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Autore: Finnick_Odair    01/07/2013    1 recensioni
Nella terra di Grytto regnavano pacifiche le quattro razze reali, ognuna segnata da un proprio stendardo di diverso colore. Bianco come le fredde terre del nord e la neve che essa ricopre ai draghi dominatori degli elementi. Viola come le saette che squarciano il cielo nelle lunghe tempeste dell'ovest agli umani portatori di intelligenza. Verde come le miti pianure del sud agli elfi che custodiscono l'antica parola e Rosso come il fuoco e il calore che devasta ogni cosa ai maghi artefici delle battaglie.
Ogni popolo sotto il proprio stendardo doveva seguire le leggi che esso dettava e le leggi cambiavano per ogni popolo.
Ai draghi non era permesso uscire dalla catena montuosa che circondava il loro territorio. Agli umani non era permesso l'uso della propria intelligenza per creare il male. Gli elfi non dovevano piegare al loro volere la natura e i maghi non dovevano affinare le loro capacità ai limiti della magia.
Queste leggi erano l'unico fattore che permettava ai popoli di non entrare in guerra, sapendo che si sarebbero devastati a vicenda ma un giorno tutto cambiò.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Se fossi scappata con me quando te lo avevo chiesto, tutto questo non sarebbe successo!- Esclamò Hao dopo l'accaduto a Anamo.
Quando era arrivata Leigheb, la ragazza con la picca di cristallo, quest'ultima li aveva scortati a Prew, passando per la regione di Wert. Il viaggio durò quattro giorni. -I quattro giorni più lunghi della mia vita!- Si ripeteva Hao, che, durante quel viaggio, si impegnò a curare Eirein con la magia, arrivando così a Prew completamente esausto. Hao scoprì che Eirein viveva lontana dalla sua famiglia poichè questa, stanca di badare ai nani, si era trasferita altrove. Ma Eirein volle restare perché tutti avevano il diritto di vivere in pace, o almeno è questo quello che lei sosteneva. Eirein quindi era rimasta sola ma quasi subito era andata a vivere con Leigheb. Adesso Eirein era distesa su un lettino, i tentacoli le avevano fatto davvero male ma il danno peggiore andò al suo avambraccio sinistro. Era come se l'avambraccio fosse stato disidratato e adesso sembrava un frutto secco.
-Almeno impugni lo stocco con la destra! Potrai ancora usarlo!- Diceva sempre Leigheb per rassicurare l'amica che invece delle condizioni del suo braccio, si preoccupava di come potesse combattere.
Ogni giorno Hao si recava da Eirein per cercare di curare il suo braccio o almeno scoprire come risolvere il problema ma sempre con scarsi risultati. Quando non cercava di curare Eirein, girovagava per Prew. Prew, come Ein'Saha e Wert era sia regione che città quindi anche il punto più estremo della regione sarebbe stato "città". Ovviamente Hao si teneva sempre nel piccolo villaggio in cui si erano stabiliti.
I giorni passavano lenti, Hao non vedeva l'ora di andarsene e quando Eirein fu completamente ristabilita decisero di dirigersi vesto il villaggio delle due ragazze. I nani nel frattempo cercavano di aiutare i tre in qualunque modo. Sbrigavano commissioni per il viaggio e in più fabbricarono un nuovo arco per Hao con una faretra di frecce che gli andava a pennello. I nani dissero che "per il salvatore della regina e di Anamo" occorrevano le armi migliori, infatti l'arco era completamente in ossidiana, nero e scuro come la notte mentre le frecce erano immacolate, bianchissime, tranne che per la punta, sempre in ossidiana e le piume, nere anch'esse. Era davvero senza parole per il regalo e decise di ricompensare i nani per tutto quello che avevano fatto con un sigillo. Spiegò ai nani che quel sigillo serviva a proteggere Anamo da ulteriori pericoli e spiegò anche come attivarlo. Il sigillo era disegnato con piccole tracce di sangue e inchiostro su un pezzetto di pergamena. Bastava applicare il sigillo al centro di Anamo e i sottosigilli (Estensioni del sigillo originario che servivano ad estendere la magia, in questo caso ad allargare lo scudo) fino ai confini delle loro abitazioni e così lo scudo si sarebbe eretto. I nani impazzirono di gioia tanto che regalarono ad Hao e alle altre due ragazze varie borse di denaro per comprare tutto il necessario per il viaggio. E mentre i nani si avviavano verso le loro case, i tre ragazzi si diressero verso casa di Eirein.
                                                                            ****
Norah si risvegliò ancora una volta nel suo giaciglio di paglia, in quella stanza così piccola e a lei estranea. Era una stanza quadrangolare, davvero minuscola, da una parte una porta metallica con una piccola grata in alto e una feritoia in basso per far passare il cibo, di fronte a questa, Norah che lottava per non svegliarsi. Agli altri due lati della stanza c'erano solamente crepe lungo i muri e in alto una finestrella per arieggiare la stanza.
Bussarono alla porta poco dopo e apparve una figura davvero molto grande. Aveva gli occhi bianchi, come quelli di uno spirito. Vestiva di stracci e in vita aveva una cintura di corda. In testa non aveva nient'altro che qualche ciuffo di capelli bianchi. E come ciliegina sulla torta, una lunga lancia finemente lavorata che, agli occhi di Norah, non aveva nulla di affine con chi la portava.
-Avanti alzati!- Fu la prima esclamazione di quell'uomo.
Norah non poté contraddirlo ma erano ormai settimane che progettava la sua fuga. Si alzò e prese a farsi punzecchiare la schiena dalla lancia per camminare. Ancora qualche metro e avrebbe potuto attuare il piano. Si vedeva il solito labirinto di corridoi e stanze sconosciuti, che a quanto pare non intimidivano l'omone. Una svolta a destra e i giochi sarebbero cominciati. Proseguirono sempre dritti, ignorando le sale in cui precedentemente Norah era capitata, nelle sue innumerevoli e dolorose visite. Poi quello che aveva aspettato da molto tempo, la sua svolta a destra, girarono e Norah si bloccò di colpo facendo urtare l'omone contro la sua schiena, costringendolo ad alzare la lancia per non trafiggerla e mettere fine alla sua utile esistenza.
"Sei in trappola!" Pensò Norah e con uno scatto rapidissimo fece perdere l’equilibrio all'omone, facendolo rovinare a terra mentre la lancia, come aveva previsto,  gli cadde di mano e rotolò a qualche centimetro da loro. Norah non si fece scappare un’occasione come questa, si avvicinò al viso dell'omone e cominciò a calciargli ripetutamente la faccia. Sotto i suoi colpi sentì il naso che si rompeva, la mascella che si slogava e il sangue che usciva a fiotti dal viso ormai distrutto. L'uomo era K.O., Norah corse verso la lancia e si piegò fino a terra per cercare di tagliare i nodi che le bloccavano i polsi dietro la schiena,  le corde furono tranciate e nel momento in cui si liberò raccolse velocemente la lancia e la scagliò dritta al petto dell'uomo, che non poté più reagire per nulla.
 Recuperò la lancia e cominciò a correre il più velocemente possibile. Ai lati vide altre stanze dedicate alla tortura e decise di fare rifornimento di armi. Entrò in molte stanze ma solo in una trovò coltellini da lancio. Erano così familiari per lei!
-Liberami ti prego! Liberami!- Esclamò una voce nella penombra di quella stanza.
Norah si voltò di scatto e si avvicinò per vedere meglio. Un giovane a dorso nudo legato ad un cerchio di legno che, Norah constatò, poteva girare e inoltre era "decorato" con numerose lame conficcate profondamente nel legno. Aveva numerose cicatrici in tutto il corpo, il petto, l'addome e quando Norah lo liberò, mossa dalla pietà, notò anche cicatrici sulla schiena. Aveva capelli rossi come il rame e occhi così neri che potevano sembrare pozzi senza fine.
-Come ti chiami?- Chiese Norah
-Baruch- Fu la risposta del ragazzo tremante. -Ti prego, portami con te! So combattere ma fammi uscire da qui!-
Quella richiesta d'aiuto era davvero disperata tant'è che Norah prese un pugnale conficcato nel cerchio di legno e lo porse al ragazzo che lo afferrò al volo, con determinazione.
Uscirono da quella macabra stanza dopo che Norah ebbe riempito le tasche interne del suo vestito di coltellini da lancio super affilati. "Meno male che non me lo avevano tolto!" Ringraziò Norah.
                                                                      ****
La vista del villaggio di Eirein non tardò ad arrivare, erano passati tre giorni dalla loro partenza ed erano stati piuttosto tranquilli. Hao usò parecchie volte le sue frecce, sia per abituarsi all'arco che i nani gli avevano donato, sia per difendersi da animali piuttosto feroci. Le provviste bastarono per il viaggio se non per l’otre d'acqua che veniva riempito ogni volta che i ragazzi potevano. Leigheb e Eirein combatterono spesso sotto lo sguardo divertito di Hao. Erano davvero brave tant'è che insegnò a loro anche un po’ di basi del tiro con l'arco, rifiutando però di imparare l’arte della spada. Il villaggio era piuttosto grande, le vie erano spaziose e le case sempre su un piano. Si diressero velocemente verso la casa dell'elfa e il primo desiderio che li colse fu di riposare. Si risvegliarono verso il tardo pomeriggio carichi di forze e pensarono di andare a trovare i genitori di Leigheb e accompagnare appunto quest'ultima a casa. Leigheb non abitava molto lontano da Eirein ma le strade larghe e lunghe rendevano faticosa la passeggiata. Improvvisamente, si udì uno scoppio in lontananza e un filo di fumo si fece strada verso l'alto. I tre ragazzi erano la metà delle persone che c'erano per quella strada e, preoccupati, si diressero verso il rumore che avevano udito poco prima. Davanti ai loro occhi si stagliarono le macerie di una chiesa con lo standardo raffigurante Lush in fiamme, che si consumava lentamente. Hao aveva ragione, a Prew l'immagine di Lush era molto più caritatevole e notò, poco prima che l'immagine divenisse cenere, che non aveva le catene al posto degli arti, bensì radici e rami. Sarebbe stato bello sentire la versione elfica della leggenda di Lush ma non potevano perdere tempo e i tre ragazzi corsero dentro di ciò che è rimasto della chiesa.
La pianta della chiesa era ormai irriconoscibile, le colonne da un lato erano crollate e il tetto pendeva pericolosamente all'interno della chiesa oscurando così la navata che ci sarebbe stata dopo quella fila di colonne cadute. Dall'altro lato le colonne erano perfettamente integre e non sembravano far parte di quel luogo ormai distrutto. Anche l'altare era immacolato, bianco come il corpo delle frecce di Hao con delicati fregi e ghirigori che ne ornavano il paliotto. I tre ragazzi girarono intorno l'altare e videro che dietro era completamente distrutto, pur mantenendo sempre il candore iniziale. La cosa che più li sorprese fu che l'altare nascondeva una lunga scalinata.
-Che dite...Scendiamo?-  Disse Leigheb in preda all'eccitazione.
-Io sono sempre pronta!- Fu la risposta carica di energia di Eirein.
Hao non parlò, si guardava intorno come se percepisse una presenza.
-Hao, tu che vuoi fare?- Domandò Eirein ma a vuoto.
Hao continuava a guardarsi intorno poi si focalizzò velocemente su un punto. Delle gocce d'acqua scendevano ritmicamente dal capitello di una colonna e Hao le avvertiva. Avvertiva proprio quelle gocce d'acqua che si infrangevano al suolo. E mentre i suoi occhi diventavano di quella strana tonalità di verde, un urlo strozzato si levò alle spalle del ragazzo.
  
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