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Autore: Lady Castalia    16/01/2008    4 recensioni
Tratto dal Capitolo IV
Quella ragazza esisteva nella loro vita da solo sue giorni, eppure era riuscito a turbarlo e sconvolgerlo come mai gli era successo prima.
Qualcosa in lei lo attraeva a se, come una falena dalla luce di una candela.
Il suo timore, era quello di rimanerne irrimediabilmente bruciato.Introduzione modificata. E' vietato creare l'effetto riga vuota all'interno della stessa.
Nausicaa212, assistente amministratrice.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo 2



Ad ogni passo che percorreva dietro al gigante, Alexandra rimenava sempre più estasiata e rapita.
Il castello era arredato in stile Medioevale, con grandi mura e finestre che si affacciavano sul bellissimo paesaggio circostante.
Ancora frastornata dal viaggio e dalle mille novità che l'avevano colta completamente alla sprovvista venne scortata da Hagrid attraverso corridoi e arcate, fino a giungere davanti ad una grossa statua di un Grifone.
Il gigante pronunciò alcune parole, di cui Alex non colse il significato.
La mente troppo lontana, immersa in mille pensieri.
Si riscosse sentendo un rumore, come di pietre che venivano smosse.
La statua di fronte a lei salì, girando su se stessa, per dar luce ad una piccola scala a chiocciola.
"Alexandra io qui ti lascio. Sali, ed entra nella porta di fronte te. Troverai Silente ad aspettarti." - disse Hagrid.
Con un cenno affermativo del campo, dopo averlo salutato, si diresse nella direzione che le era stata indicata.
Salendo uno ad uno i gradini si ritrovò davanti a quella porta.
Finalmente la sua curiosità sarebbe stata appagata.
Tirando la maniglia entrò in una sorta di ufficio, dalla forma tondeggiante.
Le pareti erano completamente cosparse di quadri.
Di fronte a lei una scrivania con a fianco un elegante trespolo per uccelli.
Guardandosi intorno, compiendo un giro su se stessa, si accorse dei mille oggetti strani, che le davano nonostante tutto, l’idea di un ambiente accogliente.
"Benvenuta Alexandra." - la raggiunse la voce di Silente.
Rivolse la sua attenzione alla scrivania, vuota fino ad un attimo prima, dove l'anziano uomo stava con le mani incrociate sotto il mento.
"Prego, accomodati." - disse rivolgendole un caldo sorriso.
"Grazie." - rispose in un soffio la giovane, ravvivandosi la ciocca argentea dietro l’orecchio.
"Dunque. Immagino lei si stia chiedendo dove si trovi." - iniziò Silente che, al gesto affermativo della ragazza, sorrise di nuovo, per poi continuare il suo discorso.
"Questa, è la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts." - non cogliendo nessun cenno da parte della ragazza di voler proferir parola, decise di proseguire.
"Devo essere sincero con te. La pergamena non era altro che un pretesto per poterti portare qui. Questo è il tuo posto, il luogo dove avresti dovuto trascorrere gli ultimi 6 anni."
La ragazza, sempre più incredula, non riusciva a dare un senso a quelle parole troppo assurde.
"Alexandra Crawley tu sei una strega."
La giovane si alzò di scatto dalla sedia, il suo colorito iniziò ad assumere una vaga tonalità di rosso.
"Che cosa???" - sbottò di colpo - "Ma lei è completamente pazzo! Si rende conto di quello che mi sta dicendo! Non è possibile." - concluse flebilmente, lasciandosi scivolare di nuovo sulla sedia in stile antico.
"Non sai quanto mi rammarica dover essere io a comunicarti una notizia di questa portata, senza aver avuto la possibilità di spiegarti le cose con calma." - disse amareggiato Silente, conscio di quanto per lei, tutta la situazione doveva essere difficile.
"Io...io non capisco, com'è possibile?" - disse la ragazza mantenendo il tono della voce a poco più di un sussurro.
"Devi sapere che tu discendi da un'antica dinastia di maghi, proprio come tuo padre."
"Mi stà dicendo che mio padre era uno stregone?" - chiese incredula tornando a rialzare la voce.
"Proprio così." - confermò Silente, cercando di nascondere il sorriso che gli era affiorato alle labbra per il termine, alquanto babbano, usato dalla ragazza.
"Mi perdoni, ma capirà che la cosa mi è un po' difficile da credere." - ribatte con tono piatto Alex.
"Capisco che sia una notizia complicata da accettare, ma le posso assicurare che è la verità. Comprenderà meglio ogni cosa quando inizierà ad usare i suoi poteri." - concluse Silente.
Una risatina isterica giunse alle orecchie del mago.
Alexandra ora stava con la testa bassa, stringendo convulsamente con le mani, i fini braccioli della poltrona.

Tutto quel tempo passato a chiedersi per quale ragione, fosse così diversa dai suoi coetanei.
Gli ultimi anni trascorsi nella convinzione di essere una specie di mostro, di scherzo della natura.
Ogni giorno della sua vita, aveva visto le persone accanto a lei allontanarsi, spaventate da ciò che non riuscivano a comprendere.
Solo i suoi genitori le erano rimasti vicini.
Fino al momento in cui erano morti.
Da allora era rimasta sola.
Non aveva avuto più nessuno accanto.
Se l'era cavata da sola, creandosi con i denti e con le unghie il proprio spazio, in quel mondo che non l'accettava.
Ma col tempo aveva imparato a conviverci.
Faceva male, era vero.
Non passava giorno in cui soffriva, sentendosi responsabile di tutto quello che le accadeva intorno.
Persino della loro morte.
Quell'uomo gentile aveva aperto uno spiraglio di luce nell'oscurità del suo mondo.
Poteva fidarsi?
Poteva davvero permettere di lasciar entrare quella luce?
Era così abituata all'oscurità.
Era ormai convinta di farne parte.
Di meritarla.

Piano piano alla rabbia si aggiunse la disperazione e l'angoscia per gli anni di inferno passati.
"Perchè non mi avete cercata prima? Perchè avete lasciato che mi rinchiudessero in quell'orrendo posto dimenticatoi da Dio, perchè?" - urlò alla fine, alzando il volto e fissando gli occhi verdi smeraldo in quelli di Silente, sentendo le lacrime pizzicarle gli occhi.
"Giuro che è stata una decisione alquanto difficile da prendere, ma abbiamo ritenuto opportuno aspettare che crescessi, maturassi, in modo che fossi in grado di capire maggiormente lo stato delle cose." - concluse pensieroso, convinto, dallo stato della ragazza che aveva di fronte, di aver fatto l'ennesimo errore, credendo di proteggerla.
Invece, com’era stato per altri, le aveva causato solo maggiori sofferenze.
Sapeva però, di non poterle svelare del tutto la verità.
Ancora non era giunto il momento.
Alexandra con la rabbia e la tristezza nel cuore, scorse negli occhi di Silente la medesima tristezza che lei stessa stava provando.
Non era lui il colpevole per quello che le era successo.
Suo padre, lui le aveva precluso la conoscenza della sua vera natura, di quella che potrebbe essere stata la sua vera vita.
Nella sua mente, senza che se ne rendesse davvero conto, tutti i pezzi del puzzle iniziarono a ricongiungersi.
Era una strega.
"Perché solo ora?" - ripeté con voce roca.
"Purtroppo, per cause a noi sconosciute, non siamo stati in grado di rintracciarti, nonostante sapessimo della tua esistenza. Appena siamo riusciti nell'intento ho cercato di mettermi in contatto con te, ma la morte dei tuoi genitori ha complicato le cose. Non ho creduto saggio sconvolgere la tua vita ancora di più del dovuto." - disse dolcemente Silente alzandosi in piedi, vedendo la ragazza di fronte a lui irrigidirsi maggiormente.
Con passi lenti ma decisi fece il giro della scrivania e le si mise di fronte, coprendole con la propria, la mano destra, serrata attorno al bracciolo della sedia, sperando di riuscire a darle un po' di conforto.
Eppure il vecchio Preside sapeva che le uniche cure, per lenire quelle ferite, sarebbero state l'amore e il tempo.
La ragazza, percependo il tocco gentile di Silente, alzò gli occhi vitrei per incontrare un caldo sorriso, che riuscì finalmente a tranquillizzarla un poco.
"Non posso dirti che i dolori passati saranno dimenticati, ma una cosa ti posso promettere: qui avrai la possibilità di conoscere persone meravigliose, sincere, che sapranno aiutarti ad affrontare questa tua nuova vita."
Alex si sentì, per quanto fosse possibile, rassicurata da quelle parole e facendo un cenno affermativo con la testa, diede modo a Silente di continuare.
Il vecchio mago stava per riprendere la parola, quando un leggero bussare attirò l'attenzione di entrambe, specialmente dell'uomo, che sorrise bonariamente.
"A proposito di aiutarla ad ambientarsi, mi sono permesso di chiamare una nostra straordinaria alunna che cercherà di darle una mano, in tutto quello che le sarà necessario. Avanti signorina Granger."
"Buongiorno signor Preside, mi ha fatta chiamare?" - chiese la nuova arrivata.
La mora la scrutò attentamente da capo a piedi.
Alta all'incirca quanto lei e con un fisico molto simile al suo. Una cascata scomposta di ricci color cioccolato e due occhi castani che sprizzavano una insolita luce d'orata.
Quella ragazza le trasmetteva una sensazione di forza, fierezza e orgoglio, mai provata prima.
"Signorina Granger, l'ho fatta chiamare perché quest'anno le sarà affidato il compito di seguire nel suo inserimento una nuova alunna." - disse Silente spostando lo sguardo su Alex, rimasta seduta - "Le presento la signorina Alexandra Crawley. Prenderà posto nel settimo anno e pensavo di farle seguire dei corsi intensivi, con il suo appoggio, s’intende, in modo da facilitarle l'apprendimento. Anche se credo non ce ne sarà particolarmente bisogno." – concluse, scrutando furbescamente da sotto gli occhiali la diretta interessata.
Quella ragazza ancora non conosceva la portata dei poteri che aveva a disposizione.
Dovevano essere in oltre modo cauti.
"Piacere di conoscerti Alexandra, io mi chiamo Hermione Granger. Vedrai, ti troverai benissimo." - disse fiera e sicura, allungando la mano in direzione della ragazza.
Quella, un po' titubante, si alzò e porse gentilmente la mano alla ragazza, ricambiando il saluto con un sorriso.
Nel momento in cui strinse la mano della giovane, un turbinio di immagini le affollarono la mente.
Immagini sconnesse e confuse, dove poteva solo avvertire la presenza di quella ragazza.
Non poté fare a meno di ritrarre velocemente la mano, cercando di non dare a vedere quanto fosse rimasta turbata.
Hermione dal canto suo, non si fece di certo sfuggire il repentino scatto da parte nella nuova arrivata, ma si ripromise che le domande le avrebbe fatte in seguito. D’altronde, nonostante fosse abituata a rimanere in allerta per gli eventuali pericoli, doveva ancora sentire la sua storia e poteva permettersi di concederle il beneficio del dubbio.
"Bene signorina Granger. La informo fin da ora che la signorina è nuova a tutto questo, sta affrontando per la prima volta il mondo della magia, di cui prima ignorava l'esistenza. Quindi le devo chiedere di mantenere la maggior discrezione possibile al riguardo. Sa fin troppo bene quanto le novità e i pettegolezzi infieriscano miseramente sulle persone, perciò mi raccomando, la massima discrezione. Diremo che la signorina proviene da un'altra scuola, giunta fin qui per frequentare l'ultimo anno. Per quanto riguarda la sua vera storia, credo che sarà un valido argomento per cercare di conoscervi meglio. Come ultima cosa ma non meno importante, la signorina deve essere ancora smistata, ma anche se non dovesse appartenere alla casa dei Grifondoro la prego comunque di prendersi cura di lei personalmente. Con questo vi lascio e mi raccomando signorina Granger, si tratta di un segreto di sui solo lei deve essere a conoscenza, sono stato chiaro?" - disse marcando con enfasi la parola solo, guardando la Grifondoro sottecchi.
"Certo signor Preside, può contare su di me." - rispose seria Hermione.
Promesse da mercante ovviamente.
Come poteva non raccontare tutto a Harry e Ron e... anche a lui.
Vedendo il sorrisetto sornione del Preside in risposta alla sua affermazione, prese la nuova arrivata per un braccio, tirandosela dietro senza tante cerimonie, lasciando così l'ufficio.

Una volta fuori Alexandra tirò un profondo respiro passandosi una mano tra i capelli corvini.
Incredibile, pensò, la sua vita era stata completamente stravolta nel giro di una mezza giornata. Ora si domandava cosa sarebbe mai potuto succederle nell'altra metà.
Tanto valeva cercare di conoscere questa ragazza e sperare che, almeno lei non la trattasse come un'appestata.
"Allora." - iniziò Hermione con voce decisa, portandosi le braccia conserte sotto il petto - "Qual'è la tua storia? Se dobbiamo conoscerci e cercare di fidarci l'un l'altra potresti iniziare con il raccontarmi come mai sei finita in questa gabbia di matti." - concluse stirando un sorriso divertito all'espressione spaesata della ragazza.
Alex decise da quel momento, che quella strega le dava i brividi.
Tutta quella sicurezza e fierezza la mettevano un pochino a disagio, senza contare che si sentiva sondata ai raggi x. La stava studiando senza cercare minimamente di nasconderlo, come per metterla in guardia se avesse fatto un passo falso.
"Hai a disposizione tutto il pomeriggio?" – chiese la mora abbozzando un sorriso, sperando di riuscire ad infonderle un po' di fiducia - "E chiamami pure Alex." - disse decisa a lasciarsi alle spalle la rabbia e la malinconia, travolta da quel tornado di una Grifondoro.
Ci sarebbe stato tempo per pensare a quello che le era successo.
Per pensare a suo padre.
Ora voleva solo cercare di tornare a vivere.
Finalmente.
"Ok Alex, tu invece puoi non chiamarmi Herm, è un diminutivo che odio!" - rispose a tono la ragazza dagli occhi d'oro, sorridendo.
"Forza, vieni, intanto che chiacchieriamo, ti faccio fare un giro della scuola. Sono sicura che te ne innamorerai." – disse, prendendola sotto braccio, pensando che infondo poteva fidarsi di quella ragazza, se era arrivata a fidarsi di quella serpe.

La giornata trascorse tranquilla. La neo-strega dovette ammettere a se stessa di trovarsi piuttosto bene con Hermione.
Avevano scoperto di avere in comune più di quanto avrebbero mai creduto. La passione per i libri, per lo studio.
La sete di conoscenza.
La Grifondoro, le aveva fatto fare il giro completo del castello, non smettendo un attimo di parlare. Era stato alquanto stancante, ma meraviglioso.
Ormai poteva vantarsi di sapere la storia di quel luogo a menadito, grazie a quella stramba ragazza.
Hermione le aveva raccontato la storia della fondazione della scuola, la divisione delle case e dei punteggi, dello smistamento. Quest’ultimo lo avrebbe dovuto affrontare quella sera, come da istruzioni di una lettera del Preside, recapitata loro mentre si trovavano in giardino.
Hermione, le aveva descritto alla leggera anche tutte le materie dei corsi e nominato al volo, senza soffermarvisi troppo, lo sport praticato: il Quidditch.
Non che ci avesse capito gran chè, però soltanto il fatto di volare, l’aveva in oltremodo incuriosita e si era già fatta promettere da Hermione di accompagnarla a qualche allenamento.
Le menzionò anche i luoghi nel castello dove non avrebbe mai potuto mettere piede.
Le parlò anche di un villaggio dove passavano la domenica, Hogsmade.
Dalla descrizione non vedeva l'ora di vedere anche quel magico luogo.
Era estasiata da tutte quelle novità.
Il fatto che le avessero stravolto la vita, era passato senza che se ne rendesse conto, in secondo piano.
Verso sera la portò fuori per farle ammirare il castello illuminato solo dalla luna e dalle centinaia di stelle che addobbavano il cielo.
Era uno spettacolo meraviglioso e inimmaginabile.
Se quel castello l'aveva stregata di giorno, ora osservandolo rapita, se ne innamorò perdutamente.
Hermione intanto continuava a impartirle importanti nozioni sulla scuola, ma Alex ormai non l’ascoltava più.
Fissava quel castello come ipnotizzata, pensando a tutto e niente allo stesso tempo.
Quando aveva raccontato alla ragazza, ora al suo fianco, come aveva trascorso la sua vita dalla morte dei suoi genitori e di come non avesse mai avuto molte persone accanto, la Grifondoro non l’aveva compatita.
Non aveva fatto commenti.
Le aveva semplicemente confermato le parole di Silente poco prima.
In quel luogo avrebbe trovato persone pronte a starle vicino ed ad aiutarla, quando ne avesse avuto la necessità. Ora sapeva che una di quelle persone sarebbe stata proprio Hermione Granger.
Un sorriso sereno le affiorò sulle labbra rosee, per poi trasformarsi in una risata cristallina di pura gioia.
Hermione rimase un attimo interdetta da quella reazione improvvisa, in fondo le stava raccontando come si sarebbe svolto probabilmente il suo smistamento e non ci trovava sinceramente nulla da ridere.
“Si può sapere che cosa ti prende? Guarda che io ti stavo facendo un discorso serio. Lo smistamento potrebbe influire sul tuo futuro qui dentro.” – sbottò la strega piantandosi di fronte ad Alex, scrutandola con aria irritata.
“Scusami.”- sospirò la ragazza mora, volgendole lo sguardo, continuando a mantenere quell’aria felice – “È che stavo pensando a quanto fosse imprevedibile e ironica la vita. Solo ieri ero sola in un minuscolo appartamento con solo una gatta a farmi compagnia.” – disse rabbuiandosi impercettibilmente, ritornando poi a sorridere con lo sguardo rivolto alle torri più alte del castello - “Oggi mi ritrovo circondata da gente che non mi considera un’emarginata, con una nuova casa e mille cose ancora da scoprire.”
Hermione pensò a quanto doveva essere stato difficile per quella ragazza, vivere nel mondo dei babbani fino a quel giorno, orfana da due anni e senza una sola persona accanto.
In comune avevano molto di più dell’amore per lo studio, avevano forza e volontà d’animo.
“Merda!” – esclamò Alexandra, che con il suo ultimo ragionamento si era scordata di un particolare piuttosto importante, un batuffolo nero di cui non aveva più visto tracce dal suo ingresso nella Scuola.
“Per Merlino, si può sapere che ti prendere ora?” – chiese Hermione.
“Strega.” – rispose quella allarmata.
“Cosa? Credevo che ormai la cosa ti fosse chiara e che l’avessi digerito, so che non è semplice ma...” – Hermione stava per intavolare un discorso alquanto lungo, quando ragazza mora la interruppe.
“No, no.” – le spiegò trafelata – “Strega è la mia gatta. L’ho lasciata ad Hagrid quando sono arrivata, sai quel simpatico gigante, ma non so dove sia finita.” – concluse un po’ preoccupata.
“Tranquilla.” – le rispose seria la Grifondoro, ancora indispettita – “Hagrid è il nostro guardiano, si occupa di tutti gli animali in modo adeguato, la troverai ad attenderti nella tua stanza.”
“Anche se è con me solo da poco più di due giorni, il pensiero di poterla perdere mi angoscia e... scusami ancora per prima, non intendevo deriderti.” – disse infine Alex, guardando seria la ragazza di fronte a lei, che fino a quel momento aveva mantenuto il suo cipiglio alterato.
“Scuse accettate. Infondo capisco che tutta questa situazione possa avere dell’assurdo.” – disse la Grifondoro sorridendole – “Ma ora pensiamo a cose serie: il tuo Smistamento.”
Annuendo Alexandra raggiunse il fianco della strega castana, era giunta l’ora di tornare nell'ufficio del preside per quella faccenda. Cosa in cui ci aveva capito poco. La storia del cappello poi, non la convinceva per niente.

Alex entrò per la seconda volta in quel bizzarro ufficio che, si rese conto, osservandolo con maggior attenzione, rispecchiava alla perfezione il suo occupante.
"Prego accomodatevi." – disse il Preside in piedi di fronte a loro - "Come la signorina Granger le avrà sicuramente spiegato, lei non è ancora stata smistata, per questo motivo lo farà qui, ora, in via del tutto eccezionale." - disse il mago facendole cenno di accomodarsi su di un vecchio sgabello.
In mano teneva un logoro cappello, che si animo nell'istante in cui le venne adagiato in testa. Colta alla sprovvista, sobbalzò leggermente.
Hermione si era scordata di raccontarle un piccolo particolare: il cappello logoro parlava e si muoveva!
"Mmmm, bene, cosa abbiamo qui?" - iniziò a dire il cappello, senza che Alexandra riuscisse ad aprire bocca, troppo frastornata per essersi trovata sul capo un cappello parlante.
Ad un certo punto sentì come la presenza di una voce nella sua mente, qualcosa che cercava di frugarvici dentro, riportando a galla ricordi felici e dolori.
"Sento intelligenza, tenacia, sete di sapere."
Più il cappello continuava nella sua ricerca, più faticava a controllare i propri ricordi.
"Un passato doloroso si cela qui dentro."
Non voleva ricordare, non voleva rivivere di nuovo tutto. Ma quel dannato cappello non accennava ad arrestare la sua avanzata.
"Molto coraggio hai avuto."
Non voleva mostrarsi debole, non più.
Sentì le sensazioni di quella notte invaderla di nuovo e se ne spaventò, cercando di tirarsi indietro con tutte le sue forze.
"Siamo testardi vedo."
Basta, ne aveva avuto abbastanza, non avrebbe ceduto alla rabbia.
Non di nuovo.
Doveva controllarsi, doveva riuscirci.
"E va bene, testarda ragazza.”
Grifondoro!"

Il cappello emise il suo verdetto, con un sospiro di sollievo, per nulla celato, da parte di Silente.
La ragazza inconsciamente ringraziò il cappello, per aver messo fine a quella tortura. Non sarebbe riuscita a resistere ancora a lungo.
"Alexandra Crawley, in qualità di Caposcuola della casa di do il benvenuto a Grifondoro.” – disse solennemente Hermione, per poi lasciare da parte i convenevoli e abbracciare la ragazza, ancora mezza intontita sullo sgabello.
La Granger dopo il pomeriggio passato in sua compagnia aveva messo da parte dubbi e sospetti.
Quella neo-strega era fantastica, con un gran cuore e meritava molto di più di quello che la vita le aveva riservato fino ad ora.
Lei le sarebbe stata accanto, per aiutarla a riconquistare la propria vita.
Alex una volta libera dall’abbraccio, al cui aveva risposto dopo un attimo d’incertezza, scese dallo sgabello. Guardandosi attorno, si accorse solo in quel momento, che non erano i soli presenti nell’ufficio del Preside.
Ai lati opposti della scrivania vi erano altri due professori, che Hermione le presentò rispettivamente come il Professor Piton, docente di pozioni e la Professoressa McGranit, docente di Trasfigurazione e direttrice della casa dei Grifondoro.
"Bene signorina Crawley, da stasera potrà soggiornare nella torre di Grifondoro." - s’intromise la McGranit con una punta d’orgoglio nella voce, per averla nella propria casa - "E ora potete andare signorine, siete ancora in tempo per la cena."
Senza farselo ripetere due volte, prese di volata la porta dietro ad Hermione, dopo aver salutato cordialmente i professori e il Preside.

Uscite l'ennesima volta da quell'ufficio la Caposcuola la tirò a forza verso la Sala Grande, quasi di corsa, senza darle il tempo di pensare ulteriormente.
Quella ragazza dagli occhi d’oro ci avesse preso gusto, pensò fra se Alexandra, era tutto il giorno che se la trascinava dietro come una bambola di pezza!
"Ti devo far conoscere tantissime persone. Sono sicura che ti piaceranno." - le disse a voce alta Hemione, correndo per raggiungere al più presto la Sala Grande.
Poco prima di un enorme portone aperto la Granger si bloccò e la ragazza dietro di lei per poco, non le franò addosso.
Stava per ribattere sulla sua brusca frenata, quando l’altra zittì, portandosi un dito sulle labbra.
La Sala era enorme con quattro tavoli disposti in lunghezza, due per ciascun lato.
Al centro, lo spazio tra i tavoli formava un lungo corridoio che conduceva fino al fondo della sala, dove si trovava il tavolo dei Professori.
Tutto era come la Grifondoro le aveva descritto quel pomeriggio.
"Ascolta.” - disse Hermione a bassa voce – “Devi sapere che qui a Hogwarts le novità sono alla mercè dei curiosi, cioè il 90% della popolazione di questa scuola. Quindi il tuo ingresso attirerà su di te tutte le attenzioni. Tu cerca di non farci caso, stammi vicino e non calcolarle nessuno, vedrai che non succederà nulla".
"Fantastico! Non vedevo l'ora di trovarmi a sfilare nel mezzo ad una specie di passerella, è sempre stato il mio sogno nel cassetto." - sbuffò Alex sarcastica.
"E questo è niente tesoro, vedrai domattina." – la rimbeccò Hermione angelica.
Senza darle il tempo di ribattere si infilò nella sala e lei non poté fare altro che seguirla senza fiatare.
Come la strega le aveva preannunciato, Alexandra si senti gli sguardi di tutti puntati addosso.
Nemmeno fosse stata verde, con in testa delle buffe antenne.
"Sono solo curiosi. Vieni." - le sussurrò Hermione, sporgendosi verso di lei, mentre raggiungevano la destinazione.
Giunsero ad un punto di un tavolo con dei posti vuoti ed Hermione le fece cenno di sedersi al suo fianco.
"Ragazzi." – disse la Grifondoro seria, come se stesse per fare un annuncio di stato - "Questa è Alexandra Crawley." Salutò tutti con un cenno della mano e un sorriso, che venne incredibilmente ricambiato.

Dal tavolo di Serpeverde si alzò un brusio concitato.
Gli occupanti più grandi del tavolo della casa di Salazar iniziarono a bisbigliare sommessamente.
Molti di loro le rivolsero sguardi maligni, sogghignando con il compagno vicino.
Uno di loro in particolare fisso gli occhi su di lei.
Due iridi argentee si fissarono nelle sue. Il giovane ragazzo piegò la bocca in un ghigno compiaciuto.
Alexadra ora capiva cosa aveva voluto intendere Hermione.
Istintivamente si portò una mano ai capelli, dove la sua ciocca argentea spiccava tra i crini corvini. Non avrebbe abbassato lo sguardo.
Hermione avvertì nell’aria odore di guai. Il tavolo dei Grifoni iniziava a dare segni di agitazione, per l’impertinenza dei Serpeverde.
Così, posò gentile la mano sul braccio di Alex per costringerla a voltarsi, lasciando perdere le Serpi. La tensione si allentò e preso l’intera sala tornò alla normalità.
La neo-strega iniziò a guardarsi intorno, per cercare di non pensare a quegli occhi di ghiaccio che l’avevano fissata come se l’avessero conosciuta.

Al fianco opposto di Hermione era seduto un ragazzo moro che le dava tutto l’aria di essere un imbranato. Goffo, ma simpatico.
“Ciao, io sono Neville.” – disse trafelato diventando rosso fin sopra la punta delle orecchie.
Poi spostando lo sguardo di fronte a lei, vide altri due ragazzi con cui Hermione aveva subito intavolato un'accesa discussione, per il modo al quanto animalesco di mangiare di uno dei due. Il rosso.
L'altro ragazzo era moro con occhi verdi quanto i suoi o forse di più. Sulla sua fronte spiccava una cicatrice con la forma di un fulmine.
"Ronald se mi fai il piacere di smettere di abbuffarti per un solo misero secondo, potresti salutare la nuova arrivata come si deve." - disse Hermione fulminando con lo sguardo il ragazzo rosso, che la guardò come se la richiesta fosse altamente inaccettabile.
Ad Alex scappò un risata sommessa, attirando l'attenzione del moro che allungò una mano nella sua direzione.
"Benvenuta a Grifondoro, io sono Harry.” – disse gentilmente il ragazzo stringendole la mano – “Se aspetto che questi due la piantino di beccarsi, facciamo notte." - continuò ricambiando il sorriso.
Quella ragazza lo aveva lasciato per un attimo senza parole, per questo non era riuscito a farsi avanti prima.
Quegli occhi così verdi e così luminosi, brillavano di una strana luce, quasi ammaliante.
Le luci della sala riflettevano su quella bizzarra ciocca argentea tra quella cascata di crini corvini, facendola risplendere come di luce propria.
I lineamenti del viso erano dolci ma definiti e il colorito della sua pelle candida metteva in risalto le sue labbra rosee.
Era bellissima.
Per fortuna la schermaglia tra i due suoi migliori amici era riuscita a riscuoterlo per dargli l’occasione di presentarsi.
“Non ti preoccupare.” – rispose Alex guardandolo dritto in quelle iridi smeraldine – “Ho trascorso ormai tutto il giorno con Hermione, e sono arrivata alla conclusione che è una svitata.” – disse marcando la parola finale, in modo da attirare l’attenzione della diretta interessata.
“E tu mi sa che inizi prenderti un po’ troppe confidenze per essere appena arrivata.” – rispose seria Hermione, riuscendo a zittire gli studenti nei paraggi.
Con grande stupore di tutti, la guardò piegando le labbra in un ghigno divertito, per poi darle una spintarella con la spalla.
Poterono così tirare un sospiro di sollievo.
Che quella ragazza riuscisse a scalfire la corazza di Hermione?
Harry se lo augurò con tutto il cuore, dato che la sua migliore amica ultimamente si comportava in maniera alquanto strana.
“Ciao Alex, io sono Ron.” - disse Ronald, che aveva rivolto finalmente la sua attenzione alla ragazza rimanendone a sua volta abbagliato.
“Che ne dici, potremo finire di cenare e poi mostrare alla nuova arrivata come si trascorrono le sere a Grifondoro.” – continuò il rosso, rivolgendosi ad Harry, per distogliere lo sguardo.
Guardarla dritta negli occhi l’aveva fatto sentire a disagio e non se ne spiegava il motivo.
Certo era bellissima, ma non aveva mai provato una sensazione simile.
“Ronald Wesley, non se ne parla nemmeno!” - ululò un Hermione al quanto contrariata – “Ha bisogno di riposo. E’ stata una giornata faticosa e piena di eventi, quindi permettimi di dirti che non credo proprio che un festino sia la cosa più adatta.”
“Ma io volevo solo darle un’accoglienza come si deve.” - cercò di giustificarsi Ron, rosso per l’imbarazzo di quella piazzata, degna di mamma Wesley.
“Si cero Ron.” – intervenne anche Harry, che fino a quel momento era rimasto in silenzio ad osservare la nuova arrivata, cercando si non farsi notare – “Come iniziare meglio l’anno per una nuova arrivata se non con una bella sbronza?! Avanti possiamo trovare qualcosa di più tranquillo, tipo farle visitare un po’ il castello?” – disse angelico verso Hermione.
Ma non era proibito girare per il castello di notte? Pensò Alex scrutando con fare interrogativo i tre.
“Niente da fare. Le mostrerò un po’ la Torre e poi di corsa a letto. Domattina ci saranno le sue prime lezioni.” – ribadì la Granger decisa.
“Scusate, se non vi dispiace io sono proprio qui e sono perfettamente in grado di badare a me stessa e di decidere cosa e meglio per me, no?” – chiese la mora, iniziando a domandarsi dove fosse capitata.
“No!” – le risposero in coro i tre, girandosi all’unisono verso di lei, per poi riprendere a discutere animatamente sul suo imminente futuro.

Andarono avanti fino al termine della cena, proseguirono lungo i corridoi e su per le gradinate fino all’ingresso di Grifondoro ed oltre, dimenticandosi di una sbalordita ragazza, affascinata, per l’ennesima volta in quella giornata, dalla splendida stanza dove aveva fatto ingresso, seguendo quei tre disgraziati.
“Ronald te lo ripeto per l’ultima volta, niente festini a base di alcool per Alex stasera!” – lo rimproverò per l’ennesima volta Hermione.
“D’accordo, va bene, hai vinto.” – disse Ron rassegnato alzando le mani in alto in segno di resa, accasciandosi poi sulla poltrona di fronte al camino della Sala Comune.
Intanto Alexandra continuava a guardare quella sala estasiata, prendendosi tutto il tempo di esaminarne attentamente ogni particolare, ogni colore.
Il rosso o l’oro prevalevano, in quel caldo e accogliente ambiente.
Le pareti erano decorate da arazzi raffiguranti animali mitologici, come grifoni e unicorni.
Si fermò proprio di fronte al camino godendo di quel piacevole tepore, in grado di riscaldarle anche il cuore.
Harry Potter aveva preso posto nella poltrona di fronte a Ronald dove, al suo fianco Hermione era rannicchiata con le ginocchia al petto, sul comodo divano.
Il Bambino Sopravvissuto osservava quella nuova e misteriosa ragazza.
I suoi occhi saettavano per la stanza come per cercare di imprimersi ogni cosa che il suo sguardo scorgeva.
Quegli stessi occhi che ora erano incatenati ai suoi, di nuovo.
Alexandra sentì un fremito invaderla.
Harry la stava fissando intensamente.
Distolse in fretta lo sguardo, per poi andarsi a sedere al fianco della riccia Grifondoro.
Potter dal canto suo rimase turbato dalla reazione della ragazza, infondo la stava solo osservando, ma i sui pensieri furono interrotti dalla dolce voce della ragazza.
“Bè, mi avete trascinato fin qui e ora non mi dite nemmeno dove ci troviamo? Anche se ho la vaga idea di essere nella torre del Grifondoro e questa, deve essere la Sala Comune, giusto?” – chiese rivolgendosi ad Hermione.
“Allora mi hai ascoltato sul serio oggi pomeriggio? E io che credevo di aver parlato al vento.” – concluse sarcastica.
“Spiritosa!” – le rispose a tono di rimando la mora.
Le due ragazze si guadarono serie per un secondo, per poi scoppiare a ridere all’unisono, lasciando a bocca aperta gli altri due Grifondoro, che le osservavano come se avessero dei seri problemi mentali.
Alexandra liberandosi in quella risata gioiosa si rese conto di non essere mai stata così felice e serena da molto tempo.
Poi, verso le 22.00 Hermione spedì tutti a letto, come promesso.
Prima però mostrò alla nuova Grifondoro il dormitorio femminile e la sua stanza, adiacente e comunicante con la propria, tramite una porta magica.
Solo loro erano in grado di aprirla.
Entrata nella sua stanza, dopo aver augurato la buona notte e ringraziato Hermione, Alex si abbandonò sul letto, completamente esausta.
Quel giorno era stato a dir poco sbalorditivo e ormai la sua mente stanca, sentiva un assoluto bisogno di riposo.
Decise di godersi una rinfrescante doccia.
Quella camera era fantastica, come il resto dell’intero castello del resto, ma quella sera non se la sentiva di soffermarsi più di tanto, troppo spossata e provata dalla marea di novità che l’avevano investita come un fiume in piena.
Avrebbe avuto tempo per ammirarla e imprimersi nella mente ogni più piccolo particolare.
Avrebbe avuto un anno intero davanti per farlo, pensò sorridendo tra se.
Rimase sotto quel getto ristoratore per una buona mezzora e alla fine, dopo essersi infilata nel suo adorato pigiama di seta blu notte, si distese nel confortevole letto, cadendo in un sonno profondo.

Purtroppo per Alexandra, la pace in quel luogo durò poco.
Quella stessa notte, nei suoi sogni apparve lo stesso incubo che tormentava le sue notti da anni.
Questa volta però qualcosa cambiò.
Un volto.
Confuso nelle ombre dei suoi ricordi.
Sorrideva maligno.
Un viso che presto avrebbe acquistato vita.

Si svegliò di soprassalto urlando. Si diede dell’ingenua, per aver creduto di aver diritto alla pace.
Lei non la meritava.

Sentì la porta comunicante spalancarsi di colpo, mostrando con i riflessi fiochi della candela che reggeva in una mano, Hermione Granger.
“Che succede? Ho sentito gridare e sono corsa qui.” – chiese allarmata la strega sulla soglia.

Era appena passata l’una di notte del 3 Settembre e ormai Alex non aveva più alcuna voglia di tornare a dormire.
La stessa cosa valeva per la ragazza riccia seduta al suo fianco nel letto, che la scrutava con sguardo inquisitore.
“Mi dispiace averti svegliato.” - disse la mora flebilmente.
“Non ti preoccupare, non dormivo ancora.” – ripose Hermione porgendole una tazza uguale a quella che anche lei aveva in mano, cercando di sembrare il più naturale possibile.
Era trascorsa ormai un’ora da quando Alexandra l’aveva attirata li, con quel terribile grido da far accapponare la pelle, e non era ancora riuscita a farsi dire che cosa fosse successo.
Con un sospiro la ragazza mora, si fissò con lo sguardo nel fondo della tazza di the fumante, che emanava un dolce profumo di vaniglia e lamponi.
“So che non sono affari miei.” – riprese, notando che Alex si ostinava a non aprire bocca - “Ma se c’è qualcosa che ti turba puoi parlarmene.”
L’altra rimase nella stessa identica posizione.
Hermione era stata la prima persona, dopo Silente, ad essersi dimostrata amica e aveva paura che raccontandole la verità avrebbe finito per perderla.
Sicuramente, si disse, l’avrebbe guardata con occhi diversi.
Ma infondo, pensandoci bene, che importava.
Era solo all’inizio di quella nuova avventura e non le sarebbe poi cambiato molto tornare alla sua vecchia vita.
La solitudine per lei era ormai come una fida compagna.
Al peggio, avrebbe fatto ritorno al suo appartamento a Londra insieme a Strega, che se ne stava accoccolata al suo fianco guardandola con i profondi occhi neri.
Senza alzare lo sguardo dalla propria tazza, Alexandra trasse un altro profondo respiro.
“Quando ti ho raccontato la mia storia ho omesso qualche particolare.”
Hermione sentendo quelle parole uscire dalle labbra di Alex, le si avvicinò, sperando di infonderle il coraggio per continuare.
“Sai, con mio padre non andavo sempre molto d’accordo. Litigavamo facilmente, ma gli volevo bene. Due anni fa stavamo tornando in auto da una piccola gita fuori porta, per sfuggire un po’ al caos di Londra. Era pomeriggio, il sole illuminava la campagna che ci circondava. Il paesaggio era meraviglioso. Era tutto perfetto. Fino a quando, per un mio stupido capriccio iniziai a discutere con lui. Era una cosa così sciocca che non riesco nemmeno a ricordarla.” – disse Alex con un amaro sorriso.
Man mano che le parole uscivano dalle sue labbra, la voce diventava sempre più cupa e triste.
“Ad un tratto mi riproverò seriamente e io mi arrabbiai.” – esitò un attimo, sentendosi un nodo in fondo alla gola che non accennava a sciogliersi.
Le lacrime affiorarono, inumidendo le iridi smeraldine. Deglutì a fatica prima di riuscire a continuare il suo racconto.
“Fu un attimo, un battito di ciglia. Mio padre perse il controllo dell’auto finendo fuori strada. Io fui sbalzata fuori. I soccorsi arrivarono in fretta ma...” – trattenne a stento un singhiozzo – “per loro non ci fu più nulla da fare.” – ormai le lacrime scendevano copiose, ma senza che la ragazza alzasse gli occhi dalla tazza di the, ormai freddo.
La stringeva con entrambe le mani.
La serrava così forte tra quelle dita sottili che Hermione per un attimo, ebbe il timore che potesse frantumarla.
E ora, cosa mai avrebbe potuto dire per consolarla, non c’era nulla come perdere le persone che più ami, come i tuoi genitori.
Questo lei lo sapeva bene.
La sua fortuna erano stati Harry e Ron.
L’avevano aiutata con tutte le loro forze a superare quel brutto momento.
Ma Alex?
Lei non aveva avuto nessuno accanto.
Le si strinse il cuore al solo pensiero.
Cercò di trovare le parole adatte per farle capire che ora, aveva qualcuno vicino: lei.
“Ascolta, non ci sono parole con cui posso consolarti ma ti posso assicurare che...”.
“No, non rifilarmi anche tu le solite stronzate! Tu non puoi capire. Tu non sai come mi sento.” – la interruppe Alex con una voce roca, come un sottile ringhio di rabbia e frustrazione.
“Lo so ma...” – cercò di proseguire la strega riccia.
“Dannazione! Li ho uccisi io non capisci!” – urlò allora Alex al limite dell’esasperazione, mandando in frantumi la tazza.
“E’ tutta colpa mia e non me lo perdonerò mai.” – concluse per poi lasciarsi andare in un pianto disperato.
Hermione, rimase senza parole.
Probabilmente colta dalla rabbia aveva scatenato la magia presente in lei, provocando l’incidente.
Aveva ragione, lei non era in grado di comprendere la portata del peso che Alex portava sul cuore. Capiva solo che la ragazza al suo fianco, stava soffrendo in un modo inimmaginabile.
Con movimenti lenti e calibrati le prese le mani, ancora tremanti, tra le sue. Per un attimo la mora le ritrasse. Hermione però, non aveva alcuna intenzione di cedere.
Lentamente ma senza smettere di piangere, Alexandra si abbandonò con la testa sulle ginocchia dell’amica che con tocco gentile prese a carezzarle la testa cercando di calmarla.
Fortunatamente si addormentò dopo una mezz’ora, stremata.
Hermione decise così di rimanerle accanto quella notte, non se la sentiva di lasciarla sola.
Per quella sera il suo Principe avrebbe fatto a meno di lei.



***



Nei sotterranei di Serpeverde, Draco Lucius Malfoy girava insistentemente avanti indietro per la sua stanza di Caposcuola.
“Questa me la pagherà cara.” – sibilò, traendo nervosi tiri dall’ennesima sigaretta.
Era più di un’ora che l’aspettava, andando su è giù per la stanza come una tigre in gabbia. Tirò anche un calcio ad un malcapitato tavolino in mogano, che arredava elegantemente la stanza.
Si fermò solo nell’istante in cui sentì bussare alla porta. Come una furia si diresse alla porta, spalancandola con forza per poi cacciare solo, l’ennesima imprecazione.
Era convinto che finalmente si fosse degnata di presentarsi all’appuntamento, ed era pronto a spigarle bene come stavano le cose.
Davanti invece si trovò un Blasie Zabini con stampato in viso un sorriso sornione.
“Hai deciso di farmi invecchiare qui davanti?” – chiese sarcasticamente il moro.
Draco si fece da parte, ringhiando qualcosa, che Blasie preferì non aver capito.
“Aspettavi qualcuno per caso?” – chiese ingenuamente, sapendo di minare ulteriormente al già delicato equilibrio dei nervi dell’amico.
Cosa da cui Blasie traeva particolare divertimento.
Non ricevendo risposta, decise di continuare a stuzzicarlo.
“Per caso la Mezzosangue ti ha dato buca?” – rimarcò sapendo perfettamente di aver toccato il tasto giusto.
Non ebbe nemmeno il tempo di compiacersi della faccia inferocita di Draco che in un balzo il biondo gli fu addosso, stringendolo per il colletto del costoso pigiama.
“Non devi nemmeno nominarla.” – gli sibilò ad un centimetro dal naso, mollandolo l’attimo dopo.
Blasie con fare annoiato, alzò le mani in segno di resa per poi lisciarsi l’indumento spiegazzato. Draco proprio di delicatezza per certe cose non ne aveva.
“Ah, Draco?” – cinguettò, mentre si dirigeva verso l’uscita della stanza, richiamando così l’attenzione del biondo.
Malfoy, ormai rassegnato al fatto che i suoi piani per quella notte fossero sfumati, si era sdraiato sull’enorme letto.
“Si può sapere che vuoi ancora?” – chiese scocciato accendendosi un’altra sigaretta.
“Un consiglio. Se non la smetti di fare tutto quel baccano, finirai per attirarci tutto il dormitorio qui dentro e allora si che il tuo prezioso segreto verrà scoperto.” – disse ghignando, per poi richiudendosi velocemente la porta alle spalle.
Nel sentire un oggetto, quasi sicuramente uno di quegli orribili soprammobili in vetro, infrangersi contro di essa, emise una risata sommessa.
Soddisfatto del suo operato si diresse verso la propria camera, pensando che Draco infondo, stesse facendo la scelta giusta.















Ringraziamenti:

selene_87: Serpeeeee! Adesso sono io quella che si commuove. Come farei senza di te love. Grazie per i mille complimenti, sono ancora qui che sbrillo! E come mi dici sempre tu, fai sput sput a quelli che non capiscono, capito???? Ti lovvo socia

Maldragola: Anna mio tesoro! Con tutti i complimenti che mi hai fatto sei più che scusata^^ Mi sa che ti ho fregato per la pergamena :P spero lo stesso che la storia continui ad incuriosirti. Un bacione tesoro.

  
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