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Autore: _sunflower    30/06/2013    2 recensioni
Non sarei mai voluta arrivare a questo punto, al punto di scrivere un diario. La sola idea mi faceva sentire ancora peggio e invece tutti continuavano a dire che si notano dei miglioramenti affrontando i propri problemi nero su bianco. Ho voluto credere loro pur non capendo il motivo, ma l’unico problema che mi pongo adesso è “Cosa dovrei scriverti? Perché sto male?” Beh, allora mi dovrò impegnare perché pare che mi segnerai la vita.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro diario,

Siamo ancora al bar, ci scambiamo sguardi furtivi, credo che entrambe stiamo cercando qualcosa da dire. È la cosa migliore il silenzio? Alcuni dicono che a volte riesce ad esprimere ciò che è difficile da pronunciare, ma io non penso che le sia arrivato per bene il mio pensiero, non penso che sappia che secondo me è perfetta; quindi credo di doverglielo dire.
“Tu lo sai che non ti ho lasciata perché non ti amavo, vero?”. Lo ammetto, non mi sono resa conto di aver parlato, ma è una fortuna che non abbia il controllo delle mie labbra, deve sapere tutto. Mi guarda stranita, mi scruta come a voler chiedere conferma alle mie pupille, le osserva intensamente mettendomi in soggezione, ho troppa attenzione e distolgo lo sguardo per farle capire che per me e le mie pupille questa situazione non è piacevole. 
“Avevi paura e ti vergognavi, così mi hai detto.”. È stato difficile per me darle una buona motivazione, probabilmente questa è quella più vicina al mio reale sentimento che non ho ancora ben concepito. 
“Sì, avevo paura.”. Ripetere è l’unica cosa che so fare in questo momento.
Di essere felice?!”. Mi aggredisce e sinceramente non mi stupisce, in tutti questi anni non ha mai protestato e mi aveva lasciato più tranquilla. 
“Di essere felice di fronte a tutte quelle persone.”. Le rispondo con molta calma, ormai mi sono abituata a quella confusione che mi provoca la gente.
“Non ho mai capito perché le persone ti danno fastidio.” Mi risponde con una nota di dispiacere.
“Mi da fastidio ciò che pensano.”
Perché ti interessa il loro parere, non puoi vivere la tua vita così come vuoi?”. Sembra facile, ma a dir la verità non lo è affatto! Ormai è una frase che ripetono tutti, forse perché teoricamente dovrebbe essere così: io e i miei pensieri, senza quelli altrui a distruggere la mia autostima, i miei sogni, il mio coraggio. Sarebbe la situazione perfetta, peccato che ci sia quell’angolo del mio cervello ad offendersi, a starci male, a ricordare ogni singolo insulto o sguardo colmo di disprezzo.
“Ripeto, non ti sei mai sentita sbagliata?
“Ripeto, sì.”
La conversazione si sta facendo calma, perdere le staffe in questo momento peggiorerebbe la situazione; inspiro rumorosamente e cerco le parole adatte, so già che una volta iniziato il discorso mi verrà facile parlare.
“Ricordo vagamente la prima volta che ti ho visto. Non è scattata la scintilla, tu non mi avevi minimamente degnato di uno sguardo, ma io ti avevo notato. Ho subito pensato che fossi una ragazza che non passa inosservato, basta solo un battito di ciglia per capire che anche le ciocche di capelli sembrano fatte apposta per essere sfoggiate non da una persona qualunque, ma da te. Su di me quel taglio in compagnia di quel rosso sarebbero ridicoli, ma su di te sono splendidi, sembra che tu sia nata per avere questi capelli. Te sai essere bellissima anche in pigiama, soprattutto in quelli che piacciono a te, più grandi di tre misure per essere comoda. Sai essere dolce in qualsiasi momento, e quando guardi i film drammatici fai tenerezza perché si scorge nei tuoi occhi la paura che tutto ciò possa accadere anche a te, ma quando arriva il lieto fine, in cui ci si dimentica dello svolgimento, quando la cosa fondamentale è che i protagonisti sono felici, sbarri gli occhi e si illuminano, come se avessi di fronte un possibile futuro ed è tutto ciò che vorresti. Hai degli occhi che sanno esprimere qualunque cosa, ma probabilmente non te ne accorgi, altrimenti smetteresti di avere quell’espressione beata di quando dormi che nemmeno riesco a spiegare! So solo che vorrei che rimanesse con me per tutta la vita e che mi dia sostegno, perché è questo che sanno dare i tuoi occhi: coraggio, supporto, voglia di vivere.”. Ho calcato e ripetuto più volte la seconda persona, non so precisamente perché, volevo forse farle notare che è proprio di lei che stavo parlando. 
È rimasta stupita perché scosta inavvertitamente la sua mano dalla mia. Sì, sono state una sopra l’altra per tutto il tempo come se ci volessimo spronare a vicenda e sentire il vento sopra il lembo di pelle che ha appena toccato le mani di Giorgia, beh, mi fa sentire derubata. Si alza cautamente dalla sedia e corre, corre verso la porta del bar, poi corre verso la strada e di seguito corre dietro ad un autobus. Avrebbe fatto qualunque cosa pur di fuggire da me e dai miei maledettissimi discorsi che l’avevano sempre spaventata. 
Non mi resta altro che pagare sia la mia che la sua ordinazione ed esco con estrema calma, forse con un pizzico di speranza che lei ritorni all’improvviso per darmi il lieto fine che ama tanto.
Ripercorro quei pochi minuti trascorsi con lei, cerco di imprimere nella memoria il suo viso, prima allegro, poi malinconico e disperato. Non è durata molto questa conversazione, saremo state a parlare giusto una ventina di minuti, ma so che abbiamo detto un sacco di cose nel frattempo, io ho detto un sacco di cose. Sono sempre io ad aver fatto il casino quindi è giusto che sia io a dover rimediare, ma non so come; so che gli impegnativi discorsi di poco fa non sono bastati anche perché non è la prima volta che le ripeto il tutto, ma credo che voglia dimenticarselo perché non accetta il mio star male di fronte ad un giudizio. Ora che ci penso lei ha sempre minimizzato il mio disagio e lo ha sempre ignorato, forse è per questo che adesso reagisce così. Forse si è pentita, ma non crede di poter rimediare; è nella mia stessa situazione? 
In questo momento tutto ciò che ho per la testa sono fatti, ricordi, Giorgia, ma non mi pongo domande. Probabilmente è una delle poche volte in cui non ho bisogno di risposte nonostante sia preoccupata e pensierosa a causa di un fatto accaduto. Credo che sia una cosa positiva: meno confusione nella mente significa meno dolore.
 
 


 

Angolo dell’autrice: Da quel che ho capito non vi piace recensire, vi capisco. Però perché non accontentare un povera ragazzina che vuole solo sapere se sta perdendo il suo tempo scrivendo? Grazie per essere arrivati fino a qui.

  
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