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Autore: xla    15/01/2008    1 recensioni
vorrei poter dire che nulla è accaduto ma a malincuore lo dico; è tutto vero... quei occhi azzurri vispi, le falcate veloci, il sudore, il respiro pesante... io non avevo un Babbo, ma uno Zio, a Natale [ il mio natale, ci tengo molto a questa fanfic ]
Genere: Malinconico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Zio Natale

-il silenzio degli occhi-

[ I atto ]

 

Mi sveglio. E’ Natale; me ne ricordo per inerzia. Quando per anni fai sempre le stesse cose alla fine ti escono spontanee, no? Potrei pensare a tutti i regali che mi aspettano. Vestiti; una tavola di colori scelti da me stessa; un profumo che ho preso io; un paio di stivali marroni col tacco, solo in queste occasioni posso ricevere cose del genere; un ciondolo d’oro con lo stemma di un leone al collo che ho preso ieri; due penne strane di quella matta di mia zia, invece… no. Non penso a tutte queste cose…

Invece di pensare ai regali, al pranzo, ai parenti che vedrò… penso a chi non vedrò… Incredibile; è passato più di un anno e ancora sto ridotta così. Merda; è morto, non c’è più! Quando me ne farò una ragione? Quando anche io morirò, eh? Ma no, mi lamenterò anche lì perché lui non c’è a vegliare su di me. E a chi gli va di alzarsi e di stamparsi in faccia il solito sorrisino di scherno? A me no di certo e scusate la franchezza! Preferisco di gran lunga mettermi al pc e scrivere fino a che le dita non mi fanno male e le mie orecchie implorano pietà: basta con questo tic tic tic dei tastini, mi devono dire! Al massimo posso guardare il mio orologio da polso, ma chi ci vede senza occhiali, non mi va neanche di muore il braccio. Ma, soprattutto, chi ci vede con gli occhi impegnati a piangere?

Non voglio ricordare? Ma perché l’essere umano è dotato di memoria; perché ricordo? Di solito non ricordo nulla…

Dove è l’interruttore off?

Mi ritrovo nel mio corpo di bimba di cinque anni, sono regredita di undici anni, e le cose sembrano tutte così grandi. Vedo mio nonno come un gigante che si china su di me e mi dice che ora arriva Babbo Natale. No nonno, non lo voglio, non ora, non ora! Se mi vuoi bene; perchè mi fai questo?

Corro a nascondermi da brava bimba dietro un mobile, e mia zia, tra le risate, dice

-Ma no amore, che fai lì? Esci, dai, che ora arriva una persona speciale- mi tende la mano.

Ma perché nessuno vuole capire; non ci arrivano? So che sta arrivando qualcuno di molto speciale, ed è per questo che mi nascondo, altrimenti non lo farei. Non sono tipa.

Suonano al campanello. Din dlon. E il mio cuore non batte più.

Mi sembra di essere la protagonista di uno di quei film orror che la notte non ti fanno dormire. Dove non ti puoi fidare di nessuno, ogni angolo e ogni svolta è un pericolo; attenta alle spalle!

-Ma chi è? Ma chi sarà?- e ora mi rendo conto che a mia nonna è sempre mancata qualche rotella, perché mi parla così anche a sedici anni, ogni tanto.

So io chi è nonna, e farai meglio a non aprire. Non m’importa se non avrò i miei regali, non lo voglio rivedere. Babbo Natale si, ma mio zio no. Non di nuovo.

La porta viene aperta, e un ammasso di tessuto rosso e bianco,con un grosso sacco alle spalle si muove tra i quadri e i gingilli di quella casa che pare avere millenni. Non è neanche stanco, e si che portare quel sacco deve essere faticoso. Povero zio. Ma lui è forte.

Babbo Natale posa il sacco sotto l’albero di Natale, dalla quale mi hanno sempre tenuto a debita distanza per non fare la fine di quei video natalizi di Paperissima, e si siede sul divano stile romano vicino ad esso.

Mia madre mi sorrise; non mi ricordavo che il suo sorriso fosse così bello, è anche truccata,

-Ehi Gin, hai visto chi c’è?- mi mette una mano dietro alla schiena e mi indica l’uomo appena entrato. Se avessi avuto uno specchio a portata di mano mi sarei stupita di quando grandi fossero i miei occhi… anzi; se solo ci fosse stato uno specchio alla mia altezza, lo avrei potuto fare…

Si mamma, ho visto… e per questo voglio che se ne vada.

Mia zia mi si avvicina, e indica anche lei –Dai Gin, avvicinati- l’uomo mi tende le braccia e io mi faccio prendere da lui che mi mette sulle sue ginocchia. Seduta, ora, vedo i suoi occhi, il resto del viso è coperto dalla barba bianca. Sono celesti, bellissimi, limpidi. E sento il suo respiro; pesante. Sembra lui… ma forse perché è lui? So che mi sorride, si capisce dai suoi occhi e mi viene da dire; perché sei qui? Ma non dico nulla, lo esploro con le mani. E lui sta lì, mi tiene in braccio, fermo. Muto.

Parlami!

Dimmi che sono la tua principessa. Che sono la tue streghetta; ti faccio tutte le magie che vuoi; ma tu non mi lasciare!

Parlami; ti prego! Voglio sentire la tua voce!

Un botto mi risveglia dai miei ricordi. Sono caduta dal letto. Sono sul pavimento e, come sempre, sogno troppo.

La davo smettere. Per me… per lui.

 

I atto

Fine

 

   
 
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