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Autore: zaynsheart_    02/07/2013    1 recensioni
Quante persone non si sentono accettate perché magari non sono ben volute dalle altre? Quanta gente viene portata fino alla distruzione perché viene insultata ogni giorno? E cosa succede se questa stessa persona ritorna dopo due anni nella stessa città che l'ha resa in precedenza così fragile e vulnerabile?
***
Mi chiamo Rose Smith e me ne sono andata di casa all’età di 15 anni perché la mia vita faceva letteralmente schifo. Ero stanca delle continue prese in giro, ero stanca di sentirmi umiliata e chiamata ‘grassa’ ed essere guardata con disprezzo e compassione. Non ne potevo più, ma quel giorno fu il decisivo. Non avrei mai perdonato quella persona che aveva reso la mia vita un inferno. Zayn Malik era l’inferno.
***
< Ho sempre pensato di essere sola.. > gli confessai debolmente. < Tu non sei sola, hai me > rispose lui sorridendo. < Credo che la colpa ricade su di te del fatto di essere rimasta sola >. Lo sentii boccheggiare. < Ho sempre sbagliato con te, e per questo mi odio >.
< Promettimi che non mi farai più del male, non voglio soffrire ancora > mi guardò. < Non ti farei mai del male, non più > a quelle parole mi scoppiò il cuore.
-Buona lettura!
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologue.

 

      







-oddio, guardatela. Non posso crederci, non può essere lei, è irriconoscibile.
-ma non era andata via?
-beh, a quanto pare è tornata
.


 
Premetto che non avevo mai pensato o solo minimamente sfiorato l’idea di ritornare a Londra per di più nella stessa scuola che frequentavo circa due anni fa.
Mi chiamo Rose Smith e me ne sono andata di casa all’età di 15 anni perché la mia vita faceva letteralmente schifo. Avevo bisogno di stare sola per un po’, di riflettere, di riguardarmi, di capire che la gente sa solo giudicare e sotto questo aspetto tutti lo sapevano fare bene. Ero stanca delle continue prese in giro verso la mia persona, sentire gli occhi di tutte le persone addosso per fare uno dei loro tanti commenti carini che riservavano per me ogni giorno. Ero stanca di sentirmi umiliata e chiamata ‘grassa’ ed essere guardata con disprezzo e compassione. Non ne potevo più, ma quel giorno fu il decisivo. Non avrei mai perdonato quella persona che aveva reso la mia vita un inferno.
Litigavo con i miei genitori ogni giorno, e probabilmente anche loro vedevano in me una grassona che scaricava i suoi problemi sul cibo, ma non si rendevano conto che facendo così mi avrebbero portato alla distruzione. Ma ora tutto era cambiato, io ero cambiata fisicamente e caratterialmente. Non m’importava più di quello che la gente pensava di me, potevano parlare quanto volevano, avevo capito, grazie all’aiuto di alcune persone, che era inutile prendersela tanto dai commenti sporchi e ipocriti delle persone ignoranti che usavano il loro voler sputare alla gente quello che pensavano degli altri per non affrontare i loro mille difetti. Nessuno era perfetto, o meglio tutti lo erano, ognuno a modo suo.
 Rimane il fatto che l’unico motivo che mi aveva tenuta lì per tanti anni era stato il mio migliore amico Louis, con lui potevo fare di tutto, mi confidavo e sapevo che su di lui potevo sempre contare…ma da quel giorno non l’avevo più rivisto né sentito. Ora presentarmi di soprassalto a casa sua non era il massimo, ma se su di lui potevo sempre contare…
Sapevo che viveva da solo, quindi non avrei dovuto avere problemi con i suoi genitori, tornare a casa mia non se ne parlava, quindi perché non rischiare?

Ed eccomi lì, pronta a varcare il grande cancello di ferro dell’ Hacton High School con i miei stivali firmati Prada  e un sorriso che andava da un orecchio all’altro. E come mi aspettavo tutti gli sguardi erano rivolti verso me, ma questa volta ero sicura che non mi guardavano per prendermi in giro  bensì per ammirare il mio corpo che da tanti anni bramavo, c’era chi mi guardava con curiosità, chi con sguardo suadente, chi con invidia, chi con sorpresa, le matricole con bramosia, c’era chi spettegolava, chi bisbigliava e chi preferiva stare in silenzio. Attraversato il lungo percorso fatto di sguardi insistenti e impertinenti entrai nel grande edificio recandomi verso la segreteria, chiesi se la preside poteva ricevere in quel momento e dopo un cenno d’assenso, percorsi il lungo corridoio entrando nella presidenza. Vedendo quelle pareti giallo ocra, le tende del medesimo colore e Mrs. Robinson dietro la scrivania mi scappò un sorriso timido, la salutai e mi sedetti su quella comoda sedia vellutata che solo poche volte avevo avuto l’onore di provare. << Salve Miss. Smith. È passato tanto tempo dall’ultima volta che l’ho vista in questa scuola, mi fa piacere rivederla, come mai di nuovo qui? >> chiese la preside con un sorriso. Era una donna molto comprensiva e paziente, e il suo viso paffuto e le lunghe ciglia nere che incorniciavano gli occhi color nocciola ne erano la prova. Non ti metteva in soggezione, ti sentivi a tuo agio in sua presenza, o meglio per me era così ma non credo che tutti coloro che avevano varcato la soglia di quella porta pensavano lo stesso. << Anche io sono contenta di rivederla e sono qui perché vorrei riprendere a frequentare la Hacton High School, vorrei finire i miei studi e sono venuta a compilare gli ultimi moduli >> risposi e vedendo il suo viso illuminarsi mi scappò un sorriso compiaciuto.
Ero tornata e questa volta con la consapevolezza che non mi sarei fatta mettere i piedi in testa da nessuno.

Dopo aver parlato delle molteplici regole della scuola che ormai sapevo a memoria ma che spesso ero la prima a non rispettare, dopo aver letto e firmato i rispettivi fogli e dopo il sussulto avuto nel sentir pronunciare il nome di Louis dalla preside Robinson me ne andai pronta ad avere un confronto avvincente con il mio migliore amico. Mi mancava e speravo vivamente che dopo tutto questo tempo non si fosse dimenticato di me, che mi avrebbe accolto a casa sua e mi avrebbe stretto nelle sue forti braccia che mi davano tanta sicurezza, era l’unico che poteva capirmi.
Mi incamminai al di fuori del grande edificio sorpassando gli stessi sguardi insistenti di qualche minuto prima, presi la macchina e dopo aver mangiato qualcosa a pranzo e aver girato in tutti i negozi della grande città arrivai a destinazione.
Percorso il lungo vialetto  vidi la scritta ‘Tomlinson’  fuori al grande portone e provai un tuffo al cuore, quasi esitai a bussare, ma lo feci e aperta la porta mi aspettavo di tutto ma non ciò che si presentò davanti ai miei sensibili occhi. Era stato come ritornare a due anni fa, a quel giorno che avrei tanto voluto dimenticare, ma forse una differenza c’era, se due anni fa allo scontrare di quegli occhi avrei visto sul mio viso tanta paura quella volta era diverso, provavo solo tanta rabbia e disprezzo verso quella persona che mi aveva fatto passare l’inferno. Zayn Malik era l’inferno.






Aholaaaa!
Buonasera a tuuuutti :) Eccomi qui con il primo capitolo della mia ff. Amo molto questa storia e spero che tutte le sensazioni che provo nello scriverla arrivino anche a voi che la leggete. 
Se vi ha incuriosito almeno un po' allora ci vedremo al prossimo aggiornamento che credo arriverà a breve, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate, anche se sono consapevole che essendo il primo capitolo non c'è molto da dire. 
A presto! Vi lascio con queste bellissime gifs dei nostri protagonisti, nonchè Zayn Malik e la bellissima Barbara Palvin.


 



@zaynsheart_ xx

  
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