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Autore: isawri    01/07/2013    0 recensioni
"E' per il tuo bene, tesoro."
Non capivano che non bastava spedirmi in un altra città, non capivano che non potevano cancellare il mio passato, non capivano che la storia era destinata a ripetersi. I miei guai mi avrebbero seguita come fossero la mia ombra, non potevo semplicemente scappare.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Paul Lahote, Quileute
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il passato torna sempre a farci visita'
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Ero sdraiata sul quel letto da un ora e non avevo ancora trovato una buona idea che facesse scoraggiare Anna sin da subito; una scenata a cena, davanti ai suoi ospiti, poteva essere d'aiuto ma non bastava, serviva qualcosa di grosso. Dovevo pensarci e anche in fretta, non potevo permettermi il lusso di perdere tempo nei boschi quando dall'altra parte del mondo si avvicinava il momento che aspettavo da anni. 
Controvoglia mi alzai e cominciai a guardarmi intorno, non avrei disfatto le valigie ma almeno potevo curiosare in giro per la casa, anzi direi che era d'obbligo se davvero volevo ridurre i tempi di permanenza. 
La "mia" stanza era tappezzata di foto, appese al muro, poggiate sulle mensole, sul comodino, c'erano anche un paio di stampe appese alle pareti. Tutte foto che ritraevano me e... mio fratello? Basta, questo e' troppo! Stavolta hanno passato il limite!
Uscii dalla stanza, dovevo trovare Anna, avrei messo le cose in chiaro sin da subito. Sentii poi la sua voce provenire dalla cucina.
«Si, Teresa, e' arrivata sta bene.» Da quando mia madre si interessava di come stavo? «Non preoccuparti mi fa piacere averla un po' qui, non la vedo da una vita!» Ci eravamo già viste? «No, non la costringerò a fare nulla che non voglia fare.» Una pausa. Cosa volevano farmi fare? «Dì a mio fratello che se vuole davvero provarci dovrà farlo lui stesso, ma se la vedrà anche con me questa volta. Ha già fatto abbastanza danni.» Non capii neanche questa sua affermazione, che fu seguita da una pausa più lunga. Cosa gli stava dicendo Teresa? «Ora Sarah e' con me, in fondo e' stata una vostra decisione no? Ci penso io a lei.» Detto questo riagganciò il telefono. Ma di cosa stavano parlando?
La raggiunsi in cucina. Sul suo volto era tornato il sorriso bonario che gli avevo visto sfoggiare per tutto il pomeriggio. 
«Ehi, ti sei sistemata un po'?» Chiese accorgendosi della mia presenza.
«Che significa?» Andai dritta al punto; già essere lì non era di mio gradimento, aggiungiamoci poi la conversazione appena avvenuta e tutte quelle foto...
«Significa cosa?» Replicò non capendo a cosa mi riferissi.
«Tutte quelle foto, nella mia stanza. Perche'?» Feci una pausa e lei porto il suo sguardo sul mio. «Eppure deduco, dalla conversazione che hai avuto con mia madre, che sai cos'è successo. Quindi, perche'? Di tutto ciò che potevi mettere in quella stanza perche' proprio le sue foto.» Avevo alzato la voce senza neanche accorgermene.
«Non sono stata io.» Rispose con tranquillità. «La stanza e' rimasta esattamente come l'hai lasciata, io mi sono limitata a sostituire il letto con uno più grande ed aggiungere un computer.» Cosa stava blaterando? Ero già stata lì? Ho lasciato io la stanza così? «Va bene che eri piccola, ma con tutto il tempo che hai passato qui dovresti averne almeno qualche ricordo.» Quale ricordo? «Proprio non ti ricordi di questo posto?» Chiese notando la confusione persistere sul mio volto.
«No.» Ammisi semplicemente. 
«Siamo a La Push, Sarah.» Aggiunse, come se sapendo il nome di quel luogo tutto si fosse chiarito ma così non fu. «Tu e tuo fratello passavate qui ogni estate, fino a quando avete compiuto nove anni.»
«Non chiamarlo così.» Sibilai, la rabbia del momento stava prendendo il sopravvento su di me. «Non siamo fratelli, non più.» Avevo i pugni stretti, tremavo. Dovevo uscire da quella casa. Non sapevo se Anna fosse al corrente proprio di tutto ma era meglio non rischiare in ogni caso.
«Dove stai andando ora?» 
«Ho bisogno di un po' d'aria.»  Affermai poco prima di chiudermi la porta di casa alle spalle ed iniziare a correre.
Non poteva essere vero, in caso contrario avrei dovuto avere almeno un minimo ricordo e invece nulla. Fino ai nostri nove anni aveva detto, ipotizzando che fosse stato vero, avremmo passato lì ogni estate prima di quella della trasformazione. Conoscevo la nostra storia, sapevo cosa vi fosse a La Push, sapevo che le mie origini erano lì ma come potevo non sapere di aver passato lì la metà delle estati della mia vita? 
Tutto un tratto la terra sotto di me non contrastava più il mio peso, vi si adeguava, si adagiava al mio passo veloce, ai miei artigli come se volesse correre con me. La pioggia si impigliava sul mio manto scuro, come volesse accompagnarmi. 
Non sapevo dove stessi andando, mi lasciavo trasportare dal soffiare del vento, dalle onde che si scagliavano contro la scogliera, dalla pioggia fitta e sottile che si scontrava con il terreno. 
 
Era scesa la notte e finalmente aveva smesso di piovere, nel cielo splendevano tante piccole stelle. 
Sul portico di casa vi erano dei miei vestiti, Anna sapeva. Mi ritrasformai e non perso tempo nel vestirmi. Una maglietta a maniche corte con un paio di pantaloncini; Anna voleva morire, questo era poco ma sicuro. Ma poi dove li avrà presi quei pantaloncini? Io non ne ho neanche uno... Mah.
Entrai in casa, erano tutti in soggiorno, cercai di raggiungere la cucina inosservata. 
«Sarah, finalmente sei tornata. Ti ho lasciato il piatto sul tavolo in cucina!» Ma come fa? E menomale che tra le due ad avere l'udito sviluppato sono io!
­­­­­­­­­­­­­Mi tirai su i capelli fermandoli con una matita che trovai sul frigo, presi una forchetta dal cassetto delle posate e poggiandomi con la schiena al ripiano cottura mandai giù qualche boccone di pasta.
«Sarah, giusto?» Una voce sconosciuta mi allontanò dai miei pensieri. Alzai lo sguardo, davanti a me vi era un ragazzo. E che ragazzo! Annuii riponendo poi il piatto vuoto nel lavello. «Piacere Jacob!» Continuò porgendomi la mano. La strinsi freddamente e tornai al mio posto.
«Anne ci ha parlato tanto di te, a dire il vero ci ha chiesto di tenerti compagnia nel periodo che rimarrai qui... Ma non dirgli che ho vuotato il sacco o questa volta mi uccide davvero!» Ammicca sorridendo. 
«Vi ha anche detto per quanto rimango?»  Decido finalmente di proferire parola.
«No, questo non l'ha detto.» Storce la bocca, ma il sorriso di poco prima non tarda a riprendere posto sul suo volto. 
Sentii poi il mio cellulare squillare dall'altra stanza, ma non l'avevo spento? 
«Scusami.» Borbotto allontanandomi. 
Presi il telefono ed uscii sul portico, certa che ci sarebbe stato campo.
«Kate, e' successo qualcosa?» Possibile che non riuscissero a stare tranquilli due minuti?
«Oh no, se vogliamo sorvolare il fatto che Nico e Joh oggi si sono picchiati solo tre volte, che Jul si e' fatta prendere da una crisi isterica perche' il ragazzo e' sparito e che io ucciderei il primo che mi capita sotto mano, tutto bene!» Rispose ironicamente.
«Cosa? Andrea e' sparito?»
«No, no, hanno litigato e lui non gli risponde al telefono.» 
«Dai, ora calmati. Lasciali perdere, li conosci, quando c'è aria di cambiamento danno di matto. Chiuditi in camera mia e se continuando gli dai i turni di ronda.» Riuscii chiaramente a sentire la mia amica rilassarsi a quelle parole. 
«Ci provo, ma devi promettermi che tornerai presto!»
«Non presto, prestissimo. Non ti accorgerai neanche che sono partita..» Ironizzai cercando di tirargli su il morale. Conoscevo Kate da una vita, la sua filosofia era sempre la stessa. 'Se sei tranquilla tu, perche' non dovrei esserlo io?' Mi ripeteva ogni volta riferendosi al mio costante cattivo umore.
«Ciao Sah!» Aggiunse prima di attaccare.
Mi sedetti sui gradini della veranda.  Come avevo fatto a cacciarmi in quel guaio?
«Bel tatuaggio! L'hai fatto in Italia?» Mi voltai, un'altro ragazzo. 
Ma Anna ha invitato un' intera compagnia di modelli?
«Mio fratello.» Mi limitai a rispondere. Odiavo doverlo chiamare in quel modo ma dandogli un diverso appellativo le persone avrebbero chiesto maggiori informazioni e sarei stata costretta a spiegare tutta la storia, cosa che volevo evitare ad ogni costo.
«Hai un fratello? Anne non ce ne aveva parlato.»
 «Ma cos'è Anna ha tenuto un seminario su di me?!» Replicai brusca alla sua affermazione.
«Paul! Dobbiamo andare muoviti!» Un terzo ragazzo. 
Davvero, ma quanta gente ha invitato a cena?!
Paul mi rivolse un mezzo sorriso per poi raggiungere i suoi amici.
 
Rientrai in casa quando ormai tutti erano andati via, Anna era nella sua stanza e non persi tempo nell'imitare il suo esempio. Poggiato sul mio letto vi era un album fotografico, mi sedetti e cominciai a sfogliarlo. Ogni foto scattata in quelle estati di cui Anna parlava era riposta lì, io e Simone giocavamo felici, ignari di cosa ci avrebbe riservato il futuro.
Mi spiace per come e' finita, fratellone.
 
 
 
 
 
Angolo autrice:
Si, lo so. Ho detto che avrei postato fra una settimana, ma ho avuto un po' di tempo libero e ho deciso di portarmi avanti con i capitoli, poi non ho resistito e quindi eccomi qui con il secondo capitolo..
Già da questo capitolo riusciamo a far un po' di luce su chi e' davvero la nostra Sarah, ma questo passato che viene nominato così insistentemente? Cosa sarà successo?
Vi lascio anche la foto del tatuaggio di Sah, sarà un punto importante nei prossimi capitoli.. http://i41.tinypic.com/2r6mxhf.jpg
Ringrazio tutti coloro che hanno letto il primo capitolo e spero di riuscir a catturare la vostra attenzione anche nel secondo ;) Al prossimo capitolo e fatemi sapere che ne pensate!
  
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