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Autore: Sakyo_    01/07/2013    3 recensioni
[Spezzone del 6° capitolo]
Ci ritrovammo così, in quella posizione non voluta ma perfetta, i nostri visi a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro. I capelli lunghi di Castiel mi solleticavano la fronte e il suo profumo pungente arrivò fino alle mie narici.
Per qualche secondo restammo a guardarci negli occhi: era la prima volta che li osservavo bene, e ne rimasi ipnotizzata. Profondi, intensi, neri come la pece.
«Adatti» mi ritrovai a pronunciare senza accorgermene.
Castiel mi guardò interrogativo.
«I tuoi occhi... Sono proprio adatti a te» affermai convinta.
[Spezzone del 13° capitolo]
«Non dirlo Nath, io sto bene con te…»
«E allora permettimi di renderti felice»
Una frase che arrivò come una cannonata in pieno petto. Mi sentii così confusa e inibita, come se mi fossi svegliata improvvisamente da un’anestesia totale.
Col dorso della mano mi carezzò la guancia nel modo più dolce possibile, mentre mi confessava il suo amore sincero.
«Sono innamorato di te, Emma»
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Iris, Nathaniel, Nuovo personaggio, Rosalya
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Night and Day
Capitolo 10



Quella notte non sognai assolutamente nulla. E la mattina dopo ero così stanca che, invece di spegnere la sveglia del
cellulare, diedi uno schiaffo in fronte a Iris che dormiva accanto a me. L'unico modo per farmi perdonare fu quello di cederle a malincuore metà del croissant che mi spettava per colazione.

Il ricordo del bacio della sera prima si presentò senza preavviso come un uragano non appena intercettai una ormai famosa testa rossa che faceva il suo ingresso nella sala da pranzo dell'albergo. Istantaneamente trovai interessantissimo il contenitore dello zucchero che Violet stava in quel momento versando con abbondanza nel suo cappuccino.

Come temevo, a Iris non sfuggì il mio repentino cambio d'umore.

«Qualcosa non va?»

Per quanto le volessi bene, non avevo ancora intenzione di dirle cos'era successo tra me e Castiel. Iris aveva la lingua lunga e non potevo essere completamente certa che il segreto sarebbe rimasto tra di noi soltanto.

«Tutto bene» dissi, addentando la metà del croissant che mi spettava di diritto.

«Emma...»

«Uh?»

«La carta gli da più sapore?»

Abbassai lo sguardo sul croissant e mi accorsi che avevo mangiato anche il fazzoletto di carta che lo avvolgeva. Masticai per qualche secondo e buttai giù a fatica il boccone stopposo che avevo in bocca.

Non andava bene proprio per niente.

 

Trascorremmo la mattinata tra musei e cattedrali, finché non arrivò il primo pomeriggio e con esso la libertà.

Senza i professori alle calcagna, ci dividemmo in gruppetti e ci dedicammo allo shopping di souvenir. Dopo un'oretta decisi che ne avevo abbastanza di camminare.

«Vado a riposarmi in quel parco laggiù, quando avete fatto raggiungetemi» dissi alle mie amiche che avevano ancora voglia di gironzolare.

Con le cuffie alle orecchie mi distesi sull'erba e chiusi gli occhi. In quel giorno invernale il sole si era fatto coraggio e riscaldava timidamente il paesaggio circostante.

La quiete si impossessò del mio corpo, e poco dopo aver trovato una posizione sufficientemente comoda mi arresi ad un sonnellino ristoratore.

Di preciso non seppi quanto avevo dormito quando i miei sensi furono risvegliati da un leggero solletico sulle guance.

La prima cosa che vidi quando aprii faticosamente gli occhi furono dei fili argentati ricadermi sul viso.

«Mh...?»

Nonostante il sonno cercai di mettere a fuoco chi o cosa avevo davanti, e con stupore mi resi conto che si trattava della bella Rosalya.

Mi tirai su di scatto, alcuni ciuffi d'erba incastrati tra i capelli. Rosalya sorrise.

«Scusami, non volevo spaventarti» disse, inclinando un po' il capo.

La sua presenza mi metteva sempre a disagio. Inoltre, da quando ero a conoscenza della connessione del suo passato con quello di Nathaniel e Castiel, non riuscivo a tenere a bada lo stomaco ogni volta che la vedevo. Provavo parecchi sentimenti contrastanti, sul suo conto.

«Posso esserti utile?» domandai, curiosa di sapere perché mi stesse osservando mentre dormivo.

Rosalya fissò le nuvole sopra di noi con aria assente. «Mi chiedevo se ti andasse di fare una passeggiata» disse infine.

Una passeggiata? Io e lei? Iniziavo a temere il peggio. D'altra parte, avevo intenzione di intraprendere una discussione con lei, prima o poi. Il fatto era che non sapevo in che modo farlo, dato che eravamo solamente due conoscenti, quindi con una buona dose di diffidenza colsi l'occasione e acconsentii alla sua richiesta.

Ci incamminammo in un lungo viale alberato che dal parco conduceva al centro della città, per i primi minuti il silenzio regnò sovrano. Alla fine la prima a rompere il ghiaccio fu Rosalya, con una domanda del tutto inaspettata.

«Non vorrei sembrare indiscreta, ma mi preme davvero chiederti una cosa»

Mi voltai a guardarla con lo sguardo all'erta. «Sì?»

«Sei interessata ad uno dei due?»

Serrai la mascella per non farle intravedere il mio disagio. Ovviamente, sapevo perfettamente a chi si riferisse.

Per quanto Rosalya potesse essere brava nell'interpretare la parte della damigella graziosa ed educata, avevo capito che agiva in quel mondo unicamente per i suoi scopi e di certo non sarei stata vittima di quel gioco egoista.

«Temo che tu non abbia il diritto di saperlo»

Grazie alla mia risposta vidi per la prima volta un'incrinatura sulla maschera che portava. Il solito sorriso sulle labbra rosee aveva ora lasciato posto ad un'espressione fin troppo seria.

«Invece credo di doverlo sapere, Emma. Conosco quei due molto meglio di te»

«Giusto, e sei riuscita anche a rovinare la loro amicizia. Complimenti, Rosa!»

Un lampo di astio accecò i suoi occhi dorati. Si bloccò in mezzo alla strada, costringendomi a fermare il passo.

«La colpa non è mia, sono stati loro ad aver interpretato male. Non impicciarti di cose che non ti riguardano» sibilò tra i denti, la maschera ormai quasi del tutto crepata.

«Potrei dire lo stesso a te. Il tuo egoismo li ha fatti stare malissimo, e ancora oggi le loro ferite sono rimaste aperte» ormai avevamo iniziato quella guerra ed io non avevo alcuna intenzione di perderla.

Rosalya parve optare per una diversa strategia. Respirò profondamente, poi iniziò.

«Ascolta Emma, non è bello attaccarci in questo modo. Sarò sincera con te... Io sono innamorata di Castiel, e voglio che anche lui mi ricambi» disse con tutta la calma del mondo, scandendo ogni parola alla perfezione. «Però... Ho come l'impressione che tu possa rappresentare un ostacolo al raggiungimento di questo obiettivo»

Ancora una volta, la sua avarizia aveva prevalso su tutto il resto. Ignorai la sua ultima sentenza e risposi a tono.

«Mi è parso di capire che Castiel ti abbia già rifiutata in passato...»

Quella frecciatina fu più forte di me. Esagerata o meno, non mi pentii di averla fatta uscire dalla mia bocca.

A quel punto ottenni l'effetto sperato: la bambolina esplose come un vulcano.

«Era una situazione complicata! Castiel conosceva i sentimenti di Nathaniel verso di me, e non voleva ferirlo»

Sentendo quelle parole, la miccia che Rosalya aveva alimentato arrivò a far scoppiare la bomba dentro di me. «Oh, certo... Tu invece non ci hai pensato due volte prima di ferire entrambi, vero? Metterti con Nathaniel è stato un ripiego al rifiuto di Castiel, o forse eri troppo amareggiata e ferita nell'orgoglio?»

Le certezze della mia rivale barcollarono. «Ho... Ho provato a riavvicinarmi a Nathaniel, ma lui è così testardo...»

«Riavvicinarti a lui?» domandai incredula. Poi ripensai alla storia dell'anello che tanto mi aveva tormentata. C'era qualcosa che non capivo... Rosalya aveva appena ammesso di essere sempre stata innamorata di Castiel, perché allora cercare di riappacificarsi con l'altro?

Ormai Rosalya stava arrivando al capolinea. «Speravo in cuor mio che tornando da Nathaniel, lui avrebbe posato il suo sguardo su di me...»

Capii che quel “lui” indicava Castiel. Per una frazione di secondo, provai pena per lei. Amava a tal punto il rosso da escogitare dei mezzi così subdoli... Ma Castiel non era il tipo da cadere in questi tranelli. Lui era migliore.

Senza che io dicessi nulla, lei continuò. «Mi ero imposta di mettere fine a tutto questo dopo averci parlato l'ultima volta, ma non ci riesco...»

Mi tornò alla mente l'incontro in corridoio tra Rosalya e Castiel in cui assistetti da esterna e ricordai che lei lo aveva schiaffeggiato con rabbia.

«...dopo avergli aperto per l'ennesima volta il mio cuore, lui non ha saputo far altro che sputarmi in faccia tutte le sue parole cariche di rabbia!»

Era ovvio che si stesse riferendo proprio a quell'episodio. Di colpo, si ammutolì.

Non riuscivo ad accettarla, ma al tempo stesso non riuscivo nemmeno a pensare che avrebbe dovuto mettersi una volta per tutte il cuore in pace. Rosalya aveva tutto il diritto di amare Castiel, ciò che non le spettava era il perdono dei due ragazzi.

«Non rendere le cose ancora più complicate...» sussurrai alla fine.

Rosalya girò il volto appena in tempo per nascondermi le lacrime che strariparono dai suoi occhi distrutti.

Né io né lei aggiungemmo altro, prima di congedarci definitivamente.

 

Mancavano venti minuti alla fine del tempo che ci avevano concesso gli insegnanti e io ancora non avevo trovato le mie amiche. Mentre stavo controllando per l'ennesima volta tutte le zone soleggiate del parco, la mia testa si scontrò con un petto incappottato in un trench beige.

«...Nathaniel!» esclamai.

«Felice di averti trovata, Em» il suo sorriso mozzafiato era più aperto che mai. «Cosa stavi facendo?» chiese.

«Cercavo Iris e Violet... Le hai viste, per caso?»

«Uhm, no... Però potrebbero essere al centro, visto che tra poco dobbiamo radunarci tutti lì» disse. Poi, guardandomi contento, aggiunse «Ti accompagno?»

«Va bene» risposi sorridendo. Né lui né Castiel avrebbero mai saputo della mia conversazione con Rosalya. Ciò che avevano passato bastava e avanzava, perciò rincarare la dose non sarebbe servito a niente.

Parlando del più e del meno arrivammo nel centro della cittadina pieno di negozi e bancarelle.

«Gli altri dovrebbero essere poco lontano da qui...» disse Nathaniel, guardandosi intorno. Nel giro di perlustrazione i suoi occhi si posarono sull'insegna di un negozio di fronte a noi, che io non riuscivo a vedere perché un grande albero mi bloccava la visuale.

Nathaniel abbassò poi lo sguardo su di me e un sorriso da bambino si impossessò delle sue labbra. «Che ne dici di un dolce?»

Mi spostai quel che bastava per scorgere il negozio e i miei occhi si spostarono come saette da Nathaniel alla vetrina. Un senso di panico mi pervase.

«Non... Non posso» sibilai, instabile.

Gli occhi iniziarono a bruciarmi.

Non dovevo piangere, ma i ricordi mi avevano travolta all'improvviso.

Nathaniel mi guardò spaesato. «Beh, non fa niente...» disse, non riuscendo a comprendere la mia reazione.

«Scusa, Nath...» dissi, e corsi via lasciandolo solo e confuso.


Note dell'autrice: Dopo quasi tre mesi di assenza, torno a pubblicare. Questa storia era finita un po' nel dimenticatoio, ma ora sono tornata più carica che mai. Mi dispiace per il ritardo, spero però che qualcuna continuerà a seguirmi. Un bacione a tutte e fatemi sapere cosa ne pensate! <3

  
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