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Autore: Wiwo    14/01/2008    4 recensioni
Gaara e Hinata, il demone assassino e la bambola di porcellana. Opposti, ma accomunati dalla stessa solitudine. Questa è la storia di due persone distrutte che forse, insieme, troveranno di nuovo la forza di andare avanti.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sabaku no Gaara
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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04: collision

Il Kazekage contemplava a braccia incrociate il suo regno: sembrava infinito, onde di sabbia che si estendevano fino all’orizzonte, in lento ma perpetuo movimento. Il vento caldo e asciutto che soffiava da sud, l’odore remoto che portava con sé, evocavano sogni da tempo sepolti. Calda, arida, morbidamente dorata: Dio, quanto poteva essere bella la sua terra.

Ma non c’era tempo ora per distrarsi, non c’era. Gaara si allontanò dalla finestra che dava a Est, verso le sterminate, impietose, ma tuttavia seducenti distese del deserto, e si diresse verso quella che gli dava una visuale della porta a Nord, davanti alla quale si stavano riunendo i piccoli eserciti inviati contro di lui. Dalla sommità dell’edificio più alto di Suna dominava con lo sguardo tutta la città, che in quel momento gli sembrava più che mai simile a un enorme formicaio indaffarato. Rabbrividì. Sia gli addestrati gruppi di ninja che gli abitanti del suo villaggio non erano altro che formiche, piccole, inutili e fastidiose, visti da quell’altezza, non contavano niente. E lui era il capo di niente.

Se tanto tutto è niente, tanto vale che finisca.

Non avrebbe preso parte ai combattimenti, per quel giorno. Si sarebbe limitato a godersi lo spettacolo dal posto d’onore, avrebbe osservato tutti quei patetici burattini massacrarsi a vicenda col sorriso sulle labbra. L’eco dell’odore del sangue sarebbe arrivato flebile fino da lui, selvaggio e metallico, mentre la sabbia si sarebbe tinta di rosso. Chissà che meraviglia, la sabbia innaturalmente rossa illuminata dalla luce morente del tramonto, che gettava lunghe ombre tra le dune del deserto e le infiammava di un colore quasi pulsante, quasi vivo. Sarebbe stata una visione davvero bellissima. Degna di un gran finale.

E così… ci siamo. È l’inizio della fine.

L’incontrastato sovrano di quella terra così bella e spietata si affacciò alla grande finestra, proprio mentre i cancelli venivano aperti per lasciare uscire i ninja della Sabbia. Tutto era pronto, lo spettacolo poteva cominciare.

~~~

La prima sensazione che Hinata provò non appena raggiunsero Suna, l’avamposto dell’inferno, non fu paura, né timore in alcun modo. Fu soltanto una sperduta meraviglia per lo spettacolo che le si parava davanti.

La luce fredda dell’alba illuminava un oceano dorato, che sembrava non avere confini. Le dune erano come onde, e si muovevano lentamente, spinte pazientemente dal vento, in eterne e inarrestabili maree. Sembrava il paesaggio di un altro mondo, ed era di una bellezza da togliere il fiato.

Sospirò. Morire di fronte a un tale splendore… era quasi un onore.

Il capitano della squadra la scosse, risvegliandola dalla sua contemplazione e riportandola alla realtà. Le stava porgendo un tonico da guerra.

La Hyuuga se l’era cavata piuttosto bene, fino a quel momento. Gli ingranaggi della bambola avevano cigolato un po’, inizialmente, ma poi le avevano permesso di compiere quelle azioni a cui non erano affatto abituati. Il ninja della squadra Anbu osservò la ragazza inghiottire il tonico. Ma era solo questione di tempo, ne era sicuro. Entro breve si sarebbero inceppati, rovinati da un’esistenza inadatta, e avrebbero lasciato il loro raffinato involucro di alabastro immobile, senza più difese. E la bambola si sarebbe rotta definitivamente. Una bambola così bella… avrebbero dovuto averne più cura, sicuramente. Perché lasciarla rompersi così era davvero uno spreco.

Si voltò verso la squadra e diede un rapido ordine; l’intero gruppo si mosse, come sincronizzato, per l’ultima corsa che li avrebbe portati nel mezzo della battaglia appena iniziata. Solo Hinata rimase ferma, gli occhi tristi nel volto inespressivo.

Il capitano le atterrò vicino.

“Hyuuga, che stai facendo? Muoviti.”

Hinata fissò il ninja. Sembrava disorientato da quel suo improvviso comportamento: aveva sempre obbedito, mai si era lamentata, e allora perché adesso non era balzata anche lei, alla carica verso il nemico? La giovane donna sapeva ciò che il capitano stava pensando. Temeva che, all’ultimo momento, lei avesse deciso di non accettare il suo destino e di non andare incontro alla sua sicura morte. Non che questo fosse in effetti un problema: piccola e fragile com’era l’avrebbero trascinata in battaglia, anche se non voleva, ma avrebbero comunque perso tempo. Ligi agli ordini come al solito.

Un sorriso si dipinse sul volto pallido della Hyuuga.

“Non vi preoccupate. Vi seguirò nella battaglia, non ho intenzione di fuggire. Però preferisco andare da sola. Voi combatterete meglio, e io… sarò più serena.”

Il capitano esitò per un momento, poi annuì. Aveva deciso di morire da sola, semplicemente. Andava bene anche così.

“Se è questo che vuoi…”

Il ninja chinò lievemente la testa in segno di saluto. Hinata lo imitò un attimo dopo.

“Addio, Hyuuga.”

“Addio, capitano.”

Pochi secondi, e Hinata era sola. Chiuse gli occhi, quei maledetti occhi bianchi che erano stati la sua rovina, e lasciò che i suoi pensieri vagassero. I ricordi le riempirono la mente (lei che giocava con Akamaru, la volta che era quasi svenuta mentre parlava con Naruto-kun, il sole e il vento che le accarezzavano la pelle nelle lunghe giornate estive, i ciliegi in fiore, e poi ancora le risate di Kiba-kun, i momenti in cui ancora sembrava che sarebbe andato tutto bene e lei sarebbe diventata la degna erede della famiglia, e il giorno in cui disse addio alla sua libertà per compiacere suo padre e le passeggiate solitarie nel giardino della casa e la luce della luna e…) mentre, lenta, una lacrima scivolò lungo il suo viso. Poi un’altra, e un’altra ancora.

Non si era mai sentita tanto attaccata alla sua vita. Non voleva morire, non voleva. Aveva troppa paura.

L’odore del deserto la circondava, e il vento caldo del Sud muoveva i suoi capelli.

Ma non si poteva fare altro.

La luce del mattino, sempre più forte, filtrava attraverso le sue palpebre chiuse, fino a ferire quegli occhi senza pupilla.

La molla era stata caricata, e la bambola si sarebbe mossa come avrebbero voluto loro.

I radi granelli di sabbia portati dal vento solleticavano la sua pelle.

Gli ingranaggi, con fatica, ripresero a muoversi, mentre Hinata, meccanicamente, riapriva gli occhi, si asciugava le lacrime e faceva qualche passo. Diede un’ultima occhiata al deserto, che ora, con una luce più calda che lo illuminava, sembrava veramente polvere d’oro, e iniziò a correre verso la battaglia.

Arrivo.

~~~

La sera era calata su Suna, e il deserto perdeva rapidamente il calore infernale accumulato durante il giorno. Ancora poco, e la notte sarebbe diventata gelida. Nessun combattimento durante la notte, questa era una regola non scritta di Suna, troppo complicato: l’escursione termica era molto forte, e sarebbe stato necessario cambiarsi d’abito per continuare a lottare. E la tacita regola era stata rispettata.

Gaara si trovava ancora nella grande stanza che sovrastava tutti gli altri edifici, solo. Il deserto si stava addormentando, le ombre della sera gli facevano da coperta e lo rendevano, da giallo dorato com’era, di uno strano colore blu cupo. Il Kazekage adorava osservare i mutamenti del deserto, lo calmavano, in qualche modo. Quel paesaggio desolato era semplicemente uno dei più belli al mondo.

Un bussare timoroso, e la figura di uno dei suoi sottoposti fece capolino dalla grande porta.

“Kazekage-sama, il Consiglio vorrebbe riunirsi per discutere della battaglia di oggi. Ci sono stati anche dei prigionieri.”

Gaara alzò gli occhi al cielo. Erano così dannatamente noiosi gli anziani del Consiglio; non sembravano volersi rendere conto che non contavano assolutamente niente. Il Consiglio avrebbe aspettato, quella sera. E anche l’indomani. E il giorno dopo ancora, fino a che non ci sarebbe stato più niente su cui discutere.

Tuttavia, si allontanò dalla finestra e oltrepassò il portone, l’intimorito ninja che gli trotterellava dietro. La parte dei prigionieri lo interessava. Era curioso di sapere chi fossero i sacrificati per quella guerra senza un senso. Voleva sapere chi fossero le sue ultime vittime. Mentre le guardie si inchinavano al suo passaggio, aprendogli un varco verso le prigioni, sorrise.

next- 05: shattered like broken china

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Ohayo! *Wiwo si fa piccola piccola per la vergogna* ..scusate per il MOSTRUOSO ritardo! Ho avuto qualche problemino con questo capitolo: l’ho iniziato circa tre volte, mi ci è voluta una vita a scriverlo e tuttora non sono soddisfatta! Ecco perché non dovrei scrivere fic a capitoli, non sono capace! Dopo qualche capitolo non mi piacciono più! *sigh* Via, devo continuarla, continuarla!!
Rispondiamo alle recensioni, vah..

LEA91: *Wiwo si prostra a terra* Chiedo venia! Me persona inutile! E non sono neanche riuscita a farli incontrare! ;.; Sicuramente nel prossimo capitolo manderò un po’ avanti la storia (..cavolo! quattro capitoli e ancora non è successo niente!) o perlomeno ci proverò.. sigh. Waaah, non mi devo deprimere! *Wiwo mette la musica a palla per svegliarsi* Grazie mille per i complimenti! Cercherò di essere più puntuale, promesso!!
Cecia chan: *Wiwo si sta riprendendo* ..ehi, i Rhapsody funzionano per tirarsi su! Neechan, ho aggiornato anche io, visto? Questo è anche più lungo degli altri capitoli! E ora posso cominciare a pensare a cosa potrei inventarmi per andare avanti.. help! ..puoi ritirare la scomunica, adesso?^^
Talpina Pensierosa: Oh, una new entry! Che bello, me felice!!^^ *Wiwo saltella a ritmo di musica* Grazie per i complimenti e per avermi messo tra i preferiti! Alla prossima, spero che anche questo capitolo ti piaccia!

Al prossimo capitolo!
Wiwo

   
 
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