Ti guardi allo specchio e ciò che vedi è un essere informe, vedi linee dritte dove dovrebbero esserci linee curve e linee curve dove dovrebbero essere dritte.
Ti guardi ancora e fai l'elenco di tutto ciò che è sbagliato.
I capelli sono gonfi, gli occhi troppo piccoli e distanti, il naso storto, il mento grosso.
Fai scendere lo sguardo e l'accappatoio e ciò che vedi è un seno piatto e una pancia gonfia.
Il sedere ti chiedi cosa sia, poi abbassi ancora gli occhi e ti ritrovi davanti due grosse gambe storte e due caviglie sottili.
Ti guardi negli occhi e lentamente apri lo sportello dove ci sono le lamette, prendi quella più nascosta, in basso, la tua preferita.
È rovinata, come te.
La giri tra le dita, continui a guardare lo specchio.
Ti odi.
La rabbia prende il comando della tua mano e in un istante muovi la lama sull'altro polso e un liquido rosso e rassicurante scende pesante.
Pensi “Almeno dentro siamo tutti uguali”.
All'improvviso è finita la paura, l'odio, la rabbia, per un istante è come se ti sentissi bene, ma è solo un'illusione.
Asciughi il sangue.
Ti vesti lentamente e indossi i braccialetti.
Prendi dall'armadio il tuo sorriso più bello e vai a scuola.
Nessuno sospetta delle tue debolezze, nessuno sospetta delle tue cicatrici, nessuno sospetta che tu sia un autolesionista.