04:
collision
Il
Kazekage contemplava a braccia incrociate il suo
regno: sembrava infinito, onde di sabbia che si estendevano fino
all’orizzonte,
in lento ma perpetuo movimento. Il vento caldo e asciutto che soffiava
da sud,
l’odore remoto che portava con sé, evocavano sogni
da tempo sepolti. Calda,
arida, morbidamente dorata: Dio, quanto poteva essere bella la sua
terra.
Ma
non c’era tempo ora per distrarsi, non c’era.
Gaara si allontanò dalla finestra che dava a Est, verso le
sterminate,
impietose, ma tuttavia seducenti distese del deserto, e si diresse
verso quella
che gli dava una visuale della porta a Nord, davanti alla quale si
stavano
riunendo i piccoli eserciti inviati contro di lui. Dalla
sommità dell’edificio
più alto di Suna dominava con lo sguardo tutta la
città, che in quel momento
gli sembrava più che mai simile a un enorme formicaio
indaffarato. Rabbrividì.
Sia gli addestrati gruppi di ninja che gli abitanti del suo villaggio
non erano
altro che formiche, piccole,
inutili
e fastidiose, visti da quell’altezza, non contavano niente. E lui era il capo di niente.
Se
tanto tutto è niente, tanto vale che finisca.
Non
avrebbe preso parte ai combattimenti, per quel
giorno. Si sarebbe limitato a godersi lo spettacolo dal posto
d’onore, avrebbe
osservato tutti quei patetici burattini massacrarsi a vicenda col
sorriso sulle
labbra. L’eco dell’odore del sangue sarebbe
arrivato flebile fino da lui,
selvaggio e metallico, mentre la sabbia si sarebbe tinta di rosso.
Chissà che
meraviglia, la sabbia innaturalmente rossa illuminata dalla luce
morente del
tramonto, che gettava lunghe ombre tra le dune del deserto e le
infiammava di
un colore quasi pulsante, quasi vivo.
Sarebbe stata una visione davvero bellissima. Degna di un gran finale.
E
così… ci siamo. È l’inizio
della fine.
L’incontrastato
sovrano di quella terra così bella e
spietata si affacciò alla grande finestra, proprio mentre i
cancelli venivano
aperti per lasciare uscire i ninja della Sabbia. Tutto era pronto, lo
spettacolo poteva cominciare.
~~~
La
prima sensazione che Hinata provò non appena
raggiunsero Suna, l’avamposto dell’inferno, non fu
paura, né timore in alcun
modo. Fu soltanto una sperduta meraviglia per lo spettacolo che le si
parava
davanti.
La
luce fredda dell’alba illuminava un oceano dorato,
che sembrava non avere confini. Le dune erano come onde, e si muovevano
lentamente, spinte pazientemente dal vento, in eterne e inarrestabili
maree.
Sembrava il paesaggio di un altro mondo, ed era di una bellezza da
togliere il
fiato.
Sospirò.
Morire di fronte a un tale splendore… era
quasi un onore.
Il
capitano della squadra la scosse, risvegliandola
dalla sua contemplazione e riportandola alla realtà. Le
stava porgendo un
tonico da guerra.
La
Hyuuga se l’era cavata piuttosto bene, fino a
quel momento. Gli ingranaggi della bambola avevano cigolato un
po’,
inizialmente, ma poi le avevano permesso di compiere quelle azioni a
cui non
erano affatto abituati. Il ninja della squadra Anbu osservò
la ragazza
inghiottire il tonico. Ma era solo questione di tempo, ne era sicuro.
Entro
breve si sarebbero inceppati, rovinati da un’esistenza
inadatta, e avrebbero
lasciato il loro raffinato involucro di alabastro immobile, senza
più difese. E
la bambola si sarebbe rotta definitivamente. Una bambola
così bella… avrebbero
dovuto averne più cura, sicuramente. Perché
lasciarla rompersi così era davvero
uno spreco.
Si
voltò verso la squadra e diede un rapido ordine;
l’intero gruppo si mosse, come sincronizzato, per
l’ultima corsa che li avrebbe
portati nel mezzo della battaglia appena iniziata. Solo Hinata rimase
ferma,
gli occhi tristi nel volto inespressivo.
Il
capitano le atterrò vicino.
“Hyuuga,
che stai facendo? Muoviti.”
Hinata
fissò il ninja. Sembrava disorientato da quel
suo improvviso comportamento: aveva sempre obbedito, mai si era
lamentata, e
allora perché adesso non
era balzata
anche lei, alla carica verso il nemico? La giovane donna sapeva
ciò che il
capitano stava pensando. Temeva che, all’ultimo momento, lei
avesse deciso di
non accettare il suo destino e di non andare incontro alla sua sicura
morte.
Non che questo fosse in effetti un problema: piccola e fragile
com’era
l’avrebbero trascinata in battaglia, anche se non voleva, ma
avrebbero comunque
perso tempo. Ligi agli ordini come al solito.
Un
sorriso si dipinse sul volto pallido della
Hyuuga.
“Non
vi preoccupate. Vi seguirò nella battaglia, non
ho intenzione di fuggire. Però preferisco andare da sola.
Voi combatterete
meglio, e io… sarò più
serena.”
Il
capitano esitò per un momento, poi annuì. Aveva
deciso di morire da sola, semplicemente. Andava bene anche
così.
“Se
è questo che vuoi…”
Il
ninja chinò lievemente la testa in segno di
saluto. Hinata lo imitò un attimo dopo.
“Addio,
Hyuuga.”
“Addio,
capitano.”
Pochi
secondi, e Hinata era sola. Chiuse gli occhi,
quei maledetti occhi bianchi che erano stati la sua rovina, e
lasciò che i suoi
pensieri vagassero. I ricordi le riempirono la mente (lei che giocava
con
Akamaru, la volta che era quasi svenuta mentre parlava con Naruto-kun,
il sole
e il vento che le accarezzavano la pelle nelle lunghe giornate estive,
i
ciliegi in fiore, e poi ancora le risate di Kiba-kun, i momenti in cui
ancora
sembrava che sarebbe andato tutto bene
e lei sarebbe diventata la degna erede della famiglia, e il giorno in
cui disse
addio alla sua libertà per compiacere suo padre e le
passeggiate solitarie nel
giardino della casa e la luce della luna e…) mentre, lenta,
una lacrima scivolò
lungo il suo viso. Poi un’altra, e un’altra ancora.
Non
si era mai sentita tanto attaccata alla sua vita.
Non voleva morire, non voleva. Aveva troppa paura.
L’odore
del
deserto la circondava, e il vento caldo del Sud muoveva i suoi capelli.
Ma
non si poteva fare altro.
La
luce del
mattino, sempre più forte, filtrava attraverso le sue
palpebre chiuse, fino a
ferire quegli occhi senza pupilla.
La
molla era stata caricata, e la bambola si sarebbe
mossa come avrebbero voluto loro.
I
radi granelli
di sabbia portati dal vento solleticavano la sua pelle.
Gli
ingranaggi, con fatica, ripresero a muoversi,
mentre Hinata, meccanicamente, riapriva gli occhi, si asciugava le
lacrime e faceva
qualche passo. Diede un’ultima occhiata al deserto, che ora,
con una luce più
calda che lo illuminava, sembrava veramente polvere d’oro, e
iniziò a correre
verso la battaglia.
Arrivo.
~~~
La
sera era calata su Suna, e il deserto perdeva
rapidamente il calore infernale accumulato durante il giorno. Ancora
poco, e la
notte sarebbe diventata gelida. Nessun combattimento durante la notte,
questa
era una regola non scritta di Suna, troppo complicato:
l’escursione termica era
molto forte, e sarebbe stato necessario cambiarsi d’abito per
continuare a
lottare. E la tacita regola era stata rispettata.
Gaara
si trovava ancora nella grande stanza che
sovrastava tutti gli altri edifici, solo. Il deserto si stava
addormentando, le
ombre della sera gli facevano da coperta e lo rendevano, da giallo
dorato
com’era, di uno strano colore blu cupo. Il Kazekage adorava
osservare i
mutamenti del deserto, lo calmavano, in qualche modo. Quel paesaggio
desolato
era semplicemente uno dei più belli al mondo.
Un
bussare timoroso, e la figura di uno dei suoi
sottoposti fece capolino dalla grande porta.
“Kazekage-sama,
il Consiglio vorrebbe riunirsi per
discutere della battaglia di oggi. Ci sono stati anche dei
prigionieri.”
Gaara
alzò gli occhi al cielo. Erano così
dannatamente noiosi gli anziani del
Consiglio;
non sembravano volersi rendere conto che non contavano assolutamente
niente. Il
Consiglio avrebbe aspettato, quella sera. E anche l’indomani.
E il giorno dopo
ancora, fino a che non ci sarebbe stato più niente su cui
discutere.
Tuttavia,
si allontanò dalla finestra e oltrepassò
il portone, l’intimorito ninja che gli trotterellava dietro.
La parte dei
prigionieri lo interessava. Era curioso di sapere chi fossero i
sacrificati per
quella guerra senza un senso. Voleva sapere chi fossero le sue ultime
vittime. Mentre
le guardie si inchinavano al suo passaggio, aprendogli un varco verso
le
prigioni, sorrise.
next-
05: shattered like broken china
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Ohayo!
*Wiwo si fa piccola piccola per la vergogna* ..scusate per il MOSTRUOSO
ritardo! Ho avuto qualche problemino con questo capitolo:
l’ho iniziato circa
tre volte, mi ci è voluta una vita a scriverlo e tuttora non
sono soddisfatta! Ecco
perché non dovrei scrivere fic a capitoli, non sono capace!
Dopo qualche
capitolo non mi piacciono più! *sigh* Via, devo continuarla,
continuarla!!
Rispondiamo
alle recensioni, vah..
LEA91:
*Wiwo si prostra a terra* Chiedo venia! Me persona inutile! E non sono
neanche
riuscita a farli incontrare! ;.; Sicuramente nel prossimo capitolo
manderò un
po’ avanti la storia (..cavolo! quattro capitoli e ancora non
è successo
niente!) o perlomeno ci proverò.. sigh. Waaah, non mi devo
deprimere! *Wiwo
mette la musica a palla per svegliarsi* Grazie mille per i complimenti!
Cercherò
di essere più puntuale, promesso!!
Cecia
chan: *Wiwo si sta riprendendo* ..ehi, i Rhapsody funzionano per
tirarsi su! Neechan,
ho aggiornato anche io, visto? Questo è anche più
lungo degli altri capitoli! E
ora posso cominciare a pensare a cosa potrei inventarmi per andare
avanti..
help! ..puoi ritirare la scomunica, adesso?^^
Talpina
Pensierosa: Oh, una new entry! Che bello, me felice!!^^ *Wiwo saltella
a ritmo
di musica* Grazie per i complimenti e per avermi messo tra i preferiti!
Alla prossima,
spero che anche questo capitolo ti piaccia!
Al
prossimo capitolo!
Wiwo