad alta voce. O di alzare la cornetta del telefono e di chiamare l’Ucchan per farti insultare da Ukyo e Ryoga. O il Nekohanten. O casa Kuno. Non sei sola in tutto questo. Sette anime dannate, non una. E fare la finta coraggiosa tutta d’un pezzo finirà con il logorarti pian piano, riducendoti a poco più di una larva che sopravvive meccanicamente. Non avere timore dei tuoi sentimenti, non chiuderli in un angolo per prenderli a frustate. Accoglili. Accettali. Perlomeno convivici. O loro, infastiditi dal tuo continuo ignorarli, ti distruggeranno per ripicca. Naturalmente, con tutto questo, non ti sto suggerendo di essere felice per quanto ci succederà. Nemmeno io riesco ad avere tanta faccia tosta. Dico solo che, se hai paura, nessuno ti rimprovererà se ti metti a piangere. Se hai qualcosa da rinfacciare a qualcuno fallo finché sei in tempo, invece di portartelo nella tomba. Se hai voglia di fare una pazzia lasciati andare, a un’eroina si concedono dei colpi di testa”.
Ma... ma che...
Neanche ho finito che me la ritrovo avvinghiata al petto.
“Ranmaaaaaaaaaaaaaaaa! Sono terrorizzata! Non voglio morire! Non voglio! Non voglio! Non voglio!”.
“E chi è che vorrebbe morire?” ribatto, onesto. So che non è una frase particolarmente profonda, ma si fa quel che si può.
Passano parecchi minuti in cui rimaniamo cristallizzati in queste posizioni.
Poi, senza il minimo preavviso, si stacca. Mi afferra la nuca con le mani. Mi trascina a sé.
Mi bacia.
A-A-A-A-A-A-A-A-Akane...
Cosa... cosa... cosa...
No, questo non sta succedendo. Non sono in camera di quel rozzo maschiaccio di Akane Tendo mentre lei mi sta... sta... baciando...
Quando finalmente rompe il contatto...
“Non te lo aspettavi, eh?”. Vedi un po’ tu se me lo aspettavo.
“D-Decisamente no”.
Sorride nel sentirmi rispondere così. E, qui lo dico e qui lo nego, quel sorriso mi era mancato da matti.
“S-Si... si può sapere...”.
Scioglie l’intreccio delle dita da dietro il mio collo, fa un passo indietro e poi mi regala una linguaccia.
“L’hai detto tu di abbandonarmi agli eccessi, mi pare. Mi è balenato questo e ho seguito il tuo consiglio. Lo devo proprio ammettere: avevi ragione. Ora mi sento un po’ più sollevata. E in pace con me stessa”.
“Mamamamamamamamamamamamamamama...”.
“Zut. Non ti sarai dimenticato quello che ti ho detto in confidenza poche ore fa, spero. Sarebbe poco carino da parte tua”.
Dimenticarmi... del fatto che... ha detto... che mi vuole bene? Non mi sembra di essermi fatto togliere metà cervello dalla testa.
“E allora ho sciolto le briglie. Mentre ti stringevo mi sono chiesta se sarebbe stato appropriato, se ti saresti arrabbiato, se... se... se... e poi ho mandato tutto al diavolo. Poco tempo, poca voglia di rimandare, tanta voglia di esternare. Le parole sono belle, i fatti di più”.
Davvero... non so che rispondere, neanche so se voglio rispondere qualcosa...
Sono seriamente sconvolto. Più di quando ho poggiato la mano su quel robo che galleggiava per aria.
Ma sapete come sono i proverbi: fatto trenta, facciamo trentuno.
Akane, difatti, si avvicina alla porta che era rimasta appena aperta... e la chiude. A doppia mandata.
R-r-r-ragazza... c-c-c-o-o-o-s-s-s-a-a-a...
“E se ti dicessi che non ho finito, con le follie?”.
Credo... di stare... per svenire...

No, alla fine non sono svenuto. Non me lo avrebbe permesso.
"Bene, i vostri contratti sono chiusi. E posso già rivelarvi il nome del primo partecipante”.
Sono appena uscito dalla sua camera. Cammino ciondolando, frastornato.
Quel che è appena successo...
Mi ha preso... sbattuto sul letto... tolto a forza la blusa...
Sembrava quasi un animale affamato. Molto affamato.
No ok, non mi sto pentendo di averle fatto quel discorso. Non lo sto facendo. È stato comunque... piacevole. Decisamente.

“Già che ci sono, visto che siete ancora tutti qui, vi comunico le regole che sono poche e facilmente assimilabili. La cosa più importante è che chi non combatte in prima persona non si deve intromettere in nessun modo nel duello. Se dovesse succedere equivarrebbe a una squalifica, cioè a una sconfitta. E sapete cosa ciò implica”.
È solo che... cazzo, non me lo aspettavo proprio.
Alla faccia della follia, Tendo. Se fosse accaduto in condizioni normali, senza questa spada del Torneo che ci pende sulla testa, una notizia del genere avrebbe fatto il giro di Nerima in neanche dieci minuti e adesso avremmo frotte di persone fuori da casa che vogliono la mia o la tua testa.
Senza contare i parenti serpenti che avrebbero origliato, registrato e forse ripreso il tutto.
Questa cittadina avrebbe probabilmente finito di vivere in pace.

Un dito alzato verso me e Akane. Oh dio, sul serio? No, non lei per prima. No.
“Tocca a te, Ranma Saotome”.

Cervello, puoi smetterla di rivangare il momento in cui mi hanno detto che sto per crepare. Guarda che tendo a ricordarmelo da me, sai com’è.
E poi non devi sovrapporre l’immagine di... quello... con ‘sta cosa. Crea un effetto strano, come se buttassi un cane sopra a un gatto. Oh insomma, contrasta. Cozza. Quella roba lì.
Bah. Mi arrabbio, con me stesso e con lei. Ci è servito questo per lasciarci un po’ andare. Un po’ tanto, se proprio vogliamo dirla tutta. Ma è lo stesso, non significa che siamo stati meno stupidi.
Solo la morte riesce a sconfiggere l’ottusità di Ranma Saotome e Akane Tendo. Huzzah.
Mi dirigo verso un posto a casaccio. Ho bisogno di prendere aria e non pensare a nulla e possibilmente non dare i numeri.
DRIIIIIIN. DRIIIIIIN. DRIIIIIIN. DRIIIIIIN.
Nessuno, eh? E va bene, per stavolta risponderò io.
“Casa Tendo. Chi è?”.
Non un rumore, almeno per qualche secondo. Poi sento un colpo di tosse chiaramente finto.
“Saotome? Sei tu?”.
“Kuno?”.
“In persona, sì. E cercavo proprio te”.
“Si può sapere perché? Attacchi briga anche via telefono, adesso?”.
“Attaccare briga? Mi sottovaluti. Volevo solo porti le mie più genuine condoglianze per quanto ti accadrà a breve e le mie più autentiche scuse per gli equivoci del passato, quando a torto ti consideravo un malvagio stregone dedito alla magia nera. Se lo fossi stato davvero non avresti mai avuto l’ardire di accettare la scriteriata proposta di quel ciarlatano e saresti fuggito ricoprendoti di vergogna e disonore, esattamente come hanno fatto il vecchio invasato e la disgrazia ambulante che ho la sfortuna di annoverare come sorella”.
“... Kuno, gli alieni ti hanno succhiato il vuoto pneumatico dalla testa e ci hanno inserito del senno? Ecco sì, attaccami pure il virus della parlata fuori moda”.
“Non capisco il tuo immotivato sarcasmo. Inoltre, se proprio ci tieni così tanto a esserne ragguagliato, il Tuono Blu sa riconoscere e apprezzare coloro che dimostrano il suo stesso coraggio e la sua stessa abnegazione. Mi rendo conto che non può riparare tutti i nostri disguidi e qui pro quo, ma ero fermamente intenzionato a dirti che ti sei guadagnato la mia stima e il mio rispetto con quell’atto cavalleresco e di altissimo valore”.
...
Qualcuno mi svegli da questa sottospecie di incubo strano.
“Bene. Assolto il mio compito, credo che mi ritirerò in raccoglimento spirituale nelle mie stanze. Per quel che può valere adesso: mi dispiace, Ranma. A rivederci alla congiuntura della tenzone”.
TUTUTUTUTUTUTU.
Osservo instupidito la cornetta. Cosa ho appena sentito?
Mi sembra di aver letto da qualche parte che la consapevolezza della fine fa seriamente rivalutare i propri standard. Ora ne ho la conferma pratica.

8 marzo 1989.
“Ah, quindi funziona così? Tutti assieme appassionatamente con la libertà di tifare?”.

“Corretto, Ranma Saotome. Ai tuoi compagni sarà vietato interferire, ma potranno comunque mostrare il loro supporto nei tuoi confronti con fischi e schiamazzi”.
“Ma quanta gentilezza. E di’ un po’, cosa ci fa qui lei?”.
“Xian-Pu mi ha chiesto, con tutti i crismi dell’ufficialità, di poter essere presente agli scontri e non ho alcun motivo di negare il suo desiderio. D’altronde lei è a conoscenza del funzionamento del Torneo e, in quanto indirettamente parte in causa, ha ogni diritto di poter assistere. Come, se lo volessero, lo avrebbero i vostri genitori e fratelli e sorelle e cugini e via discorrendo”.
“Non nominare la parola sorelle di fronte ad Akane”.
“E perché non dovrei?”.
“Non lo vuoi sapere”.
“Ti sconsiglio di minacciarmi, Ranma Saotome”.
“Finitela, machi della domenica. E Ranma... grazie”.
“Figurati, Akane. Anzi, già che siamo in argomento: salutameli tutti”.
“L’hai fatto prima che partissimo, tordo. Tranne quel deficiente di tuo padre”.
“Rifallo comunque. Non è mai abbastanza”.
“Signorsì signore. Altro da riferire?”.
“Uhm, sì. Una sola cosa”.
“Cosa?”.
“Di’ a mia madre che il sangue del suo sangue è finalmente diventato uomo anche da un punto di vista più fisico... con te...”.
“...”.
“...”.
“...”.
“...”.
“...”.
“...”.

“Si vede proprio che sto andando a morire. Nessuno di voi ha cercato di scotennarmi”.

La speranza si spegne già
l'alba della vita
di fronte alla morte
io sono rimasto solo

   
 
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