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Autore: sistolina    30/06/2013    1 recensioni
Raccolta di flashfic su Roman/Peter
Il lupo scuote il pelo fino a quando ogni traccia di sangue e di pelle non scivola a terra vischiosa.
In un attimo resta solo il pelo irto e un basso ringhio gutturale.
È qualcosa che fa vibrare perfino me. Qualcosa che non so cosa darei per poter fare anch'io.
Scrollarsi di dosso quello che sei stato fino a quel momento. Reinventarsi, abbandonare gli scarti e mandarli giù interi. Semplicemente, senza pensare.
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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This. Is Over. We're Done



E' l'unico che riesca a farlo. Un solo gesto, a malapena un movimento, il fottuto tempismo di chi sa come si fa un'entrata trionfale. Mandare affanculo la mia giornata con un dannatissimo pezzo di carta scarabocchiato e due sigarette accese contemporaneamente. Come un ragazzino.
La rabbia si dirada per un attimo in quei gesti fin troppo familiari per uno che dovrebbe fregarsene.
Per me, che dovrei essere qui per mandarlo a farsi fottere.
Faccio fatica a guardarlo mentre metto fine a questa cosa. Il modo in cui agita le dita in aria, e aspira il fumo dalla sigaretta, e mi fissa con quegli occhi enormi e sfarfallanti, mi dice che forse, da qualche parte, forse, posso ancora sperare che Roman Godfrey non si comporti da dannata primadonna psicolabile ogni volta che qualcosa non gli va a genio.
Mia madre aveva ragione.
Destiny aveva ragione.
Ma lui è sempre Roman.
“Mi dispiace ok? Sono un coglione” e lo vedo agitarsi quel pensiero, imprigionato fra la pupilla e l'iride. E provo ad assecondarlo, una volta tanto, l'istinto di fuga che trattiene ogni giorno con quella fatica inesplicabile.
Andare via, Roman. Via. Da tutto, da quello che ti preme così tanto addosso da farti scoppiare i vasi sanguigni.
“Non lo so...cercare di capire” leggo la sua risposta prima ancora che apra bocca, da come getta via la sigaretta, da come sputa fuori il fumo come se volesse ustionarmi.
Lo capisco da come respira e si muove. È inquietante, e spaventosamente confortante.
Ma lui è sempre Roman. Ed è ancora un bambino che si arrampica sulle ginocchia di suo padre per elemosinare stralci dismessi di attenzioni. Lo stesso bambino che lo ha trovato morto sul tappeto del salotto.
Per sempre un bambino, uno che non è mai stato davvero bambino.
“Zingaro pezzo di merda” fa male, nonostante tutto. Sa come far male. Non gli è mai importato, e non gli importa nemmeno adesso da dove cazzo sia saltato fuori. Ma affondano precipitosamente quelle parole nella pelle, e per un attimo brucia più dei miei fottuti occhi che si sciolgono fuori dalle orbite ad ogni dannata luna piena.
“Sappi che se ti scoperai mia cugina, io ti ucciderò” 
Non ci hanno mai insegnato ad arrenderci e lasciar correre. Io scappo, è quello che faccio, quello che sono. E Roman graffia, alla cieca, qualsiasi cosa si trovi davanti. La butta a terra a spallate, battendo quelle inquietanti palpebre magiche che sembrano convincere chiunque a fare qualsiasi cosa. 
Potrebbe farlo con me. È un pensiero che mi inciampa in testa, e resta. Potrebbe, ma non lo farà. Perché forse ho affondato il colpo troppo sotto la pelle per tastare l'entità della ferita che ho lasciato.
Terrore. Puro, distillato. Il terrore del principino viziato, e del bambino che ancora affoga in fondo alla sua gola. Perdere tutto. Perdere lei, perdere me.
“Tu non sei migliore di me” arranca. Stringe, strappa, stride.
E io scappo.
Perché, alla fine, anch'io sono sempre Peter.
   
 
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