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Autore: Subutai Khan    01/07/2013    1 recensioni
Mai sentito parlare di Bokurano, vero? Lo immaginavo. Siete un branco di irrispettosi dei veri capolavori.
Beh, questa grave lacuna sta per essere colmata. In salsa Ranma, chiaramente, perché le cose troppo semplici non ci piacciono.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Tatewaki Kuno, Ukyo Kuonji
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Bokurano 1/2'
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28 giugno 1989.
Mi alzo dal mio banco. Le lezioni sono diventate superflue, finanche perniciose.
Da quel giorno di marzo ho in mente una e una sola cosa. Come sarebbe per chiunque messo nella mia condizione.
Non ho brama di passare al club di kendo. Non ho brama di fermarmi a parlare con nessuno. Non ho brama.
Desidero solo andare a casa, se possibile evitare quella mentecatta di mia sorella che piange come un vitello, chiudermi nella mia camera e meditare.
La meditazione ha lenito questi ultimi mesi, rendendoli meno grevi, ma purtroppo non è riuscita nella titanica impresa di darmi pace.
Mi avvio lento verso l’uscita.
Una mano sulla mia spalla.
Chiunque tu possa essere: no. Non sono in condizione di dedicarti neanche un minuto.
“Per favore...” inizio.
“Tatchi”.
Oh. Per te posso fare un’eccezione, Nabiki.
Il resto della classe fluisce fuori dall’aula, schiamazzando e tirandosi gli aeroplanini di carta. Ragazzini ingenui, inconsapevoli, puerili. Non sanno... non possono sapere.
Ai miei occhi appaiono come una mandria di pecorelle che vanno allegre a farsi tosare e poi sgozzare.
Tutti tranne lei. Non per meriti propri, ma per lei posso applicare una deroga.
Lei sa, in quanto sorella della mia adorata Akane.
Aspettiamo di rimanere soli.
“Kuno” esordisce poi a bruciapelo “so che sei il prossimo. Akane mi ha riferito...”.
“Non siamo rimasti in molti, d’altro canto”.
“Vero”.
“Ebbene? A te cosa può interessare, di grazia? Quale fonte di guadagno viene intravista dalla tua mente malvagia, in tutto ciò?”.
“Voltati”.
“No”.
“Ti ho detto di voltarti”.
“E io ti ho detto di no”.
Non ti darò la soddisfazione, arpia che non...
Ehi? Che succede?
Mi gira di peso dopo avermi fatto fare mezza giravolta.
Caspita. Non la facevo proprio capace di essere così... fisica.
“Stammi bene a sentire tu, samurai fallito! Se Nabiki Tendo ti vuole parlare faccia a faccia tu le parlerai faccia a faccia, mi sono spiegata?”.
Forte è la tentazione di estrarre il mio bokken. Succede sempre quando mi sento minacciato.
Ma evito. Non alzo la spada contro una ragazza. Neanche contro questo esemplare.
“Chiedo troppo nel sapere la cagione di questa irrequietezza, Tendo? Non è da te”.
Si appoggia al banco più prossimo, recuperando velocemente la sua classica compostezza da donna d’affari che non deve chiedere mai. Guarda fissa nella mia direzione, il solito sorriso da squalo del mondo malavitoso.
“Visto che prima o poi anche tu ci saluterai definitivamente, non temo troppo di quanto uscirà da questa conversazione. Ma una minaccia nei tuoi confronti riesce sempre a rendere la mia giornata un po’ più dolce”.
“Grrrrrazie”.
“Prego, Tatchi. Pertanto considerati formalmente avvisato: che da qui non venga fuori neanche una parola. Non una. O troverò il modo di rendere il tuo ultimo periodo nel mondo dei vivi insopportabile e pregherai che il tuo scontro arrivi il prima possibile”.
“Se hai finito di renderti patetica con questa scenata da boss della yakuza io avrei da fare, sempre che milady non sia troppo tediata all’idea”. Normalmente mi sarei fatto minuscolo di fronte a cotale intimidazione, ma evidentemente sottovaluta la mia attuale contingenza.
Sto per avviarmi, notevolmente contrariato, quando lei fiata di nuovo: “Kuno... non andare. Aspetta che ti dica quel che ti volevo dire”.
Se da una parte i miei piedi spingono come dei forsennati per farmi allontanare da questa turpe persona, dall’altra il suo inusuale tono mi chiede di fermarmi e darle il beneficio del dubbio.
Non capita tutti i giorni di sentire Nabiki esprimersi come un essere umano normale.
“E sia, Tendo. Parla. Ma non farmi sprecare troppo tempo”. Sì, alla fine la curiosità ha vinto.
“Non è nulla di che, piccolo Kuno. Volevo solo... ecco, mi premeva farti sapere che... accidenti, non credevo sarebbe stato così complesso”.
“Cosa ti succede? Non vorrai mica ammettere... che hai ceduto al fascino del Tuono Blu, vero?”. Qualcuno me ne scampi se fosse davvero così. Non lo sopporterei.
Io l’ho chiesto scherzando, mi sembrava palese, ma non si sa mai cosa può agitarsi nel cuore di una fanciulla stregata da un fusto come me.
No, sto viaggiando troppo con la fantasia. Nabiki Tendo non è biologicamente in grado di innamorarsi.
“Non essere ridicolo. Prima che mi capiti una simile disgrazia tu sarai sepolto da un decennio almeno!” dichiara ad altissima voce. Meno male, per un attimo ho internamente tremato alla prospettiva.
“Volevo solo... dirti... che un po’ mi mancherai, ecco...”.
“Non fatico a crederci. Perderai il tuo migliore acquirente”.
“Per tanto così ho già perso la mia principale fonte di introiti da quando Ranma...”.
“Certo, capisco. Kodachi non ti compra più le foto di Saotome e io non ti compro più quelle della Ragazza col Codino. Dev’essere stata una brutta stangata per le tue finanze”.
“Che tu sia riuscito a capire chi era davvero, quello sì che è stato un colpo. Ma no, il motivo non è solo quello...”.
“Chiedo venia?”.
“Quel che ho detto. Non sei sordo. C’è... un altro motivo per cui mi mancherai”.
Se non l’avesse appena negato con forza potrei... potrei persino pensar male.
“Nabiki Tendo, tu non stai...”.
“No, non lo sto facendo”.
“Non sai il sollievo. Sembrava...”.
“Sembrava male”.
“E allora quale sarebbe, questa fantomatica causa?”.
“Mi mancherai e basta, demente con la testa ricolma di roba obsoleta! Nonostante tutto non ti trovo una compagnia così pessima e sapere che non ci sarai più... non ne sono contenta, ecco”.
Si agita, rischiando di perdere il precario equilibrio che aveva contrattato col banco.
Oh. Dice sul serio. Credo di non averla mai vista così poco composta. Non che sia particolarmente disastrata, ma si sta pur sempre parlando di Nabiki Tendo.
La Cannibale. Colei dalla Quale non Devi Farti Imprestare o Vendere Nulla. La Futura Saiko-Komon di Nerima.
Non credevo di poter assistere a un simile, inimmaginabile spettacolo prima della mia dipartita.
Guardala, sta persino sudacchiando.
Lei stessa si rende conto di aver esagerato, pertanto comincia a gesticolare in maniera farsesca per recuperare la postura.
Poco prima di andarsene si ferma di fronte a me, mi punta un dito verso il naso e intima nuovamente: “Non una parola, Kuno”.
“Non temere, Tendo. Porterò la tua debolezza con me nella tomba”.
“... vedi di andare a crepare presto”.

4 luglio 1989
“Senpai?”.
“Favella pure, dolce Akane”.
“Prima che tu vada devo... devo proprio dirtelo”.
“Dirmi cosa?”.
“Sono piacevolmente sorpresa da come tu sia riuscito a liberarti di quel modo di fare idiota che ti ha sempre contraddistinto. In questi quattro mesi sei diventato praticamente un’altra persona. La telefonata di scuse a Ranma, i funerali di Ukyo e Ryoga a tue spese, il gigantesco mazzo di fiori che hai spedito al Nekohanten per Shan-Pu... ehi, lo scappellotto potevi evitartelo”.
“Akane sempre ragazza stupida, non smentisce mai se stessa”.
“Abbi riguardo per chi ha deciso di morire anche per te, zotica”.
“Kuno... ti ringrazio ma non serviva. So difendermi da sola”.
“Scusa Akane, non intendevo mancarti di rispetto. Ho solo pensato di farti cosa gradita”.
“E l’hai fatto. Perché non ti sei sempre comportato così? Non mi sarei comunque innamorata di te, mi spiace dovertelo dire, ma il nostro rapporto sarebbe stato molto migliore. Devo essere onesta fino in fondo, Tatewaki: da quando abbiamo siglato quel contratto non ho più trovato la tua presenza sgradevole o irritante. Al contrario. Sono solo rammaricata che ci sia voluto tutto questo per sfregarti via quella che credevo scemenza congenita alla famiglia Kuno”.
“Io... io sono onorato che tu abbia voluto chiamarmi per nome, Akane”.
“Te lo sei guadagnato”.
“Credo di stare per piangere...”.
“Oh santo cielo, no! Devi restare concentrato sul combattimento, ti prego!”.
“Sì... sì, hai ragione. Scusatemi. Non mi lascerò più prendere in questo modo indegno dall’onda dell’emozione”.
“Sei pronto, Tatewaki Kuno? Tocca a te”.
“Sì Jun, sono pronto. Ma prima... Akane, Shan-Pu...”.
“Che c’è?”.
“Vi prego di ricordarvi di me per quest’ultimo periodo e non per il resto. Non voglio passare alla storia come il più squinternato salvatore del mondo”.


Tell the world I'm sorry
for blowing it all away
tell the world I'm sorry
when I'm out of your way

   
 
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