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Autore: Allegra_    30/06/2013    5 recensioni
"Noemi, per tutti conosciuta come Noe, è una sedicenne fiorentina che ha solo un pilastro portante nella sua vita: l'amore che provano verso di lei i suoi amici ed i suoi familiari, i quali la sostengono sempre e la accompagnano in ogni sua mossa.
Ma il suo equilibrio inizierà a rompersi man mano dopo la separazione dei suoi genitori ed il suo trasferimento a Torino, città nella quale Noe imparerà cosa significa amare ed essere amata davvero."
Spero vi piaccia, mi sono impegnata davvero molto per scriverla, quindi lasciate una recensione se avete cinque minuti, ve ne sarò grata
Genere: Commedia, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 34
Come Scusare La Distruzione?


 

<< Non mettermi stupidaggini in testa, Fra’ >> biascicai tra le lacrime << Non riesco neppure a lasciare Ste’ per essere definitivamente felice con te !! >>
<< Aspetteremo amore mio >> esclamò sicuro << Aspetteremo fin quando non sarei pronta a dirglielo >>


Dov’era finito quel ragazzo pronto a tutto pur di stare con me?
Annegato nelle mie bugie e sotterfugi, probabilmente.
Ma del resto, dov’era finita la ragazza sicura di sé che avrebbe fatto qualsiasi cosa per ottenere ciò che voleva?
Erano stati i miei comportamenti ad aver cambiato il suo modo di rapportarsi a me e ad aver frantumato la nostra relazione.
Era tutta colpa mia, immensamente.
E il ragazzo che avevo di fronte sembrava pensarla allo stesso modo.
Lo guardai un’ultima volta mentre le lacrime sembravano inondarmi il volto.
Il suo sguardo freddo e spento mi gelava l’anima, e la consapevolezza di averlo perso mi martellava in petto.
Faceva male e pensarci lo fa ancora adesso.
Schiusi le labbra tentando di dire qualcosa, ma le parole mi morirono in gola.
<< Ciao, Noemi >> mormorò lui voltandosi e camminando verso Dodo, il quale lo aspettava all’angolo della strada.
Erano le 23:30 lì a Londra, e faceva tremendamente freddo, fuori e dentro di me.
Micaela mi corse incontro abbracciandomi e mi sussurrò qualcosa all’orecchio che neppure ascoltai.
Sapeva quanto me che niente avrebbe potuto consolarmi in quel momento, ed era al contempo consapevole che ero stata io a creare quella situazione.
Sembrava avessi architettato un piano per fabbricare pian piano la mia infelicità.
<< Torniamo a casa, Matt e Cheryl ci aspettano >> mi disse e insieme ci incamminammo verso Edgar Road.
La casa in cui eravamo ospiti era enorme, non a caso era quella con il maggior numero di studenti: io, Mic, Carlotta, Martina, Giulio, Mario.
C’erano altre sette famiglie dove gli altri membri della nostra classe alloggiavano, alcune più vicine a noi, altre decisamente distanti.
Come quella in cui erano ospiti Dodo, Ste’, Gio’ e Fra’.
Strano come il destino volesse quei quattro sempre insieme.
Varcammo la soglia dell’abitazione e subito i due coniugi vennero a salutarci.
<< It’s all or right, my dear? >> mi domandò Cheryl preoccupata.
Già, avevo dimenticato di sistemarmi il trucco per nascondere le lacrime, ma poco importava.
<< Yes, she’s a little sad, but nothing important >> mormorò Mic con il suo inglese stentato, riuscendo però a tranquillizzare i due.
Arrivammo in camera che quasi non mi reggevo più in piedi.
Per fortuna c’eravamo solo io e lei, mentre gli altri occupavano due stanze in fondo al corridoio, perché non avrei proprio saputo come affrontarli.
<< Vuoi che ti prepari una camomilla? >> mi chiese la mia migliore amica dolcemente.
Annuii.
Così Mic scese le scale lasciandomi da sola.
Istintivamente mi portai una mano al collo stringendo forte il ciondolo il quale era in quel momento l’unica cosa che mi restava di lui.

Qualche stella sta lì per noi.

Beh, evidentemente si era spenta.
O meglio, io l’avevo spenta.
Controllai il mio cellulare sperando di trovare un suo messaggio, una sua chiamata.
Niente.
Mi soffermai a guardare lo sfondo.
Era una fotografia mia e di Francesco al mare, scattata durante quella famosa giornata passata insieme in Liguria, il giorno in cui avevamo avuto la nostra prima volta.
Una morsa allo stomaco al solo ripensarci.
Chiusi gli occhi immaginando a quel momento e sentivo crescere man mano l’odio che provavo nei miei confronti.
Stavo diventando tremendamente masochista.
<< Eccomi >> esclamò Mic d’un tratto porgendomi una tazza fumante di camomilla.
La ringraziai con un cenno della testa.
<< Ti va di parlarne? >> mi domandò non appena si fu sistemata sul letto di fronte a me.
Scossi la testa.
<< Non voglio sembrare insistente, ma penso che ti farebbe bene raccontarlo e poi voglio cercare di capire >> mormorò prendendomi le mani.
<< D’accordo >> pronunciai la prima frase da quando avevo ascoltato quel suo freddo saluto.
La gola sembrava arrugginita, come se si rifiutasse di emettere suoni che lo riguardavano, eppure sentivo di doverlo alla mia migliore amica, dopotutto senza lei accanto sarei rimasta in quella gelida via a guardarlo allontanarsi per sempre.

 
Un’oretta prima

Avevamo appena finito di mangiare in un tipico pub londinese.
La Russo e gli altri due professori erano tornati in albergo, e noi avevamo il permesso di restare per un’altra ora in giro prima di dover ritornare dalle nostre famiglie ospitanti.
Il giorno dopo avremmo visitato la residenza della regina e il parlamento, quindi dovevamo essere riposati, soprattutto dopo il viaggio affrontato.
Mic era a sbaciucchiarsi in un angolo con Dodo, Ste’ chiacchierava con Giorgio e Mario, mentre io ascoltavo la descrizione del ragazzo ideale da Serena, un’amica.
<< Quindi lo vorresti più alto di te? >> domandai ridendo.
Era alta un metro e ottantatre, ecco il perché del mio scetticismo.
<< Beh, si! È così romantico quando lui deve abbassarsi per baciarti, oppure tu devi salire sulle punte! >> esclamò sognatrice.
<< Lo dici solo perché sei alta! >> risi pensando a quanto era estenuante dover stare in bilico ogni volta che baciavo Francesco.
Ma era anche tremendamente romantico sentire le sue braccia che mi sollevavano a mezz’aria, su questo le davo profondamente ragione.
Sospirai innamorata, quando ad un tratto lo vidi.
Era dannatamente bello, come sempre.
Indossava un jeans chiaro e un maglioncino azzurro strettissimo ad evidenziare il suo fisico magro.
<< Credo proprio di essere di troppo >> mi sorrise Sere allontanandosi maliziosa.
Che sapesse di noi due? Sicuramente era stata la rana dalla bocca larga ( alias Mic ) a parlare.
<< C’è troppa gente qui, vieni con me >> mormorò Fra’ camminando verso l’incrocio della via con quella perpendicolare.
L’illuminazione era scarsa lì dietro, tra due palazzi sicuramente antichi che sembravano poter crollare da un momento all’altro.
Normalmente avrei avuto paura a starmene in un posto del genere, ma con lui mi sentivo assolutamente protetta, al sicuro.
O almeno lo sarei stata fin quando non avessi cominciato a parlare.
Nemmeno il tempo di aprire bocca che le sue braccia mi strinsero i fianchi dolcemente.
<< Tu non sai cosa si prova a stare a contatto per tutto il giorno con la propria ragazza senza potersi avvicinare a lei >> mi sussurrò all’orecchio per poi poggiare delicatamente le labbra sulle mie.
Ma non potevo baciarlo, sarebbe stata una presa in giro farlo prima di dirgli ciò che dovevo.
Così mi scostai osservando l’espressione stranita del suo volto.
<< Che succede? >>
<< Devo parlarti >> dissi seria tentando di mantenere la calma.
Mi fece cenno con il capo di continuare.
<< Dopo che ci siamo baciati in aeroporto, Stefano era furioso >> deglutii << Mi ha detto che entrambi proviamo qualcosa e che se lo amo devo dimostrarglielo >>
<< Come? >> mi chiese tranquillo.
<< Vuole che … che … >> biascicai senza riuscire a concludere la frase.
<< Che? >> mi incitò.
<< Vuole che io faccia l’amore con lui >> buttai giù mordendomi il labbro inferiore nervosa.
Francesco scoppiò a ridere di gusto.
<< Ma come si può chiedere una cosa del genere ad una ragazza!?! >> domandò divertito alzando gli occhi al cielo << E cosa ti ha detto quando l’hai mandato a quel paese dicendogli la verità? >>
Nulla.
Fra’ non aveva capito assolutamente nulla.
Si fidava di me, pensava fossi stata sincera e avessi finalmente preso coraggio per rompere con Stefano ed essere finalmente felici insieme.
Ma io pur volendo non riuscivo ad essere la ragazza perfetta che lui credeva di avere davanti.
<< Non gli ho detto la verità >> sussurrai appena << Non ne ho avuto la forza >>
<< E cosa gli hai detto? >> domandò diventando serio ad un tratto.
Deglutii profondamente: era arrivato il momento.
<< Che avrei fatto ciò che voleva per dimostrargli che lo amo davvero >>
Crack.
Percepii quel rumore come se fosse stato prodotto realmente.
Qualcosa tra noi si era rotto e probabilmente non si sarebbe ricomposto più.
<< Non prendermi in giro, Noe >> scosse la testa incredulo, auto-convincendosi che stessi scherzando.
Ma ero più seria che mai.
<< È la verità >> abbassai il capo tristemente.
<< E come diamine ti è venuto in mente di dirgli una cosa del genere? >> strillò lui arrabbiato come non l’avevo mai visto.
Non lo biasimavo, aveva ragione in tutto e per tutto.
<< I..io non volevo che stesse male >>
Una luce estranea si impossessò dei suoi meravigliosi occhi.
Non erano più verde smeraldo, sembravano due enormi pozze di petrolio denso.
I pugni serrati, la mascella dura.
Era furioso.
<< E giustamente te ne sbatti se sono io a stare male! >> sbottò.
<< Non è così >> tentai di dire, ma mi interruppe in malo modo.
<< Si che è così! >> tuonò << La ragazza che ho conosciuto io su quel treno, la ragazza di cui mi sono innamorato, non era una codarda che pensa solo a non apparire agli occhi degli altri come la strega cattiva della storia! >>
Aveva tremendamente ragione.
Ma la sua infelicità era anche la mia, come poteva pensare che non m’importasse?
<< Io ti amo, Fra’ e … >> ma di nuovo mi interruppe.
<< Col cavolo! Tu sai che cosa provo io al solo immaginarti insieme a lui? Già vedervi stringere la mano mi fa venire voglia di morire, figurati a saperti tra le sue braccia, mentre ti fa sua! >> strillò per poi concludere in maniera quasi biascicata << Io … io non voglio nemmeno pensarci >>
<< E pensi che per me sia facile? >> sbottai mascherando la rabbia che provavo verso me stessa come se fosse stata verso di lui.
<< Perché cazzo devo sempre essere io a capirti, eh? Tu hai mai provato a metterti nei miei panni? >> strillò esasperato << Pretendi tanto che io ti rimanga accanto e che ti comprenda, ma tu hai mai pensato a cosa voglio io? Hai mai fatto qualcosa per me? >>
Mi guardò deluso e furioso al contempo.
<< Ho superato che mi avessi tradito con il mio ex migliore amico, ho sopportato di stare insieme in segreto perché non avevi il coraggio di lasciarlo e l’unica cosa che ti avevo chiesto era di riuscirci, prima o poi >> stringeva i pugni così forte che le nocche erano bianchissime << Ti ho detto che avrei aspettato quanto tempo ti sarebbe servito e tu come mi ripaghi? Progettando di andarci a letto! >>
E più di quanto me lo fossi già ripetuto, in quel momento mi sentii veramente un verme.
<< Innamorarmi di te è stato l’errore più grande che potessi commettere >>
Sapevo che non lo pensava davvero.
Sapevo che era soltanto colpa della rabbia se aveva detto quella frase, eppure mi fece male, tanto.
Ma dopotutto me lo meritavo.
<< Non riesco a crederci >> mormorò mentre una lacrima gli rigava la guancia.
L’asciugò subito vergognandosi di essa, quasi quanto in quel momento io mi vergognavo di me stessa e di ciò che ero diventata.
Potevo dare la colpa a Fra’, a Ste’, al destino, a mia madre, ma la verità era che avevo fatto tutto da sola.
Ero io l’artefice della mia disfatta.
<< Scusami >> mormorai tentando di fermare le lacrime che avevano iniziato a scendere impetuose dopo la sua ultima frase.
Mi guardò per un periodo di tempo che mi apparve interminabile, prima di biascicare un freddo e letale: << Ciao, Noemi >>
L’avevo perso.
E in quel momento una scena attraverso la mia mente, un ricordo.
 
<< Ti amo, per sempre >> mi sussurrò Francesco stringendomi forte a sé.
<< Il “per sempre” non esiste, amore >> mormorai tristemente accarezzandogli i capelli con una mano.
<< E noi siamo qui per inventarlo >>

 
Era vero, l’avevamo inventato.
L’avevo perso.
Per sempre.

 

Piccolo Angolo Di Luce
Hola! Questa volta ci ho messo poco ad aggiornare, dai!
Innanzitutto voglio chiedervi scusa.
Ieri sera ho riletto tutta la storia e mi sono resa conto che mi è totalmente sfuggita di mano, non era così che dovevano andare le cose nella mia mente e mi sono accorta che il personaggio di Noe che ho creato è davvero ai limiti della sopportazione per i suoi comportamenti.
Per cui mi dispiace se vi ho fatto odiare la protagonista della storia e se ho pubblicato qualcosa che davvero non mi soddisfa per niente.
Se fossi una lettrice non mi sarei lasciata nemmeno una recensione, quindi non posso fare altro che ringraziare davvero con il cuore tutte voi che state leggendo.
Dopo questo piccolo momento di sfogo, spero che il capitolo non faccia tanta pena.
A presto <3
xoxo

   
 
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