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Autore: roselline    02/07/2013    2 recensioni
Questa è una Rose/Scorpius. E' la mia prima fanfiction, quindi avanti con le critiche.
Poi, la sua attenzione fu catturata dalla bacchetta dai mille disegni, abbandonata sul tavolo della Sala. Guardò i due che erano diventati ormai rossi in viso per tutte le parole che si stavano dicendo e si alzò piano, in modo da non attirare la loro attenzione. Prese di soppiatto la bacchetta e uscì in giardino. Sorrise e iniziò a saltellare sull’erba umida. Poi però, agitando la bacchetta più di una volta, successe qualcosa
Genere: Comico, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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« TIENI. NON PIANGERE PIU’. TE LO REGALO, MA NON PIANGERE PIU’.  »

Erano due bambine, una di quattro e l’altra di due, ma sembravano gemelle perché entrambe avevano capelli rossi e occhi chiari. La più piccola aveva fatto un capitombolo dal letto e aveva battuto la testa, procurandosi un bernoccolo e tanto dolore, così tanto che aveva iniziato a piangere. L’altra bimba con i capelli rossi non si rese conto che stava piangendo, fin quando non si voltò per vedere cosa stava facendo, dato che le era stato chiesto di tenerla d’occhio, ma appena la vide piangere scese dalla sedia e si avvicinò a lei. Cercò di calmarla in tutti i modi, ma probabilmente provava davvero troppo dolore, così iniziò a disperarsi anche lei, fin quando lo sguardo non le era caduto su un braccialetto che le aveva regalato la madre a Natale: ci pensò un po’ su, guardando ancora la bambina con le guance e naso rosso che continuava a piangere, poi però prese il braccialetto e glielo porse.

« SMETTILA, E TE LO REGALO. » Ripeté un’ultima volta. La bambina, guardando quel braccialetto, smise di piangere, tirando su col naso; prese quel gingillo e lo mise al polso sorridendo ancora tra i lacrimoni che aveva sulle guance.


Rose aprì di scatto gli occhi, guardando il baldacchino rosso e oro del suo letto. Si mosse un po’, rendendosi conto che (tra i vari pensieri della notte precedente) si era addormentata. Era un martedì mattina, quel giorno non c’erano lezioni per una specie di pausa che gli insegnanti volevano dare agli studenti, prima della botta definitiva di altro studio ed esami da fare. Sospirò, spostando lo sguardo a destra e a sinistra: le sue compagne di stanza non c’erano, probabilmente si erano svegliate presto per godersi a pieno questa giornata. Alzò il polso sinistro per controllare l’ora: le 9.05, la colazione ormai era finita, ma non aveva poi così fame. Sollevando l’altra mano per stiracchiarsi, si rese conto che stringeva qualcosa: il braccialetto con la civetta che aveva trovato sul suo comodino il sabato precedente.
Si mise a sedere, rigirandoselo tra le dita. Non lo avrebbe buttato, era decisa a restituirglielo, non le apparteneva più da tempo ed era un regalo che aveva fatto col cuore.
Non posso credere che me l’abbia restituito per davvero. Insomma, perché? Che cosa le ho fatto? Non mi sembra di essere stata a contatto con lei così a lungo da farle un torto.
Spostò alcuni ciuffi dietro e si alzò: doveva farsi una doccia e scendere giù a cercare qualcosa da fare. Aveva promesso a se stessa che per oggi lo studio poteva anche non essere nominato o pensato, doveva rilassarsi un po’ prima della botta finale da parte della scuola, e così avrebbe fatto.
Uscì dal bagno con un asciugamano in testa e uno avvolto attorno al corpo, cercando di scegliere un completo semplice, giusto per non dare nell’occhio e alla fine optò per una maglietta a maniche lunghe blu e un jeans stretto, con delle scarpe da ginnastica bianche. Dopo essersi asciugata i capelli raccolse quelli che le davano fastidio con una molletta e scese giù, in Sala Grande. Aveva un po’ di fame, così decise di andare dagli elfi, magari qualcuno era così gentile da darle qualcosa da mettere sotto i denti.
No, non erano così gentili da offrirle qualcosa, erano così assuefatti dalla sua presenza, da farla uscire dalle cucine con una torta al cioccolato intera. Non una fetta, ma una torta intera! Ed era anche una delle più buone servite a cena. Così uscì da lì con quella torta, cercando in tutti i modi di non farla cadere ma proprio mentre stava salendo le scale saltò in aria per una mano che le si era poggiata sulla spalla. La torta barcollò e prima che potesse cadere a terra, Rose prese velocemente la bacchetta che teneva sull’orecchio e con un Aresto Momentum riuscì a non farla cadere. La prese subito e si voltò, arrabbiata verso quell’essere che le stava facendo cadere la sua adorata torta: si trovò, però, di fronte ad un James ed un Fred con occhi da cucciolo bastonato, come se nell’ultimo periodo qualcuno avesse usato l’incantesimo Imperio e li avesse costretti a fare quello che non volevano.

Ovviamente non mi stanno dicendo tutte queste cose, ma li conosco abbastanza da capire che quegli occhi vogliono scusarsi del loro comportamento, come se avessero dato fuoco di nuovo al salotto di casa Potter.

« Rose… ecco… noi due volevamo scusarci per il nostro comportamento… sai… quello dell’altro giorno… noi… non volevamo… cioè… » Ma non ebbero il tempo di finire che la Weasley, dopo aver rivolto loro uno sguardo che avrebbe fatto invidiare un Ungaro Spinato, si voltò e iniziò a salire la rampa di scale velocemente per poter scappare dalle loro grinfie. Si voltò un paio di volte ma evidentemente i due avevano deciso di lasciarla andare, così arrivò alla Stanza delle Necessità e si mise lì, a mangiare la sua bellissima torta al cioccolato in santa pace, senza che i suoi cugini le rompessero la tranquillità, che da un po’ di tempo a questa parte scarseggiava dalle sue parti.
 

La bambina più grande prese in braccio quella che, fino a poco fa, stava piangendo per una brutta caduta: aprì la porta e si diresse giù, per mangiare insieme dei biscotti o del gelato, ma appena mise piede in salotto si voltò non appena un tocco familiare le carezzò la spalla.

« Dove state andando?  » Chiese un’Hermione più giovane, accovacciandosi davanti alle due bambine.

«LILY E’ CADUTA MAMMA. LE DO’ DEI BISCOTTI.  » Disse la bimba, urlando.
Si sedettero al tavolo, mentre la bambina più grande aiutava la più piccola a mangiare i biscotti e bere il latte. In poco tempo e con pochi gesti la piccola dimenticò il dolore che aveva provato nel cadere.
 

Rose si svegliò di soprassalto, sentendo una porta sbattere e alcune voci che parlavano della bellissima serata passata insieme con i ragazzi. Un momento… sentendo? Da quando… Si mise subito a sedere sul letto e guardò, con gli occhi sgranati, le coinquiline che per lo spavento si erano bloccate chi mentre si stava spogliando chi mentre aggiustava i vestiti sul letto, mentre la guardavano stranite. Come se il tempo si fosse fermato.
« Rose… stai bene? » Disse Juliet, una delle tre ragazze che condividevano la stanza con lei. Di tutta risposta la rossa sgranò (se possibile) di più gli occhi e si toccò le orecchie, guardandosi le mani (senza scorgere niente), scese poi immediatamente dal suo letto e si precipitò prima fuori la stanza e poi fuori dal dormitorio, correndo verso l’infermeria.
 
« Possibile che non si sveglia?! Perché non si sveglia?! »

« La prego, signor Potter, la smetta prima che io decida di mandarla fuori con la forza. Le ho detto che si sveglierà tra poco, quindi stia calmo e aspetti, altrimenti vada via e torni quando è sicuro che sia sveglia! » Rispose di rimando Madama Chips ad un James Potter spazientito dal fatto di aspettare che la cugina, Rose, si svegliasse.

« Sì, ma… perché ci mette così tanto?? » Chiese di nuovo.

« Chi è che fa tutto questo baccano? » Domandò con voce flebile una rossa che si era appena seduta al centro del letto, massaggiandosi la tempia e portandosi poi un po’ di capelli indietro, per non parlare poi che aveva salvato James da un’altra sfuriata della Chips e magari un bel calcio nel deretano che lo avrebbe fatto arrivare a Godric’s Hollow in poco tempo. Appena James sentì la voce debole della cugina fece alzare bruscamente Lorcan dalla sedia e si sedette lui, così vicino al suo viso che quasi gli entrava in bocca.

« E quel cretino di tuo cugino che si comporta manco fosse una ragazzina in calore. » Rispose Lorcan alla sua domanda, dato che tutti erano impegnati a guardare James con aria stupita, ma tutti sanno che alla stupidità del primogenito di casa Potter non si poteva porre una fine. Rose, di tutta risposta, aprì meglio gli occhi, trovandosi un James come se volesse baciarla (ovviamente si allontana immediatamente con aria schifata), Lorcan e Lysander, Dominique che tratteneva sotto braccio Lily, Hugo, Roxanne e altri. Mancava Albus e qualcun altro, ma non se ne preoccupò subito, perché si alzò immediatamente dal letto (sotto le varie e inutili insistenze di Chips), e guardò in faccia ognuno di loro.

« James, tu sei uscito con milioni di ragazze di Serpeverde, e credo che te le sei portate anche a letto e stessa cosa vale anche per te, Fred. Per non parlare che voi due, cari fratellini, quando lavorate al negozio di vostro padre AIUTATE i Serpeverde manco fossero delle vecchiette che devono attraversare la strada. Dominique, non so se ti sta bene o no, ma in caso contrario ti posso rinfacciare la medesima cosa. Lorcan, Lysander – i due si misero sull’attenti appena lei li chiamò – grazie per non essermi stati contro. Hugo è mio fratello, credo che essere geloso o meno faccia parte della sua natura. E Lily, non so cosa ti sia preso ma questo – le gettò il bracciale (che aveva tenuto al polso fino ad adesso) – non puoi restituirmelo. E’ un regalo che ho fatto a te, se tu non lo vuoi più, puoi darlo in pasto alle sirene. Non ho la faccia da “Perdonatemi se non sono normale come voi”, mi sono sempre adattata da quando ho questo problema e tu non devi permetterti di dirmi cose così cattive, quando fin da piccola ti ho parato il tuo bel culo da qualsiasi guaio, prendendomene io la colpa, e lo sai bene. Non accetti che io esca con Scorpius? Non m’interessa, è un problema tuo, non mio. Fatemi stare bene con qualcuno per la prima volta dopo tanto tempo, senza che voi organizzate sette e maledite me o il ragazzo con cui esco, perché non ve lo permetterò, dovessi usare Stupeficium a destra e manca per farvi entrare nella vostra testa bacata che sì, Scorpius mi piace, e non so se durerà o no, ma il tempo che c’è nel mezzo lo trasformo in felicità. » Sputò fuori tutto quello che si era tenuta in tutto questo tempo. Adesso quella arrabbiata era lei, e lo era soprattutto con Lily. Le sue erano state parole pungenti, cattive e che non si addicevano per niente alla ragazza che, oltre ad essere sua cugina, era anche sua amica.

Guardò per un’ultima volta tutti in volto, e uscì da quella sala, ringraziando Madama Chips per essersi presa cura di lei. Era andata in infermeria perché, benché non fosse accaduto niente alle sue orecchie, l’infermiera della scuola le aveva chiesto espressamente di tornare da lei, qual volta fosse successo di nuovo. E aveva fatto così.
Camminò senza meta, sperando di incontrare Scorpius o Albus o qualcun altro che conosceva per poter urlare loro che sì, le era ritornato l’udito senza avvertimenti o altro. Girando l’angolo sbatté contro una persona, e stava per scusarsi ma quando alzò gli occhi, si rese conto che era la Serpeverde con la puzza sotto il naso.

« Vedi dove vai, sorda che non sei altro! » Disse lei, con cattiveria e guardandola in malo modo. Di tutta risposta Rose alzò un sopracciglio guardando lei e le sue amiche che credevano che con i loro sguardi riuscissero a incenerire la rossa.

« Cos’è, adesso vuoi tipo dirci qualcosa nella tua strana lingua da lurido babbano sordo? » Riprese, facendo sghignazzare come delle oche (quali erano) le sue amiche.

« Non serve, perché tanto nella tua o loro di lingua tu comunque non capiresti niente, visto e considerato che gli unici argomenti che usi sono smalto e ragazzi con cui far sesso. Vai a venderti, Caroline, io ho altro da fare che stare qui a risponderti. » Finì col dire Rose, sorridendo ironicamente, sventolando la mano in segno di saluto e superarle velocemente, continuando la sua ricerca, mentre alle sue spalle Caroline si infervorava con le sue leccapiedi perché non erano state in grado di rispondere la Weasley.

Non riuscì a trovare nessuno che conosceva, né in Sala Grande, né in Sala Comune dei Grifondoro (in cui Al passava molto tempo solo quando doveva sfilare alla rossa i compiti assegnati), né in nessun altro posto. Alla fine decise che li avrebbe trovati a cena probabilmente, così decise di fare una bella passeggiata lungo la riva del Lago Nero, per salutare la sua piovra preferita e godersi il suono della natura intorno a lei. Ormai non ci sperava più (di ritornare a sentire), eppure adesso le era ricapitato ed era contentissima, sperava con tutto il cuore che sarebbe durato per sempre. Si sedette sull’erba, all’ombra di un albero cresciuto proprio sulla riva del lago, e iniziò a rilassarsi lì.

« ROSE! ROOOOOOOOOOOOSE! ROOOOOOOOSELLIIIIIINE! » Quelle urla tanto familiari fecero destare la rossa dal suo torpore e si alzò immediatamente in piedi, solo che venne investita da un abbraccio di Al, che l’alzò da terrà e iniziò a volteggiare, tenendola stretta a sé.

« Al, mi fai girare la testa! Mettimi giù! »

« Neanche per sogno, Rose! Neanche per sogno! » Disse lui, con un tono che sprizzava felicità da tutti i pori.

« Ma così cadiamo nel lago! Mettimi giù! » Ribatté la Weasley, ma il cugino non ne voleva sapere di poggiarla a terra e lo fece solo nel momento in cui lui iniziò a sentire lo stomaco rivoltato e dovette piegarsi in due sul Lago Nero (con Rose che gli carezzava la schiena) per fargli passare i giramenti di testa.

« Che ti ho detto? Non mi stai mai ad ascoltare, Al. » Disse la cugina, sorridendo teneramente.

Alla fine Albus riuscì a riprendersi ed entrambi si misero sotto l’ombra dell’albero dov’era Rose poco prima e iniziarono a parlare, fin quando la rossa chiese di Scorpius, poiché le sembrava strano che non fosse con lui (se non stavano assieme, poteva pensare benissimo che i due erano gay e che stavano assieme).

« E’ dovuto tornare urgentemente a casa, il nonno non so che ha avuto e la McGranitt ha deciso di mandarlo a casa per un paio di giorni, giusto per farlo stare vicino al parente. Anche se, comunque, Scorpius non voleva perché sai che i rapporti con Lucius Malfoy non sono molto solidi, soprattutto quando inizia a blaterare sul sangue puro e tutte le stronzate che continua a sostenere, come se non si fosse fatto dieci anni ad Azkaban perché era un sostenitore accanito di Voldemort. BLEAH. » Concluse Albus, cacciando la lingua fuori e strizzando gli occhi.

In effetti, pensò Rose, farsi dieci anni in un posto come quello solo per sostenere un tizio che, oltre a non avere il naso e i capelli, non aveva neanche l’anima, è stato parecchio sciocco da parte di Lucius Malfoy, ma sappiamo benissimo che anche Draco aveva scontato la sua pena senza battere ciglio, eppure il padre di quest’ultimo continuava a sostenere i suoi ideali.

Cosa ci prova di bello, ancora non l’ho capito. Ma d'altronde, chi capisce gli adulti è bravo.
 

Scorpius sarebbe tornato tra qualche giorno e Rose aveva deciso di fargli una sorpresa, visto e siccome Al stava già per mandargli un gufo tutto contento, ma era riuscita a placcarlo in tempo ed evitare che la sorpresa non diventasse più tale.
Alla cena di quella sera incrociò parecchi sguardi che appartenevano ai suoi cugini di Grifondoro, ma li evitò tutti, sedendosi più in là con Dominique che la seguì.

« Sono parecchio dispiaciuti, Rose. Vorrebbero far pace con te. » Iniziò lei, mangiando un po’ della sua cena.

« Non m’interessa, Dominique. Devono provare quello che ho provato io per giorni interi quando mi davano addirittura le spalle non appena io mi sedevo a questo tavolo. Non ho detto che ce l’avrò con loro per sempre, ma almeno per un paio di giorni, se permetti, mi comporterò alla loro maniera, se è così che capiscono le cose. » Finì col dire la rossa, anche se comunque la cugina non ne era poi tanto sicura, ma lasciò correre quell’argomento per chiederle che fine aveva fatto il suo ragazzo e raccontargli invece la sua vita sentimentale e, purtroppo, anche quella sessuale. La Weasley minore non ne andava fiera, ma lei era l’unica che al momento la sosteneva, assieme ai gemelli Scamandro e a suo fratello, doveva pur frequentare loro per vendicarsi per bene.
 
Quando poi la Weasley tornò in camera, vi ci trovò una sorpresa che non sapeva classificare se bella o brutta: Lily seduta sul suo letto che (probabilmente e ovviamente) la stava aspettando per Cruciarla o sperimentare l’Avada Kedavra su di lei.

« Io e te dobbiamo parlare. Senza interruzioni o parenti che rompono. Da sole. E chiariamo una volta per tutte. »






NdA: Sì, lo so... sono in ritardo di quanto? Oddio... cinque mesi più o meno... perdonatemi (o almeno voi che avete la mia storia tra i seguiti, perdonatemi). Lo so che ho un enorme ritardo ma questa volta mi giustifico con l'università che mi sta succhiando via l'anima e la vita (auguratemi in bocca l lupo per gli esami che sto sostenendo, condottieri ùù). Beh, non ho molto da dirvi al momento, solo che mi scuso non solo per il ritardo ma anche per il fatto che questa, rispetto alle altre, è parecchio piccola ma l'ho fatto di proposito, non volevo allungare ulteriormente il tempo per postarlo, così ho accorciato e ho improvvisato (anche perchè ieri ad un certo punto non riuscivo più a scrivere per mancanza di ispirazione e poche idee). Spero che un po' vi piaccia, mi scuso ancora... mi vergogno ad averlo postato D:
Ringrazio tutti quelli che seguono e visitano e recensiscono i miei capitoli, perdendo due minuti del loro tempo. Grazie ancora.

-M

   
 
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