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Autore: xla    16/01/2008    0 recensioni
vorrei poter dire che nulla è accaduto ma a malincuore lo dico; è tutto vero... quei occhi azzurri vispi, le falcate veloci, il sudore, il respiro pesante... io non avevo un Babbo, ma uno Zio, a Natale [ il mio natale, ci tengo molto a questa fanfic ]
Genere: Malinconico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Zio Natale

-non ci sei per capirmi-

[ II atto ]

 

Mi squilla il telefono. Sono i messaggi di auguri, tutti uguali. Auguri di un Buon Natale. Ma mi spiegate cose c’è di buono in un Natale che si fa solo perché altrimenti tuo nonno si arrabbia? Quello che ogni anno vivo io di certo, non si può definire un Felice Natale. Neanche più una tradizione. Questi eventi esistono per radunare la cosi detta famiglia, no? E questa famiglia tu la vedi tutti i santi giorni, che senso ha allora questa sottospecie di riunione di condominio dove nessuno sopporta nessuno. Alla fine tutto si fa per non sentire rogne… sì, si può dire che è così.

Mi vesto con un paio di pantaloni di una tuta, ma che si possono confondere bene con un paio di un certo tessuto, quindi sembrano eleganti, quando poco vicino alla tasca sinistra hanno una corona stile medioevale e una croce greca verde con dei strani riflessi e i contorni dorati, una maglia qualunque. La prima che trovo. E le immancabili scarpe che mi ha portato la cara zia pazza da Barcellona; rosse, coi strass dello stesso colore, del fuoco disegnato ai lati e una pallina per due lati con le ali. Che ricorda molto il Boccino d’Oro che io amo. Mi lego i capelli che fanno un po’ compassione e dallo specchio vedo le punte rosso fuoco che danzano da una parte all’altra, come quelle di Leto, il cantante dei 3STM nel video di From Yestarday. Davvero un bravo cantante, oltre che attore.

Mia madre mi urla che mi trucco da nonna perchè non c’è più tempo: ci credo! Ti svegli alle undici e mezza e poi dici che è tardi e che è colpa mia! Sfido io che tuo padre ti tratti ancora come una bimbetta a quarant’anni e passa.

Mi metto il giubottino corto nero, ci metto il cellulare, i trucchi e il profumo Cavalli alla vaniglia nella borsa di mamma, ci tolgo un pacchetto di Lion che metto su un mobile all’entrata e controllo che la famosa letterina di Natale per il nonno sia ancora integra. Di che parlo? Ma della letterina che ogni anno viene messa sotto il piatto fondo di mio nonno e che lui ogni anno fa finta di non aspettarsela. La cosa è molto semplice; mia madre e mia zia scrivono e io leggo come se fosse mia e mi becco i soldi… questo fino a qualche anno fa, dopo di che ho preso in mano le redini di questo piccolo e monotono carro e mi sono messa ogni anno a scrivere io. Alla fine sono sempre le solite quattro cose buttate lì, giusto per fare piacere. Le due sorelle più che altro lo facevano per i soldi e… sì: leccavano al capezzolo del potere. Peccato che a me non me ne importi un beneamato di tutto questo, ma credo che sia facile parlare per me che ho avuto tutto da subito. Tutto; tranne le solite cose che contano veramente. Quali, si sanno. Quando io e mia madre arriviamo a casa dei nonni, io mi chiudo in stanza loro e mia madre va ad aiutare ad apparecchiare. Ovvero; lei sta seduta e io apparecchio, ecco la sua concezione del lavoro. Sta sfruttatrice! Non l’ho mai denunciata al Telefono Arcobaleno per pura bontà. Poi mi ricordo che devo scrivere in bella copia la letterina e quindi prendo un foglio di carta, una penna che magicamente scrive e…

 

Capita che ridi pensando brutta e cattiva la vita.

Piangi pensando bello e buono il mondo.

 

Sei apatico pensando agli amici, angeli con ali invisibili, a chi ami e a chi ti è vicino.

Perchè cose che si hanno quotidianamente… non ci si accorge della fortuna che si ha.

 

A parer comune, le parole sono più forti e taglienti di una lama affilata.

Le mani abolite.

Perché pesanti quasi quanto le parole.

 

Ma è ignaro al popolo che è meglio l’odio che l’indifferenza.

Non si sussurra.

Perché i sussurri sono più insopportabili delle parole.

Inutile appioppare scuse penose per aver comprensione dagli altri.

 

E’ Natale, siamo tutti più buoni.

Ma sapete che vi dico? E’ comodo così.

Si è buoni per qualche giorno e poi basta. Coscienza apposto.

 

Invece, a pensarci bene;

Ma non è meglio fare le cose per bene e non a metà?

 

Siamo buoni tutto l’anno e non se ne parla più!

 

Ma che parlo a fare? E voi; zii e nonni, che ascoltate a fare. Applaudite; ma avete almeno capito cosa vi voglio dire?

Ma madre, a capo tavola davanti a me dall’altra parte ha capito, e non batte le mani. A metà lettera l’ho sentita.

-Puro riferimento, eh?- ma solo io l’ho sentita, perchè lei non ha mosso le labbra. Che io sia una Legilimens; posso leggere nel pensiero altrui, oltretutto senza neanche sforzarmi? Mi ero bloccata a dire;

-Che c’è?- verso di lei, ma tutti parvero stupiti.

Mio nonno, a capo tavola, con un braccio attorno al mio fianco, che gli avrei volentieri tagliato, mi fa –Nessuno ha parlato Gin, tesoro- Dio; ogni volte che dice “ Gin, tesoro “ è un punto a suo favore. Non so perché; ma ogni volta che lo dice ha vinto. Su cosa lo ignoro. Io so solo che ho perso e io, detesto perdere.

Mia madre ha i gomiti sul tavolo. Ci fissiamo. Le mani sul mento,

-Evidentemente mi ha letto nel pensiero-.

Ho sempre ragione…

E tutta questa gente dovrebbe lavarsi meglio le orecchie, prima di uscire di casa.

Ma lui mi avrebbe capito, come sempre. Lui mi capisce. Lui…

 

II atto

Fine

 

   
 
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