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Autore: Struck By You    02/07/2013    0 recensioni
[Heavy Rain][Heavy Rain]Fanfiction su: Norman Jayden,Ethan Mars,Carter Blake,Leighton Perry.
"Cosa accade quando due universi come i nostri,devastati entrambi da questa debolezza umana...si urtano?" domandò a fronte bassa cercando di non scivolare nuovamente nel vuoto dei suoi occhi.
"Si salvano." rispose lui d'un fiato.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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۵ Capitolo 3  ۵


Erano passati all'incirca una trentina di secondi da quando Norman,dopo aver compiuto un’entrata alquanto anonima all’interno della stazione di polizia,era rimasto con la bocca schiusa nell'osservare l’infinita colonna di tasti dell’ascensore.
 
 -Questo edificio deve essere una giungla.- commentò tra sé e sé, mordendosi nervosamente il labbro inferiore.
 
Dopo alcuni istanti l’agente,sollevando il braccio appesantito dalla stanchezza guadagnata il giorno precedente, riuscì finalmente a raggiungere il pulsante desiderato e, non appena sentì le porte chiudersi alle sue spalle, non poté fare a meno di emettere un sospiro intriso di esasperazione.
 
“Filerà tutto liscio.” mormorò allentandosi il nodo soffocante della cravatta.
 
L’uomo, sollevando gradualmente lo sguardo, si lasciò sfuggire un sussulto nel vedere l’immagine proiettata di fronte a sé. Ora la parete a specchio dell’ascensore rifletteva una persona completamente stravolta : l’ansia, la mancanza di riposo e l’astinenza lo avevano drammaticamente ridotto ad un essere indifeso e vulnerabile.
 
-Beh,sicuramente questa faccia non mi sarà d’aiuto.- ipotizzò demoralizzandosi ulteriormente.
Per qualche motivo aveva la netta sensazione che quel suo primo giorno lavorativo si sarebbe rivelato un totale disastro.
 
Quasi tutti i dipendenti erano già seduti alle rispettive scrivanie quando l’agente arrivò a destinazione.
La prima cosa che si era imposto di fare era quella di trovare Blake Carter per discutere delle  prove trovate il giorno precedente sul luogo del delitto,infatti si avviò verso la postazione del collega senza perdere ulteriore tempo.
 
“...Forse dovremmo parlare del caso,Carter.” propose Norman senza troppe storie.
 
Blake, apparentemente infastidito dall'improvvisa interruzione, sollevò gli occhi verso l’interlocutore, accenando una smorfia.
“Ho del lavoro da finire qui. Parleremo più tardi, quando avrò finito.” rispose inacidito. “Se non ti dispiace..” lo invitò gentilmente a evaporare dalla sua vista.
 
Jayden lo guardò incredulo. Non si aspettava di certo un comportamento del genere da parte del suo nuovo collega. Iniziò a pensare che forse, dietro a quel che gli era stato riferito dal proprietario del bar, si celava un velo di verità.
“Uhm,certo.Nessun problema..” alzò le spalle indispettito, cercando poi di ricomporsi.
“Solo..fammi sapere quando sei disponibile.” girò le spalle, questa volta senza sapere esattamente dove andare.
 
 
“...Signore, ha bisogno d’aiuto?” una signora sulla quarantina si rivolse a Norman con aria interrogativa,senza ricevere però nessuna risposta.
 “Si è perso per caso?” lo incitò nuovamente, attirando finalmente l’attenzione dell’uomo che stava vagabondando per l’ufficio centrale da ormai un quarto d’ora.
 
“Chi io?” si indicò spaesato,rivolgendosi alla donna quasi come se fosse caduto dalle nuvole.
 
“Sì lei. L’ho vista parlare con il tenente Blake.C’è qualche problema?”
 
“In verità sono stato inviato dall’ FBI di Washington per investigare sul caso dell’Origami killer.”  spiegò.
“Ah,ma certo.Lei deve essere Norman Jayden!Mi perdoni. Perry mi aveva avvisato del suo arrivo.” cercò di scusarsi per il malinteso.
 
“Perry?”
 
“Certo, Perry Leighton, il capo del dipartimento.Mi ha detto di consegnarle le chiavi del suo ufficio.Venga, mi segua.” si alzò dalla scrivania, affidò le chiavi all'uomo e si avviò successivamente verso la porta.
 
“Questo...questo è il mio ufficio?” l’agente si guardo intorno con aria delusa. Si trattava di una stanza spoglia, decorata da numerose ragnatele insediate negli angoli più remoti.
A riempire il vuoto c’era solo un’enorme cattedra piena di vecchie scartoffie e un’enorme tabella di sughero.
 
“Mi è stato detto di portarla qui.” ammise la segretaria. “Se le serve qualcosa sa dove trovarmi.” accennò un lieve sorriso per poi chiudere la porta.
 
Rimase un’istante in piedi con un’espressione indecifrabile sul volto.
Non era il massimo certo, ma almeno ora poteva proseguire con la sua indagine.
 
-Ok.- pensò. –E’ ora di mettersi al lavoro.- si accomodò al suo posto e , con la manica della giacca,  cercò di pulire al meglio la scrivania impolverata, lasciando cadere al suolo tutti i documenti.
 
“Dunque..” disse sfilando dalla tasca i suoi devoti ARI glasses per poi indossarli.
“8 vittime negli ultimi 3 anni.” commentò osservando la grafica proiettata dagli occhiali di ultima generazione. “Si tratta principalmente di bambini  compresi tra l’età di nove e tredici anni.In tutti i casi fin’ora studiati, il rapimento avviene in luoghi pubblici, ma nessuno è mai riuscito ad accorgersene in tempo.”
“Le scomparse si verificano principalmente in autunno, nei mesi di ottobre e novembre e il rituale sembra essere sempre lo stesso: le vittime vengono ritrovate tre o cinque giorni dopo la scomparsa, affogate nell'acqua piovana, con in mano un’ origami e un’orchidea tra i capelli.”
“Il raggio d’azione del criminale è molto ampio ma per adesso non sembra esserci alcun collegamento logico per quanto riguarda i luoghi del delitto. Tutto ciò che sappiamo dell’assassino è che si tratta di un’uomo bianco, dai trentacinque anni in su, intelligente, calmo e determinato... il suo impiego lavorativo presuppone...” improvvisamente Norman si paralizzò.
 
Una goccia di sangue era accidentalmente scivolata sul polsino della sua camicia,sporcandola di un rosso scuro .
 
“Merda.” esclamò sfilandosi immediatamente gli ARI glasses, scaraventandoli sulla scrivania.
Posò lo sguardo sulle mani, che presero a tremare in una maniera allarmante.
Non riusciva a mettere a fuoco la vista.Tutto intorno a lui sembrava essere ricoperto da una patina di nebbia.
 
-Ecco,ci siamo..di nuovo. – si passò una mano sulla fronte bollente. -Devo andarmi a rinfrescare il viso.- si alzò di scatto,barcollando fino all’uscita.
-..I-io DEVO prenderne un po’...Sverrò sicuramente se resisto.-
Il pensiero della Triptocaina iniziò a martellare inverosimilmente i suoi pensieri , tanto da spingerlo a estrarne una fialetta dalla  tasca interna. -NO!Devo resistere...n-non mi vedrà nessuno.- si impose riponendola a stento al suo posto. –Ce la posso fare. Lo so.-
 
“Signore, tutto bene?” un poliziotto di passaggio non potè fare a meno di alzare un sopracciglio verso il povero Norman che, molto rapidamente, avanzò di qualche passo per poi buttarsi a capofitto sulla porta del bagno.
In quel momento Norman realizzò quanto la situazione stesse diventando insostenibile.
Stava perdendo il controllo di se stesso.
Quella fialetta, contenente un liquido blu fosforescente, rappresentava la sua principale debolezza ma nel contempo la considerava come l’unica soluzione possibile.
Ora il tunnel della dipendenza gli appariva più buio che mai e riuscire a  trovare uno spiraglio di luce, in mezzo a quelle terrificanti tenebre, sembrava una missione a dir poco impossibile.
 
Dopo aver ripreso parte del suo autocontrollo, sollevò il viso umido, sentendosi avvolgere da un senso opprimente di impotenza.
“..Come ho fatto a ridurmi in questo stato?” si chiese con voce ancora sconvolta, appoggiando le mani ai lati del lavandino.
Ovviamente sapeva di non conoscere la risposta.
Non l’avrebbe mai trovata se avesse continuato a lottare da solo.
 
“Signor Jayden!” udì una chiamata provenire dall'esterno, facendolo ritornare alla realtà.
 
-Forse Blake ha terminato quel suo stupido lavoro.- venne in mente all'agente.
 
“Sono qui.” rispose uscendo dal bagno. “Che succede?” chiese alla segretaria.
 
“Il tenente Carter mi ha detto di raggiungerlo.” rispose gentilmente la donna, ritornando a leggere i propri documenti. “Sembrava agitato.”
 
 
“Ci sono sviluppi?” Norman, ancora confuso, trascinò le gambe fino al collega.
 
“Jayden,questo signore è venuto a denunciare la scomparsa di suo figlio.” Blake lo guardò indicando l’uomo seduto di fronte a lui.
 
L’agente indietreggiò di mezzo passo quando realizzò di chi stava parlando: era un’uomo sulla quarantina, probabilmente si aggirava intorno ai trent'anni ma la barba incolta e le pieghe sotto agli occhi lo invecchiavano parecchio.
Teneva la testa abbassata, quasi come se desiderasse di essere risucchiato dal terreno.
Norman, nonostante tutto, trovava la sua presenza appetibile ma per qualche strano motivo c’era qualcosa che gli sfuggiva.
 
“Quand'è sparito?” il collega tornò a parlare al genitore.
 
“E’ successo lo scorso pomeriggio. Sono stato al parco con mio figlio Shaun,abbiamo parlato insieme per un po’ e poi lui... lui voleva andare sulla giostra dei cavalli, quindi ho preso il biglietto e quando mi sono girato... Shaun era scomparso.” pronunciò quelle parole incredulo, lasciando trasparire nei suoi occhi scuri un’ansia legittima.
 
“A che ora siete arrivati al parco?Cerchi di ricordare l’ora esatta signor Mars. Ogni dettaglio è di massima importanza.”
 
“C-credo siano state le 16.50.”
 
“Cosa indossava quando è sparito?”
 
“..Un cappotto.Un cappotto beige e un paio di pantaloni marroni.”
 
 “Come ha fatto a perdere di vista quel bambino senza neanche accorgersene?!” lo rimproverò Blake scocciato. “Non ha detto di essere proprio lì, vicino alla giostra?”
 
“I-io..non mi ricordo bene come..è successo tutto così velocemente!” replicò con respiro affannoso.
 
“Prima ha detto che il vostro arrivo si è verificato verso le cinque del pomeriggio..allora perché ci ha messo così tanto a contattare la polizia?”
 
Un silenzio tombale coprì improvvisamente la conversazione.
 
Norman non riusciva a scrostare lo sguardo da quell'uomo.
Perché non rispondeva?
Si rese immediatamente conto che, dietro a quella storia, si celava qualcosa di più misterioso, di estremante ignoto, e non aveva la minima intenzione di lasciarsi sfuggire un’occasione del genere.
 
Jayden si schiarì la voce, sventrando il silenzio. “Blake, ti dispiacerebbe lasciarci da soli?” chiese consapevole di aver appena firmato la sua condanna a morte.

 
N/A  

Ed eccomi di nuovo dopo una lunghissima pausa!
Vi ringrazio per essere arrivati fino a qui e spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Nel prossimo affronteremo il primo e vero dialogo tra Ethan e Norman!


Non fatevi problemi a recensire e a dire cosa ne pensate :)
Alla prossima ragazzi!
 
-Elix

 
 
 
  
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