Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
Segui la storia  |       
Autore: hugmeciastin    30/06/2013    13 recensioni
Chi sapeva che un viaggio a Stratford avrebbe potuto rovinare la mia intera vita?
Mio fratello mi aveva avvertito di stare alla larga, ma perchè avrei dovuto ascoltarlo dopo tutto quello che mi ha fatto passare?
Chi sapeva che sarei diventata il bersaglio di un omicidio dopo il suo errore?
Lezione imparata. E' fondamentale seguire i consigli delle persone che ti amano e si preoccupano di te più di tutto. Soprattutto se sono le uniche a essere rimaste nella tua vita.
Mantenere la guardia alta, pensare in fretta e, soprattutto, mai fidarsi di qualcuno.
Non importa quanto fortemente questa persona si innamori di te.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Leggete lo spazio autore infondo.

 

 
 Chloe's Point of View:
 
Ho dato un bacio al ragazzo che avrebbe dovuto uccidermi. Fantastico.
Era stato tutto così strano. Brad mi avrebbe ucciso, i Venom avrebbero ancora più voglia di uccidermi.. ma l'avevo voluto. Non me ne pentivo.
Era sbagliato tutto quello che avevo fatto ed era l'ultima cosa che mi sarei aspettata di fare.
Ma.. Le sue labbra..
Non riuscivo a capire quella sensazione che stavo provando, ma ero sicura che stava iniziando a piacermi.
Stavo ufficialmente per morire, ora.
Mi sedetti sul sedile del passeggero, giocando con le mie dita. Era qualcosa che avevo sempre fatto quando mi sentivo nervosa. Le mie ginocchia iniziarono a cedere ripensando a quel bacio di prima.
Ne volevo ancora, ma tutto questo era sbagliato.
"Tutto bene?" Mi chiese Justin accanto a me.
"Sto benissimo." Sospirai, continuando a fissare le mie dita. Mi ero morsa le unghie fino al midollo, perchè ero stata troppo nervosa in quegli ultimi giorni.
"Sei sicura? Hai detto che volevi mangiare, ma se ancora seduta lì, a giocare con le tue dita come fai sempre."
"Vuoi mangiare, allora?" Risi nervosamente. "Andiamo a mangiare!"
"Va bene." Mi prese le mani, con fermezza. "Ti stai comportando in modo strano." Lui aggrottò le sopracciglia. "Ti ho fatta sentire a disagio prima?"
"No... n-no." Mi avvicinai a lui. "Per niente." Scossi la testa.
"Bene. Era questo tutto quello che volevo sapere." Lasciò andare le mie mani, ma prima di aprire lo sportello della macchina si voltò di nuovo verso di me. "-E, Chloe?"
"Sì, Justin?" Mi fermai, guardandolo negli occhi. Che occhi meravigliosi aveva.
"Sei veramente bella, oggi." Sorrise.
Arrossii.
Scesi dalla macchina chiudendola dietro di me e mi fermai sul marciapiede ad aspettare Justin.
Lui fece un giro intorno alla macchina, poi mi raggiunse e iniziammo a camminare insieme.
Entrammo nella tavola calda e una leggere brezza fredda mi accarezzò il viso.
Davanti a noi c'era la cameriera, la solita di sempre. Era lei che aveva assistito al litigio mio e di Justin, quando io gli avevo urlato contro. Aveva lunghi capelli castani e sopracciglia folte. Era più o meno alta come me.
"Un tavolo per due, immagino." Disse, cercando di indovinare e sorridendo a tutti e due. Prese due menù dietro di lei e fece un passo davanti a noi facendo segno di seguirla. Ci portò a un tavolo vicino a una finestra.
"Il solito, vero?" Justin ridacchiò davanti alla cameriera, mentre si sedeva.
Girò la testa verso di me, ero seduta davanti a lui.
"Vuoi ancora ordinare la colazione? Sono quasi le due."
"Ero in vena di cialde." Inclinai la testa di lato, bramando il gusto dello sciroppo d'acero canadese.
"Credo che allora faremo colazione." Justin mi sorrise.
"Allora, prendete l'acqua da bere?" Chiese la cameriera sorridendoci un'altra volta e facendomi ricordare come le aveva risposto Justin l'ultima volta che eravamo venuti qui.
"La ragazza?" Justin si voltò verso di me. "Lei può prendere quello che vuole."
"Vorrei una sprite." Guardai la cameriera.
"Prendo lo stesso." Dichiarò Justin subito dopo di me.
"Fantastico!" Strillò la cameriera. "Torno con le ordinazioni in un secondo!" Si allontanò.
"Sprite e cialde?" Justin sorrise, mostrando i suoi denti perfettamente bianchi.
"Non è così male come sembra." Scossi la testa.
Lui ridacchiò, guardandomi dritta negli occhi e mantenendo quel sorriso meraviglioso sul volto.
Non riuscivo a distogliere lo sguardo. Il suo volto era una bella vista da vedere.
"Chloe, una domanda..." La sua voce si spense.
"Cosa?"
"Vieni davvero dalla California?" Si leccò le labbra. "Cioè, so che vivi lì e tutto, ma sei nata lì?"
"Sì. Perchè?" Inarcai un sopracciglio, confusa.
"Tu hai questo accento strano." Alzò gli occhi, cercando di descrivere come suonava per lui il mio accento. "Sembra italiano."
Ero sbalordita. Non sapevo di avere un accento. Pensavo di parlare normalmente americano.
"Ho..." Deglutii. "Un accento?"
"Sì, Chloe. Come fai a non saperlo?" Si lascò sfuggire una risatina, grattandosi la testa confuso.
"Non ne sono sicura. E' strano?" Chiesi.
"Penso che sia carino." Dichiarò, facendomi arrossire. "Come pensi di aver preso questo accento italiano?"
"L'inglese non è la mia prima lingua." Ammisi. "L'italiano lo è. I miei genitori erano immigrati provenienti dall'Italia e non conoscevano bene l'inglese, quindi sono cresciuta parlando l'italiano, ma ho imparato l'inglese dopo perchè dovevo andare a scuola e tutto il resto."
"E' così figo." Gracchiò a se stesso.
"Due sprites?" La cameriera ci portò due bicchieri e li posò sul tavolo. "E tu volevi due cialde, giusto?"
"Sì." Justin sorrise e la cameriera si allontanò. "Quindi, se potessi dire qualcosa ora in italiano, cosa diresti?"
"Sei un baciatore incredibile." Gli sorrisi, giocando con i miei capelli. Gli avevo detto che era un baciatore incredibile, ma ero sicura come l'inferno che non avevo intenzione di fargli sapere quello che avevo detto.
Usavo la lingua italiana per parlare in codice con Brad. Eravamo stati fortunati ad essere bilingue, perchè parlando italiano potevamo nascondere anche le nostre identità.
Mi rifiutavo di dire a nessuno quello che dicevo in quella lingua.
Qualsiasi cosa dicessi, era il mio segreto più custodito.
"Che hai detto?" Chiese, prendendo un sorso di sprite.
"Solo chi parla italiano può saperlo." Risi tra me e me.
"Beh, qualsiasi cosa tu abbia detto, sembrava hot come l'inferno." Guardò sotto il tavolo, controllando il suo iPhone.
Improvvisamente, la mia sprite si rovesciò a terra.
Alzai lo sguardo per vedere una ragazza con due sopracciglia che erano cinquanta tonalità più scure dei suoi capelli biondo platino. Con un falso sorriso, si fermò davanti al tavolo con le mani dietro la schiena, come se stesse per aiutare a pulire il pasticcio.
Era l'ex del cazzo di Justin, Alexa Agostino.
Vidi Justin che si stava per alzare e andare nella sua direzione, incazzato. Lo tirai per un braccio facendolo rimettere a sedere.
"Sono in grado di gestire tutto questo." Dissi massaggiandogli la mano sotto il tavolo.
Guardò Alexa per poi annuire, dandomi il permesso di fare quello che volevo fare.
Mi alzai in piedi e mi misi davanti a lei.
"Non hai nessun cazzo da succhiare?"
"No." Lei incrociò le braccia. "Ecco perchè l'ho succhiato al tuo ragazzo."
Mi lasciai sfuggire un sospiro, roteando gli occhi.
"Non è il mio ragazzo." Sbottai.
"Ah sì?" Si lasciò sfuggire una risatina. "Ho visto quello che avete fatto in macchina pochi minuti fa."
Il mio cuore si bloccò. Mi ammutolii. Non potevo lasciarla vincere in questo modo, proprio perchè sapeva quello che avevamo fatto io e Justin. Nessuno doveva sapere quello che era successo. Saremmo entrambi nella merda.
"Perchè ti interessi così tanto?" Sibilai.
"Non mi interessa."
"Davvero? Sono sicura che sei incazzata solo perchè Justin non vuole più la tua figa."
Sentii un paio di risate provenienti dai clienti del ristorante. Sorrisi a me stessa.
"Sì, certo. Se ti aiuta a dormire la notte, Chloe. Ho sentito che hai mentito sulla tua identità. Mi chiede perchè Jay ti vuole ancora in giro... Sta solo aspettando il momento in cui ti strapperà le mutande. Ooops."
Guardai verso Justin, vedendolo tranquillo mentre sorseggiava il drink e mi guardava.
Perchè non te ne torni da Dean? Non che lui abbia di meglio da fare, tranne rapire ragazzi innocenti e usarle come prostitute personali."
"Cosa?" Chiese, spalancando gli occhi.
"Non agire come se ti importasse." Sputai. Alexa abbassò lo sguardo. "Tu non sei stata fedele con lui, Alexandra." La chiamai con il suo nome intero. "Allora perchè ti aspetti che lui sia fedele a te?"
Rimase in silenziò ed esitò a rispondere alla domanda.
"Questa non sarà l'ultima volta che mi vedrai in giro, Romano. Fidati di me." Gemette con rabbia, girandosi e uscendo dal locale.
Poco dopo, tornai a sedermi, sentendo tutte le persone lì presenti riprendere a parlare. Guardai Justin per vedere il suo sorriso soddisfatto ancora una volta.
"Wow. Ottimo lavoro, piccola. Sono impressionato."
"E' una vergogna per questa città. Lei ha amici?"
"Non sono sinceri con lei in ogni caso." Lui scosse la testa.
"Che ti fa capire molte cose di lei. Cosa ci vedevi in lei?" Mormorai.
"E' stata solo una bella scopata." Dichiarò, stringendo la mascella.
"Giusto. Sarà utile solo per questo." Scossi la testa. "Figa." Ringhiai.
"Wow. Non solo parli italiano, ma il tuo vocabolario è anche pieno di parole potenti."
"Non scherzare con me in questo momento, Justin." Sibilai. "E' esattamente quello che è."
"Hai bisogno che ti calmi, magari come tu mi hai tranquillizzato prima in macchina." Fece scivolare le mani sotto il tavolo, e sfiorò la mia gamba nuda. Sentii le ginocchia indebolirsi dal nervosismo. Mi morsi l'interno della guancia.
"No, credo che la mia fame mi stia facendo diventare scontrosa." Appoggiai la testa sopra la mia mano destra, mettendo il mio gomito destro sul tavolo.
"Mangeremo tra poco. Fregatene di Alexa, okay?" Mi massaggiò il ginocchio. Distolsi lo sguardo, evitando di impazzire.
"Va bene." Mormorai, guardando verso di basso e giocherellando con le mie dita.
Stavo per svenire, avevo fame e volevo mangiare.
Allo stesso tempo, mi vergognavo per me stessa. Per tutto.
Era stato un errore baciare la persona che doveva uccidermi. E per di più, Brad non aveva idea che io fossi a Stratford a trattare con criminali che volevano uccidermi.
Tutto questo mi aveva solo colpito.
 
 
Justin’s Point of View:
 
Chloe ed io avevavo pulito per un paio di ore. Voglio dire, non era ancora tutto pulito, ma avevamo fatto del nostro meglio. Chloe aveva pensato alla cucina, mentre io al resto della casa. I Venom avevano distrutto ogni centimetro quadrato di quella casa, ma sorprendentemente, l'unico posto che non avevano toccato era la mia stanza.
Mentre passavo l'aspirapolvere sul pavimento, sentii un campanello.
Avevo un'idea di chi poteva essere. Era una delle poche persone, in realtà, che suonava il campanello quando veniva a trovarmi. Tutti gli altri entravano dentro senza problemi e io apprezzavo il fatto che questa persona fosse così carina da suonare il campanello.
"Justin, devo andare ad aprire alla porta?" Chiese Chloe, appoggiando la scopa al muro e affacciandosi dalla porta della cucina.
"No, vado io." Dissi, sfrecciando verso la porta. Tirai già la maniglia per vedere esattamente la persona che pensavo fosse. Aveva dei lunghi capelli castani e il vento li aveva scompigliati tutti. Un sorriso si diffuse sul suo viso. Stava per tirarmi su il morale, forse.
"Che succede, Violet?"
"Ho appena sfornato i biscotti per te e Chloe! E' una specie di regalo di benvenuto da me per lei." Esclamò vivacemente, mentre si incamminava in cucina e li metteva sul tavolo.
"Wow, grazie! I tuoi biscotti sono i migliori." La abbracciai forte, seppellendo il mio naso nell'incavo del suo collo.
"Wor, la tua casa è un disastro! Mi dispiace per quello che è successo." Strillò, aggrottando un po' la fronte e giocando con le punte dei capelli.
"Sono abituato a tutto questo." Mi appoggiai al bancone della cucina e controllai il mio telefono. Erano le 17:17. Feci scivolare il mio telefono in tasca e vidi Chloe che si avvicinava ai biscotti, senza neanche preoccuparsi di presentarsi.
"Questi biscotti sono per caso.. avvelenati?" Chiese Chloe, prendendo un biscotto e guardandolo.
"No, Chloe.." Mi leccai le labbra. "Ti puoi fidare di lei. E' carina. Te lo giuro." Le mormorai.
"Ciao." Violet le fece un cenno con la mano. "Credo che ci siamo già incontrato prima d'ora."
"Sì, infatti." Sospirò Chloe, addentando il biscotto che aveva in mano.
"Allora, voi due vivete insieme?" Chiese Violet.
Ero nel terzo anno delle superiori quando lei si trasferì a Stratford. Lei era una buona amica, soprattutto dopo la morte dei miei genitori. La apprezzavo molto.
"Diciamo di sì." Mi grattai la testa nervosamente, pensando a tutto quello che Chloe aveva passato in questa casa. "Stiamo pulendo da un paio d'ore."
"Hai bisogno d'aiuto?" Mi chiese gentilmente, spingendo le sedie sotto il tavolo.
"Magari sì." Mi misi le mani in tasca, andando in soggiorno.
"Chloe è così tranquilla, Jay." Violet prese uno straccio e cominciò a pulire il tavolo facendo movimenti circolari.
Guardai Chloe per vedere che cercava di mantenersi sveglia per finire le pulizie.
"Ha avuto due giorni molto lunghi." Non volevo nemmeno ricordare tutto quello che le era successo.
"Che è successo?" Violet rimase a bocca aperta. "Sta bene?"
"La banda di tuo fratello l'ha rapita." Sentii il rumore dell'acqua che colpiva il pavimento, Chloe l'aveva sputata e ora mi fissava con la bocca aperta.
"Dean allora è davvero tuo fratello?" Fece una smorfia, cercando di allontanarsi da Violet.
"Sì, mi dispiace tanto." Violet si scusò con Chloe. "Lui è un pazzo senza regole e rispetto."
"Davvero?" Chloe fece scivolare la sua mano sul taglio sul suo braccio. "Vedi?"
"I-Io penso che tu abbia bisogno di una visita dal medico, Chloe." Violet aggrottò la fronte.
"Sta bene..." Mormorai e mi diressi verso Chloe guardandole il braccio.
"Jay, posso parlarti in privato?" Mi chiese Violet.
"In privato?" Solcai le mie sopracciglia, dirigendomi nella stanza accanto con lei.
"Sì, in privato." Lei inclinò la testa da un lato, sorridendo e sfoggiando i suoi denti.
Mi prese per un braccio e gentilmente mi spintonò nella stanza accanto, chiudendo la porta dietro di lei.
"Lei ti piace." Dichiarò apertamente. Mi sentii arrossire. Girai la faccia nella direzione opposta, tentando di non farglielo vedere.
"C-Chloe?" Balbettai. "Oh, no, non mi piace."
"Alcuni mesi fa, se tu fossi stato coinvolto con una ragazza e lei ti avesse fatto soffrire in quel modo, l'avresti buttata sul marciapiede a calci in culo." Lei incrociò le braccia, ondeggiando la testa in su e in giù.
"Mi preocuppo per lei, mi interesso e lei lo sa. La fissai negli occhi, cercando di farle capire che non stavo mentendo.
"No, ti piace. Lo posso dire dal modo in cui ti comporti quando c'è lei." Fece un passo più vicino a me. "Non sarebbe rimasta qui se te la volevi solo scopare. L'avresti buttata fuori casa tempo fa e tu lo sai."
"No.." Deglutii.
"Lei ti piace. Dimmelo." Lei ridacchiò, giocando con le punte dei suoi capelli, come faceva sempre.
"Io-"
"Lei ti piace." Dichiarò palesemente, ancora una volta. Mi arresi.
"Non posso mentirti. Hai ragione." Dissi, abbassando la testa.
"Dillo."
"Mi piace." Ammisi.
Era la prima volta che provavo dei sentimenti per una ragazza. Voglio dire, chi l'avrebbe mai detto che mi sarebbe piaciuta una ragazza con lo stesso mio passato? Era bello avere intorno a me qualcuno che sapeva relazionarsi. Era bella, bellissima, per me. Ma purtroppo non penso che se ne renda ancora conto.
"Sono contenta del fatto che stasera collabori con me." Lei sorrise, riaprendo la porta.
Uscimmo entrambe dalla cucina e vidimo Chloe in ginocchio a ripulire l'acqua che aveva sputato per tutto il pavimento.
"Ti piace Stratford?" Chiese Violet, incrociando le braccia.
"Se fossi ancora in California, mi sarei messa in isolamento." Chloe sospirò, alzandosi in piedi e andando a buttare i tovaglioli nella spazzatura dietro di lei. Si passò una mano tra i capelli, fissando Violet.
Leggevo nei suoi occhi così tanto stress.
"Cosa significa?" Violet aggrottò le sopracciglia.
"Mio fratello era iperprotettivo con me. E' una storia lunga." Chloe scosse la testa, prendendo uno straccio e finendo di pulire il bancone.
"So la storia tua e di tuo fratello." Violet si avvicinò a Chloe. Chloe iniziò a pulire il bancone in modo più duro, sembrava seccata. "Sei coraggiosa, anche ad aver messo piede in questa città."
"Perchè non mi attacchi come gli altri?" Borbottò Chloe. "Non dovresti attaccarmi al muro e puntarmi una pistola alla testa?"
"Oh no, tesoro." Violet ridacchiò. "Io non sono come gli altri."
...E con questo, sapevo che Violet aveva un sacco di spiegazioni da darmi.

 


 
zazazazaaaan, ecco a voi il capitolo.
scusate il ritardo, ma avevo i corsi di recupero di matematica e non ce l'ho fatta a tradurre per un po'.
nel pezzo in cui lei parla italiano ero tentata a cambiare la lingua, tipo a farla diventare inglese o francese, o qualche altra lingua. perchè in effetti leggendo questa storia in italiano e arrivando a quel punto ti prende un po' male, ahahah. ma non sapevo come fare, perchè magari c'era altri contesti italianizzati e quindi l'ho lasciato così.
anyway, ho iniziato una nuova ff che mi piacerebbe che leggeste: Bloody.  
  
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber / Vai alla pagina dell'autore: hugmeciastin