Libri > Le Cronache di Narnia
Segui la storia  |       
Autore: SusanTheGentle    30/06/2013    17 recensioni
Un amore improvviso, due cuori che si incontrano ma che non riescono mai a toccarsi davvero come vorrebbero...almeno fino all'ultimo giorno. Nessuno sa. Forse nessuno saprà mai. Solo Narnia, unica testimone di quell'unico attimo di felicità.
Caspian e Susan sono i protagonisti di questa nuova versione de "Il Viaggio del Veliero". Avventura, amore e amicizia si fondono nel meraviglioso mondo di Narnia...con un finale a sorpresa.
"Se vogliamo conoscere la verità, dobbiamo seguire la rotta senza esitazione, o non sapremo mai cos'è successo ai sette Lord e dove sono finite le Sette Spade"
Il compito affidatogli questa volta era diverso da qualsiasi altra avventura intrapresa prima. C'era un oceano davanti a loro, vasto, inesplorato; c'erano terre sconosciute alla Fine del Mondo; una maledizione di cui nessuno sapeva niente. Non era facile ammetterlo, ma era probabile che nessuno di loro sarebbe mai tornato. Stava a lui riportarli indietro.
Caspian si voltò a guardare Susan, la quale gli rimandò uno sguardo dolce e fiero, e all'improvviso capì che qualsiasi cosa fosse accaduta, finché c'era lei al suo fianco, avrebbe sempre trovato la forza per andare avanti"

STORIA IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic


35. Sotto le stelle

 

Tutti quei giorni ad osservare da una finestra
Tutti quegli anni là fuori a guardare
Tutto quel tempo senza mai sapere
Quanto sono stata cieca

Ora sono qui, sbattendo le palpebre alla luce delle stelle
Ora sono qui, improvvisamente vedo
Stando qui, è tutto così chiaro
Sono dove sono destinata ad essere…

 
 
“Perché porti il suo anello, si può sapere?” le chiese ancora Peter quando lei non rispose.
Susan lo fissò in un misto di irritazione e stanchezza, e liberò il braccio. “Secondo te?”
“L’esperienza non ti insegna nulla? Lo hai già perdonato? Hai già dimenticato?”
Susan gli voltò le spalle, davvero esausta di tutta quella situazione.
“Non ti rispondo neppure. Non voglio più litigare con nessuno di voi, sono stufa”
Peter la seguì, tirandola di nuovo indietro tra le ombre. “Ti ha mentito una volta. Quanto ci metterà a farlo di nuovo? Succederà, non dubitarne”
Susan annuì. “Non lo escludo, ma di sicuro avrebbe una buona ragione per farlo. Inoltre, quando due persone si vogliono bene, è inevitabile che finiscano per scontrarsi. I litigi non sempre spezzano un rapporto, a volte lo fortificano”
“Non puoi fidarti di una persona simile”
Lei scosse il capo. “Era confuso, lui non…”
Il Re Supremo fece un verso sprezzante. “Confuso! La classica scusa”
“No, tu non capisci! Caspian mi fece una promessa tempo fa: promise che avrebbe fatto di tutto, di tutto, per tenermi qui con lui, anche mentire. Bè, lo ha fatto e lo comprendo. Non sapeva come dirmelo, lui…”
Peter alzò una mano. “Sì, sì, questa parte l’ho già sentita da lui questa mattina. Quello di cui non riesco a capacitarmi è il tuo comportamento”
Susan sorrise lievemente. “Ti sembra che io sia una sciocca che parla del suo principe fin troppo innamorata? Bè, è vero, lo sono: sono sciocca e innamorata, ma quando ami qualcuno, Peter, in qualsiasi modo, che sia il tuo compagno, un tuo amico, tuo fratello, se il tuo sentimento è sincero e profondo puoi passare sopra i suoi errori, e questo perché quella persona diventa per te la cosa più importante di tutte, persino più importante della tua vita. Di conseguenza, proprio perché ha preso quel posto nella tua vita, impari ad accettare ogni lato del suo carattere. Io conosco Caspian, lo conosco bene. Comprendo il suo animo: la sua forza, il suo coraggio, le sue debolezze, le sue incertezze...E sono le stesse che ho io. Lui è come me. Per questo l’ho perdonato, anche se ero furiosa e mi ha fatto male. Ma non lo biasimo, perché anch’io in passato gliene ho fatto. E forse anch’io gli avrei mentito se mi fossi trovata nella sua stessa situazione, perché non voglio perderlo, come lui non vuole perdere me. Per questo mi ha mentito: perché anche lui, come te, vuole proteggermi”
Fratello e sorella si fissarono ancora.
“Perché non puoi essere felice per me, Peter? Perché?” gli chiese in tono quasi implorante.
Per lei era veramente importante averlo dalla sua parte, non voleva rimanere in quei rapporti astiosi con lui, perché quando sarebbe venuto il momento di dirgli addio…
Il Magnifico distolse lo sguardo, senza sapere cosa rispondere o come rimproverala davanti a tanta sincerità nell’esternare i propri sentimenti. Susan era maturata più di quanto già non fosse rispetto alla sua età. Era sempre stata la più matura dei quattro, e anche se a lui sembrava si tesse comportando in modo avventato, irresponsabile, sconsiderato, aveva compreso che la sorella sapeva perfettamente quello che stava facendo. Non rincorreva più un sogno, ma andava incontro alla realtà, al suo futuro: il futuro che si era scelta insieme a Caspian. E Peter se n’era reso conto pienamente solo quella sera, quando aveva veduto l’anello: un pegno d’amore, una promessa.
Tuttavia, ancora non voleva cedere. E come poteva farlo, dopo quello che aveva saputo?
A ogni buon conto però, se Caspian avesse davvero mentito sull’amore che provava per Susan, non le avrebbe donato il suo anello; e lei, se non fosse stata davvero convinta dell’amore del Re, non lo avrebbe mai accettato.
Susan posò lo sguardo sulla propria mano sinistra, facendo scorrere piano un dito sull’anello reale. “Io e Caspian stiamo insieme, e staremo insieme in futuro. Questa è una cosa che non puoi contestare, Peter. E non m’importa di quello che dirai di me. Dimmi pure che sono una sgualdrina, non mi interessa...”
“Susan!” esclamò il ragazzo, assolutamente allibito. “Sue, io non…perdonami, ti prego. Io non ho mai…io non penso che tu…”
“Sì…non importa…” rispose lei a testa china.
Peter avrebbe tanto voluto abbracciarla, farle sentire quanto le voleva bene, ma lei riprese a parlare prima che potesse farlo.
“Dimmi una cosa” disse la giovane tornando a guardarlo. “Se non fossimo Re e Regine, se non fossimo a Narnia ma a Finchley, avresti ugualmente insistito così tanto perché io e Caspian non ci sposassimo?”
Peter rifletté un secondo. “E’ inutile che tu me lo chieda” disse poi. “Non siamo a Finchley e non siamo ragazzi come tutti gli altri”
“Lo so, ma immaginiamo per un attimo che sia così: immaginiamo che io abbia incontrato Caspian nel nostro mondo. Tu che avresti fatto? Avresti comunque ostacolato il nostro matrimonio?”
Peter sospirò forte e scosse lentamente il capo. “Non lo so…”
“Vorrei capire una volta per tutte perché sei così insofferente a lui. Che cosa ti ha fatto?”
“Lui...lui rovina sempre tutto” rispose Peter compunto “Il consenso ve l’avevo dato e volevo provare ad essergli amico. Ma non posso aver stima di un bugiardo, e non posso lasciargli prendere in giro mia sorella!”
Susan aveva capito perchè Peter si comportava in quel modo: non voleva perderla, non voleva che facesse delle scelte di cui poi si sarebbe pentita e dalle quali non avrebbe potuto tirarsi indietro. Aveva paura che Caspian potesse farle del male in qualche modo, che non potesse renderla felice come meritava. Peter non riusciva a capire come potesse sembrare che non le importasse nulla delle persone e della vita che lasciava sulla Terra; la considerava un’egoista sotto un certo punto di vista, e voleva farle capire cosa sarebbe potuto accadere se si fosse illusa di nuovo. Il colpo sarebbe stato troppo grande, e non voleva che lei ne venisse a soffrire ancora.
Susan le sapeva tutte queste cose, ma non era tutto qui.
 “Non è solo per questo” il tono di lei era calmo, non voleva arrabbiarsi. “Non è solo per me, vero?”
“No, hai ragione” ammise il Re Supremo. “E’ anche per tutto il resto”
Un suono di passi arrivò alle loro spalle, ma i due fratelli non se ne accorsero subito.
Poi, Peter alzò la voce, pieno di nuova collera.
“Lui viene qui e da un giorno all’altro si prende tutto quello che era mio, capisci? Si prende Narnia, si prende il trono e ora si prende te! Io non posso permetterglielo. Non posso permettergli di dividere la mia famiglia. Noi quattro siamo sempre stati uniti, sempre, e quando papà partì per la guerra giurai a lui e alla mamma di prendermi cura di tutti voi”
“Peter...”
“Forse siamo cresciuti troppo in fretta” disse lui in tono basso e teso.
“Forse…ma cambieresti una sola cosa di ciò che è successo da quando abbiamo scoperto Narnia?”
Il ragazzo non ebbe bisogno di riflettere e scosse il capo.
No, non avrebbe voluto fosse mai andata diversamente.
La Dolce prese fiato e gli toccò delicatamente una spalla.
“Non devi pensare queste cose di Caspian, perché non è affatto egoista e bugiardo, è tutto il contrario semmai. Ha gentilezza e umiltà. E’ l’uomo più buono e generoso che io conosca, e quando te lo dico, tu mi devi ascoltare”
Peter serrò le labbra. “Lo so. Lo so che non devo. So che è un buon Re, lo so fin troppo bene. E so che non posso impedirvi di stare insieme. Ma se dovesse farti del male…”
Susan spostò la sua mano sul braccio del fratello, stringendolgielo e così interrompendolo.
“Questa parte l’abbiamo già affrontata. E comunque, non mi farà più male di quanto gliene abbia fatto io. Lui non mi ha mai lasciata davvero e non ha mai avuto intenzione di farlo. Io invece…”
Rimasero immobili per un attimo, ascoltando il chiacchiericcio sommesso che arrivava dall’accampamento.
 “Io non sono più una bambina, Peter. Mi sento donna, e mi sento pronta. So che non sarà facile, so che avrò milioni di dubbi finché non saremo davanti ad Aslan, ma te l’ho detto anche stamani e continuerò a ripetertelo finché non capirai: io amo Caspian. Lo amo così tanto da non essere in grado di spiegarlo, e quando non sono con lui mi scoppia il cuore. Lui è il mio mondo, è la mia vita, la mia anima, è l’aria per me!” Susan si portò una mano al petto, come se non riuscisse a respirare. “Io non vivo senza aria, e non vivo senza di lui”
Peter sospirò e spostò lo sguardo alle spalle di lei, sussultando un poco per la sorpresa.
Susan intercettò il suo sguardo e si voltò, trattenendo il fiato.
“Caspian…da…da quanto sei qui?” disse la Dolce con un filo di voce.
“Abbastanza” rispose il Liberatore, avanzando e mettendosi a fianco a lei, mentre guardava il Re Supremo fisso negli occhi.
Peter non diede a vedere il suo disagio.
Quanto aveva sentito Caspian della loro conversazione?
Il Magifico lo osservò con un misto di scusa e invidia, perché alla fine si trattava solo di quella.
Si sentì stupido, molto molto stupido.
Abbassò la testa, fissando la sabbia ai suoi piedi, e la bionda frangia gli ricadde davanti agli occhi.
“Mi dispiace” mormorò a mezza voce.
“Siamo tutti molto stanchi, è meglio che andiamo a dormire” disse Caspian tranquillamente.
Peter alzò svelto il viso e si fissarono per qualche istante.
“Non pensi che dovremmo trovare il modo di metterci d’accordo e risolvere la faccenda?”
Il Liberatore scosse il capo e guardò altrove. “Non è così semplice”
“Perché no?” insisté Peter, facendo un passo avanti.
Susan si allarmò, memore del litigio di quella mattina e dei lividi che i due ragazzi esibivano ancora.
“Che differenza vuoi che faccia se mi chiedi scusa o no, dal momento che mi odieresti comunque?” disse Caspian.
“Non ti odio” rispose sinceramente il Re Supremo. “Non arrivo a questo”
“Ma non mi sopporti”
Il Magnifico spostò nervosamente il peso del corpo da un piede all’altro e non rispose.
“Credimi Peter, ti cederei il trono di Narnia in questo istante se potessi”
Peter lo guadò, incredulo. Non avrebbe mai pensato che Caspian…
“Mi dai ancora il permesso di sposare Susan? Almeno questo?” chiese con calma il Liberatore, sentendo che lei si accostava a lui e infilava una mano nella sua, che il giovane subito strinse forte.
Peter sospirò. “Sentite…E' vero, siamo tutti molto provati. Forse sarebbe davvero meglio parlarne domattina”
“Peter…” fece Susan, ma lui fece cenno di no.
“Non adesso, Sue. Davvero, sono stanco”
Il ragazzo si allontanò con passi lenti verso il fuoco, sedendo solo. Poco dopo, Miriel gli fu accanto. La videro parlargli e lui scuotere il capo. Un attimo dopo ancora, il ragazzo si alzò e raggiunse il proprio giaciglio un poco più in là e la Driade avanzò verso di loro.
“Scusate…Susan, posso rubarti un momento solo?”
“Sì, certo” la Dolce si rivolse poi al Liberatore. “Ti raggiungo subito”

A poca distanza da loro, Ripicì, sempre vigile a tutto ciò che succedeva intorno ai Sovrani, osservava la scena e tirò un sospiro di sollievo. Aveva deciso di intervenire se mai Caspian e Peter avessero litigato di nuovo, e avrebbe dato loro un bel morso anche, se non si fossero decisi a comportarsi meglio.
Rip si raggomitolò su sé stesso, pronto a entrare nel mondo dei sogni, quando un sommesso brontolio arrivò alle sue spalle. Si voltò perplesso e capì che il brontolio apparteneva a Eustace.
Il topo levò sulle zampe e lo raggiunse. “Non riesci a dormire?”
Ancora un grugnito, poi si accorse che grosse lacrime solcavano il muso squamoso del lucertolone.
“Non fare così” gli disse Ripicì, picchiettandogli una zampetta sul possente gomito nodoso. “Non tutto è perduto come sembra. Sono certo che il Grande Aslan ha la soluzione al problema, dovrai solo pazientare un po’.”
Eustace fece una smorfia non troppo convinta e voltò la grossa testa dall’altra parte. Non voleva che il topastro lo vedesse piangere.
“Resto qua con te se vuoi, a tenerti compagnia” provò a insistere Rip, cercando un modo per tirargli su il morale. “Scommetto che non ci credevi neanche tu ai draghi, stamattina…Sai, le cose straordinarie capitano solo alle persone straordinarie. Potrebbe essere un segno di un tuo straordinario destino! Una cosa più grande di quanto avessi potuto immaginare!”
Eustace tirò su col naso e si girò di nuovo dalla sua parte. Era bello da parte del topastro fare questo sforzo per lui…
“Potrei raccontarti una o due delle mie avventure, se ti va. Tanto per passare il tempo.”
Il drago mosse il grosso testone e fece cenno di sì, appoggiandolo poi sulle zampe, in attesa, come un bambino che aspetta la fiaba della sera. Attorcigliò meglio la lunga coda al corpo, sulla quale sedette comodamente Ripicì.
Il topo non l’avrebbe mai ammesso forse, ma voleva bene a quel ragazzetto combina guai.
“Che tu ci creda o no, non sei il primo drago che incontro” iniziò Rip, con entusiasmo, come sempre quando raccontava le proprie imprese. “Molti anni fa, troppi per tenerci dire quanti, ero con una banda di pirati e incontrai un altro drago, molto più feroce di te…”
E mentre Ripicì tesseva le sue gesta eroiche, d’un tratto, Gael sospirò profondamente.
Lucy, che dormiva accanto a lei, si voltò verso di lei. “Che cos’hai? Non ti senti bene?”
La bimba scosse il capo. “Mi manca la mia mamma”.
La Valorosa sentì una stretta la cuore. Il volto di sua madre le apparve davanti agli occhi, gentile, sorridente.
“Anche a me, sai? Moltissimo” Lucy la guardò con affetto. “Non preoccuparti, la rivedrai”.
“Come fai a saperlo?” chiese Gael. Sul visino tondo aveva un’espressione molto molto triste.
“Devi solo credere che possa succedere. L’aiuto di Aslan non ci mancherà” cercò di rincuorarla  Lucy.
“Ma Aslan non ha impedito che al prendessero”
La bambina capì che l’amica credeva davvero nelle parole che diceva, invece lei, così piccola e indifesa, a volte faticava a riporre fiducia in un essere così potente che sembrava irraggiungibile.
“La ritroveremo, promesso. Devi fidarti”
“Io prego tanto, ma lui non mi ascolta”
“Si che ti ascolta. Devi saper cogliere i segnali”
“Segnali?”
Lucy annuì. “Le risposte alle nostre preghiere a volte  non sono quelle che noi ci aspettiamo. Aslan e il suo grande disegno ci verranno rivelati man mano che proseguiremo verso la Fine del Mondo, e quando arriveremo, tutto allora sarà chiaro”
Lucy si alzò a sedere e le diede un bacio sulla guancia. “Ora cerca di dormire”
Gael chiuse gli occhi e si stinse nelle coperte. Quando si fu addormentata, la ragazza si alzò e camminò piano verso la riva del mare.
Pensava a sua madre, pensava a suo padre. La tristezza di Gael aveva contagiato anche lei. Desiderava tanto tornare a casa, ma allo stesso tempo non voleva.
“Non è bene che una fanciulla giri sola la notte” disse una voce alle sue spalle, e nel voltarsi, Lucy incontrò il viso dolce e sorridente di Emeth.
“Stasera non dorme nessuno, a quanto pare” sorrise lui raggiungendola, scimitarra al fianco.
“Facevo una passeggiata. Sarei tornata subito…Ma non la lasci mai?” chiese lei, alludendo alla spada.
“No. E’ la mia più fedele compagna. E poi mi serve per difenderti”
“Non credo ci siano percoli più grandi della Strega Bianca, e grazie a Eustace l’abbiamo sconfitta per l’ennesima volta”
La risacca del mare contro gli scogli era un dolce, armonico suono rilassante. I due ragazzi camminarono lungo la riva, fianco a fianco, lentamente.
“Non abbiamo mai concluso il discorso iniziato l’altra sera” esordì Lucy d’un tratto.
Emeth si fermò di botto e la fissò quasi spaventato.
“Mi pareva che tu avessi qualcosa da dirmi” lo incoraggiò lei, che mai avrebbe avuto l’ardire di pronunciarsi per prima.
Lui osservò la sua figura tra le ombre, illuminata appena dal riverbero delle stelle. Aveva pensato continuamente a ciò che si erano detti, o non detti…ma come riprendere l’argomento?
“Se sapessi che tu puoi restare, Lucy…allora io…”
Lei fece un profondo respiro. “Non so se sarà possibile…Io non voglio tornare a casa, però…”
“Lo so cosa vuoi dire. Perché anch’io vorrei tornare a casa, ma non potrò mai farlo a differenza di te”
Lucy si morse un labbro. “Oh, Emeth, sono così ingiusta!”
Lui non capì. “Ingiusta? Perché dici questo?”
“Perché non avevo pensato che tu potresti davvero non rivedere più i tuoi genitori, e io invece…io posso farlo ma non…”. Lucy fece un passo indietro.
Aveva sempre avuto tanti sogni, ma nemmeno uno di questi si era avverato.
Il suo desiderio più grande era poter vivere per sempre insieme alle persone che più amava, ma queste persone erano in due mondi diversi, due mondi lontani. Desiderava far cessare la guerra tra Narnia e Calormen, riportare la pace nel regno e sconfiggere la Strega Bianca. Desiderava che Gael ritrovasse sua madre, che Caspian e Susan si sposassero, desiderava essere amata, e amare a sua volta…
“E’ tardi, torno dagli altri” disse in fretta, riscuotendosi dal senso di sconforto che l’aveva sopraffatta. “Potrebbero preoccuparsi se non…”
“Lucy…” Emeth l’afferrò per un braccio e la fermò.
Si ritrovarono vicini come non lo erano mai stati.
Subito, ogni dubbio sparì dal cuore della Regina, quando vide i suoi occhi riflessi in quelli del ragazzo.
“Sono ancora una bambina. Gli altri avevano ragione. Ma io non smetterò mai di sperare…” disse più a sé stessa che a lui.
“Quella che io vedo, è una meravigliosa giovane donna che giorno dopo giorno sboccia davanti ai miei occhi come il più bel fiore che esista, che si batte come una leonessa e dona gioia a chiunque le stia intorno”
Lucy lo guardò meravigliata, e poi gli sorrise e la tristezza sparì dal suo viso. Abbassò la testa e mormorò un sommesso ‘grazie’ sentendosi arrossire.
“Lu…” la chiamò ancora lui.
Lei alzò il viso, sorpresa che la chiamasse con il diminutivo, perché non aveva mai osato prendersi tanta libertà.
“Sì?”
“Niente…” sussurrò Emeth, e ancora una volta vide la delusione fare capolino in lei e la lasciò andare. “Perdonami”
“No…non hai fatto nulla” Lucy si tirò indietro e aggrottò le sopracciglia.
Già…proprio nulla…
“Vado a dormire. Vieni?”
“S-sì” balbettò Emeth, senza capire perché sembrasse arrabbiata. “Scusa, non dovevo”
“Cosa?”
“Dirti quelle cose. Sei adirata con me?”
“Ma no, perché dovrei? Scusami, sono stanca…buonanotte” tagliò corto lei, tornando accanto a Gael e senza più rivolgergli la parola per tutta la sera.
Emeth raggiunse il suo posto, poco distante da quello occupato da Edmund e Caspian.
Il Giusto, sdraiato pancia su e le mani dietro la nuca, spostò solo gli occhi per seguire i suoi movimenti.
“Dove siete stati?” indagò con un vago cipiglio.
“Tua sorella voleva fare una passeggiata” rispose il soldato sdraiandosi sul terreno e fissando le stelle. “L’ho accompagnata perché pensavo non fosse sicuro mandarla sola”.
Emeth non agiunse altro e rimase in silenzio, riflettendo cosa mai era accaduto a Lucy perché reagisse così freddamente. L’aveva davvero offesa aprendosi con lei in maniera così spudorata? O forse era semplicemente delusa perché…perché? Perché non l’aveva baciata? Possibile? Bè, ma non poteva farlo, lei era una Regina e lui…non era nessuno.
“Che musi lunghi avete, stasera. Più del solito” commentò Ed. “Che è successo ancora?” chiese poi a Caspian che non aveva aperto bocca fin da quando era arrivato.
“Non ne ho idea” disse il Liberatore, aggiungendo legna al fuoco.
“Non intendevo tra Lu e Emeth, intendevo tra te e Sue. Non è che avete litigato ancora, vero?”
Il Re di Narnia scosse il capo.
Edmund storse il naso. “Mmmm, credo di aver capito. Siamo alle solite, eh? Con Peter, dico”
Caspian parlò con rassegnazione. “Tuo fratello mi detesta”
“Mi sembra di essere al cinema e di rivedere la stessa scena all’infinito” commentò Edmund.
Il Liberatore aggrottò la fronte. “Dove?”
“Ah…niente, te lo spiego un’altra volta. Comunque sia, non vi sembra sia ora di farla finita? In sostanza, la vostra antipatia nasce da un’incomprensione della quale non sapete più nemmeno il perché. Ormai è solo per abitudine che non andate d’accordo. Per qualche strano motivo, l’uno non vuol dare ascolto all’altro. E’ una sciocchezza”
Caspian sorrise. “Dovevano chiamarti Edmund il Saggio” tentò di scherzare.
“Naaa…non mi piace. Non penso di essere così saggio.”
Il Liberatore alzò le spalle. “Ci abbiamo provato, Ed, ma non è andata come speravamo”.
“Basta che non scatenate una guerra civile, altrimenti ve le suono io, stavolta” borbottò il Giusto, con lo sguardo ancora fisso sulle stelle.
Caspian rise e poi lo imitò.
Rimasero a fissare il cielo per lungo tempo, senza parlare.
Edmund non aveva molto altro da dire in realtà, perso nei propri pensieri che in quel momento erano rivolti molto molto lontano dalla terra.
Pensava alla Stella Azzurra…
 
 
Dal giorno dell’ ultima battaglia tra Calormen e Narnia, Shanna era rimasta buona e tranquilla per non destare più sospetti di quanti Jadis ne avesse già.
C’era stata una severa punizione quando la Strega aveva scoperto che era apparsa nel cielo sopra la nave di Calormen ed era andata in aiuto dei narniani. L’aveva lasciata giorni senza cibo, indebolendola ancor di più, cercando di farsi dire che altro era accaduto quel giorno. Ma Shanna era stata irremovibile e Jadis si era preoccupata nel notare nella ragazza tutta quella caparbietà, e un nuovo strano scintillio di gioia e speranza nei suoi occhi di zaffiro. La Strega Bianca si era premurata di cancellare qualsiasi traccia di aspettativa e di ottimismo nella piccola stella, tenendola prigioniera, spaventandola, minacciandola, ma da quando Shanna era riuscita a superare il terrore che quella donna incuteva in lei e aveva raggiunto il Veliero dell’Alba, aveva sentito una nuova forza crescerle dentro.
Nei mesi precedenti aveva provato e pensato di poter avvertire i Sovrani, ciònonostante si era sempre frenata. Ma suo padre le aveva dato l’esempio che, per quanto la situazione sia disperata, non bisogna mai arrendersi. E così Shanna aveva tentato, ed era riuscita a parlare con Re Edmund.
Sarebbe potuta apparire a chiunque, volendo, invece aveva scelto il Giusto, e per una semplice ragione: lui era quello la cui personalità si avvicinava di più alla sua. Anche Edmund Pevensie aveva avuto a che fare con la Strega Bianca e la conosceva meglio di chiunque altro. Come lei.
Se si fosse mostrata a Re Caspian, a Re Peter, alla Regina Susan o alla Regina Lucy, avrebbero forse mostrato un atteggiamento più scettico nei suoi confronti. Non li avrebbe biasimati di certo. In una situazione come quella potevano forse fidarsi della prima venuta? Dopo il tradimento di Coriakin, chi diceva loro che questa Stella Azzurra non potesse essere come lui, una nemica, una traditrice?
Ma Edmund…Edmund no. Lui le avrebbe creduto.
Quando la nebbia si era fatta più fitta e la presenza di Jadis era gravata sul sogno, Shanna aveva percepito nel giovane sovrano le stesse sensazioni, le stesse incertezze e paure che si agitavano in lei. Gli occhi scuri di Re Edmund, che celavano l’insicurezza dietro quell’espressione determinata e fiera, le avevano dato la certezza che l’avrebbe aiutata. Aveva provato un’emozione indescrivibile e una gratitudine immensa quando il giovane le aveva promesso di fare qualcosa per suo padre.
Aveva pregato ferventemente perché Jadis non scoprisse cosa aveva fatto. Oh, se l‘avesse saputo! L’avrebbe punita di nuovo, e cosa peggiore, avrebbe saputo di Edmund.
Shanna era consapevole del rischio al quale lo aveva esposto: se la Strega fosse riuscita veramente a entrare nel sogno avrebbe potuto prenderlo, esattamente com’era quasi successo con la Regina Susan, e insieme a lui la Spada di Bern.
La Spada! Sciocca! A questo non aveva pensato.
Si era forse dimenticata che la Strega era ancora più pericolosa in quella sua nuova forma di nebbia? Vedeva tutto, andava dappertutto.
Ma Shanna aveva dovuto farlo, per suo padre, che aveva tanto bisogno d’aiuto.
A questo punto, forse sarebbe stato meglio non apparire più in songo ad alcuno dei Sovrani, anche se avrebbe desiderato farlo ancora. Voleva incontrare ancora Re Edmund, continuare la loro conversazione, metterlo al corrente di quante più cose possibili, rivelargli chi era davvero la falsa Stella Azzurra, e magari dirgli il suo nome. Com’era stata scortese a non presentarsi come si deve a uno dei Re di Narnia…
Egli era rimasto nei suoi pensieri occupandoli in un modo a lei del tutto nuovo. Mai aveva pensato tanto a qualcuno, e sapeva di doversi concentrare soprattutto sul suo ruolo di giuda del cielo, facendo il possibile per aiutarli ancora. Ma non poteva farvi nulla. Il suo cuore si colmava di angoscia tutte le volte che provava a immaginare se davvero Jadis avesse saputo del loro incontro. E in mezzo a quelle sensazioni c’era anche qualcos’altro che non sapeva identificare.
Era sempre stata padrona di sé stessa e delle sue emozioni, perché le stelle erano così, non si lasciavano confondere dai sentimenti, ed ora, per la prima volta, era sbalordita e in un certo modo intimorita dell’effetto che quel giovane Figlio di Adamo aveva suscitato in lei, e che accresceva giorno dopo giorno la curiosità per lui.
Probabilmente, la verità era che desiderava conoscerlo come lo era di incontrare anche gli altri Re e Regine. Erano i salvatori di Narnia, i prescelti di Aslan, era normale sentirsi un po’ agitati nel pensare ad essi.
Non aveva più saputo nulla sulla loro sorte, dopo la battaglia. Rinchiusa nella torre, Shanna non riusciva più a vedere niente. Quasi non udiva più neppure la voce di Aslan. Le sue preghiere venivano ostacolate ma le riposte del Leone non potevano superare la barriera della nebbia e oscurità che circondava l’Isola delle Tenebre. Nonostante ciò, Shanna continuava imperterrita a invocare il nome del Grande Felino.
I Sovrani ormai erano sicuramente arrivati all’isola vulcanica, e la fanciulla si augurò con tutto il cuore che superassero anche quella prova.
Cercò di scacciare il desiderio di mostrarsi di nuovo a loro, con la speranza che, ormai, non doveva essere più molto lontano il giorno in cui li avrebbe incontrati di persona.
 
Il cielo era limpido, niente più nuvole, niente più pioggia all’orizzonte. Le costellazioni autunnali di Narnia (il Centauro, lo Scudo e il Tasso) erano state sostituite da altre che formavano figure che non riuscivano a identificare, forse raffiguranti qualche straordinaria creatura della quale non conoscevano l’esistenza. Tra di esse, riuscirono a distinguere un’Arpa, e un animale simile a una Volpe.
“Non le avevo mai viste queste costellazioni, prima d’ora” disse Edmund dopo molto tempo passato ad osservarle.
“Neanche io” disse Caspian, la testa riversa all’indietro, gli avambracci poggiati sulle ginocchia. “Siamo lontani da casa”. Un lieve sorriso si dipinse sul suo volto. “Quand’ero bambino, immaginavo di navigare fino ai confini del mondo, e di trovare mio padre là”.
“Potrebbe succedere” disse Edmund con convinzione. “Chissà cosa mai troveremo laggiù…”.
“Solo Aslan lo sa”
“Ehi” fece la voce di Susan, e subito il Giusto si alzò.
“Scusa Sue, ti cedo il posto”
“Oh, no, non fa niente.”
“Ma sì, invece…”. Edmund prese il suo sacco a pelo, spostandosi un poco più in là. Indugiò solo un attimo, alzando un dito ammonitore. “Però non fate oscenità in pubblico, ok?”
Caspian e Susan si scambiarono uno sguardo esasperato, e in coro dissero: “Buonanotte, Ed!”
“Mmmm…” mugugnò il ragazzo, sdraiandosi di nuovo, girandosi su un fianco e dando loro la schiena.
I due giovani trattennero una risata, ma subito tornarono seri.
“Posso sapere cosa ti ha detto Miriel?” chiese subito il Liberatore, a bassa voce.
Susan si sistemò la lunga gonna verde e unì le mani in grembo. “Niente di nuovo: di stare tranquilla e che alla fine Peter capirà, che cercherà di farlo ragionare ancora…Ha una pazienza invidiabile”
La giovane si aggrappò al braccio di lui e appoggiò la testa alla sua spalla.
“Mi spiace che tu abbia dovuto sentire quelle cose…” disse mortificata, riferendosi al suo discorso con Peter.
“Non importa. Sapevo già cosa tuo fratello pensa di me. Non è stato questo a colpirmi maggiormente, ma quello che hai detto tu”.
Lei voltò un poco il viso per guardarlo. Lui sorrise lievemente e pian piano Susan vide le sue labbra aprirsi sempre più.
“E così, non vivi senza di me?” le chiese con una risata sommessa.
La Dolce gli accarezzò il viso, seria. “Lo sai che è così”
Caspian la strinse a sé e le diede un bacio sulla fronte.
“Senti…” disse Susan stringendogli la camicia, “posso dormire qui vicino a te?”
Il giovane le sorrise. “E dove altro dovresti dormire?”
Poi si sdraiò, allargando le braccia per accoglierla subito, passandone uno sotto le spalle di lei,  l’altro lo posò dietro la propria nuca.
Susan si appoggiò al suo petto, sentendo scivolare via ogni ansia, ogni pensiero. Le serviva solo quello: nell’abbraccio di Caspian c’era tutto il suo mondo.
Lui le accarezzò piano i capelli ed entrambi spostarono lo sguardo verso il cielo. Ma poco dopo, lui la stava guardando di nuovo. Perché non c’era bisogno di osservare le stelle se davanti a lui c’era la più bella di tutte.
Susan spostò leggermente la testa verso l’alto per poterlo guardare a sua volta. “A che cosa stai pensando?”
Caspian le sorrise in un modo un po’ strano. “A che è stato incredibilmente bello fare l’amore, oggi”
La Regina arrossì lievemente e si strinse di più a lui. Non poteva farci nulla, anche dopo tutto quel tempo parlare di certe cose le faceva provare un po’ di imbarazzo, dovuto forse alla sua giovane età.
Aveva sempre pensato di aspettare il matrimonio per concedersi a un uomo, ma le circostanze così incerte in cui si era trovata, l’avevano portata a fare quel passo molto prima. Non se n’era mai pentita.
“Non possiamo lasciarli qui e andarcene in camera?” chiese Caspian avvicinando le labbra al suo orecchio, provocandole piccoli brividi lungo la schiena.
“Caspian…”
“D’accordo, come non detto” sbuffò lui.
“Non possiamo scappare via. Se qualcuno si sveglia e non ci vede? Si preoccuperanno. Non è che…che io non lo voglia…” mormorò, stropicciandogli un lembo della camicia.
“Posso baciarti, almeno?”
Susan lo guardò e lo sguardo di lui le provocò di nuovo brividi in tutto il corpo. “Per questo non mi devi mai chiedere il permesso”
Caspian sfiorò le labbra di lei con le proprie ma ancora senza baciarla, accarezzandole piano le guance con il dorso della mano. “Per questo soltanto, mia signora?”
La Dolce sorrise. “No, per tutto il resto, anche”
Il Re la baciò una volta, “La mia Regina me ne concede un altro?” sussurrò, le labbra unite così strettamente a quelle di lei che si sorprese del fatto di riuscire ancora a parlare.
Susan annuì ad occhi chiusi. Caspian la baciò di nuovo, lentamente, poi leggermente più audace.
Lei emise un sospiro e lui allora si allontanò con una lentezza esasperante. E continuò così per un po’, torturandola dolcemente, completamente dimentico che qualcuno potesse vederli.
“Chi è ora il dispettoso?” mormorò Susan alla fine, guardandolo con un finto broncio.
Lui trattenne una risata. “Tu cedi troppo in fretta”
“E che dovrei fare, scusa?”
“Assolutamente niente. Lascia fare a me”
Caspian si avvicinò di nuovo, ma Susan lo sospinse indietro con dolcezza, premendogli una mano sul petto.
“Ti rendi conto di dove siamo?”
Lui la fissò un istante e poi tronò a sdraiarsi, serrando le labbra.
Susan si allarmò, credendo di averlo offeso respingendolo. Ma davvero non era il momento…
“Senti, non…”
“Non fa niente. Davvero, non preoccuparti” rispose lui secco.
Susan si alzò su un gomito e i capelli le ricaddero su una spalla. “Caspian…scusa…”
Il ragazzo si voltò e allungò una mano verso la sua nuca, sospingendo in avanti il volto di lei e baciandola ancora una volta. Quando riaprì gli occhi, vide che lei aveva uno sguardo stupito e sconsolato, credendo che lui si fosse arrabbiato di nuovo.
“Ci sei cascata” sorrise furbo, ridendo più piano che poté.
La Dolce lo guardò allibita, le labbra appena socchiuse, mentre lui ancora se la rideva, le passava una mano tra i capelli e poi le posava un sonoro bacio sulla guancia.
Senza preavviso, lei lo colpì con un pugno sul petto, non sapendo bene se essere offesa o divertita.
“Stupido! Stupido, stupido, stupido! Ci ho creduto davvero!”
Era stupenda con i capelli sciolti, lunghissimi, molto più di com’erano quando l’aveva conosciuta.
“Perdonami, ma non ho resistito”
“Mmm…” fece Susan a labbra strette, non potendo reprimere un sorriso.
“Avete finito di fare casino?!” sibilò Edmund alzandosi di scatto e facendo un fagotto del suo sacco a pelo. “Basta, mi sposto perché non vi sopporto più!”
“Io che ti avevo detto?” fece Susan a Caspian. “Che avremmo svegliato qualcuno”
Lui arrossì un poco e si risdraiò insieme a lei, e per un po’ se ne stettero tranquilli a guardare ancora le stelle. Il sonno non arrivava, avevano così tante cose da dire. Era meraviglioso quando il loro amore si straformava in quella passione che li trasportava in un universo solo loro, ma era altrettanto bello così, quando si avvolgevano in quegli attimi di tenerezza infinita, parlando a lungo, oppure restando in silenzio.
“Lo sai” disse lei dopo un pò, in un dolce sussurro, gli occhi rivolti al cielo. “Quand’eravamo Sovrani, certe volte, io e gli altri sgattaiolavamo fuori dal castello in notti come questa, a guardare le stelle. Certe volte ci addormentavamo all’aperto, e così finivamo col venire rimproverati dal caro Signor Tumnus e dai Signori Castoro”
La risata di Caspian le diede un leggero brivido lungo la schiena, risuonando lievemente contro di lei.
“Lo facevo anch’io” ammise il Re, con tono un po’ colpevole.
“Ah sì?” Susan lo guardò, mentre lui continuava a fissare le stelle, accarezzandole piano la spalla.
“C’era un passaggio segreto al castello di mio zio, di cui solo io conoscevo l’esistenza, credo, che portava dalle mie stanze direttamente sulla collina più alta della valle. Da lì, vedevo la Diga dei Castori e le cime degli alberi di Lanterna Perduta. Mi sdraiavo sotto il cielo, proprio come adesso, contando le stelle e fantasticando sui racconti del dottor Cornelius, immaginando di vivere nell’Età d’Oro, di combattere al fianco dei Re e delle Regine della Vecchia Narnia”
Si volse a guardarla e provò una forte emozione ripensando a quei giorni della sua infanzia.
“Vorrei avere i tuoi stessi ricordi, Caspian.” disse Susan, un poco malinconica.
“Anch’io vorrei avere i tuoi” ammise lui, appoggiando la testa a quella di lei. “Ma insieme ne abbiamo già moltissimi, anche se alcuni non sono certo dei più piacevoli, ma stiamo costruendo qualcosa di meraviglioso insieme e un giorno, ripensando al passato, non proveremo più l’amarezza che proviamo ora”
Susan gli passò le dita tra le punte dei capelli scuri. “Dopotutto, può darsi che il destino esista. Ci siamo cercati, ci siamo aspettati per così tanto tempo…forse c’è un motivo”
Caspian spostò il braccio che aveva dietro la nuca e le prese la mano sinistra, appoggiata sul suo petto, intrecciando le dita a quelle di lei.
“Sì, può darsi. Quello che hai detto questa mattina, sul fatto di avermi aspettata per mille anni…penso di averlo provato anch’io a quei tempi. Chissà, forse speravo che saresti scesa dal cielo, bella come un angelo”.
Entrambi, osservarono l’anello reale brillare al riverbero del fuoco e delle stelle, tra le quali, sembrava ora esserci il muso di un leone...
“Susan, io non lo so se era nostro destino conoscerci, ma ogni cosa che abbiamo fatto, insieme o da soli, ogni cosa ha portato a questo”
Improvvisamente, Caspian alzò le loro mani unite verso il cielo.
“Aslan…” mormorò ad un tratto lui, “Guardaci Aslan. Guardaci adesso, qui, insieme, e perdona ogni torto che ti abbiamo fatto. Ti supplico Grande Padre, ascolta la preghiera del tuo Re, il Re che tu stesso hai posto sul trono di Narnia. Ho bisogno di lei, della mia Regina. Non lasciarla andar via di nuovo” strinse i denti e faticò a pronunciare le ultime parole.
“Oh, Caspian!”
Susan lo strinse forte e lo sentì respirare un poco più veloce contro la sua spalla, le sue labbra tremare leggermente. Spostò il viso per cercare quello di lui. Vide i suoi occhi scuri inumidirsi e allora lo baciò. Un bacio dolce, senza pretese e nemmeno lui cercò di più.
“Ti amo” Caspian glielo sussurrò sulle labbra.
“Anch’io, tanto”
E fu un attimo: un pensiero sconsiderato venne subito dopo, incondizionato, infantile forse, folle, ma più vero di qualsiasi altro.
“Vieni via con me…”
 
 
L’Occhio di Falco era stata portata alla deriva dall’ultimo temporale che si era abbattuto sull’Oceano Orientale. Era ancorata a un isolotto spoglio e l’equipaggio lavorava giorno e notte per salvare ciò che poteva essere salvato dopo la battaglia contro Narnia, stavolta terminata nel peggiore dei modi.
Le condizioni della nave preoccupavano non poco i calormeniani, che ormai avevano poche speranze di rivedere il Deserto, ma ciò che più li angosciava erano le condizioni in cui vergeva il principe Rabadash.
Da diversi giorni era costretto a letto da una brutta febbre, causa dell’infezione che si era misteriosamente sviluppata nel suo braccio destro. Il medico aveva curato con scrupolosità la bruciatura causata dal diabolico sortilegio della Driade. Forse il principe non avrebbe potuto usare la spada per un po’, ma sarebbe guarita quasi completamente, lasciando molto probabilmente una cicatrice considerevole, ma non di certo preoccupante per la salute di Sua Altezza.
Invece, dopo la prima notte, Rabadash si era svegliato in preda ai dolori più lancinanti che avesse mai avuto. La bruciatura era divenuta una ferita aperta, rossa come il fuoco, e a nulla era servito l’intervento del medico di bordo, stavolta. Le striature sull’arto serpeggiavano dal polso alla spalla. La mano era orrendamente gonfia e nemmeno un’incisione era riuscita a liberare il sangue dall’infezione.
 “Io non capisco, che sia la magia di quella Driade?” aveva detto il dottore, spaventato all’idea di non riuscire a trovare una cura.
Intanto, la sofferenza di Rabadash si faceva sempre peggiore e nei rari momenti di lucidità inveiva conto chiunque.
“Non osate più toccarmi, medicastro da strapazzo! Guardate come mi avete ridotto!”
“Mio principe, mi rincresce moltissimo…”
“Risparmiatevi le scuse e chiamatemi Aréf tarkaan”
Il dottore sbatté le palpebre con aria ebete. “Proprio lui? Siete sicuro?”
Rabadash ebbe la forza di alzarsi un poco e afferrarlo per il bavero della veste. “Non crederete che voglia un confessore, vero? Non intendo morire, se è questo che sperate!”
“Oh, no no, signore, no” tossì il pover uomo quando l’altro lo lasciò andare.
“Chiamatelo e ditegli di portarmi Shira” ripeté il principe, “Devo scrivere subito a mio padre”
Poco dopo, il dottore uscì dalla cabina reale e riferì personalmente il messaggio al capitano della guardia.
Aréf tarkaan eseguì immediatamente.
Per qualche strano motivo, era ancora al suo posto e Ader il pirata non aveva aperto bocca circa i dubbi che nutriva sul suo conto. Aréf era più che sicuro che il filibustiere avesse capito tutto: che il combattimento tra lui e Emeth era stata una messinscena, e anche che l’aveva lasciato fuggire tempo prima. In fin dei conti, tutti credevano che il giovane tarkaan fosse perito nella battaglia sull’Isola delle Voci. Rivederlo sano e salvo e per di più schierato dalla parte di Narnia, era stata una sorpresa per tutti quanti (i suoi compagni non facevano che parlare d’altro), ma di certo nessuno poteva sospettare cosa fosse successo in realtà. Soltanto Ader aveva dei sospetti, ma per qualche strano motivo non aveva ancora accennato nulla a nessuno. Di tanto in tanto, il pirata scoccava strani sguardi al capitano delle guardie, ma nulla di più. E Aréf, dal canto suo, si guardava bene dal rivolgergli la parola.
“Vostra Altezza” s’inchinò ossequiosamente il tarkaan quando fu al capezzale del principe.
“Ah, Aréf, ormai siete l’unico di cui mi fidi su questa nave”
“Vi ringrazio, mio signore”
Rabadash assunse subito un’espressione sospettosa vedendo che era solo. “Come mai non portate Shira con voi?”
“Altezza, mi duole informarvi che il falco non si trova più al suo posto”
“Com’è possibile?”
“Vedete, nello scontro i locali interni hanno subito molti danni a causa degli attacchi alle fiancate, opera delle balene azzurre. La metà dei vostri falchi è andata perduta. La gabbia si è aperta, e…”
“Non Shira!” esclamò Rabadash assolutamente convinto. “Lei sarebbe tornata indietro, non può essere fuggita, non è come gli altri, lei è…”
Il giovane si trattenne. Non poteva rivelare che Shira era un animale parlante. A nessuno.
“Cercatela!” ordinò.
“Altezza, sarebbe più sbrigativo chiamare un messaggero se volete scrivere all’Imperatore”
“No, solo Shira deve portare le mie missive a Tisroc!”
“Come volete, allora” s’inchinò pazientemente il tarkaan. “Proveremo a…”
“No, non proverete, la troverete! Ad ogni costo! Mi sono spiegato?”
Aréf fissò il viso pallido e sofferente del suo principe, senza capire come mai fosse così importante. “Sì, Altezza Reale”
“Entro oggi!” aggiunse Rabadash, prima di sprofondare sui cuscini con un gemito strozzato.
Aréf uscì di gran carriera dagli alloggi reali e radunò il capitano, il medico e i primi ufficiali di bordo.
“Signori, il principe non è in grado di guidarci nel suo attuale stato di salute, pertanto il comando passerà a me” disse Aréf e gli altri furono d’accordo.
“Il principe è molto grave” intervenne il medico “Qui non posso curarlo al meglio, dobbiamo riportarlo a Calormen immediatamente, o temo il peggio”
“Ma l’Occhio di Falco non può muoversi” disse il capitano. “Non può né avanzare né tornare indietro conciata in questo modo”
“Chiediamo ai pirati” tentò il primo ufficiale. “Con quella Blue Singer che hanno catturato, possono ricondurre Sua Altezza a casa in poco tempo. Due settimane al massimo, vista la velocità della balena”
“No, no, non si può far affrontare un viaggio così al nostro signore” disse il medico “Deve restare a riposo”
Parlarono ancora, a lungo, fino a sera, ma non si trovò soluzione.
Rabadash si era addormentato nel pomeriggio ed era piombato in un sonno agitato costellato da incubi atroci. Credette di stare ancora sognando quando vide apparire davanti a lui la figura di una donna altissima, avvolta da una strana foschia verde.
“Oh, che Tash abbia pietà di me…siete un demone dell’inferno venuto a prendermi, non è vero?”
La donna rise e scosse il capo. “Povero Rabadash…sei proprio ridotto male. Ma sono venuta apposta per dirti che non morirai. Non oggi, almeno”
“Chi sei? Cosa vuoi?”
“Un’amica, e voglio aiutarti”
La figura fluttuò a mezz’aria e si concretizzò, divenendo vera, fatta di carne e ossa.
“La Strega Bianca!” esclamò il principe. Se avesse potuto, sarebbe fuggito via in un istante.
Rabadash aveva sperato di non doverla incontrare mai. Aveva sentito storie spaventose su di lei, in ultimo da suo padre Tisroc, quando Shira gli aveva riportato ogni particolare dell’incontro tra l’Imperatore e la Strega.
“Lo so cosa stai pensando, principe, ma era inevitabile che prima o poi venissi da te. Credo proprio che tu abbia bisogno del mio aiuto”
Jadis si avvicinò e prese tre le sue mani il braccio ferito del giovane, che emise un urlo straziante.
“E’ come pensavo” disse lei. “Questa non è solo opera della Driade, è una maledizione”
Rabadash la fissò senza capire, i denti stretti per il dolore.
“Qualcuno ha gettato un’involontaria maledizione su di te, Altezza Reale. Di certo non voleva, anzi, ne sono sicura, ma il suo odio, o forse il suo amore, misto alla magia della Driade, hanno provocato questo”
Jadis rigirò delicatamente il braccio, osservando le striature vermiglie sulla pelle olivastra del principe. Poi, piano, lo aiutò ad appoggiarlo di nuovo sul letto.
“Non è una ferita, non è un’ustione, è la promessa della Regina Susan di farvela pagare per quel che avete fatto a Re Caspian”
Rabadash spalancò gli occhi neri e ripensò a quando Susan stringeva tra le braccia il corpo inerme di Caspian e lo fissava con gli occhi celesti pieni di odio e sofferenza.
“Che Aslan mi perdoni” aveva detto la Regina“ma tutto quello che meritate è di bruciare all’inferno…”
“Sì, è così” disse Jadis fissandolo molto seriamente. “Se non facciamo subito qualcosa, il fuoco della Driade vi consumerà dall’interno. Il fuoco di una creatura di Narnia che risponde al comando della sua Regina”

 
 
 
 



Buona domenica a tutti!!! Abbiamo raggiunto il capitolo 35, ragazzi e io vi devo avvertire che non ce la facciamo a finire Queen per il 40, no no, credo ci vorrà ancora un po’…ditemi, secondo voi è troppo lunga? Non che io voglia accorciarla, sia chiaro!!! Andrei avanti a scriverla all’infinito! (bè, l’idea è quella…XD)
Dunque dunque…che ve ne pare di questo capitolo? Mi sono buttata sulle scene love love come una pazza, perché un po’ ve le avevo promesse e un po’ volevo scriverle. *.*
Amo Caspian! Lo amo, lo amo, lo adoro!!!!!!!!!!
Questo non centrava niente, scusate, considerazioni mie….
In questo capitolo non succede granché, ma io spero possiate apprezzarlo ugualmente. Per cui, aspetto commenti su Suspian, su Lumeth, su Rabadash persino!!! Forza forza!!!
Ancora una volta, alcune frasi e scene sono prese dal film. E' doveroso da parte mia dirlo. Prima dei ringraziamenti, devo dirvi che le recensioni di Queen sono 390…..ma secondo me c’è un errore nel conteggio…si, dev’essere per forza così….no, dico, ma siamo impazzitiiiii???????
Vi amo, vi amo, vi adoro!!! XD
 
Ringraziamenti:
 
Per le preferite:
ActuallyNPH, Alice_wonderland94, Anne_Potter, ArianneT, Babylady, Ballerinasullepunte, catherineheatcliff, Cecimolli, Charlotte Atherton, elena22, english_dancer, EstherS, Fly_My world, FrancyNike93, GossipGirl88, HikariMoon, Imagine15, Jordan Jordan, KaMiChAmA_EllY_ , KingPetertheMagnificent, LittleWitch_ , loveaurora, Lules, Martinny, piumetta, SrenaVdW, susan the queen e TheWomanInRed.
 
Per le ricordate:
ActuallyNPH, Angie_V, Cecimolli, Colette_Writer, dalmata91, LilyEverdeen25, Lucinda Grey, postnubilaphoebus e susan the queen
 
Per le seguite:
Allegory86, ArianneT, Arya512, Ballerinasullepunte, Betely, catherineheatcliff, Cecimolli, Chanel483, cleme_b, ElenaDamon18, FedeMalik97, Fellik92, FioreDiMeruna, Fly_My world, FrancyNike93, GossipGirl88, irongirl, IwillN3v3rbEam3moRy, JLullaby, Jordan Jordan, Judee, LenShiro, Mari_BubblyGirls, Miss H_ , piumetta, Poska, Red_Dragonfly, Revan93, Riveer, SerenaVdW, Smurff_LT, susan the queen, SweetSmile, Yukiiiiii e _Drak_Side
 
Per le recensioni dello scorso capitolo:
Angie_V , Babylady , Ballerinasullepunte, EstherS,  FioreDiMeruna, Fly_My world,  FrancyNike93, GossipGirl88, LittleWitch_, Martinny, piumetta, SerenaVdW e TheWomanInRed
 
 

Angolino delle anticipazioni:
Sarò molto breve e vaga, perché sul prossimo capitolo ho talmente tante idee che non so quali metterò.
Ripartiranno dall’Isola del Drago e rivedranno la Stella Azzurra. Ma è legittimo chiedersi: quella vera o quella falsa, stavolta?
Jadis risolverà parte dei problemi di Rabadash e i nostri eroi si imbatteranno in un piccolo imprevisto…

 
Basta…già finito…sigh sigh….
Guardate che forse ho fatto qualche errore, segnalateli se li vedete. Io comunque ho sempre il vizio di rileggere quando posto e qualcosa da correggere trovo sempre.
 
Bene, io vi lascio ai commenti, e come sempre vi ringrazio di nuovo tantissimo e vi bacio e abbraccio forte!!!
Alla settimana prossima!
Vostra Susan<3
   
 
Leggi le 17 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Le Cronache di Narnia / Vai alla pagina dell'autore: SusanTheGentle