Zio
Natale
-il
silenzio degli
occhi-
[
I atto ]
Mi
sveglio. E’ Natale;
me ne ricordo per inerzia. Quando per anni fai sempre le stesse cose
alla fine
ti escono spontanee, no? Potrei pensare a tutti i regali che mi
aspettano.
Vestiti; una tavola di colori scelti da me stessa; un profumo che ho
preso io;
un paio di stivali marroni col tacco, solo in queste occasioni posso
ricevere
cose del genere; un ciondolo d’oro con lo stemma di un leone
al collo che ho
preso ieri; due penne strane di quella matta di mia zia,
invece… no. Non penso
a tutte queste cose…
Invece
di pensare ai
regali, al pranzo, ai parenti che vedrò… penso a
chi non vedrò… Incredibile; è
passato più di un anno e ancora sto ridotta così.
Merda; è morto, non c’è più!
Quando me ne farò una ragione? Quando anche io
morirò, eh? Ma no, mi lamenterò
anche lì perché lui non c’è
a vegliare su di me. E a chi gli va di alzarsi e di
stamparsi in faccia il solito sorrisino di scherno? A me no di certo e
scusate
la franchezza! Preferisco di gran lunga mettermi al pc e scrivere fino
a che le
dita non mi fanno male e le mie orecchie implorano pietà:
basta con questo tic
tic tic dei tastini, mi devono dire! Al massimo posso guardare il mio
orologio
da polso, ma chi ci vede senza occhiali, non mi va neanche di muore il
braccio.
Ma, soprattutto, chi ci vede con gli occhi impegnati a piangere?
Non
voglio ricordare?
Ma perché l’essere umano è dotato di
memoria; perché ricordo? Di solito non
ricordo nulla…
Dove
è l’interruttore
off?
Mi
ritrovo nel mio
corpo di bimba di cinque anni, sono regredita di undici anni, e le cose
sembrano tutte così grandi. Vedo mio nonno come un gigante
che si china su di
me e mi dice che ora arriva Babbo Natale. No nonno, non lo voglio, non
ora, non
ora! Se mi vuoi bene; perchè mi fai questo?
Corro
a nascondermi da
brava bimba dietro un mobile, e mia zia, tra le risate, dice
-Ma
no amore, che fai
lì? Esci, dai, che ora arriva una persona speciale- mi tende
la mano.
Ma
perché nessuno vuole
capire; non ci arrivano? So che sta arrivando qualcuno di molto
speciale, ed è
per questo che mi nascondo, altrimenti non lo farei. Non sono tipa.
Suonano
al campanello.
Din dlon. E il mio cuore non batte più.
Mi
sembra di essere la
protagonista di uno di quei film orror che la notte non ti fanno
dormire. Dove
non ti puoi fidare di nessuno, ogni angolo e ogni svolta è
un pericolo; attenta
alle spalle!
-Ma
chi è? Ma chi
sarà?- e ora mi rendo conto che a mia nonna è
sempre mancata qualche rotella,
perché mi parla così anche a sedici anni, ogni
tanto.
So
io chi è nonna, e
farai meglio a non aprire. Non m’importa se non
avrò i miei regali, non lo
voglio rivedere. Babbo Natale si, ma mio zio no. Non di nuovo.
La
porta viene aperta,
e un ammasso di tessuto rosso e bianco,con un grosso sacco alle spalle
si muove
tra i quadri e i gingilli di quella casa che pare avere millenni. Non
è neanche
stanco, e si che portare quel sacco deve essere faticoso. Povero zio.
Ma lui è
forte.
Babbo
Natale posa il
sacco sotto l’albero di Natale, dalla quale mi hanno sempre
tenuto a debita
distanza per non fare la fine di quei video natalizi di Paperissima, e
si siede
sul divano stile romano vicino ad esso.
Mia
madre mi sorrise;
non mi ricordavo che il suo sorriso fosse così bello,
è anche truccata,
-Ehi
Gin, hai visto chi
c’è?- mi mette una mano dietro alla schiena e mi
indica l’uomo appena entrato.
Se avessi avuto uno specchio a portata di mano mi sarei stupita di
quando
grandi fossero i miei occhi… anzi; se solo ci fosse stato
uno specchio alla mia
altezza, lo avrei potuto fare…
Si
mamma, ho visto… e
per questo voglio che se ne vada.
Mia
zia mi si avvicina,
e indica anche lei –Dai Gin, avvicinati- l’uomo mi
tende le braccia e io mi
faccio prendere da lui che mi mette sulle sue ginocchia. Seduta, ora,
vedo i
suoi occhi, il resto del viso è coperto dalla barba bianca.
Sono celesti,
bellissimi, limpidi. E sento il suo respiro; pesante. Sembra
lui… ma forse
perché è lui? So che mi sorride, si capisce dai
suoi occhi e mi viene da dire;
perché sei qui? Ma non dico nulla, lo esploro con le mani. E
lui sta lì, mi
tiene in braccio, fermo. Muto.
Parlami!
Dimmi
che sono la tua
principessa. Che sono la tue streghetta; ti faccio tutte le magie che
vuoi; ma
tu non mi lasciare!
Parlami;
ti prego!
Voglio sentire la tua voce!
Un
botto mi risveglia
dai miei ricordi. Sono caduta dal letto. Sono sul pavimento e, come
sempre,
sogno troppo.
La
davo smettere. Per
me… per lui.
I
atto
Fine