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Autore: Dave1994    01/07/2013    2 recensioni
Skyrim, poco prima della resurrezione dei draghi e del ritorno di Alduin.
Una terra immersa nel mistero e nella magia...talvolta così antichi da trascendere persino il tempo stesso.
Due universi che si incontrano,per ridipingere un passato sconosciuto e incredibile.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Si può sapere di che cosa diavolo stai parlando?! -

Grigori era spazientito e lo fece notare a tutti presenti battendo con forza una mano sul tavolo, scuotendo tutti i boccali e facendo cadere una pila di documenti da dove era riposta. L'uomo davanti a lui andava blaterando di cose senza senso da fin troppo tempo e le chiacchere facevano venire un malditesta tremendo a quell'uomo di già così poca pazienza. La sua mente corse al suo pari chiuso nelle celle sotto i loro piedi e un sorriso solitario attraverso il volto irato di Grigori. In fin dei conti, non era stata una giornata poi così brutta.

- Glielo giuro, signore – balbettò quasi Boss stringendosi la testa tra le mani con aria disperata, praticamente accasciato sul tavolo dalla disperazione – è la verità. Perché dovrei mentirle su una cosa del genere? -

- Fammi capire bene...tu vuoi che inviamo un distaccamento dei nostri soldati migliori, nel bel mezzo di una guerra civile, per dare la caccia a degli spauracchi? Io dico che o sei un bugiardo, o eri probabilmente ubriaco. -

Boss fece per rispondere, poi scoppiò in lacrime davanti a Grigori. Vedere un uomo di quella stazza piangere come una bambina non era uno spettacolo comune, pensò il comandante.

Stava ripensando a Marty, a come quella cosa se l'era portato via. Gli vennero i brividi lungo la schiena mentre tentava di rievocare mentalmente l'immagine di quell'essere diabolico, in quella stanza delle rovine naniche conosciute come Alftand. Ancora non riusciva a credere lui stesso come fossero stati possibile tutti quegli avvenimenti, eppure era la realtà nuda e cruda. Il suo migliore amico era morto e lui non aveva più chiuso occhio da allora, tormentato da spaventose visioni non appena scivolava nella fase di dormiveglia.

Quello specchio...il modo in cui scintillava alla luce originata da quelle pareti così strane, i cocci di vetro così accuratamente riposti sulla superficie liscia e dalla cornice così riccamente decorata di strani ghirigori...

Preso com'era dai suoi pensieri, quasi non udì le parole dell'uomo davanti a lui, scuro e terribile in volto.

- MI STAI ASCOLTANDO?! -

Il tono della voce di Grigori riportò Boss nel mondo reale, lontano dai suoi angosciosi ricordi. Dietro di lui una donna di pelle scura lo fissava in silenzio, immobile come una statua di pietra. Boss sentiva il suo sguardo trapassargli il collo come il filo di una lama e mai come in quel momento si sentì profondamente a disagio..

- Se quello che dici è vero – disse Grigori, avvicinandosi ancora di più al volto dell'uomo con occhi inquisitori – come fai a essere qui, vivo e incolume? -

- Sono scappato, signore. Ho raggiunto Winterhold di corsa senza voltarmi mai indietro e da lì ho preso una carovana. Ho detto il nome della prima città che mi è venuta in mente, pensavo che la Legione potesse... -

- Dare ascolto ai vaneggiamenti di un ubriaco? Esilarante. -

Grigori rise sguaiatamente e con un cenno liquidò la questione in un istante. La donna di nome Fran si fece avanti afferrando violentemente Boss per le spalle e, sebbene l'uomo fosse grande almeno una volta e mezzo lei, lo sollevò in piedi e lo condusse all'uscita.

- La prego, signore! La scongiuro di credermi, MARTY E' MORTO PER SALVARMI! NON PERMETTERO' CHE SIA STATO TUTTO INUTILE! - ruggì l'omone, divincolandosi dalla stretta della donna e mandandola a sbattere contro il muro: Grigori si voltò e vide nei suoi occhi lo sguardo determinato di un folle, che non ha più nulla da perdere.

E fu in quel momento che un'idea attraverso in un baleno la mente del comandante.

E se quello che dice fosse vero?

No, impossibile. Alftand era stata un tempo avamposto imperiale e i soldati stanziati lì non avevano mai notato nulla di strano, fatta eccezione per qualche automa Dwemer ancora in funzione. La normalità, insomma, in luoghi così antichi e inesplorati.

- La prego... - sussurrò Boss, crollando in ginocchio. I capelli, unti e trascurati, gli ricaddero sulle spalle inerti.

Mi creda. -

Grigori lo osservò con occhi di falco, riflettendo sul da farsi. Non si sarebbe mai privato di uomini preziosi in quel momento, tesa com'era la situazione fra la Legione e il resto della popolazione di Skyrim: una rivolta o un attacco diretto alla città non era un'eventualità da non considerare e avere ogni uomo in prima linea possibile una garanzia di difesa.

In fin dei conti, tuttavia, non gli sarebbe costato nulla stilare invece un normalissimo rapporto e inviarlo formalmente a Cyrodiil. Probabile che gli ammucchiascartoffie imperiali lo avrebbero ignorato del tutto, accatastandolo insieme ai molti altri provenienti da ogni parte di Tamriel.

- Invierò la questione a Cyrodiil, nulla di più. -

- No! Dovete mandare subito qualcuno, al più presto... -

- Giovanotto. – sussurrò Grigori e Boss ammutolì istantaneamente, terrorizzato dalla nota minacciosa insita nella sua voce. Era un tono che non ammetteva assolutamente repliche e l'uomo sentì un grosso peso scendergli dal cuore quando sentì scomparire dalle parole successive quel velo apertamente di minaccia.

- Ho già preso una decisione. Il mio tempo è finito, ho affari molto più importanti di cui occuparmi. -

- Come osi mettere le mani addosso a un ufficiale dell'Impero?! - strillò Fran, sguainando la spada e puntandola alla gola dell'omone davanti a lui. La lama scintillò alla luce delle torce, pronta a recidere la giugulare di Boss al primo cenno del comandante che invece agitò una mano con fare quasi seccato.

- Fran, rinfodera la tua spada. E' tutto a posto. -

Le parole di Grigori ci misero qualche attimo prima di fare effetto e la donna eseguì l'ordine solo quando il suo superiore aveva già incominciato a redarre un rapporto formale da inviare al Palazzo Imperiale. Vide la penna d'aquila impugnata dall'uomo muoversi sulla pergamena come indemoniata e, una volta finito di scrivere, Grigori schioccò le dita attirando l'attenzione di una delle guardie poste all'esterno della stanza, che avevano osservato tutta la scena senza muovere nemmeno un dito. Non che ce ne fosse bisogno, del resto: il comandante e la sua luogotenente erano perfettamente in grado di difendersi da soli.

Soprattutto lei, a giudicare dallo sguardo fiammeggiante con cui stava trafiggendo l'uomo dalla mole considerevole in quel preciso momento.

- Mandatela su alla piccionaia. - ordinò Grigori con voce perentoria, rivolto al soldato davanti a lui – deve essere recapitato a Cyrodiil. -

- Subito, signore. - disse l'uomo dal volto coperto da un elmo e filo via, portando con sé il messaggio del suo comandante.

- Fran, accompagna il nostro ospite all'uscita del palazzo. Credo sia abbastanza, per oggi. -

Non fece caso ai due che si allontanavano dietro le spalle. Non faceva mai caso alle inezie.

Grigori sospirò, buttando fuori tutta la mediocrità che avvertiva nel profondo del cuore. Per Akatosh, era mai possibile che dovesse circondarsi di soli incapaci?

Ma almeno, pensò con un sogghigno, il pesce più sfuggente era ora sotto chiave con un'accusa ufficiale di alto tradimento. Non poteva desiderare nulla di meglio: la carriera di Gregorius era ormai praticamente finita e presto o tardi la sua divisione sarebbe passata a lui, incrementando il suo potere e il suo prestigio presso l'Imperatore e la Legione.

E chissà...da lì in poi il limite era soltanto il cielo.

Era ancora felicemente perso nei suoi pensieri quando un messaggero entrò nella stanza praticamente senza fiato, le gote arrossate per la corsa e la fretta nel riferire ciò che aveva da dire.

Ottimo, così dev'essere la Legione. Una macchina perfetta, efficiente e scattante, pronta a giocare d'anticipo sull'avversario.”

Con un cenno accolse l'uomo e gli indicò una sedia, dove avrebbe potuto riprendere fiato per una manciata di secondi.

- Quali buone notizie mi porti, messaggero? Respira profondamente e parla, ho molte faccende da sbrigare. -

- Signore! - ansimò il messaggero, strofinandosi la fronte sudata con l'avambraccio e tamponandosi il volto con un lembo della sua tunica (Grigori fece una smorfia, mascherandola tuttavia subito con un sorriso accondiscendente).

- Ti sei ripreso, adesso? -

- Il prigioniero è fuggito. Le sentinelle hanno visto un lupo aggirarsi nei dintorni del castello, credono che sia in qualche modo legato a... -

Il ruggito rabbioso di Grigori che conseguì a queste parole venne udito fino ai battenti del Castel D'our, dove non poche guardie si voltarono sconcertate in direzione degli uffici del comandante. Infuriato, l'uomo avrebbe ribaltato ogni mobile nella sua stanza sotto gli occhi sempre più atterriti e spaventati del messaggero che gli aveva portato nolente quell'infelice notizia.

  
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