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Autore: AstronautOnTheMoon    01/07/2013    2 recensioni
Storia di una ragazza comune che sognava, ma che non é riuscita a realizzare il suo sogno.
Un passato felice,due genitori che le vogliono bene, ma la rabbia e la delusione sono nel suo cuore, perché aveva vissuto tutta la vita per la realizzazione del suo grande sogno.
Rabbia perché ha avuto tutto.
Delusione perchè non ha ottenuto niente.
Genere: Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. Le origini

Ho iniziato a tirare in aria il pallone che ancora non sapevo gattonare, ho iniziato a buttarmi per prendere al volo le palle quando sapevo appena camminare e ho incominciato a vivere nel mondo della pallavolo ancora prima di nascere.

Mio padre era pallavolista, mia madre anche.

Entrambi giocavano in serie B1 e soprattutto per mio babbo avevano grandi aspettative per il futuro, poi è nato quell'amore incredibile, irrefrenabile e in modo inaspettato anche il frutto di quell'amore: sono nata io.

Erano entrambi molto giovani, ma abbastanza maturi per avere la forza di sacrificare un sogno per trovare un lavoro stabile per darmi un futuro e inoltre hanno sempre fatto in modo di non farmi sentire come un'indesiderata. Forse l'unico problema sono le grandi aspettative su di me che mi hanno sempre messo in difficoltà, odio farmi accompagnare in macchina dai miei genitori alle partite perché il ritorno è un inferno: “quel primo tempo al secondo set dovevi farlo verso il posto uno perché dall'altro lato si vedeva che c'era già il libero pronto”, oppure “devi provare a battere salto teso, non potrai continuare per sempre con la salto flot!”

Insomma, notano quelle piccolezze che nemmeno l'allenatore si sente di rimproverarmi e dopo aver ascoltato anche le grida del coach non è facile sottomettersi anche a quelle dei genitori.

Però, nonostante questo piccolo dettaglio è bello avere due genitori ex-giocatori perché ti insegnano molto, spesso i loro consigli sono utili – se ascoltati – e hai sempre qualcuno con cui giocare a pallavolo anche se leggermente fuori forma.

Io sono figlia unica, quindi tutte le loro attenzioni sono sempre state riversate su di me e sul mio sogno.

Loro hanno sempre conosciuto il mio sogno e l'hanno sempre appoggiato, semplicemente perché era anche il loro alla mia età, ma a differenza loro io non sono riuscita a realizzarlo perché non sono abbastanza.

A volte mi viene da chiedermi dove sarebbero arrivati se io non fossi nata, mia mamma probabilmente non sarebbe salita più della B1, ma mio babbo, palleggiatore ventenne alto 1 metro e 98 centimetri, con le mani d'oro sarebbe potuto arrivare molto in alto, o perlomeno così dicevano il suo allenatore e il suo manager.

Mi sono sempre sentita molto in colpa perché ho distrutto il loro futuro, ma loro hanno sottolineato che non era vero, perché avevano deciso di smettere di giocare per loro iniziativa, avrebbero potuto continuare, ma hanno attaccato le ginocchiere al chiodo perché avevano semplicemente bisogno di staccare e di cambiare, di trovare delle certezze.

Il mondo dello sport non è un mondo facile in cui vivere, è un po' come il mondo della moda: un giorno vieni considerato da tutti un fenomeno, ma il giorno seguente vieni dimenticato dal mondo intero, proprio per questo mio padre ha deciso di chiudere la parentesi dello sport, perché ne aveva assaggiato questo aspetto, anche se in quel periodo era nel momento positivo.

Ora mio babbo ha trentasette anni e lavora come impiegato e mia mamma lavora come maestra da quattordici anni.

Appena io ho iniziato ad andare all'asilo, mia mamma ha iniziato a fare il lavoro per cui aveva studiato.

Io oggi ho diciassette anni e nonostante le tante selezioni che ho fatto non sono mai arrivata da nessuna parte.

Ci sono molte persone che non hanno l'opportunità di fare nemmeno una selezione nella loro vita, ed io ne ho fatte almeno una decina e ho saputo cogliere solo una occasione.

Ho fatto diversi salti di qualità per quanto riguarda le squadre, ma tutti grazie ad osservatori camuffati in spettatori giunti per vedere colei che portava il cognome del palleggiatore sparito troppo presto dalla circolazione.

Non è bello e nemmeno confortante sapere che ci sono persone che vengono a vedere come giochi solo per il cognome che porti, solo perché sei figlia di tuo padre, solo perché se lui era forte devi esserlo anche te, semplicemente perché dovete avere gli stessi geni. Ho sempre odiato tutto questo, ma allo stesso tempo non ho potuto fare altro che ne essere grata per le opportunità ricevute.

Purtroppo il mondo della pallavolo è anche questo, un luogo dove ci sono i raccomandati, dove il cognome significa tanto e dove è facile, se hai uno di quei cognomi, deludere.

  
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